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Preview Heat 20/21: sogno o solida realtà?

Davide Possagno by Davide Possagno
5 Dicembre, 2020
Reading Time: 13 mins read
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Copertina a cura di Marco D'Amato

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RECORD 2019/20: 44-29

IN: Avery Bradley (FA, MLE annuale da 5.6 milioni+team option), Maurice Harkless (FA, MLE annuale da 3.6 milioni), Precious Achiuwa (Draft, rookie contract), Tyree Breein (FA, training camp contract), Max Strus (FA, training camp contract), Paul Eboua (FA, training camp contract).

OUT: Derrick Jones Jr. (Portland Trail Blazers), Solomon Hill (Atlanta Hawks), Jae Crowder (Phoenix Suns), Kyle Alexander (FA).

ROSTER 2020/21

G: Goran Dragić, Tyler Herro, Duncan Robinson, Avery Bradley, Kendrick Nunn, Gabe Vincent, Tyree Breein, Max Strus

F: Jimmy Butler, Andre Iguodala, Maurice Harkless, Precious Achiuwa, Udonis Haslem, Chris Silva, Paul Eboua, KZ Okpala

C: Bam Adebayo, Kelly Olynyk, Meyers Leonard

I Miami Heat si preparano ad affrontare la stagione NBA 2020/2021 con una consapevolezza nei propri mezzi ai massimi storici grazie al risultato ottenuto poco meno di due mesi fa, periodo in cui Butler e soci stavano sfidando LeBron James e i Los Angeles Lakers per la conquista dell’anello dopo una corsa playoff che ha sorpreso un po’ tutti. La squadra della Florida, quindi, considerando anche il carattere delle sue colonne portanti (Riley, Spoelstra e Butler tra tutti), vorrà a tutti i costi provare un nuovo assalto alle Finals, questa volta, però, dovendo fare a meno di Jae Crowder (volato a Phoenix), giocatore risultato fondamentale in entrambe le metà campo nel corso della scorsa stagione.

THANK YOU @CJC9BOSS FOR YOUR GRIT AND ? CAPTIONS.! 9️⃣9️⃣ PROBLEMS POSTING LIKE THIS AIN’T 1.!! pic.twitter.com/UyYlTvpDDk

— Miami HEAT (@MiamiHEAT) November 29, 2020

Se da una parte l’obiettivo principale della scorsa free agency è stato quello di mantenere competitiva la squadra cercando, allo stesso tempo, di migliorarla, dall’altra Pat Riley ha gestito l’offseason con un occhio alla prossima estate, in cui potenzialmente potrebbero essere free agent molti grossi nomi, tra tutti quello di Giannis Antetokounmpo, che a oggi non ha ancora preso una decisione sul suo futuro. La dirigenza degli Heat ha infatti rinnovato Dragić, Leonard e firmato Bradley con contratti annuali più team option per la stagione successiva, in modo da avere la massima flessibilità nell’offseason 2021, già in parte “compromessa” dal rinnovo di Bam Adebayo, che la scorsa settimana ha firmato un max contract da 163 milioni per 5 anni.

La squadra che scenderà in campo tra circa due settimane è dunque molto simile a quella vista l’anno scorso, e farà della versatilità sia offensiva che difensiva il proprio punto di forza; la firma di Avery Bradley (autore di una stagione 2019/2020 molto positiva) indica la volontà di portare equilibrio in un reparto guardie che fino a qualche settimana fa risultava troppo sbilanciato verso la fase offensiva; Harkless, invece, avrà l’arduo compito di non far rimpiangere Jae Crowder, mentre il rookie Precious Achiuwa verrà chiamato in causa nei momenti in cui Adebayo si siederà in panchina, altro tasto dolente della scorsa post season degli Heat, che più volte sono stati incapaci di rispondere alla fisicità degli avversari nei minuti in cui l’ex Kentucky è stato fatto rifiatare. Queste nuove aggiunte andranno ad aggregarsi allo zoccolo duro visto lo scorso anno composto da veterani (Dragić, Butler, Iguodala, Olynyk) e giovani (Nunn, Herro, Robinson, Adebayo), chiamati a fare un ulteriore salto di qualità.

