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La situazione salariale delle squadre NBA (parte 5)

Alexandros Moussas by Alexandros Moussas
30 Novembre, 2020
Reading Time: 17 mins read
0
situazione salariale

Copertina a cura di Matia “DiUi” Di Vito

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Stanotte avrà infine inizio una free agency travagliata per molti, momento fondamentale per delineare i roster della prossima stagione. C’è stato poco tempo per prepararsi a dovere e si vede già si notano delle scelte opinabili fatte durante la notte del draft. Per chiudere la serie di articoli sul tema, si ripercorrerà la situazione finanziaria delle dieci squadre con il miglior record lo scorso anno.

Qui di seguito si possono trovare il primo, secondo, terzo e quarto episodio della serie di articoli.

UTAH JAZZ

Uno sguardo al presente…

Le mosse al draft del GM Zanik sono risultate un po’ cervellotiche. Le trade di Bradley e Davis ha dato un paio di milioni in per muoversi in free agency: pare che Clarkson sia una priorità, ma l’aggiunta di un’ala atletica dalle caratteristiche difensive deve essere l’obiettivo principale per i Jazz. Dopo gli scambi, Utah dovrebbe essere in grado di offrire fino a 6.8 milioni della MLE senza incorrere nella luxury tax, ma i profili adatti scarseggiano.

La dirigenza pare indirizzata a dare continuità al progetto, ma è difficile immaginare i Jazz al secondo turno quest’anno. La rinnovata competitività dell’ovest rischia di far retrocedere Utah nelle retrovie. I Jazz devono provare a dare una scossa ad un roster vecchio e con poco talento, ma hanno poche armi a disposizione.

 

…e uno al futuro

Il prossimo anno scadranno Mitchell, Gobert e Conley. Se il primo riceverà certamente la proposta per il massimo salariale, Conley per rimanere dovrà accettare un netto taglio di stipendio. L’ex Grizzlies difficilmente troverà un accordo già in questa offseason, più probabile che si rinegozierà direttamente il prossimo anno. Se trovassero un accordo prima, a cifre contenute, sarebbe un bel colpo per le casse Jazz.

Gobert è nelle condizioni per poter ricevere un supermax (230 milioni in 5 anni approssimativamente), ma pare impensabile che Utah gli offra tanto. Con 40 milioni investiti su Bogdanovic, O’Neale e Ingles, i Jazz rischiano di essere troppo conservativi. L’urgenza di svecchiare il roster e renderlo un po’ più centrato su Mitchell è condivisa da pressoché chiunque. Gli unici cha paiono poco convinti al riguardo sono, ahimè, Zanik e Lindsey, rispettivamente GM e President of Basketball Operations. MAYDAY.

 

OKLAHOMA CITY THUNDER

Uno sguardo al presente…

I Thunder, con la doppia cessione di Schroeder e Paul, hanno definitivamente abbracciato il loro processo di ricostruzione: il numero di prime scelte nei prossimi draft è enorme, ed è evidentemente come ad Oklahoma ci sia un focus particolare sul futuro. Green, Rubio e Oubre come sono arrivati, se ne sono andati; lo stesso James Johnson potrebbe essere ceduto, sfruttando il fatto che è in scadenza.

Possibile quindi che i movimenti in casa OKC non siano finiti: il monte salari attuale si aggira sui 90 milioni, e fra i giocatori in uscita dagli stessi Thunder non c’è nessuno di fondamentale. Probabile che Presti usi lo spazio a sua disposizione per prendere altri giovani futuribili. Quest’anno sarà un bel banco di prova per Shai che, chiamato alle luci della ribalta, metterà delle statistiche grezze di valore assoluto, ma sarà ben più interessante misurarne l’efficienza.

 

…e uno al futuro

Oltre a Shai, Dort e Bazley, è difficile capire chi rimarrà a lungo nei Thunder. Delle mille e più scelte al draft, non tutte verranno usate direttamente, bensì è più facile che alcune vengano inserite in scambi nei prossimi anni. L’arrivo di Pokusevski regala al team dell’Oklahoma un giocatore con grande potenziale, ma anche molto rischioso. Per qualche anno è probabile che i Thunder vadano alla ricerca della scommessa dall’alto potenziale.

A livello salariale, non vi sono motivi per credere che la proprietà voglia investire su un nucleo “di passaggio”. Prendendo con calma l’evoluzione dei giovani e la rendita delle scelte, non vi sono grossi motivi per immaginare Oklahoma prossima alla luxury tax. L’importante sarà mantenere il polso della situazione e agire quando i primi giovani di talento daranno segnali incoraggianti.

 

HOUSTON ROCKETS

Uno sguardo al presente…

La partenza di Covington è stato il primo passo per il nuovo corso, e ricavarne due prime scelte è stato quanto di meglio ci si potesse attendere; Ariza a sua volta è stato scambiato assieme alla sedicesima scelta per una futura prima dei Pistons, il tutto con il solo obiettivo di diminuire il monte salari. In questo fuggi fuggi dal Texas, Harden e Westbrook sono evidentemente i più chiacchierati: se per Russ si sentono voci contradditorie, per Harden risuona tambureggiante il richiamo dei Nets.

