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5 giocatori alla stagione di svolta

Matteo Berta by Matteo Berta
2 Dicembre, 2020
Reading Time: 15 mins read
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5 giocatori NBA alla svolta

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia

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La crisalide è uno stadio di quiescenza in cui l’insetto completa la metamorfosi con una serie di cambiamenti morfologici che trasformano il bruco in farfalla. La stagione appena trascorsa, per i giocatori di cui andrò a parlare, è stata la crisalide. Una stagione in cui hanno iniziato uno stato di mutazione, che se superato, li farà sbocciare come farfalle.

I giocatori che andremo a trattare nell’articolo sono tutti giovani, di grande prospettiva, che hanno mostrato grande talento e che, sistemando alcuni aspetti tecnici o compiendo uno step mentale, potrebbero rivelarsi fondamentali per le aspettative delle loro squadre durante la prossima stagione.

Riusciranno i nostri bruchi a diventare farfalle?

 

1) DeAndre Ayton

“With the first pick in the 2018 NBA Draft, the Phoenix Suns select DeAndre Ayton”

Il 21 giugno del 2018, in un Barclays Center scrosciante di applausi, Adam Silver annuncia che DeAndre Ayton è stato scelto dai Phoenix Suns con la prima ascelta assoluta di quel draft. Dopo di lui Marvin Bagley, Luka Dončić, Jaren Jackson Jr. e Trae Young.

L’essere scelto prima di due talenti cristallini come Luka Dončić e Trae Young, che fin dal primo giorno nella lega dimostrano di poter cambiare le sorti di una franchigia, pesa. Pesa tanto anche sulle spalle di un ragazzone di 2.11m per più di 110kg, e pesa ancora di più se tu stai continuando a sfornare ottime prestazioni (16+10 con il 61% di TS nel suo anno da rookie), ma gli altri sono semplicemente meglio di te.

Gli aspetti del gioco di Ayton che hanno lasciato, fin dal primo istante, incertezze in noi tifosi NBA sono, per la maggior parte, circoscritti alla metà campo difensiva. Il talento offensivo del prodotto di Arizona non si discute, ma durante la sua stagione da rookie non dimostra di essere un giocatore diverso rispetto a ciò che si era visto al college.

L’atletismo di Ayton è pazzesco e lo dimostra già in Summer League, ma quando viene coinvolto in un pick and roll da difensore ed è costretto a cambiare sul piccolo avversario sembra di vedere un cerbiatto in tangenziale.

Trovandosi in una rookie class ricca di talento non riesce a rispettare le attese che c’erano su di lui e non riesce a competere per il Rookie Of The Year, ampiamente vinto da Doncic e impensierito dal solo Trae Young.

Passa l’estate e la stagione non inizia nel migliore dei modi. Ayton viola il protocollo antidoping a causa di un diuretico non consentito e viene sospeso per 25 partite (stessa sanzione applicata a John Collins pochi giorni dopo) e i Suns devono privarsi del suo talento.

Al rientro Ayton sembra un giocatore diverso rispetto a quello visto l’anno prima, soprattutto nella metà campo difensiva. Diventa uno dei migliori lunghi della lega nel contenere i piccoli, è più concentrato e riesce ad utilizzare molto meglio il suo fisico costruito per la pallacanestro.

La sua block% (percentuale di tiri da 2 stoppati dal giocatore sul totale dei tiri tentati dalla squadra avversaria quando il giocatore è in campo) raddoppia, ma non si può limitare a questo numero la grandezza del suo cambiamento.

Durante questa stagione sono le percentuali concesse agli avversari a darci un’idea del suo impatto. Per il 19.3% del tempo in cui è stato in campo Ayton ha marcato delle guardie, costringendole al 39.3% dal campo.

Per il 43.4% del tempo ha marcato delle ali, limitandole al 37% dal campo e per il 37.3% del tempo ha marcato dei centri concedendo il 49% del campo. Ora che ha sistemato la metà campo difensiva in tempo record il prodotto di Arizona deve concentrarsi sulla metà campo offensiva. Quest’anno ha mostrato diversi limiti che un giocatore della sua taglia e del suo talento non dovrebbe avere.

 

Il suo free throw rate (numero di tiri liberi sui tiri totali) è solo di 15.7%, indice del fatto che non è in grado di usare con aggressività il suo corpo per imporre un dominio fisico sugli avversari. Troppo spesso Ayton si accontenta di tirare dai 3-4 metri piuttosto che andare deciso al ferro.

