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Come cambiano i Phoenix Suns con Chris Paul

Andrea Bandiziol by Andrea Bandiziol
13 Dicembre, 2020
Reading Time: 11 mins read
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Chris Paul ai Suns

Copertina a cura di Edoardo Celli

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Partiamo dai fatti. La sera del 15 novembre i Suns hanno ottenuto Chris Paul e Abdel Nader in uno scambio che ha portato ad Oklahoma City Ricky Rubio, Kelly Oubre Jr, Ty Jerome, Jalen Lecque e una prima scelta (protetta 1-12 nel 2022, 1-10 nel 2023, 1-8 nel 2024 e non protetta nel 2025). Non considerando Nader, Jerome e Lecque come pezzi che spostano l’ago della bilancia, per quanto ritenga che Nader possa dare dei minuti in Regular Season da undicesimo/dodicesimo della rotazione (16 minuti a notte la scorsa stagione a OKC), in termini di pezzi alti della rotazione lo scambio si riduce a Paul per Rubio e Oubre.

Cosa ci hanno guadagnato i Suns, se ci hanno guadagnato? Perché hanno fatto questo scambio ora? Quali sono gli aspetti positivi e negativi di questa firma, e cosa comporta per il futuro della franchigia dell’Arizona? Queste sono le domande a cui cercherò di rispondere nelle prossime righe.

 

Gli effetti a roster

Con Chris Paul i Suns acquisiscono un playmaker in grado di compiere quasi sempre la giusta decisione in tempi molto rapidi. Questa sua capacità verrà esaltata nello schema 0.5 di Monty Williams, che si basa per l’appunto su una serie di scelte semplici ma eseguite in rapida successione: passare, tirare dal palleggio o mettere giù la palla per andare a canestro. Ciascun attore in campo deve decidere quale sarà il suo prossimo passo tra questi tre in uno stretto lasso di tempo.

L’importanza di Rubio per il sistema offensivo di Phoenix nella scorsa stagione è stata ampiamente sottovalutata, ma Paul è un giocatore che porta abilità da passatore e capacità di concludere al ferro equivalenti a quelle di Rubio (vero, metà del volume entro i 3 metri da canestro a causa di una ridotta esplosività, ma con percentuali molto migliori rispetto a quelle di Rubio: Rubio ha preso il 38% delle sue conclusioni entro i 3 metri dal canestro tirando col 44.2%, CP3 il 19% ma col 64%), aggiungendo però eccellenti doti nel tiro dal palleggio, sia da 3 che dal midrange, tallone d’Achille di Rubio.

Chris Paul all-you-can-eat from midrange. @CP3 | #ThunderUp pic.twitter.com/N9DNrRIpn3

— OKC THUNDER (@okcthunder) December 7, 2019

Le conseguenze delle capacità al tiro di Paul, sia dal palleggio che in catch&shoot (più del 42% nelle ultime tre stagioni), saranno molteplici: più spazio dentro l’area per Ayton, che potrà finalmente far valere il suo strapotere fisico, e più possibilità di lob per il centro da Arizona stesso (le difese non potranno più collassare sfidando il playmaker a tirare), più spazio per il resto dei tiratori spot-up Suns e linee di passaggio più aperte per trovarli (Cam Johnson su tutti, ma anche Mikal Bridges e Jae Crowder).

Soprattutto, i movimenti off ball di Booker verranno finalmente esaltati mettendoli in mostra per ciò che sono, e cioè élite a livello NBA. Tradotto in termini sin troppo semplicistici: Chris Paul a quest’età è, in meri termini di abilità cestistiche, un Ricky Rubio che sa tirare sia in palleggio che in catch&shoot, e quel tipo di giocatore è un signor giocatore. Anzi, un giocatore che è tutt’ora top15 della lega (CP3 è stato Second Team All-NBA la scorsa stagione, e nella serie contro Houston ha girato a 21+7+5 con quasi due rubate a partita ed il 60% di True Shooting).

New Suns duo Chris Paul and Devin Booker already putting in work ?

(via nick_tuft7/ Instagram) pic.twitter.com/fMlQq5Ridm

— ClutchPoints (@ClutchPointsApp) November 18, 2020

Il fit con Booker in attacco appare evidente anche nei momenti in cui non è CP3 ad avere la palla in mano, ma il prodotto da Kentucky. CP3 è bravo a riposizionarsi sul perimetro dopo aver lasciato la sfera ed ha un rilascio veloce e preciso in catch&shoot, mentre Booker è una delle due guardie che più di tutte nella lega sa attirare raddoppi e concludere al ferro con percentuali quasi irreali grazie al suo mix di fisicità e tocco (23% dei tiri entro un metro dal canestro la scorsa stagione, realizzati col 72%), o capitalizzare il vantaggio ottenuto con questi raddoppi per trovare gli uomini liberi sugli scarichi.