 

Un giocatore da tenere d’occhio: Tyler Herro

La scelta dell’osservato speciale in casa Miami Heat non può che ricadere sull’ex Kentucky, protagonista tanto importante quanto, per certi versi, inaspettato degli scorsi Playoffs. Dopo un’ottima regular season da oltre 13 punti di media con il 39% da 3, Tyler Herro ha compiuto un passo avanti nei Playoffs, passando dall’essere poco più di un semplice tiratore, al prendere le redini non solo della second unit (Dragić ha giocato titolare nella post season), bensì quelle di tutta la squadra anche nei momenti decisivi, figurando molto spesso nel quintetto che ha chiuso le gare. La sua miglior partita è stata gara 4 contro i Celtics, in cui ha segnato 37 punti in 36 minuti (compresi 17 nel quarto periodo), che hanno consentito agli Heat di ipotecare l’accesso alle Finals.

Nei seeding games e ancor di più nei Playoffs, Herro ha messo in mostra un repertorio offensivo completo e variegato, la cui punta di diamante è sicuramente il tiro (dal midrange, da 3 punti, dal palleggio e in spot up), ma l’aspetto che ha stupito più di tutti, oltre alla sfacciataggine con cui ha affrontato i numerosi momenti decisivi, è la sua abilità di passare il pallone, caratteristica del suo gioco fino ad allora rimasta nascosta. Con Dragić promosso in quintetto, l’ex Kentucky ha giocato da point guard nella second unit, mettendo in mostra notevoli istinti da passatore che fanno ben sperare per il futuro e che gli consentiranno di diventare un giocatore molto completo e versatile, in grado di giocare sia con la palla che senza. Gli assist di media nei Playoffs sono stati solamente 3.7 in 33 minuti di utilizzo medio, a fronte di 2 palle perse, ma alcuni passaggi sono degni dei migliori della classe.

 

Ad oggi, la fase difensiva è l’aspetto del gioco in cui Herro fatica maggiormente, anche a causa di un atletismo non particolarmente spiccato e di una struttura fisica ancora poco sviluppata (solo 88 kg), mancanze a cui sopperisce, però, con una discreta rapidità di piedi e con un buon livello di concentrazione, caratteristiche che fanno presagire un concreto miglioramento futuro.

 

Miglior scenario possibile

Prima di ipotizzare la miglior stagione possibile di questi “nuovi” Miami Heat, occorre analizzare brevemente il roster. Ancora una volta Riley & co. hanno deciso di assemblare una squadra profonda con undici giocatori da rotazione in regular season, Meyers Leonard compreso (ricordiamo che prima dello stop di marzo è partito titolare in 49 partite su 51), e capace di adattarsi perfettamente allo stile di gioco proposto da coach Spoelstra durante la scorsa stagione. Per questo motivo, anche in caso di infortuni (comprese eventuali positività al COVID-19), gli Heat verosimilmente rimarranno competitivi durante tutta la regular season finendo tra le prime 6 nella Eastern Conference.

Il miglior scenario possibile, ovviamente, è l’approdo alle NBA Finals 2020/2021 affermandosi come miglior squadra della Eastern Conference per il secondo anno consecutivo, nonostante il miglioramento di Bucks e 76ers, e dimostrando a tutti che la squadra vista nella bolla di Orlando non era solo figlia di circostanze occasionali. Nello specifico, la firma di Bradley potrebbe aver risolto i problemi relativi alla fase difensiva di un reparto guardie che fino a qualche settimana fa non disponeva di un giocatore affidabile nella propria metà campo. L’arrivo dell’ex Lakers, coadiuvato da un rodato sistema difensivo che ha finora permesso agli Heat di schierare contemporaneamente più di un giocatore dalle scarse doti difensive, potrebbe essere la chiave di volta per la squadra di Spoelstra, andando a colmare una lacuna importante emersa prepotentemente durante le scorse Finals contro i Lakers.

Probabilmente Dragić , per questioni anagrafiche oltre che tecniche, tornerà a vestire i panni del sesto uomo, di conseguenza Jimmy Butler giocherà nuovamente da point forward, ruolo che ha coperto per gran parte della scorsa regular season. Duncan Robinson e Tyler Herro saranno chiamati ad effettuare un ulteriore salto di qualità, mentre Kendrick Nunn dovrà dimostrare di essersi lasciato alle spalle la pessima esperienza della bolla; qualora questi fatti dovessero verificarsi, Jimmy “Buckets” potrebbe tornare a essere un “team first player”, sacrificando le cifre personali per mettersi completamente a disposizione dei propri compagni, ben conscio del fatto di essere comunque il leader tecnico della squadra.

