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Aloud – Novembre 2020

Thomas Marzioni by Thomas Marzioni
29 Novembre, 2020
Reading Time: 10 mins read
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Aloud 2 The Shot

Copertina a cura di Francesco Ricciardi

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Carissimi appassionati di basket italiano e non, benvenuti al secondo episodio di Aloud, la rubrica mensile targata The Shot che ripercorre gli avvenimenti salienti dei 30 giorni precedenti.

Ma non perdiamoci in chiacchiere e andiamo a vedere cosa sia successo nella massima serie italiana durante il mese di novembre.

 

DALLA PUGLIA CON FURORE, LA CAVALCATA DELLA HAPPY CASA BRINDISI

All’apertura del mercato estivo, dopo lo stop forzato della stagione 2019/2020, l’Happy Casa Brindisi sembrava destinata ad ad una stagione complicata, avendo perso quattro quinti del quintetto titolare e in generale due giocatori molto carismatici come Banks e Brown.

Al momento, invece, la squadra brindisina occupa in solitaria la seconda posizione in classifica, con un record di 7-1… Praticamente la prima degli umani, visto che l’Olimpia Milano sta giocando un campionato a parte.

In particolare, durante il mese di Novembre, l’Happy Casa ha collezionato solamente vittorie nella massima serie nostrana, riuscendo a imporsi anche in match difficili come quelli contro la Virtus Bologna e la Dinamo Sassari, entrambi in campo nemico. Le vittorie sono arrivate entrambe abbastanza agevolmente, con la compagine di coach Vitucci che ha sempre tenuto le redini della partita, nonostante i 29 di Bilan nella sfida al PalaSerradimigni.

I motivi di questo rendimento sono diversi, primo su tutti la costruzione e la gestione del roster. Vitucci si è dimostrato infatti una volta di più un allenatore estremamente intelligente, essendo riuscito a creare un gruppo che riesce a giocare molto bene coralmente, nascondendo di conseguenza le lacune (soprattutto difensive) dei singoli.

Infatti, se offensivamente il valore della rosa era già noto, anche se risultava davvero difficile immaginare un attacco così fluido e fantasioso, la difesa brindisina sta performando molto meglio di quanto ci si aspettasse. A inizio stagione la sensazione era che D’Angelo Harrison potesse essere un malus quasi costante nella propria metà campo, mentre Nick Perkins non sembrava avere a propria disposizione tutte le armi per poter contenere i giochi in post dei lunghi avversari, ma negli anni abbiamo imparato che nel basket la somma dei singoli spesso supera di gran lunga il risultato algebrico.

La squadra pugliese risulta molto organizzata nella propria metà campo: potendo contare su due lunghi come Perkins e Willis, Brindisi preferisce concedere penetrazioni piuttosto che tiri da dietro l’arco, poiché spesso e volentieri la presenza dei due, e in particolare del numero 35, non consente agli avversari di andare fino in fondo, obbligando l’attacco a riorganizzarsi, essendo i due anche molto reattivi sugli scarichi sui lunghi.

Inoltre, grazie alla presenza di un lungo abbastanza veloce in difesa come Willis e di un esterno oversized come Thompson, i cambi sono spesso accettati, seguendo la logica di lasciare sempre un uomo sul portatore di palla e sui tiratori più pericolosi. Si possono spesso osservare situazioni in cui la difesa brindisina si riassetta sui lunghi dopo un cambio su un blocco, tenendo l’uomo sul portatore di palla e ruotando difensivamente per limitare i mismatch: in queste situazioni Bell si è portato diverse volte sul lungo avversario.

Tutto ciò porta Brindisi ad avere il secondo Defensive Rating della lega con 104 e un incredibile Net Rating di +13.8, secondo soltanto a quello di un’irreale Milano a quota +28.2.