Le doti da passatore di Booker sono andate migliorando anno dopo anno, arrivando a toccare 6.8 e 6.5 assist a partita nelle ultime due stagioni, non esattamente i numeri che ci si aspettano dal miglior scorer off ball della lega e uno dei più versatili attaccanti della lega in generale. Booker è un passatore incredibilmente sottovalutato, soprattutto perché è in grado di eseguire passaggi complessi: wrap-around, passaggi che tagliano tutta l’area per trovare il tiratore nell’angolo opposto, sia con la mano destra che con la mano sinistra e laser pass.

Booker ha tutti questi passaggi nel proprio arsenale, caratteristica a maggior ragione molto importante perché se dovessi trovare un difetto nel Chris Paul playmaker è che, non solo ora ma nel corso della sua intera carriera, sia un passatore estremamente conservativo, che non rischia mai il passaggio complicato, che non cerca mai la linea di passaggio che potrebbe portare alla palla persa. In attacco, la coppia CP3-Booker è destinata a far venire il mal di testa a tutte le difese della lega.

Dove vedo un potenziale peggioramento rispetto a Rubio è in difesa. Ricky è un ottimo difensore Point of Attack, in grado di francobollarsi con costanza al proprio uomo anche nel logorio della Regular Season, mentre Chris Paul probabilmente non ha mai avuto quella costanza in RS. Certo, Chris Paul ci ha regalato grandi momenti in difesa ai PO (come dimenticare la sua difesa al limite del regolamento contro Durant) e rimane un buon difensore quando arriva la Postseason, ma non è un difensore on ball alla pari di Rubio: dimostrazione ne è la serie contro Houston dello scorso agosto, in cui il marcatore designato su Harden dopo Dort fu Schroeder, e non Paul.

CP3 rimane un difensore estremamente intelligente, in grado di guidare una difesa ordinata anche dalla prima linea, con un certo fiuto per la rubata. Rimane sicuramente un fattore positivo in difesa, ma non può garantire il livello e l’intensità di qualche anno fa. Ma in fin dei conti, questo potrebbe contare meno di quanto ci si aspetti. Ayton, Crowder e soprattutto Mikal Bridges garantiscono un’ottima difesa sia sulle ali che nel pitturato, e dalla panchina anche Jevon Carter può portare un buon contributo.

Certo, i Suns hanno perso anche Oubre, importante soprattutto per la ferocia con cui ha attaccato il ferro nella scorsa annata: questo elemento del gioco Suns temo andrà perso, a meno che Bridges non confermi i progressi fatti vedere nella bolla (guarda caso, proprio quando Oubre non faceva parte della truppa Suns). Per quel che riguarda lo scoring che Oubre portava invece, credo ci saranno pochi problemi: CP3 è uno scorer infinitamente migliore di Rubio, e le sue doti porteranno ad un’efficienza migliore di tutto il resto della squadra. I Suns sono stati il dodicesimo attacco la scorsa stagione, ho pochi dubbi che a meno di infortuni saranno tra i primi 7/8 attacchi nella prossima. E l’upside (leggasi Ayton che diventa improvvisamente un giocatore che gioca con foga agonistica) è notevolmente più alto di così.

 

Perché Chris Paul, e perché ora

La chiusa del capitolo precedente ci consente una facile transizione su tutte le altre influenze positive che Chris Paul porta in Arizona. Paul è una delle due voci più ascoltate dai giocatori di tutta la lega insieme a LeBron James e forse quello che porta il più alto tasso di leadership di tutta la lega, in campo e fuori. Paul non solo ha dimostrato di poter essere il primo violino in contesti vincenti in passato (una strana congiunzione astrale di mosse sbagliate dal Front Office e sfortuna ha fatto sì che quei Clippers non arrivassero mai nemmeno alle Western Conference Finals, benché fossero una delle squadre più forti della lega, contender costanti per almeno 3/4 stagioni), ma ha dimostrato anche di poter essere un gran complemento da secondo violino ai livelli più alti in tempi più recenti (quei Rockets sono andati un suo infortunio muscolare lontani dall’eliminare dai play-off la squadra più forte di sempre) e persino una ottima chioccia per i giovani (alzi la mano chi si aspettava un Chris Paul ai livelli toccati ad OKC la scorsa stagione).