Come accennato, da Tyler Herro, Duncan Robinson e Bam Adebayo ci si aspetta un miglioramento piuttosto importante, ma andiamo con ordine. Del primo abbiamo parlato nel paragrafo precedente e verosimilmente sarà lui a raccogliere gradualmente il testimone che Goran Dragić lascerà senza troppa fretta; dopo quanto visto nei mesi a Orlando, è realistico ipotizzare un impiego quasi full time da creatore primario della second unit per il prodotto di Kentucky, che molto probabilmente farà anche parte dei cinque che chiuderanno le partite. Per quanto riguarda Duncan Robinson, invece, i Miami Heat si aspettano miglioramenti riguardanti il suo skillset attuale, visto che si parla di un giocatore di “già” 24 anni e dal potenziale abbastanza limitato. Negli scorsi Playoffs, il tiratore ex Michigan ha viaggiato a 11.7 punti di media con il 40% da 3 su 7.4 tentativi (mentre in regular season ne segnava 13.5 con il 45% su 8.3 tentativi), ma non è riuscito a trovare continuità nelle sue prestazioni, alternando ottime prove balistiche a partite in cui non è mai riuscito a entrare nel match, come si può vedere dalla schermata seguente.

Nella prossima stagione a Duncan Robinson verrà chiesto di migliorare in difesa (aspetto complicato da sistemare), nelle letture (gioco a 2 con il bloccante) e nella costanza al tiro: ora le difese lo conoscono bene e cercheranno in tutti i modi di non farlo entrare in partita. pic.twitter.com/6F3nxDpyz8

— Davide Possagno (@THEcionny10) December 4, 2020

Nell’esperienza di Orlando, Robinson ha dimostrato di essere in grado di leggere la difesa e prevederne le relative mosse, capacità che ha acquisito nel corso dell’anno, dopo aver attirato innumerevoli attenzioni da parte degli avversari che hanno progressivamente compreso come limitarne l’impatto. Il cecchino di Miami ha mostrato un sostanziale miglioramento nei giochi a due con il bloccante (ovvero Adebayo nella maggior parte dei casi), situazione che spesso accadeva in azioni di dribble handoff in cui la difesa gli impediva la prima ricezione, salvo poi rilassarsi un istante, tempo sufficiente a Robinson per riposizionarsi, ricevere il pallone e tirare, oppure passare la palla al lungo dopo aver attirato l’aiuto del difensore di quest’ultimo.

 

Per quanto riguarda la fase difensiva, per Robinson vale quasi lo stesso discorso fatto qualche riga fa per Tyler Herro: il prodotto di Michigan è un difensore abbondantemente sotto la media, per quanto abbia mostrato lievi miglioramenti nel corso dell’anno relativamente alla comprensione del gioco. A differenza di Herro, però, il #55 degli Heat ha una scarsa rapidità di piedi e questo lo porta a farsi battere costantemente dal palleggio, specialmente nei closeout; inoltre, nonostante sia sopra i 2 metri di altezza, non ha una struttura fisica adatta a contenere le penetrazioni delle ali avversarie ed è spesso costretto a spendere un fallo per non far segnare l’attaccante. Nella migliore delle ipotesi, considerando che il ragazzo è un gran lavoratore con molta voglia di imparare, Robinson tra qualche anno potrà diventare un difensore solo leggermente negativo se non addirittura neutrale, ma chiedergli di più sarebbe inverosimile.

