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La free agency degli ex

Cosimo Sarti by Cosimo Sarti
30 Novembre, 2020
Reading Time: 10 mins read
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La Free Agency degli ex

Copertina a cura di Matia "Di Ui" Di Vito

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È evidente che qui non mi si prende troppo sul serio: prima i voti alle trade, ora i commenti sulla free agency. O mi hanno scambiato per Nostradamus, o pensano che sia capace solo di parlare di fuffa: “tertium non datur” dice sempre la mia nonna quando vuole mettermi all’angolo. Come per gli scambi, anche con le nuove firme vale la regola che bisogna aspettare per capire chi ha fatto affari, e occorre tener conto del fatto che che ogni squadra segue la propria traiettoria. C’è chi ha fatto sfoggio del proprio estro – per essere eleganti – e chi è stato più conservativo. 

La storia racconta che raramente la free agency si è rivelata fruttuosa per chi ha elargito contratti pluriennali eccessivamente remunerativi, ma, ultimamente, dato il crescente potere dei giocatori, è possibile pensare di dare la svolta a una squadra anche in tale maniera. Detto questo, i nomi che si sono mossi quest’anno non sono di quelli in grado di cambiare il destino di una franchigia, dopo il tripudio di stelle che hanno cambiato bandiera nel 2019. Detto anche questo, qualche parola va spesa su questi giocatori, no? Se avete risposto “no” state leggendo l’articolo sbagliato, mentre se avete risposto “sì” allacciate le cinture e preparatevi ai commenti più tiepidi e distaccati che possiate immaginare. Chi meglio di un ex-tifoso può dare un giudizio equilibrato su chi ha cambiato casacca, non alterato dall’inevitabile entusiasmo – o disappunto – a priori per un volto nuovo?

 

Montrezl Harrell: Los Angeles Clippers > Los Angeles Lakers (19M / 2A)

Cominciamo col botto. Lasciare L.A. è dura, i Clippers non parevano intenzionati ad aprire più di tanto il portafogli e così “Trezz” ha cambiato bandiera ma non città, facendo infuriare anche un tipo compassato come Pat Beverley. Il commento è di Matteo Berta e Lorenzo Pasquali, due Clippers che pare l’abbiano presa bene: 

“In attacco ha sempre fatto il suo, è bravo a rollare e l’intesa con Lou Williams c’era, ma spesso esagerava perdendo palla senza scaricarla. 

Difensivamente è stato uno scempio. La scorsa stagione era partito bene e sembrava avesse messo più testa in difesa, sembrava trovare i posizionamenti corretti e tutto. Dopo qualche settimana si è capito che era solo un periodo d’oro perché ha iniziato a creare problemi in spogliatoio nei confronti delle due star, troppo tutelate secondo lui. È un lungo alto 205 cm che aspetta l’uomo dentro lo smile, droppa bassissimo, sbaglia il tempismo e i posizionamenti sul pick‘n’roll. Ai Lakers porterà minuti ottimi in regular season, difensivamente potrebbero patirlo di meno perché hanno un ottimo sistema, già rodato.

È amico di LeBron e quindi in spogliatoio non farà casino e crediamo che i Lakers lo useranno come mulo per la stagione regolare, poi ai playoffs avrà pochi minuti. La firma di Gasol li ha salvati, recuperano la difesa in post persa nello “scambio” Howard-Harrell, oltre alle mille altre cose che porta in dote Marc Gasol”.

 

Bogdan Bogdanović: Sacramento Kings > Milwaukee Bucks Atlanta Hawks (72M / 4A)

Il grande intrigo di questa offseason. Son già due anni di fila che il suo agente pasticcia, diciamo, senza volermi esprimere sul possibile dolo. Il contratto è sicuramente migliore, le ambizioni nell’immediato decisamente no. Il commento è di Riccardo Pratesi, che Sacramento l’ha vissuta in prima persona:

“Ai Kings ha ribadito le doti di grande attaccante, i punti nelle mani sono ovvi. Fisicamente non paga dazio, è giocatore nel prime di carriera come ribadito anche al Mondiale in Cina. A Sacramento ha pagato l’affollamento nel reparto esterni. Con Fox punto fermo del progetto di franchigia, lui e Hield, entrambi realizzatori seppure con caratteristiche ben diverse – Buddy soprattutto tiratore – si sono pestati i piedi. Poi, la disfunzionalità della franchigia non ha certo aiutato.