Lo stile di gioco di Paul (poche palle perse, pochi falli, efficienza al tiro) migliora immediatamente i Suns nelle situazioni clutch, l’area dove i Suns più sono stati deficitari l’anno scorso. Soprattutto, Paul rappresenterà per i Suns un’ancora fisica e mentale nei momenti più tosti delle gare, uno che “le ha viste tutte”, che ci è già passato. Per quel che riguarda invece la crescita dei giovani, Paul è uno dei caratteri più competitivi nella storia della lega e spinge chiunque attorno a lui ne condivida i principi a migliorare. Non ho dubbi che in questo senso Paul avrà un’enorme influenza positiva su Booker, Bridges, Smith e Cam Johnson.

Ho qualche dubbio in più su Ayton: CP3 è la persona perfetta per tirare fuori le potenzialità che Ayton ha dentro di sé ma che ancora non ha sfruttato, ma potrebbe altresì essere la persona che porta il Front Office Suns ad un bivio, ad un “o me o lui” simile a quello che Butler fece a Minnesota con Towns e Wiggins. Certo, il tempo ci ha poi rivelato quale fosse la parte da cui stare (benché Butler si comportò estremamente male in quella circostanza, soprattutto la parte dell’allenamento con la troupe video di ESPN presente è da pelle d’oca): se il ragazzo non ha spirito competitivo, se si accontenta di un 20+10 in RS e di essere sculacciato al primo turno di PO bene, quella è la porta attraverso la quale lui ed il suo enorme talento possono uscire dalla franchigia. Solo il tempo ci dirà se l’esperimento sarà bianco o nero: so solamente che non mi aspetto una scala di grigi in questa faccenda, sarà, come dicono oltreoceano, “make or break”.

Chris Paul if Deandre Ayton hesitates once in the paint: pic.twitter.com/SzMWiZ6ZsO

— Evan Sidery (@esidery) November 16, 2020

In poche parole, quello che l’approdo di CP3 fa è mettere immediatamente i Suns sulla mappa. I media ne parleranno, la gente li vorrà veder giocare, i giocatori rilasceranno interviste in cui dicono di non volerli incontrare ai PO e gli allenatori non lasceranno la squadra in totale autogestione in mano ai propri giocatori quando li incontreranno in Regular Season. Questo è quello che la superstella della squadra, Devin Booker, ha sognato dal primo giorno nella lega. Questo è quello che ha voluto in tutti questi anni, e probabilmente questa è l’unica motivazione che può spingerlo a rimanere in Arizona per molti anni ancora: essere rilevanti, essere contender o nel gruppone immediatamente sotto ogni anno, essere una franchigia alla Dallas Mavericks o alla Miami Heat, per intenderci.

 

Le aspettative per la prossima stagione

Mi sbilancio da subito: per me i Suns non saranno in lotta per quel posto ai play-off che manca ormai dal lontano 2010, bensì a meno di infortuni i Suns faranno i play-off all’80-90%. In termini di vittorie in Regular Season, Lakers, Clippers e Nuggets (quest’ultimi sebbene indeboliti) faranno corsa a sé, seguite dal gruppone con Dallas, Portland, Utah, Golden State e Phoenix, per l’appunto (assumendo che la situazione imploda a Houston). Le altre, a mio avviso, sono abbastanza distanti (Memphis e New Orleans davanti a tutte).

Oltretutto, non credo che Phoenix sarà quella col record in RS peggiore tra le cinque: per dirne una, Golden State ha una rotazione a 7/8 giocatori per la RS al momento, di cui ne salvo veramente solo tre (Curry, Green e Oubre), circondati da molti punti di domanda tendenti al no (Wanamaker, Wiggins, Paschall, Chriss ed il rookie Wiseman). Golden State è lontana un infortunio di dieci partite a uno tra Curry e Green dal tanking, sempre assumendo che Green sia quello di tre anni fa (cosa non scontata). Utah stessa è una buona squadra, destinata sempre a fare una RS intorno alle 50W, ma è fondamentalmente la stessa squadra dello scorso anno e non me la sento di dire che sia una squadra da RS sensibilmente migliore di Phoenix. Portland e Dallas hanno roster a mio avviso migliori dei Suns per la Regular Season, sebbene non di un altro pianeta.