Un’altra chiave del gioco brindisino è la presenza a rimbalzo: la squadra di Vitucci è la migliore della classe in questo fondamentale e domina a rimbalzo offensivo, portandone giù 13 a partita. Non a caso Derek Willis è il terzo miglior rimbalzista della lega, con 9.1 rimbalzi catturati in media.

Inoltre, nel corso del mese di novembre, ben due giocatori dell’Happy Casa Brindisi hanno dimostrato di aver trovato il giusto ritmo e sembrano pronti ad accogliere maggiori responsabilità offensive: stiamo parlando di Darius Thompson e Riccardo Visconti.

Il play classe ’95 era chiamato quest’anno a compiere un salto di qualità, essendo lui il vero leader della squadra, nonché unico americano già presente a roster lo scorso anno. Prima del mese di novembre, Thompson viaggiava a 10.2 punti di media, considerando anche la Supercoppa, mentre nel corso del mese appena conclusosi ha invece superato ben due volte quota 20, viaggiando a 16.5 punti a partita tra campionato e Champions League. Le statistiche di un solo mese naturalmente non sono utili ai fini della valutazione del giocatore, ma ci raccontano molto dello stato di forma attuale del numero 15, che sembra sempre di più al centro dell’attacco pugliese.

Se per lo statunitense il salto di qualità era non solo atteso, ma quasi preteso da parte della tifoseria biancoblu, per Riccardo Visconti il discorso è completamente diverso. Il classe ’98 nativo di Torino infatti è l’ultimo uomo della rotazione di Vitucci, e prima d’ora non aveva particolarmente entusiasmato. Il cambio di marcia è avvenuto durante la partita contro il Darussafaka in Champions League: la guardia è esplosa con 20 punti dati da un 5/8 dal campo, 6 rimbalzi e 4 rubate, segnando alcuni canestri pesantissimi e di fatto trascinando la squadra alla vittoria, ammazzando la partita con alcune triple micidiali, risultando miglior marcatore dei suoi ed MVP della partita. Dopo lo scontro con i turchi sembra essere cambiato qualcosa nell’approccio alla partita di Visconti, che entra in campo con più sicurezza nei propri mezzi e con le idee ben chiare. Contro Sassari si confermerà subito, mettendo a segno la sua miglior gara in LBA con 10 punti realizzati e 2 rubate, 4/7 dal campo e 12 di valutazione.

Gara da ricordare per Riccardo Visconti!
Nel lunch match dell'8⃣? giornata #LBASerieA @UnipolSai_CRP il #9 dell'@HappycasaNBB mette a referto ? punti in 1⃣2⃣ minuti con 3⃣ rimbalzi e 2⃣ assist, high personali
Gli highlights su https://t.co/z6cArmTrUp#LBA50 #TuttoUnAltroSport pic.twitter.com/vReeEYBftd

— Lega Basket Serie A (@LegaBasketA) November 15, 2020

Naturalmente è troppo presto per parlare di un giocatore che abbia definitivamente trovato la sua dimensione o che sia davvero pronto a prendersi più responsabilità, ma è importante segnalare la crescita del numero 9, che potrebbe essere un’arma in più nella già fornita faretra di coach Vitucci.

 

EFFE, ABBIAMO UN PROBLEMA

Che la Fortitudo avrebbe potuto avere problemi difensivi era intuibile già prima dell’inizio del campionato. Che ne avrebbe avuti così tanti e così reiterati nel tempo era un pensiero che i tifosi bolognesi cercavano di allontanare dalle loro menti. Certo, l’infermieria è piena fino all’orlo e tre quinti del quintetto iniziale hanno sofferto di problemi fisici, ma non c’è giustificazione per lo scempio difensivo messo in campo dagli uomini di Sacchetti in questa prima parte di campionato.

