mercoledì, 22 Marzo 2023
Newsletter
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
No Result
View All Result

Preview Celtics 20/21: (troppo) pochi, ma buoni

Enrico Bussetti by Enrico Bussetti
11 Dicembre, 2020
Reading Time: 17 mins read
0
PREVIEW BOSTON CELTICS

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia

Condividi su FacebookCondividi su Twitter

RECORD 2019-20: 48-24

IN: Aaron Nesmith (draft), Payton Pritchard (draft), Jeff Teague (free agent), Tristan Thompson (free agent).

OUT: Gordon Hayward (sign and trade), Enes Kanter (trade), Vincent Poirier (trade), Brad Wanamaker (free agent).

ROSTER 2020/21:

PG: Kemba Walker, Jeff Teague, Payton Pritchard, Tremont Waters (two-way)

SG: Marcus Smart, Romeo Langford, Carsen Edwards, Javonte Green (non garantito)

SF: Jaylen Brown, Aaron Nesmith

PF: Jayson Tatum, Grant Williams, Semi Ojeleye

C: Tristan Thompson, Daniel Theis, Robert Williams, Tacko Fall (two-way)

Per la prima volta negli ultimi anni, le aspettative sui Boston Celtics alla vigilia della stagione 2019-20 non erano esponenzialmente aumentate rispetto all’anno precedente. Kyrie Irving e Al Horford apparivano come perdite pesantissime, e se il primo, dopo tutti i malumori, era stato sostituito con un giocatore forse meno talentuoso ma più funzionale come Kemba Walker, Enes Kanter non sembrava in alcun modo capace di colmare il vuoto lasciato dal centro dominicano, soprattutto nella sua metà campo.

I ragazzi di Coach Stevens hanno però dimostrato che un approccio team-first è la chiave per farli rendere al meglio, partendo a razzo con 10 vittorie nelle prime 11 partite e arrivando a Natale con il superbo record di 21 vinte e 7 perse. Il rendimento si è poi stabilizzato e la Regular Season si è conclusa con un ottimo terzo posto e buone aspettative per i playoff. Spazzati via i Philadelphia 76ers con un perentorio 4-0 e sconfitti i Toronto Raptors in una ben più sudata serie conclusasi a Gara 7, i Celtics si sono trovati di fronte i lanciatissimi Miami Heat, giustizieri un po’ a sorpresa dei Bucks di Antetokounmpo.

Nonostante alcuni accoppiamenti apparentemente favorevoli, i biancoverdi non sono riusciti a fermare l’inesorabile corsa degli uomini di Spoelstra, soccombendo in sei gare in una serie che ha lasciato un po’ di amaro in bocca, dato che forse per la prima volta negli ultimi anni i Celtics sembravano avere i favori del pronostico per raggiungere le Finals. L’offseason ha portato pochi ma significativi cambiamenti e lascia i tifosi con più dubbi che certezze: i Boston Celtics sono più competitivi oggi o 14 mesi fa?

 

Il giocatore da tenere d’occhio: Robert Williams

Kemba Walker, Marcus Smart, Jaylen Brown, Jayson Tatum: questa è la solidissima base su cui ripartirà la franchigia del Massachusets. Dietro di loro, oltre ai veterani Teague, Theis e Tristan Thompson, c’è però una folta batteria di giovani e almeno uno di loro è chiamato al salto di qualità per allungare un po’ una rotazione già piuttosto corta prima dell’addio di Hayward.

Tanti i nomi selezionabili, ma il potenziale di Robert Williams rimane probabilmente il più intrigante in assoluto. A differenza del quasi omonimo Grant Williams, già impiegato per parecchi minuti da Stevens, Robert non è riuscito a trovare continuità in questi primi due anni in NBA tra guai fisici e difficoltà di adattamento. Ai playoff, però, è stata la prima alternativa a Theis come centro, totalizzando più minuti di Kanter e confermando un talento che sta lentamente venendo fuori. In estate il turco è stato rimpiazzato da Tristan Thompson, giocatore che ha caratteristiche simili a quelle di Theis, mentre Williams rimane il centro più verticale presente a roster: le sua abilità come stoppatore sono veramente notevoli.

Il suo strepitoso atletismo gli permette di dire la sua anche in attacco come rim runner, ma tecnicamente è ancora piuttosto grezzo ed il suo tiro in sospensione è, allo stato attuale, inesistente. Robert sembra però avere anche margini di miglioramento a livello di QI cestistico in entrambe le metà campo, avendo già fatto vedere buoni tempi di aiuto, una minore ricerca della stoppata a tutti i costi rispetto all’anno da rookie e anche qualche sporadico lampo come passatore.