Ultimo, ma non meno importante, è Bam Adebayo, fresco di All-Star Game, All-Defensive 2nd Team e rinnovo milionario. Il centro ex Kentucky ha disputato una stagione 2019/2020 al di sopra di ogni più rosea aspettativa, risultando determinante per i Miami Heat tanto in attacco quanto in difesa. Partiamo proprio da quest’ultimo punto: Adebayo ad oggi è un difensore tra i più versatili della lega ed è il motivo principale per cui gli Heat hanno potuto utilizzare per gran parte della stagione una strategia basata molto sui cambi difensivi, soprattutto in situazioni di pick and roll/pop; l’unico punto debole dello skillset difensivo di Bam (che ricordiamo, è “solo” 206 cm per 115 kg) è la difesa 1-vs-1 in post contro centri più grossi e soprattutto più alti di lui, ma per questioni fisiche è una lacuna che difficilmente riuscirà a colmare nel corso della sua carriera. Di conseguenza, l’aspetto in cui Adebayo potrà e dovrà migliorare maggiormente è l’attacco, e qualche assaggio del giocatore che potrà diventare l’abbiamo assaporato nei Playoffs, soprattutto nelle Eastern Conference Finals contro i Celtics. La seguente clip mostra tre giocate consecutive che coaching staff e tifosi sperano di vedere con continuità per i prossimi anni.

Some typical back-to-back-to-back plays from your 6-9, 255 #pointcenter in his first career ECF.@Bam1of1 pic.twitter.com/RHsywx1Fbb

— Davide Possagno (@THEcionny10) September 28, 2020

Adebayo è già tra i migliori lunghi passatori della lega (5.1 assist a partita nella scorsa regular season, secondo dietro a Jokic) e ha dimostrato di riuscire ad attaccare efficacemente il ferro anche dal palleggio, soprattutto quando comincia l’azione da oltre l’arco dei 3 punti, in quanto molto spesso è più rapido del diretto avversario. Inoltre, nella bolla di Orlando il centro degli Heat ha messo in mostra un discreto tiro dal midrange, soluzione che in stagione regolare aveva portato a pessimi risultati (94 tentativi totali convertiti con un misero 22%); nella post season, invece, Adebayo ha tirato dalla media con il 46%. Nonostante il campione sia ridotto, questo fa ben sperare in vista della prossima stagione, perché se il miglioramento dovesse rivelarsi concreto, la squadra ne beneficerebbe enormemente.

Se ai progressi del trio Herro-Robinson-Adebayo uniamo il costante apporto di Jimmy Butler, dei veterani Dragić, Iguodala, Olynyk e quello dei nuovi arrivati Bradley, Harkless e, perché no, Achiuwa, i Miami Heat potranno tranquillamente giocarsi uno dei primi posti della Eastern Conference in regular season e successivamente arrivare nuovamente alle finali di conference, in cui, a differenza dell’anno scorso, non partirebbero da sfavoriti.

 

Peggior scenario possibile

Lo scenario peggiore per i Miami Heat prevede una regular season altalenante, che potrebbe privare la squadra di Spoelstra del fattore campo al primo turno di Playoffs, mettendo seriamente a rischio il passaggio dello stesso. Per quanto la squadra della Florida abbia meritato l’accesso alle scorse Finals per costanza, durezza mentale e qualità di gioco espressa, è al tempo stesso innegabile che l’ambiente della bolla abbia in parte favorito Butler e soci. Durante la scorsa stagione, infatti, gli Heat hanno perso 22 partite su 37 lontano dall’American Airlines Arena, spesso dando l’impressione di essere una squadra totalmente diversa rispetto a quella che scendeva in campo tra le mura amiche. Tutto ciò è risultato irrilevante nella bolla: non essendoci il fattore campo, Miami ha giocato con lo spirito combattivo delle partite in casa, arrivando alle Finals nonostante non fosse la migliore testa di serie in nessuno dei quattro round disputati. Se gli Heat dovessero avere lo stesso problema anche quest’anno, in una stagione da sole 72 partite e con diverse squadre che si sono attrezzate per conquistare un posto ai Playoffs, l’annata potrebbe essere meno entusiasmante del previsto e concludersi con una cocente eliminazione al primo turno.