Sistemando questo aspetto del suo gioco sono sicuro che possa diventare uno dei centri più determinanti della lega in entrambe le metà campo, aspetto da non sottovalutare, soprattutto dopo gli ultimi playoff, che ci hanno dimostrato l’importanza di avere un centro capace di switchare sulle guardie quando coinvolto nel pick and roll.

Nel compiere questo step mentale potrà essere aiutato dall’esperienza e dalla leadership di Chris Paul?

 

2) Jaren Jackson Jr.

Il secondo giocatore di cui voglio parlare è il lungo in forza ai Memphis Grizzlies. Jaren Jackson Jr. ha un talento offensivo smisurato e già dalla sua seconda stagione in NBA ha dimostrato di aver ampliato ancora il suo bagaglio tecnico. Insieme a Karl Anthony Towns si gioca il titolo di miglior tiratore tra i lunghi, convertendo con quasi il 40% i suoi 6.5 tentativi a partita da oltre l’arco.

Come si può vedere dal video, in cui sono raccolte tutte le triple segnate da lui durante la sua stagione (pre-bolla di Orlando) la meccanica è particolare, ma risulta estremamente efficace sia in situazioni di catch and shoot sia quando, raramente, decide di mettersi in proprio e tirare dal palleggio (7/13 quest’anno).

Dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia, al rientro nella bolla, Jaren Jackson Jr. ha dimostrato di aver aggiunto nel suo bagaglio tecnico un’ottima partenza dal palleggio che ci ha regalato diversi highlights da Orlando.

 

Dal punto di vista offensivo l’unica cosa che gli si può chiedere è di continuare a fare tutto ciò che ha mostrato durante questa stagione, magari aumentando il suo usage rate di qualche punto percentuale (24% quest’anno, mi aspetterei circa il 27% per la prossima stagione).

Passiamo quindi all’aspetto più dolente del suo gioco: la difesa.

Indovinate chi è stato il giocatore con più falli a partita durante la stagione 2018/2019? Esatto, proprio Jaren Jackson Jr. Indovinate chi è stato il giocatore con più falli a partita durante la stagione 2019/2020? Sempre Jaren Jackson Jr.

Durante questa stagione ha sfondato il muro dei 4 falli a partita, facendone registrare 4.1 di media. La curiosità statistica risiede nel fatto che nelle ultime 4 stagioni solo un altro giocatore è riuscito a commettere più di 4 falli a partita, DeMarcus Cousins, per ben 3 volte.

I falli sono un problema enorme, spesso entra in campo concentrato e viene messo fuori dalla partita da falli banali ed evitabili che lo costringono a sedersi in panchina. Lateralmente non è uno dei lunghi più rapidi della lega, ma il suo fisico gli permette di recuperare bene e potenzialmente è in grado di cambiare sulle guardie. Il problema è che, facendo un confronto con DeAndre Ayton di cui abbiam parlato prima, concede percentuali, in media, del 5% più alte ai diretti avversari.

Il tempismo sulla stoppata è ottimo, è in grado di attendere l’uomo al ferro e portare un aiuto senza commettere fallo, ma deve trovare continuità in questo ambito.

Il problema principale nella metà campo difensiva, molto probabilmente, è la concentrazione e il controllo del corpo. Sarà fondamentale per lui migliorare in questa metà campo per dimostrare di valere il 25% del salary cap disponibile che i Memphis Grizzlies potrebbero offrirgli come estensione al termine di questa stagione.

 

3) Lauri Markkanen

Il talento finnico è ad un punto di svolta per la sua carriera. Durante questa stagione è obbligato a dimostrare di meritare un’estensione contrattuale di un certo valore, il problema però è che nel corso di questi 3 anni in NBA non sembra essere migliorato in nessun aspetto del suo gioco. Le sue statistiche durante i 3 anni sono praticamente identiche, le percentuali al tiro sono sempre le stesse, il numero di tentativi è lo stesso.

C’è da dire che durante questa stagione il sistema sembrava creato appositamente per escluderlo dal gioco: Boylen ha deciso di usarlo sostanzialmente come spot-up shooter dall’angolo, distruggendo completamente il suo midrange game. Oltre a ciò, non gli è stata data la minima fiducia a livello di rotazioni, e i Bulls non lo hanno messo nelle condizioni di rendere e migliorare.

Come si può vedere nel video qui sopra, il suo repertorio di scoring è infinito. Sa segnare in ogni modo, sa leggere gli errori della difesa attaccando il ferro con i suoi tagli, ha la mano morbida per segnare dalla lunga distanza. Markkanen è intelligente, sa portare palla perché ha un ottimo handling per la sua stazza, il baricentro basso gli permette di attaccare frontalmente gli altri lunghi con grande efficacia. Insomma, è un giocatore, sotto questo punto di vista, completo e quindi non mi aspetto grandi miglioramenti in questo ambito.