Il futuro è tutto dalla sua parte e ha caratteristiche uniche nel roster dei Celtics: ad oggi parte come terzo centro, ma potrebbe guadagnare importanza nelle gerarchie di coach Stevens.

 

Il miglior scenario possibile

Inutile girarci intorno: tutta la offseason dei Celtics ruota intorno all’addio di Gordon Hayward. L’ala trentenne da Butler University ha scelto, tra lo stupore generale, di non esercitare la player option da 34 milioni prevista nel suo contratto, diventando così unrestricted free agent. Hayward, giocatore dal talento indiscutibile, ha visto la sua carriera irrimediabilmente compromessa dal grave infortunio patito nella sua primissima partita in biancoverde, che gli ha fatto trascorrere un intero anno a bordocampo. Un lento recupero ha visto Gordon tornare faticosamente ad ottimi livelli, ma la percezione generale era che il suo valore economico fosse comunque inferiore rispetto al contratto stipulato con i Celtics.

Niente di più sbagliato, almeno secondo gli Charlotte Hornets, che gli hanno offerto un ricchissimo quadriennale da ben 120 milioni di dollari e, dopo lunghe trattative, si sono accordati con Boston per una sign and trade che ha portato in dote ai biancoverdi una gigantesca trade exception da oltre 28 milioni di dollari, la più corposa della storia della Lega.

È dunque lecito attendersi qualche movimento di mercato nel prossimo futuro da parte della vecchia volpe Danny Ainge, ma allo stato attuale delle cose i Celtics non hanno, di fatto, sostituito il buco lasciato da Hayward. Per garantire un rendimento quantomeno stabile nella prossima stagione i biancoverdi dovranno necessariamente guardare al talento che già hanno in casa, lavorando per far sì che i loro numerosi giovani facciano quel salto di qualità divenuto decisamente più urgente. Andiamo con ordine.

Hayward ha firmato un contratto da 120 milioni in quattro anni, certamente molto importante e forse esagerato, ma che nel contesto di un small market come Charlotte può avere davvero senso:https://t.co/UBNqrP6VrG

— TheShot (@TheShotIT) November 28, 2020
Jayson Tatum

Impossibile non partire dal go-to-guy: vedendo la maturità con cui gioca è facile dimenticarselo, ma Jayson Tatum ha ancora 22 anni e la prossima stagione sarà appena la sua quarta in NBA. Dopo un anno da rookie superiore alle aspettative e una stagione da sophomore in cui sembrava invece essersi un po’ arenato, Tatum è ripartito alla grande nella stagione 2019-20, mostrando all’intera NBA tutte le intenzioni che ha di recitare un ruolo da protagonista nella decade appena iniziata. Dopo l’addio di Irving le chiavi della squadra gli sono state affidate senza più alcuna esitazione e Jayson, pur all’interno di una squadra orientata alla condivisione del pallone, ha dimostrato di saper essere un eccellente primo violino.

Le triple tentate sono aumentate a dismisura, passando dal 30% al 38.3% delle conclusioni totali, a discapito di quei tiri dalla media da oltre 4 metri sempre più osteggiati nella NBA moderna, i cosiddetti long-two. Una maggiore efficienza ha ovviamente portato grossi benefici al suo rendimento offensivo, tornando ad avere una True Shooting Percentage in linea alla media NBA.

Ciò che più ha fatto impressione è la sua maturità nelle scelte offensive, soprattutto in situazione di pick and roll. Tatum ha giocato il pick and roll da portatore di palla nel 25.5% dei suoi possessi, un bel salto in avanti rispetto al 15% della stagione precedente, ma anche l’efficacia è notevolmente aumentata, visto che la crescita da 0.91 a 1.02 punti per possesso ottenuti in questa situazione lo ha portato intorno all’88esimo percentile della Lega.

This is what taking the leap looks like. Tatum been great off the pick and roll all game, gets a subtle seal off from Theis. Then when Green tries to push him away from the screen, Theis flips it and with Howard in drop coverage it is a clean three. pic.twitter.com/55MuOn857f

— Mo Dakhil (@MoDakhil_NBA) February 23, 2020

Il tiro da tre punti, come già detto, è sicuramente una nota positiva: il 40.3% è un ottimo dato se si pensa che deriva da 7 tentativi di media a partita e quasi 5 di questi sono tiri dal palleggio. Anche nella sua metà campo il contributo di J è stato eccellente: la sua stazza lo aiuta nella difesa sulla palla, ma spesso e volentieri lo si è visto impegnarsi in precisi aiuti e scaltre palle rubate.