La difesa fortitudina sembra essere composta da interpreti che non hanno voglia di impegnarsi in questo aspetto del gioco, o almeno questo è ciò che dimostrano con il loro atteggiamento. L’intera squadra si distrae troppo facilmente, perde spesso l’uomo per seguire il portatore di palla se coinvolta in schemi particolarmente veloci e che, in generale, muovono molto l’ attacco, rimane incastrata sui blocchi, si disinteressa del palleggiatore… La lista dei difetti sarebbe lunghissima e ciò alle volte crea situazioni davvero raccapriccianti.

Davanti a una penetrazione, gli uomini di Sacchetti si trovano spesso a collassare in area a causa del ritardo del marcatore sul palleggiatore, ormai una costante della difesa bolognese, e a lasciare infinite opportunità agli avversari, come ad esempio scarichi in angolo o facili alley-oop per i lunghi. Il derby contro i cugini virtussini ha palesato questo problema, con le costanti penetrazioni di Teodosic che hanno messo a durissima prova la difesa dei biancoblu, che si è infatti trovata a concedere ben 14 assist al serbo, massimo stagionale finora, incluso uno degli assist più belli della stagione per Ricci, che poi restituirà il favore su un backdoor lasciato incustodito dal solito Banks.

Milos Teodosic con l'assist (uno dei tanti…) dell'anno! ??#EurosportBASKET | #LBASerieA | @Virtusbo pic.twitter.com/y9p0MXrUq7

— Eurosport IT (@Eurosport_IT) November 22, 2020

Va inoltre segnalata una presenza difensiva dei lunghi quantomeno discutibile, con Totè che spesso e volentieri sembra vagare per l’area in preda a visioni oniriche. Il numero 35 perde frequentemente l’uomo, troppo attratto dal portatore di palla o dai movimenti offensivi del quintetto avversario, e ne paga il più delle volte le conseguenze. Non a caso ha un Defensive Rating di 122, dato piuttosto alto per la media della lega, risultando in un Net Rating di -52.7. Marco Cusin, alla soglia dei 36 anni, sembra ormai aver già dato ciò che poteva sui parquet della massima serie. Semplicemente è troppo lento, non regge il ritmo del basket attuale, pur risultando ancora, a tratti, un difensore sull’uomo migliore di Totè, nonostante le statistiche non proprio lusinghiere.

In generale il problema sembra proprio organizzativo, con dei giocatori che, partendo già come difensori mediocri, danno il peggio di loro in delle rotazioni difensive non ancora ben chiare. Ciò si palesa principalmente in due tipi di situazioni: la difesa a uomo e l’attacco. Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quando riesce a non far muovere l’attacco ed a tenere i propri giocatori sull’uomo, la difesa biancoblu riesce ad essere quantomeno efficiente, mostrando anche sprazzi di lucidità cestistica, a dimostrazione che il vero problema di questa squadra sia nel sistema, che invece dovrebbe funzionare perfettamente viste le carenze dei singoli. Inoltre, soprattutto per via dell’assenza di Fantinelli, la squadra sembra disorganizzata anche offensivamente, pur segnando abbastanza, e raramente arriva a una conclusione eseguendo uno schema preciso.

Se a tutti questi problemi si somma la malsana idea di Sacchetti di cambiare sistematicamente, con un roster a disposizione che non può permetterselo e il fatto che la Fortitudo sia abbastanza sottodimensionata nel suo complesso, si comprende quanto la difesa bolognese possa soffrire e quanto lavoro ci sia da fare per arrivare a giocare un basket quanto meno accettabile, per centrare quella qualificazione ai playoff che tanto farebbe gioire la Fossa.

Naturalmente la Effe non è una squadra che può considerarsi finita e non merita il posto in classifica che occupa attualmente, complici i mille infortuni. Sono certo che con il rientro di Fantinelli e Aradori e con il passare delle giornate e degli allenamenti, il ritmo si possa alzare e la Fortitudo possa incominciare a vincere nella seconda parte di campionato, pratica ben nota delle squadre di Sacchetti.