Inotre, gli Heat potrebbero non essere competitivi come due mesi fa nel caso in cui Herro, Robinson e Adebayo non dovessero mostrare i miglioramenti sperati. Difficilmente Adebayo avrà un impatto inferiore a quello dello scorso anno, mentre Herro avrà la libertà di giocare da creatore primario dalla panca; di conseguenza l’ago della bilancia potrebbe essere Duncan Robinson. Il tiratore degli Heat è ormai conosciuto da tutti nella lega e di conseguenza avrà gli occhi delle difese puntati su di sé dal primo all’ultimo minuto. Se non dovesse aver imparato a essere efficace in altri modi quando gli avversari gli toglieranno i punti di riferimento, tutto l’attacco di Miami perderebbe gran parte del suo equilibrio, considerando anche la presenza stabile di due non tiratori (Butler e Adebayo) in quintetto. Anche la fase difensiva risulterà decisiva, perché nel caso in cui Robinson dovesse mostrare le stesse lacune viste l’anno scorso, sarebbe costantemente preso di mira dagli avversari che farebbero di tutto per attaccarlo direttamente o coinvolgerlo nei pick and roll.

 

Chiaramente questo tipo di strategie offensive da parte degli avversari solitamente si vede molto di più ai Playoffs che durante la regular season, ma per una squadra con ambizioni importanti come gli Heat è necessario ragionare fin da subito con un occhio rivolto alla post season.

L’ultimo dubbio riguarda la tenuta fisica di determinati giocatori, tra tutti quella di Dragić, Bradley e Iguodala, i quali avranno un ruolo chiave durante tutta la stagione. Lo sloveno e l’ex Warriors hanno rispettivamente 34 e 36 anni e, nonostante siano ancora giocatori in grado di contribuire in maniera determinante, sono nella fase calante delle rispettive carriere. Tra i due, Dragić è quello che preoccupa di più, nonostante esca da una stagione incredibile; l’ex Suns nei suoi anni a Miami ha sempre avuto diversi acciacchi fisici, un infortunio al ginocchio subito nella stagione 2018/19 durato oltre un anno che l’ha costretto ai box per 46 partite e l’infortunio al piede sofferto in gara 1 delle scorse Finals. Anche Avery Bradley è sembrato rinato durante la scorsa stagione, ma è conosciuto per essere un giocatore piuttosto injury prone: in carriera ha giocato 70+ partite solamente in due stagioni (2014/15 e la seguente) mentre ne ha giocate 60 o meno in cinque stagioni (senza considerare l’ultima). Gli Heat l’hanno firmato per sopperire alle mancanze difensive delle guardie, e se dovesse regredire fisicamente a quello di due anni fa, lascerebbe un vuoto piuttosto importante nelle rotazioni.

 

Previsione

La mia personale previsione comincia da quella relativa al quintetto, che dopo le mosse effettuate durante la free agency potrebbe non essere quello visto né ai Playoffs né nella scorsa regular season. Supponendo che Dragić parta dalla panca per preservarlo per i Playoffs e che la coppia Herro-Robinson in difesa sarebbe insostenibile, Avery Bradley potrebbe partire fin da dubito in quintetto per ragioni prettamente legate alla fase difensiva. Il vuoto più grande lo lascia sicuramente Crowder: il suo posto se lo giocheranno Harkless e Olynyk, perché Leonard, da quello che si è visto (o meglio, non visto) ai Playoffs, è troppo negativo in difesa per giocare minuti da titolare. Anche in questo caso per motivi legati alla difesa vedo Harkless in vantaggio sul canadese, a patto che si prenda più triple a partita rispetto alle 1.6 di media della scorsa stagione (convertite con il 35%).

Mancano meno di 3 settimane all’inizio della stagione e non ho ancora idee su chi possa essere la PG e la PF titolare degli Heat.
Far ritrovare fiducia a Nunn (e metterlo in vetrina)? Premiare Herro? Continuare con il 34enne Dragic? Inserire subito Bradley per la difesa?

1/2 pic.twitter.com/MtJ2uedHtY

— Davide Possagno (@THEcionny10) December 3, 2020

I Miami Heat 2020/2021 sono una squadra profonda, esperta e ben bilanciata, forse addirittura di più rispetto a quella dello scorso anno e mi aspetto che finiscano la regular season tra le prime quattro della Eastern Conference in modo da avere il fattore campo ai Playoffs; inoltre, hanno tutte le carte in regola per arrivare nuovamente a giocarsi l’accesso alle Finals, ma non mi stupirei se finissero per uscire al secondo turno dopo una serie molto combattuta contro un’altra delle prime della classe.

Tags: Bam AdebayoDuncan RobinsonErik SpoelstraJimmy ButlerMiami HeatNBA Preview
Davide Possagno

Davide Possagno

Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.

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