Sono principalmente due le fasi di gioco in cui l’ex stella di Duke dovrà confermare i progressi fatti vedere nella scorsa stagione: isolamento e playmaking. In situazioni di isolamento Tatum ha finalmente raggiunto i livelli richiesti ad una stella del suo calibro, realizzando circa 1 punto per possesso, dato che lo colloca intorno ad un discreto 76esimo percentile.

Jayson Tatum Iso for 2. pic.twitter.com/SWHttABJGA

— Schopsss (@Schopsss1) September 12, 2020

Tatum può però fare ancora molto meglio per quanto riguarda le conclusioni al ferro. Il 61.8% nelle conclusioni al ferro è un buon dato, ma ancora lontano da mostri sacri come James, Leonard o Dončić e i soli 4.7 tiri liberi conquistati a partita sono un po’ pochi per un giocatore con quel fisico.

Given the rate he's improved, there's no reason to panic, but I would like to see Tatum's comfort near the rim improve (At times). pic.twitter.com/2bPBT0BTt2

— Jackson Lloyd (@JLloyd952) February 12, 2020

Per quanto riguarda invece le abilità in cabina di regia, da sempre il tallone d’Achille del numero 0, i passi avanti sono stati notevoli. La Assist Percentage, sempre orbitante intorno al 10%, è passata a 14.5% nella Regular Season e addirittura al 21.3% nei playoff. Tatum ha mostrato lampi veramente interessanti: passaggi ad una mano sul lato debole, pocket pass ai taglianti e raddoppi elusi con facilità.

Starà a lui eliminare tutto il repertorio di passaggi imprecisi in salto e banali palle perse che è tornato purtroppo a fare capolino in molti momenti della stagione. Senza Hayward i Celtics perdono un giocatore molto abile nel playmaking: quando Kemba sarà in panchina è lecito attendersi un maggiore utilizzo di Jayson come iniziatore di gioco.

The growth in Tatum's game this season has shown in many areas. Here is an example of his playmaking. A year ago he would have forced this shot and not seen the pass to Theis. pic.twitter.com/X5LdmVHy69

— Mo Dakhil (@MoDakhil_NBA) September 9, 2020

La differenza tra l’ottimo e l’eccellente in poche ma fondamentali aree: ciò che passa, sostanzialmente, tra l’essere un “semplice” All-Star e appartenere a quella ristretta élite di giocatori in grado di guidare la propria squadra fino in fondo.

 

Jaylen Brown e l’esercito di giovani

Per quanto riguarda il supporting cast, Kemba Walker, Daniel Theis e tutto sommato anche Marcus Smart sono ormai giocatori fatti e finiti, da cui ci si attende quindi più conferme che progressi ed una buona dose di leadership ed esperienza. Jaylen Brown, al contrario, è chiamato a dimostrare di valere il corposo quadriennale da 107 milioni complessivi che entrerà in vigore in questa stagione.

La sbiaditissima versione 2018-19, con contrasti con Irving e una palese difficoltà a trovare la propria dimensione, ha lasciato il posto nel 2019-20 ad un giocatore ed un uomo maturato: titolarità inamovibile, career-high con oltre 20 punti di media e una leadership fondamentale nello spogliatoio. I miglioramenti al tiro sono stati evidenti: per la prima volta la sua percentuale ai liberi, fondamentale per un penetratore come lui, ha superato il 70% e anche il 38.2% da tre punti su quasi 6 tentativi è un risultato notevole. In difesa è rimasto il solito mastino e in attacco è una costante minaccia senza palla: per affermarsi come primo scudiero di Tatum servirà ora maggiore costanza nel ball-handling e nel passaggio.

La vera chiave di volta della stagione dei Celtics rischia però di essere il rendimento della panchina. Nel ruolo di guardie/ali non c’è una vera e propria gerarchia dietro Smart, Brown e Tatum, e il buco lasciato da Hayward come sesto uomo può trasformarsi in una grande occasione per più di un giovane.

Romeo Langford è stato finora qualcosa di molto simile ad un oggetto misterioso, ma in linea teorica è lui la seconda opzione nel ruolo di shooting guard dietro Marcus Smart. Le aspettative entusiaste dopo l’anno al college non sono state del tutto rispettate, ma quando Stevens gli ha concesso fiducia ha mostrato sprazzi molto interessanti.