 Agli Hawks mi spaventa un po’ l’aspetto difensivo, soprattutto sul perimetro, considerato che Young difende poco e male e Rondo difende solo quando lo ritiene necessario, centellinandosi. Allo stesso tempo, con due registi così può consacrarsi offensivamente, e immagino che i suoi numeri diventeranno più “rotondi” in Georgia”.

 

Danilo Gallinari: Oklahoma City Thunder > Atlanta Hawks (61M / 3A)

Nemmeno tanti soldi per uno che – si mormora – vinca tutte le partite. Gallo è l’ultratrentenne più pagato a non aver mai fatto un All Star Game, e la cosa devo ammettere che mi mette anche un po’ di malinconia per quello che Danilo poteva diventare. Tornando al presente, di lui ci parla lo stoicamente Thunder Francesco Contran:

“Danilo Gallinari si presenta agli Atlanta Hawks reduce da una stagione decisamente positiva a Oklahoma City. Sin da subito integrato in squadra e con una grande intesa con tutti i compagni a partire da Chris Paul, Danilo ha realizzato oltre 18 punti con il 40% dall’arco su 7 tentativi a gara: è risultato così uno degli scorer più prolifici dei Thunder, fondamentale con la sua mira da cecchino per le spaziature. In regular season è stato un affidabile difensore di squadra, e ha anche dispensato qualche buon passaggio, pur con la sua visione di gioco limitata. Ottimo scorer anche nei mismatch in post, ai playoff ha un po’ tradito le aspettative, fornendo una gara 7 totalmente anonima. E anche difensivamente, con Adams, era il principale obiettivo dell’attacco dei Rockets e non ha retto benissimo.

Ci si poteva attendere una sign and trade con una contender, ma l’offerta di Atlanta era troppo ghiotta per essere rifiutata e non poteva portare uno scambio. Ad Atlanta sarà fondamentale per segnare sugli assist di Trae Young e per allargare il campo: è infatti ancora uno scorer di altissimo livello, mentre in difesa Atlanta potrebbe soffrire ancora di più col Gallo in campo”.

 

Gordon Hayward: Boston Celtics > Charlotte Hornets (120M / 4A)

Quando scrivo su Google il nome di un giocatore e il primo suggerimento che appare è “…injury” provo sempre un grande dispiacere. La ragione la trovate in questo pezzo che scrissi agli albori della preistoria di The Shot in cui non si capisce bene dove finisce il ginocchio di Livingston e dove inizia la mia caviglia, e vi sarei molto grato se decideste di leggerlo. A proposito di preistoria di The Shot, ho ripescato da un peschereccio nel mezzo del Pacifico – si, letteralmente – il mio Celtic preferito, Lorenzo Bonacina, per raccontarci Gordon Hayward:

“La carriera di Gordon Hayward pare tanto sfortunata per infortuni e risultati (non) ottenuti quanto felice a proposito di contratti e verdoni. I 120 milioni in 4 anni – tutti garantiti – sono tanti, ma sia Indiana che Boston erano arrivati a metterne sul piatto 100, che è verosimilmente il suo reale valore. Non si può giudicare in base a ciò che si è visto nella bolla (infortunio alla prima partita e rientro affrettato sotto 0-2 con Miami), mentre la scorsa regular season ci aveva regalato un giocatore diverso dalla stella di Utah ma efficace, pratico e intelligente. 