Lo step necessario deve essere mentale. Il ragazzo sembra essere un profilo mentale non solidissimo, e il trattamento riservatogli da Boylen lo ha sicuramente provato. Avere più libertà sotto la guida di coach Donovan potrebbe portarlo a giocare con maggiore aggressività, e sicuramente sarà uno dei giocatori che più gioverà del cambiamento avvenuto in panchina.

 

4) Kevin Huerter

Non può essere un mio articolo se non c’è almeno un capitolo dedicato a qualche giocatore degli Atlanta Hawks. Dopo la breve parentesi Lauri Markkanen, torniamo a parlare di giocatori draftati nel 2018 e parliamo del primo esterno di questo articolo: Kevin Huerter.

Di Huerter ho già parlato qui e qui, analizzando il ruolo che dovrebbe avere all’interno della squadra e parlando della sua grande crescita dal punto di vista del playmaking.

Partiamo da questo punto. Il prodotto di Maryland è stato paragonato più volte a Klay Thompson, ma il paragone è totalmente inadatto considerando quanto ci ha mostrato nelle sue prime due stagioni in NBA. Il ragazzo, infatti, ha delle spiccate abilità da creator secondario che Klay Thompson non ha mai dimostrato, d’altro canto non è un difensore paragonabile allo splash brother.

 

Come possiamo vedere nel video le letture in campo sono di alto livello, e ha dimostrato più volte di poter sostituire Trae Young nel ruolo di playmaker quando quest’ultimo è stato assente. La cosa che continua a sorprendermi ogni volta che vedo la statistica è che Huerter, nelle 11 partite giocate post all-star game ha smazzato 5.5 assist a partita perdendo solo 1.2 palloni a gara.

I suoi passaggi non sono certamente tra i più spettacolari, ma sono efficaci e giusti. Riesce a creare un vantaggio per l’attaccante pur senza rischiare troppo.

 

Ad aggiungersi alla dimensione di creator che sta costruendo negli anni c’è una solidissima base di gioco off the ball. Huerter è un giocatore intelligente, sa farsi trovare nel posto giusto al momento giusto e in questo modo anche palloni che sembrano persi, come il passaggio di Reddish nel video qui sopra, si trasformano in assist.

Alla sua abilità di posizionamento si aggiunge un’ottima mano che garantisce da due stagioni almeno il 38% da 3 punti, ma credo che questa percentuale possa ancora salire.

 

In questa clip quello che impressiona è come non stia mai fermo durante l’azione, continuando a correre dietro ai blocchi per liberarsi del proprio difensore e, una volta acquisito un lieve vantaggio, attaccarlo dal palleggio.

La dimensione off the ball, però, è stata poco sfruttata durante l’ultima stagione. L’attacco sembrava avere spesso poche idee e quando aveva trovato una buona fluidità, dopo l’All-Star Game, non ha avuto il tempo di rodarsi prima dell’interruzione delle partite.

Con l’arrivo di Bogdanović, Huerter partirà dalla panchina e sarà molto interessante vederlo gestire la second unit insieme a uno tra Rondo e Dunn, in modo da avere alto usage ed essere in un sistema di creation distribuita. Questo, per me, è il ruolo perfetto per lui e spero che riesca ad esprimersi ad alto livello in un contesto del genere.

Huerter è sicuramente un giocatore interessante, che ha appena 22 anni, ma che sta dimostrando qualità e doti importanti nella NBA moderna, e il futuro potrebbe sorridergli. Mi aspetto, e spero, possa esprimersi ad alti livello il prossimo anno.

 

5) Derrick White

Derrick White, playmaker dei San Antonio Spurs, è il giocatore più vecchio di cui andremo a parlare oggi, ma fidatevi, ne vale la pena. A 26 anni, il prodotto di Colorado si prepara per iniziare la sua quarta stagione in NBA, stagione che potrebbe farlo passare dall’essere un buon role player ad essere solo un piccolo gradino sotto le stelle della lega.

Il paragone più interessante che emerge guardando e analizzando il modo di stare sul parquet di Derrick White è Kyle Lowry.

Lowry, infatti, è arrivato a Toronto (da Houston) proprio a 26 anni, facendo una stagione di transizione e ambientamento per poi fare il salto di qualità la stagione successiva, a 27 anni, e affermarsi al livello che abbiamo visto negli ultimi anni. Potrebbe White avere, oltre alle caratteristiche tecniche, anche una parabola simile a quella di Kyle Lowry? Possibile.