Langford è la classica “guardiona” NBA da quasi cento chili, ben strutturato e creativo in penetrazione, che finora ha avuto due grossi problemi: il primo è un tiro da fuori ondivago ad essere gentili e il secondo sono alcuni infortuni che continuano a tormentarlo. L’ultimo è un problema al polso destro che lo ha costretto ad operarsi e che lo terrà fuori almeno per il primo mese di Regular Season. Probabile dunque che vedremo qualche minuto in più ai “piccoletti” Pritchard, Edwards e Waters.

More nice finishing from Romeo Langford. Strength and balance through the contest, enough touch to get it to fall pic.twitter.com/BWZRyNpESj

— Max Carlin (@maxacarlin) January 21, 2020

Aaron Nesmith, nonostante sia un rookie, si candida invece ad avere un minutaggio corposo fin da subito. Difficilmente il prodotto di Vanderbilt diventerà mai una stella e l’infortunio al piede che ha subito a gennaio è stato piuttosto pesante, ma su una cosa non ci sono dubbi: è un tiratore da fuori letale. Boston torna così ad avere una grossa arma in uscita dai blocchi che da anche un po’ di dinamicità all’attacco. Ciò che forse è passato un po’ in sordina è l’apporto che potrà dare nella sua metà campo: Nesmith è 198 centimetri per 96 chili e ha già fatto vedere ottime cose nella difesa sulla palla. Potremo dunque vederlo marcare più ruoli e la qualità delle sue letture è probabilmente destinata a crescere all’interno di un sistema collaudato come quello dei Celtics.

Già detto di Robert “TimeLord” Williams, l’ultimo, ma non certo per importanza, è l’altro Williams, Grant. I più minuziosi conoscitori di college basketball, al momento del Draft 2019, avevano indicato la presa del prodotto di Tennessee alla numero 21 come una probabile steal of the Draft. Non vi innamorerete certo di Grant Williams guardando le sue statistiche grezze (3.4 punti e 2.6 rimbalzi in 15.1 minuti di media), ma più partite vedrete e più riuscirete a cogliere la sua importanza nei meccanismi biancoverdi.

Nell’NBA del 2020 è molto raro vedere ali dall’atletismo non strabordante giocare cospicui minuti senza possedere un solido tiro da fuori, eppure Brad Stevens sembra essersi subito innamorato dello sconfinato QI cestistico di Williams. Grant passa bene il pallone, porta gli aiuti con i tempi giusti, è il primo a tentare di subire uno sfondamento e si fa trovare sempre pronto a rimbalzo o per un tap-in. Piccole cose, piccoli mattoncini che però messi tutti in fila, a fine stagione, spostano gli equilibri. La difesa è stata fin da subito di alto livello: baricentro basso, capacità di cambiare quasi su tutti e di contestare sempre il tiro nonostante le leve ridotte.

A quanto filtra, peraltro, è un meraviglioso uomo spogliatoio, molto amato e ascoltato. Il salto di qualità atteso è ora in attacco: in post basso, dove è già ad un buon livello ma paga la taglia ridotta, o, meglio ancora, al tiro da fuori. Lo step decisivo per diventare un’alternativa davvero interessante ai titolarissimi.

 

Le facce nuove

Il mercato in entrata dei Celtics non si può certo definire corposo, ma entrambi gli innesti dalla free agency sono stati mirati e costituiscono sicuramente un miglioramento rispetto ai loro predecessori. Scordiamoci il giocatore degli anni d’oro con la maglia degli Hawks, ma Jeff Teague, anche solo per un discorso di esperienza a livello di playoff, non dovrebbe avere problemi a prendere il posto di Brad Wanamaker: point guard di riserva, stop.

Tristan Thompson, invece, potrebbe rivelarsi un colpo più importante del previsto. La lontananza dai riflettori non ha certo giovato alla considerazione del canadese da parte di tifosi e addetti ai lavori, ma le sue abilità nel difendere sui piccoli sembra fatta apposta per un sistema difensivo basato su continui cambi difensivi come quello di Stevens. Per quanto riguarda screen assists e soprattutto rimbalzi offensivi rimane una garanzia: ad un prezzo tutto sommato contenuto (19 milioni in 2 anni) i Celtics potrebbero essersi assicurati un prezioso rinforzo. Poco altro da dire: due acquisti, due piccoli ma sicuri passi in avanti.