Charlotte si assicura un top free agent – inusuale per la franchigia – e un ottimo compagno per i giovani, in un contesto senza pressioni se non quella di essere il miglior giocatore in una squadra dove si festeggerebbe l’accesso ai playoffs con fiumi di champagne. Dopo tutte le sofferenze fisiche ed emotive la scelta è comprensibile.

I Celtics rimangono senza nulla in mano, se non una trade exception qualora si trovasse una franchigia pronta ad accollarsi Batum, e il rammarico per qualcosa che poteva essere ma non è stato. Il tifoso Celtic è ormai abituato”.

Su questa nota amara, buttata lì come una secchiata d’acqua per risvegliarvi dai sogni di gloria della offseason, si chiude la prima parte di questa mia analisi a scrocco. Quando sentite dire che “ci vogliono i contatti giusti” è questo che intendono. Ora non ci resta che fare una panoramica delle squadre che più hanno animato questa free agency.

 

Denver Nuggets

Cominciamo dai Denver Nuggets, che hanno lasciato andare ben tre giocatori di rotazione importanti. Tanto per cambiare ecco l’opinione di qualcuno che non sono io, nello specifico Alexandros “Sasso” Moussas:

“Denver è stata protagonista di una free agency alquanto movimentata, nel bene o nel male e non solo per colpa/merito loro. Il primo obiettivo era confermare Jerami Grant, e bisogna ammettere che il GM McConnelly ha fatto quanto in suo potere per trattenerlo. L’offerta dei Nuggets era la stessa dei Pistons (60 M / 3A) in termini economici, ma Grant ha deciso per una squadra che gli garantiva maggior responsabilità. I Nuggets sono poi stati in grado di reagire prontamente trovando in JaMychal Green un buon sostituto, per quanto chiaramente meno giovane e duttile. Le altre due partenza sono invece molto meno importanti per gli equilibri interni dei Nuggets.

Plumlee potrebbe venire rimpiazzato internamente grazie ad un Bol Bol pronto a scendere in campo con regolarità. Il figlio d’arte ha dimostrato degli sprazzi di talento cristallino non solo in giovane età, ma anche nei pochi minuti che gli sono stati concessi nelle bolla di Orlando. Come logica conseguenza, la dirigenza ha deciso di blindarne il talento convertendo il suo contratto da “two-way” a un biennale garantito.

Craig al contrario non è stato rimpiazzato, creando un buco nella rotazione dei Nuggets. Potrebbe essere un rischio calcolato data l’esplosione di Porter Jr., ma da fuori appare un azzardo date le condizioni fisiche tutt’altro che perfette di Barton e Harris. Se i due si trovassero infortunati o con un minutaggio limitato, Denver si troverebbe scoperta. Chi potrebbe essere il loro rimpiazzo? Difficile prevedere chi fra Dozier, Bates-Diop e Cancar potrebbe rilevare il minutaggio di Craig. Risulta quindi immaginabile che se Denver andrà ancora sul mercato per migliorare la proprio rosa, si muoverà per un difensore in ala”.

 

Detroit Pistons

Di quale squadra potevo decidere di occuparmi in prima persona se non di quella che ha portato avanti il mercato più scriteriato e affascinante di tutta la lega? Troy Weaver è arrivato da Oklahoma City a giugno con grandi aspettative sulle spalle, e in effetti una bella botta di vita all’ambiente l’ha data. Ci è voluto un po’ per mettere ordine dopo il turbinio di movimenti che ha rimescolato il roster dei Pistons in questo mercato, ma sono riuscito a trovare una logica dietro l’apparente follia. O forse sono diventato folle anche io, chissà. 