Morale della favola: a meno di infortuni, fatico a vedere scenari in cui Phoenix non finisca tra le prime otto ad Ovest nel prossimo anno. Tenete poi conto che quest’anno giocare nella Pacific Division porterà meno svantaggi del solito, dal momento che tutte le squadre incontreranno tre volte le altre 14 nella propria Conference, e due volte le squadre provenienti dall’altra sponda dell’America.

Spostando lo sguardo ancora più in là, non è un caso che i Suns abbiano le quinte migliori possibilità di vincere l’anello tra quelle ad Ovest secondo gli allibratori di Las Vegas, a pari merito con Dallas e dietro solo a Lakers, Clippers e Nuggets: il roster Suns sembra costruito appositamente pensando ad una rotazione a 7/8 per i play-off. Per farla breve, l’acquisizione di Chris Paul ha costretto il Front Office a “pensare in grande”, firmando Crowder con la Mid-Level Exception e organizzando il tutto senza rinunciare ai diritti RFA su Saric. Non escludo nemmeno che James Jones stia pensando di utilizzare la Bi-Annual Exception e firmare un veterano per dare ancora più profondità al roster.

Tirando le somme, i Suns finiranno di poco sotto al limite della luxury tax, un evento più unico che raro nella gestione Sarver. Tutto questo è conseguenza della firma di Chris Paul: avere in squadra un giocatore del suo calibro, con la sua età, ti costringe a fare delle mosse per essere competitivo da subito. Sei una contender? Certo che no, ma sei nel gruppone subito dietro e verosimilmente ti divertirai molto nelle prossime due stagioni. Per una tifoseria avida di successi e di esperienze ai play-off, e soprattutto per una franchigia con una giovane superstella che potrebbe diventare il prossimo scontento di lusso della lega, questo è oro colato.

 

Gli effetti economici della firma

Di nuovo, il passaggio agli scenari economici e ai possibili sviluppi nei prossimi 2/3 anni risulta facile. Immagino abbiate sentito dire che Chris Paul prenda 41 milioni l’anno prossimo e abbia una player option da 44 milioni per il 2021/22. Non ho capito perché si continui a mettere così tanto l’accento su questo aspetto: due anni di contratto è un intervallo temporale brevissimo nella NBA attuale, e qualora l’esperimento fallisse il contratto in scadenza di Paul fra un anno sarebbe ancor più facile da muovere.

Rubio stesso aveva ancora due anni di contratto, e Oubre avrebbe dovuto essere pagato profumatamente nell’estate 2021: il mercato delle ali ha quotazioni molto alte, come abbiamo potuto apprezzare in questi primi giorni di free agency, ed al momento non sono sicuro di voler essere colui che darà un lucroso contratto pluriennale ad Oubre. Il contratto del playmaker da Wake Forest, come visto in queste prime fasi della Free Agency, non disturberà nemmeno nella costruzione del roster quest’anno, anzi, semmai potrebbe essere stato un fattore importante per attirare ad una cifra assolutamente ragionevole un giocatore che non più tardi di due mesi fa ha giocato trenta minuti a notte per una squadra che ha raggiunto le Finals.

Il timing del contratto di Chris Paul è perfetto anche per quel che riguarda le estensioni di Ayton e Bridges: i contratti da rookie di entrambi scadranno infatti proprio nell’estate 2022, ed un’eventuale estensione peserebbe a libro paga solo a conclusione del contratto di Paul. I Suns, quindi, avrebbero due anni di tempo per valutare l’esito dell’esperimento Paul e i progressi dei due giocatori selezionati al Draft 2018, per poi decidere su quali dei tre valga la pena continuare ad investire andando avanti e chi invece avrebbe senso usare come pedina di scambio.

In conclusione, lo scambio aveva troppo senso per i Suns sotto molti punti di vista per non essere portato a compimento: le pedine scambiate avevano una data di scadenza a stretto giro di posta sopra la propria testa, e l’unico asset a lungo termine sacrificato è stata la prima scelta 2022. Dato che questo ha consentito di fare il salto di qualità descritto sia sul campo che a livello di aspirazioni dell’organizzazione, la decisione è stata abbastanza facile da prendere: bisognava premere il grilletto e portare Chris Paul in Arizona. Complimenti, Mr. Jones.

Tags: Chris PaulDevin BookerPhoenix Suns
Andrea Bandiziol

Andrea Bandiziol

Andrea, 30 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di The Shot vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora. Non è molto contento quando gli si ricorda che i Suns ora avrebbero potuto avere Doncic a roster.

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