Nella migliore delle ipotesi i Celtics si compattano ulteriormente intorno ad un Jayson Tatum che al suo quarto anno compie la sua maturazione definitiva ed entra stabilmente nella top 10 NBA. Kemba si mantiene sui suoi livelli, mentre Brown dimostra di valere il suo contratto aggiungendo più playmaking e Smart non soffre l’aumento delle responsabilità. Un Tristan Thompson rinvigorito torna ai livelli delle Finals 2016, alternandosi con Theis come ancora di una difesa ostica per tutti.

In più, uno dei giovani si dimostra fin da subito un valido elemento da rotazione e Stevens alterna sapientemente Walker, Brown e Tatum come creatori di gioco, patendo ben poco la partenza di Hayward. Boston approfitta del maggior rodaggio di cui necessitano le concorrenti ad Est e parte di nuovo a razzo, chiudendo la Regular Season nei primi due posti. Ai playoff fa tesoro dell’esperienza accumulata e riesce finalmente a raggiungere le Finals, dove trova, ovviamente, i Los Angeles Lakers nel tredicesimo atto di una sfida infinita.

 

Il peggior scenario possibile

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: tutta la stagione dei Celtics ruota intorno a come saranno in grado a colmare il vuoto lasciato da Hayward. Lo zoccolo duro è sostanzialmente lo stesso e le aggiunte non cambieranno la direzione tattica della squadra, dunque per immaginare la situazione potenzialmente peggiore dovremo vestire i panni di Edward Aloysius Murphy e, in ossequio alla sua famosa Legge, immaginare tutto ciò che potrebbe andare storto nel Massachussets.

Abbiamo già visto cosa potrebbe diventare Jayson Tatum se dovesse tornare ad utilizzare il suo immenso talento nel modo sbagliato. La versione 2018-19 è stata un inno all’inefficienza e a tutto ciò che nel 2020 si tenta sempre di più di far scomparire dalla metà campo offensiva: tiri dalla media a bassa percentuale, cattiva selezione di tiro, mano fredda dall’arco e pochi tiri liberi conquistati. Tatum sembra essersi messo alle spalle quella che è sembrata solo una brutta parentesi nel suo percorso di crescita, ma non è detto che con un ulteriore aumento di pressione e responsabilità i fantasmi non possano ripresentarsi.

Discorso simile anche per Jaylen Brown, che recenti voci vorrebbero insignito di maggiori responsabilità in cabina di regia. Esperimento affascinante, ma anche piuttosto rischioso: Brown ha fatto enormi progressi come visione di gioco, ma non si rischia di riporre troppa fiducia nel suo playmaking e fargli perdere di nuovo un po’ l’orientamento? E che dire di Marcus Smart, giocatore preziosissimo per mille aspetti ma che ogni tanto, quando decide di mettersi in proprio, ignora i suoi limiti nella fase offensiva.

Ad inizio articolo era un elefante nella stanza, ma nonostante sia già stato trattato ampiamente rimane un bel grattacapo: ad oggi Boston non ha un sesto uomo credibile. Langford è più che altro un progetto allo stato attuale e una guardia con poco tiro da fuori nella NBA di oggi rischia di fare comunque ben poca strada; anche volendogli dare fiducia, inoltre, il suo infortunio e quello di Kemba ridurrà all’osso le rotazioni delle guardie nelle prime settimane.

Dietro a Teague, Smart ed eventualmente Brown ad oggi ci sono Pritchard, Edwards e Waters. Il rookie è un giocatore ordinato ed intelligente, ma a livello NBA probabilmente finisce lì, mentre gli altri due hanno un archetipo che suscita sempre entusiasmo: c’è il piccolo particolare che la Lega nella quale giocano è leggermente selettiva a livello fisico e due guardie che non superano il metro e ottanta, per quanto elettrizzanti in attacco, sono difficilmente sostenibili in Regular Season e vera e propria carne da macello ai play off. I Celtics rischiando di perdere un po’ di terreno nell’attesa che Stevens riesca a trovare la soluzione del rebus.

Nesmith è promettente, ma la sua versatilità offensiva è un grosso punto di domanda: gli servirà presumibilmente più tempo per diventare qualcosa di più di un semplice tiratore e il rischio di bruciarlo non è così remoto. La storia recente dei biancoverdi, inoltre, parla chiaro: difficilmente le matricole riescono a trovare uno spazio consistente fin da subito. Siamo di fronte ad un cane che si morde la coda?