In free agency sono arrivati Grant, Plumlee, Okafor, Ellington e Josh Jackson, a cui vanno aggiunti i rookie Hayes, Stewart, Saddiq Bey e Lee, più Wright e Musa arrivati via trade. Weaver ha puntato e portato a casa i giocatori che voleva, ma a Detroit sono tutti rimasti spiazzati dalla direzione poco chiara. Evidentemente si tratta di una squadra in fase di transizione, nella quale si intravede un tentativo di Weaver di replicare il modello OKC, dove era assistente di Sam Presti. Niente tanking, per ora, ma si punta a far crescere bene i giovani in un ambiente sano dal punto di vista della competitività, e a far lievitare il valore dei veterani. Dopotutto, una rotazione con Rose, Hayes, Ellington, Wright, Mykhailiuk, Doumbouya, Grant, Griffin e Plumlee è più che dignitosa. 

Le ambizioni dipenderanno dalla salute dei veterani Griffin e Rose, le due stelle al tramonto che possono portare i più giovani a vivere l’esperienza di qualche partita in cui la palla comincia a pesare. Non c’è neanche bisogno di dire che la salute dei due senatori dello spogliatoio non è una grossa garanzia, motivo per cui potrebbe arrivare un’occasione per talenti finora inespressi come Okafor e Jackson che dovrebbero partire ai margini della rotazione. Sarà senza dubbio una stagione con spunti interessanti, nella quale, se tutto va bene, ad un certo punto la dirigenza dovrà decidere se puntare ai playoffs o far fruttare le prestazioni positiva degli elementi più esperti, imbastendo una serie di scambi per scelte future.

 

Milwaukee & Los Angeles

Chiudo con due contender che nelle prime ore di free agency sembravano essere le grandi sconfitte, ma che hanno poi rimesso in piedi la situazione, al netto di supposti e non confermati malumori delle loro star.

A Milwaukee dopo il fiasco Bogdanovic hanno accusato un attimo di sbandamento, ma si sono presto ripresi andando a lavorare sui punti deboli della squadra. Bobby Portis è l’ideale sostituto di Lopez, si potrebbe quasi dire un ibrido fra lo stesso centro titolare dei Bucks e Harrell; non siate sorpresi se sarà in corsa per il 6th Man of the Year, di energia e punti nelle mani ne porta a bizzeffe in uscita dalla panchina. DJ Augustin sarà incaricato di portare ordine nella second unit e spaziature quando giocherà con i titolari, diventando – è lecito aspettarsi – uno dei più solidi playmaker di riserva della lega. Craig e Forbes sono invece due ottimi specialisti rispettivamente della difesa e del tiro da tre, una bella svolta per una panchina che, nei momenti importanti, si è rivelata essere come un caffè americano: lunga, scialba e poco efficace.

I Clippers danno l’impressione di essere una squadra che ritroveremo diversa a fine stagione. I veterani dello spogliatoio, protagonisti di quei Clippers col piglio da underdog che piacevano un po’ a tutti, pare non si siano integrati benissimo con le due superstar arrivate l’anno scorso. Tornando al mercato, Ibaka, in ottica playoffs, è sicuramente un passo in avanti rispetto ad Harrell; il colpo è stato quindi assorbito a livello tecnico nel migliore dei modi, mentre a livello emotivo non sembra questo il caso.

Sull’altra sponda di una Los Angeles che è più che mai l’ombelico del mondo a spicchi arancioni – la valvola, quindi? – i Lakers non potrebbero passarsela meglio: hanno rimpolpato il roster con l’esperienza ai playoffs di Gasol e Matthews, e l’energia per affrontare la regular season di Harrell e Schröeder. Senza personaggi pittoreschi come Rondo e Howard – scaricati senza troppi patemi d’animo – la squadra è indubbiamente meno affascinante, ma senz’altro molto più solida.

Bene, adesso non ci resta che aspettare l’ultimo dettaglio, uno di poco conto: la firma di Anthony Davis.

Tags: Bogdan BogdanovicDanilo GallinariFree AgencyGordon HaywardMontrezl Harrell
Cosimo Sarti

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Il Laocoonte della redazione di The Shot dal giorno della sua fondazione, imperverso inascoltato su tutti i canali di comunicazione disponibili.

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