Con lui è soprattutto, quasi sempre, solo questione di voglia. Lui, Nikola Jokić, è il Genio dei canestri, ma comprese nel cocktail, comunque da buttar giù d’un fiato, ci sono anche pigrizia e indolenza. Troppo divertente e divertito per avere l’intensità 24/7 di un Kobe Bryant. O di un Timmy Duncan, se vogliano calibrare il paragone al suo ruolo: lungo dominante. Tra l’altro merce rara, ormai, nell’NBA contemporanea. Vuole vincere, certo. Ma quanto, per davvero? Odia perdere più di quanto ami vincere, come fanno gli agonisti supremi – me lo raccontava Coach Stevens- come fanno i campioni immortali dello sport? Agli ultimi playoff ha accumulato punti a suo favore, ma il sospetto, gli addetti ai lavori sono incorreggibili miscredenti, resta. Cerchiamo di capirne di più chiedendolo…a lui, naturalmente.
Family Man
La faccia da schiaffi è la solita, quella che presenta all’incontro media, su Zoom, in tempi di pandemia. In più, rispetto al recente passato, s’è sposato in ottobre, c’è però la fede nuziale, che non ha all’anulare, ma che recupera nell’inquadratura e mostra compiaciuto a domanda specifica di una curiosa collega americana. “Com’è andata? Beh, la musica e il posto super. Per il resto, sono tempi strani, difficili. Ha organizzato tutto lei, comunque”. Di lui è apparso sui social un video in cui balla, e non sembra una libellula, con la bella bionda in abito bianco sua compagna di vita. Cantando a squarciagola.
Il solito Jokić: genuino, puro, mai scontato e nei binari, pure quando servirebbe, per politicamente corretto. Sincero. “NO, il matrimonio proprio non farà di me un miglior giocatore…“. . La domanda successiva riguarda la sua condizione e il Joker dice tutto e nulla. Il suo peso forma è un elastico, storicamente. Difficile capire se abbia “fatto il bravo” a tavola, in Serbia, via Zoom. “Se sono pronto fisicamente? Lo vedremo in campo, ma le sensazioni sono ok“. Poi però “sbraca” immediatamente: “Il training camp più corto del solito, si riparte subito? Meglio così“. E ride. Schietto, contagioso. E però ti lascia il dubbio che…stai a vedere che ci risiamo che per entrare in modalità “puntiamo a vincere” ci metterà un po’…Non siamo al “parliamo di allenamento?” alla Iverson, però fuochino…
La faccia cattiva, come al cinema
Ma Jokić ci rassicura sfoggiando l’orgoglio dei campioni. No, non sarà mai un Joker feroce per natura, alla Joaquin Phoenix, e se non avete visto il film guardatelo on line, merita, ma non è neanche più il ragazzino scelto con la chiamata numero 41 (!!) al Draft 2014 dai Denver Nuggets. Quello a cui il Gallo diceva “Ciccio passami l’acqua” e lo mandava a recuperargliela, come racconto nelle pagine di 30su30. Jokić a 25 anni è l’uomo franchigia, adesso. Reduce da una stagione da All Star, sul podio dei migliori lunghi della lega, con Davis ed Embiid vicini, piazzateli voi sui gradini che immaginate più giusti per ciascuno. Jokić sa fare la voce grossa sul parquet, come dimostrato contro Los Angeles ai playoff 2020, ma pure fuori dal campo. “La free agency dei Lakers, che tutti applaudono? Non me ne frega niente. Penso a noi”. “I Clippers? Persino adesso, ancora adesso tutti parlano di come abbiano perso contro di noi. Non di come li abbiamo battuti. Noi sappiamo quello che possiamo fare. Ci saremo“. Poi ci ripensa e si compiace delle proprie parole. “Bella risposta…“.
Lo Jokić bis
Tranquilli che non parliamo di un qualche decreto da pandemia. Piuttosto di quello che il centro serbo indica come obiettivo stagionale verosimile. “Aspettative? Arrivare almeno dove eravamo la scorsa stagione, e magari fare un passo avanti. Ma andiamoci piano. Partiamo dal ripeterci. Anche se poi il traguardo assoluto è sempre vincere, chiaro“. Prudente. L’Ovest è una giungla. E il Joker lo sa bene. Sarà pigro e indolente, ma certo è sveglio, oltre che unico come stile di gioco e fantasia.
Come si migliora una finale di Conference, come si fa la guerra (sportiva, sia chiaro) a Los Angeles? “Migliori con l’esperienza, specie quella maturata ai playoff. Poi il mio corpo si abitua nel tempo ai ritmi (frenetici) della NBA. Poi lavoro sul tiro“. Jokić se la gode. L’appuntamento con i giornalisti non lo preoccupa minimamente, a differenza dell’altra stella dei Nuggets, Jamal Murray, che abbaia ai reporter, col broncio per tutta la seduta media. Il Joker se la ride. “Adoro la domanda, fratello“. E si prende pure in giro. “Ma come si dice in inglese, ah la lingua…sono arrugginito“. Infatti appunta, spesso. Non c’è da dubitare della full immersion europea post appendice di stagione 2020 nel campus di Walt Disney. Ma qualche inciampo lessicale non gli fa certo perdere il buonumore, così come non lo preoccupa il mercato di Denver che pure ha perso Jerami Grant e Torrey Craig. “Ma il sistema di gioco è lo stesso, e funziona. Mica cambiamo. Cioè io non credo, poi dovete chiedere a Coach Malone…E (Facundo) Campazzo è un grande uomo assist, come dimostrano le sue cifre in Eurolega. Poi JaMychal Green difende forte, sarà utile per noi. É un “dog” come attitudine, mentalità. Ne abbiamo bisogno. Anche per difendere su LeBron“.
E allora sì che ci tiene: la testa già al Re nemico da detronizzare iniziando la campagna dalle montagne del Colorado, neanche fosse un racconto fantasy. E quando ti sei quasi convinto, che il Genio abbia messo la testa a posto, focalizzato solo sull’anello, come un Frodo qualunque, ecco, che ti risvegli dall’incantesimo. Infatti l’intensità sparisce d’incanto, lui saluta tutti i cronisti, sorride chiosando “É stato facile“. E sparisce cantilenando canzoncine di Natale. Genio versione libera uscita. Però un avviso ai naviganti dei siti NBA: occhio che se ci mette la testa il Genio della lampada Jokić è capace di tutto, persino di far sparire l’ombra lunga di James sulla Western Conference.