Nessuno pensa ad Enes Kanter come ad un fenomeno, ma in situazioni di polveri bagnate in attacco un buon vecchio post basso, ora sostanzialmente assente, faceva sempre comodo. E sempre per quanto riguarda i centri, l’anno scorso Joel Embiid, quando è stato servito con regolarità, ha fatto molto male ad una squadra indiscutibilmente efficace negli switch ma che ha pochi chili e centimetri sotto canestro. Il basket va in direzione opposta, certo, ma è una debolezza a cui i Celtics potrebbero dover rendere conto, un giorno o l’altro.

In questo scenario catastrofico Boston parte con una serie negativa a causa delle risicate rotazioni nel backcourt, con Teague chiamato a recitare un ruolo da coprotagonista per il quale ormai è semplicemente inadeguato. Tatum e Brown non rispondono bene alle critiche e non riescono a continuare il loro sviluppo serenamente, mentre Stevens continua a sperimentare senza successo con le rotazioni attirandosi addosso le prime vere critiche della sua carriera.

I Celtics chiudono comunque tra le prime quattro e passano il primo turno, ma hanno il fiato corto a causa del sovraccarico di minuti dei Fantastici Quattro ed in Semifinale di Conference incontrano i 76ers assetati di vendetta che rendono loro pan per focaccia eliminandoli un po’ a sorpresa grazie al nuovo corso di Morey. Embiid, favorito dalle migliori spaziature, banchetta contro un Thompson lontano dagli antichi fasti ed un Theis in calo, con Stevens costretto a schierare per qualche minuto Tacko Fall come mossa della disperazione. In giro per la Lega ci si comincia a domandare se ai biancoverdi non manchi sempre un centesimo per fare un euro.

 

Previsione finale

Non è una grande novità, ma il buon vecchio in medio stat virtus è probabilmente la soluzione migliore. Tatum ha tutte le carte in regola per diventare stabilmente una delle facce della Lega e i miglioramenti di Brown sono stati così grossi da pensare che il bello debba ancora venire: Jay&Jay sono pronti per una grande stagione.

Milwaukee e Philadelphia sembrano essere migliorate, Miami è lo stesso osso duro e Toronto ed Indiana sembrano essere in calando. Aspettando più indicazioni sul jolly Brooklyn Nets non riesco comunque ad immaginarmi alcuno scenario in cui più di tre squadre terminano davanti ai Celtics, che chiuderanno probabilmente intorno alle 50 vittorie. Stevens troverà la chiave giusta per la second unit e sfrutterà al meglio tutte le sue armi, dai veterani ai giovanotti, ma dovrà pregare di non incorrere in infortuni anche solo di media entità o in troppi contagi da coronavirus, che potrebbero essere fatali per una rotazione ridotta. Il passo fatto dai Celtics è stato sicuramente di piccola entità: starà al campo, dal secondo turno in poi, stabilire quale sia stata la direzione.

Tags: Boston CelticsJaylen BrownJayson Tatumkemba walkerMarcus SmartNBA PreviewTristan Thompson
Enrico Bussetti

Enrico Bussetti

Vive per il basket da quando era alto meno della palla. Resosi conto di difettare lievemente in quanto a talento, rimedia arbitrando e seguendo giornalmente l’NBA, con i Mavericks come unica fede.

Letture consigliate:

fischi folli e polemiche
NBA

Arbitraggi Playoff indecenti
Perché e come se ne esce

9 Maggio, 2022
Los Angeles Lakers

Il GM LeBron l’ha fatta grossa
Il campione non può salvarlo

4 Marzo, 2022
Brooklyn Nets

Viaggio nei ritrovi Nets a Brooklyn
Perché la città stenta a crederci

9 Febbraio, 2022
Denver Nuggets

Quanto valgono Embiid e Jokic?
Sono eredi dei grandi lunghi NBA?

21 Gennaio, 2022
Atlanta Hawks

Walker si prende la sua New York
Natale magico tra sogno e rivincite

26 Dicembre, 2021
Golden State Warriors

NBA, casa delle seconde chance
Wiggins l’ha colta, ora Simmons?

23 Dicembre, 2021
Load More
Invia
Notificami
guest

guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
The Shot

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

Pagine utili:

  • Chi siamo
  • La Mission
  • Contattaci
  • Policy

Seguici anche qui:

No Result
View All Result
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

wpDiscuz
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.
Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito. Puoi leggere qui la nostra Privacy Policy.