 

EIMANTAS BENDZIUS, UN COLOSSO NELLA TERRA DEI GIGANTI

Una delle caratteristiche che più apprezzo di Gianmarco Pozzecco è quella di saper costruire dei roster che rispecchino appieno, caratterialmente parlando, la sua indole competitiva. Eimantas Bendzius è esattamente questo tipo di giocatore e anzi, rispetto al Poz, riesce ad essere più bilanciato e a non superare mai il limite, ma basta guardare i suoi occhi quando entra in campo per comprendere tutto l’ardore agonistico che il ragazzo ha dentro di sé.

Bendzius si conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, come un giocatore solido ed affidabile e lo fa giocando in una squadra come la Dinamo Sassari. Riuscire ad emergere nell’attacco di una squadra che vanta nomi come Spissu, Bilan o Burnell, infatti, non è per niente facile, ma farlo senza richiedere troppa palla in mano e senza limitare i compagni è qualcosa di veramente lodevole.

Le armi offensive a disposizione del lettone sono pressoché infinite, e la Dinamo riesce a cavalcarle tutte adattandosi alla squadra che si trova davanti. Quando Bendzius finisce contro un esterno o un lungo più piccolo, si va subito in post da lui, che oltre a saper concludere sia al ferro che in fadeaway, sa anche creare abbastanza bene da quella posizione, riuscendo a trovare compagni liberi o premiando le penetrazioni. La caratteristica offensiva della Dinamo è infatti quella di far girare molto la palla e avere molte opzioni a disposizione, unendo la vasta selezione di tiratori ad un’altrettanto fornita schiera di giocatori in grado di penetrare, riuscendo a mantenere sempre attivo e vivo l’attacco. Questa è la situazione ideale per Bendzius, che, sapendo fare diverse cose, riesce sempre a muoversi nel modo giusto. Inoltre, essendo una minaccia pressoché costante, il numero 20 non viene mai lasciato solo dalla difesa avversaria, escludendo qualsiasi possibilità di raddoppio. Quando Burnell riesce a penetrare sul lato destro, ad esempio, il difensore ha due alternative: raddoppiare l’americano, consentendo lo scarico in angolo per un Bendzius che raramente sbaglia se lasciato solo, oppure lasciare penetrare il numero 14, prendendo quasi sicuramente due punti.

Inoltre, ha dimostrato a tratti buone doti di passatore, seppur il suo gioco non si concentri, naturalmente, su questo fondamentale.

Il grosso limite del lettone è però quello di essere un giocatore che fa molto affidamento sullo scoring, risultando quasi inutile nelle proprie serate no. Emblematica è la partita contro l’Happy Casa Brindisi, dove il nativo di Klaipeda ha trovato soltanto un punto in 30 minuti di gioco. Riguardando la partita, ci si può accorgere del fatto che Bendzius non abbia giocato affatto una brutta pallacanestro, e di come abbia anzi continuato a mettere in campo tutti i movimenti che sa fare e che lo portano, esclusa la disfatta di cui sopra, a viaggiare a 18.1 punti in campionato. Quella sera semplicemente la palla non è entrata, come attesta lo 0 su 5 da 3 punti. Essendo un giocatore dal contributo limitato a rimbalzo, complici i 13.1 spartiti tra Burnell e Bilan, e dalla difesa scolastica, anche se non nociva, in queste serate il trentenne sembra un fantasma in campo.

In conclusione, Bendzius si è dimostrato un giocatore fondamentale nello scacchiere sassarese, non solo per le sue doti da tiratore, come si sarebbe potuto pensare ad inizio stagione. Inoltre, quest’anno la mano sembra veramente calda, come attesta il 64% di TS, e sono sicuro che ci farà divertire non poco.

Tags: Champions LeagueHappy Cas
Thomas Marzioni

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Studio musica e suono la chitarra in un gruppo. Oltre questo mi improvviso scrittore per The Shot, parlando dell' altra mia grande passione, il basket.

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