Derrick White, per essere un piccolo, è ben piazzato fisicamente e ha braccia lunghe che gli permettono di coprire agevolmente le linee di passaggio. Oltre a essere un difensore completo, molto forte a difendere sulla palla, è anche molto sveglio e intelligente nella difesa di squadra.

La difesa di squadra, troppo spesso sottovalutata, è uno degli aspetti più importanti ed impattanti per valutare la qualità difensiva di un giocatore, soprattutto in contesti vincenti.
Prendiamo, per esempio, Eric Bledsoe, playmaker titolare di una delle principali pretendenti al titolo NBA: Bledsoe viene spesso considerato un ottimo difensore, uno che alza il livello della propria squadra nella metà campo difensiva, ma si sottovaluta la sua scarsa capacità di lettura del gioco che lo porta ad essere spesso distratto e a sbagliare le rotazioni.

Certo, la sua difesa sull’uomo alza il livello difensivo della squadra, ma i suoi cali di concentrazione, le sue rotazioni mancate o le sue lettura sbagliate non consentono di raggiungere il “massimo livello”.

Dopo questo breve off topic, necessario per far capire l’impatto che Derrick White può avere all’interno della sua squadra, torniamo al nostro obiettivo primario, continuando a parlare di difesa e concentrandoci su un aspetto in cui White è ai vertici della lega.

 

La capacità di Derrick White di prendere posizione e subire sfondamento è incredibile.
Tra le guardie, nella lega, è il secondo per sfondamenti subiti con 0.44 sfondamenti subiti a partita nelle sue 68 gare disputate. Ricordate il discorso che facevamo prima, sulla somiglianza di White con una certa star?

Ecco, potrete immaginare chi è il primo in questa classifica. Tra l’altro vorrei far notare come Derrick White giocasse solo 24 minuti a partita, Lowry 36. Rapportando la statistica ai 36 minuti, White supererebbe Lowry con 0.66 sfondamenti a partita. Follia.

 

Anche nella difesa sulla palla, come possiamo vedere dal video, White è molto forte. Riesce a leggere bene la situazione per adattarsi alle capacità dell’attaccante. Nella stessa partita in cui ha marcato Bogdanovic ha marcato, limitandolo molto, anche De’Aron Fox, che fino a quel momento, marcato da Dejounte Murray, stava disputando una partita incredibile.

Ci siamo dilungati troppo sugli aspetti del gioco in cui White eccelle, ma ho voluto analizzarlo approfonditamente perché le doti difensive di un giocatore spesso passano in secondo piano rispetto alle qualità offensive.

Ciò che emerge subito guardando giocare gli Spurs è che il loro reparto di guardie difetta di tiratori. DeRozan è un ottimo creatore di gioco, ma di fianco a lui, durante la stagione, Derrick White e Dejounte Murray non hanno potuto condividere il parquet per tanti minuti. Anche per questo motivo il minutaggio di White durante la stagione è stato parecchio ridotto, solo 24 minuti a partita.

Nella bolla, però, sembra essere cambiato qualcosa che fa e deve far sperare i tifosi Spurs. Nelle 8 partite giocate ad Orlando White ha tirato 8 triple a partita, un incremento esponenziale rispetto alle sole 3 a partita tirate in stagione.

 

L’aspetto più incoraggiante è che sembra aver smesso di esitare quando riceve palla ed è libero. Ora si prende i tiri che DEVE prendersi in modo da garantire fluidità e dinamismo all’attacco di San Antonio.

 

In queste 8 partite ha anche mostrato alcuni ottimi lampi da passatore, che già mostrava prima. Ha sicuramente ottime mani, unite ad un grande senso della posizione e ad intelligenza tattica. Nella clip qui sopra dopo uno stupendo passaggio a Lonnie Walker si riposiziona perfettamente in angolo, senza perdere tempo, e così facendo riesce a smarcarsi per i 3 punti.

Sicuramente White è un giocatore in cui ripongo molta fiducia per la prossima stagione. Se ciò che si è visto ad Orlando verrà riconfermato i suoi minuti in campo aumenteranno sicuramente e potrebbe fare il salto di qualità definitivamente, affermandosi come uno dei “bordeline All-Star” più intriganti e “utili” della lega.

Tags: deandre aytonjaren jackson jrKevin HuerterLauri Markkanen
Matteo Berta

Matteo Berta

Matteo, studente di ingegneria informatica a Torino. Si è innamorato dei Clippers nello stesso modo di tanti altri, vedere Chris Paul che alza il pallone a Blake Griffin a 12 anni era uno spettacolo. Crescendo si è innamorato di Trae Young e delle prospettive di questi Atlanta Hawks.

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