I Rockets lo hanno sotto contratto per tre anni, e Brooklyn ha poco da offrire. Immaginare un ex-MVP scambiato per un pacchetto a base di Dinwiddie e LeVert pare irrazionale: i Nets dovrebbero aggiungere ogni loro scelta, e anche in quel caso è probabile che Houston possa trovare di meglio. Perché fare un piacere a Harden al costo di azzoppare ulteriormente il proprio futuro?

 

…e uno al futuro

Morey ha costruito un progetto competitivo, senza mai badare al domani, forte delle sue abilità nel rigirare contratti a suo piacimento. Il suo successore però si ritrova con i cocci: se lo scambio di Covington pareva essere funzionale alle nuove prospettive, la sera del draft non ha aggiunto talento. Il fatto che il proprietario Tillman Fertitta sia in grosse difficoltà finanziarie non promette nulla di buono, e con le scelte del 2024 e del 2026 già impegnate, il quadro complessivo si fa ancora più drammatico.

Per rendere l’idea delle difficoltà economiche del club, Fertitta ha investito direttamente solo il 10% dell’investimento totale per acquisire i Rockets, il resto l’ha ottenuto inserendo proprietari di minoranza e prestiti di vario tipo. Il tutto ancora prima che scoppiasse la pandemia che ha messo in ginocchio il principale business di Fertitta: gli hotel. Partendo da questa base, si capisce come le prospettive siano tutt’altro che rosee.

 

INDIANA PACERS

Uno sguardo al presente…

I Pacers inizieranno la free agency sopra al cap e alquanto vicini alla luxury tax. In una situazione di transizione dopo l’uscita di McMillan, è difficile che la proprietà voglia pagare una tassa aggiuntiva, più che mai per un roster che non appare poter ambire ai piani alti della Eastern Conference.

Da questa prospettiva pare improbabile la conferma di Justin Holiday: il suo posto potrebbe venire riempito grazie alla MLE da 9.25 milioni, ma non verrà usata al 100% per i suddetti motivi. La realtà è che le scelte devono essere fatte soprattutto internamente. Oltre al dualismo Turner-Sabonis, sempre rimandato e mai risolto, si è aggiunta la questione Oladipo.

Per quanto reduce da una stagione problematica, l’essere in scadenza lo rende una scommessa a basso costo, e svariate testate riportano come Oladipo abbia rotto con l’ambiente dopo l’episodio della bolla di Orlando.

Molteplici fonti parlano di come durante le partite abbia manisfestato direttamente ai suoi avversari l’intenzione di andar via dai Pacers: Indiana per lasciarlo andare chiederà scelte e possibilmente qualche prospetto. Dallas e Miami paiono averlo come terza o quarta opzione, ma non sarà semplice trovargli una sistemazione adeguata.

 

...e uno al futuro

Tolto McDermott, altro giocatore con un contratto in scadenza, il resto del roster ha contratti pluriennali. Di fronte ad una situazione così intricata, il futuro dei Pacers pare alquanto grigio. Probabilmente sarebbe necessario iniziare a pianificare pensando a dei cambiamenti netti della rosa; ammettendo che Sabonis resti, mancherebbe un altro creatore di gioco, in particolar modo fra gli esterni, da affiancare al lituano e a Brogdon.

Aggiungendo Warren all’ipotetico quintetto titolare, pare necessario trovare un quinto titolare che sia in grado di difendere il ferro in aiuto. Bitadze è la grande speranza di questi Pacers, e magari con l’uscita di Turner potrebbe vedere qualche minuto in più. Tolto il georgiano, non ci sono tante giovani promesse tra i Pacers, anzi. Onde evitare di schiantarsi contro un muro che era ben visibile già lo scorso anno, Indiana dovrà forzare qualche cambiamento; in caso contrario, la pena sarebbe la mediocrità assoluta. 

 

BOSTON CELTICS

Uno sguardo al presente…

Contro ogni pronostico ma seguendo la tradizione di Ainge, i Celtics parlano molto la notte del draft ma non si muovono. Non hanno sfruttato le loro pedine per una trade up, e non hanno neanche trovato un’operazione per prendere un giocatore pronto. Boston oggi è oltre l’apron e quasi una decina di milioni sopra la luxury. Potrebbero ancora usare la MLE da 9.25 milioni per poter inserire dei nuovi profili, ma potrebbero avere l’interesse a scendere sotto la soglia dei 138 milioni e non andare in hard cap.

La chiave è Hayward: l’ex Jazz ha deciso di rinunciare al suo ultimo anno di contratto ed entrare nella free agency, con l’obiettivo di trovare un contratto lungo. I quotidiani statunitensi parlano di un forte interessamento dei Knicks, ma anche Boston potrebbe ancora firmarlo, anche se ci sono dei dubbi che Ainge possa esserne interessato.

La notte del draft ha portato principalmente due giocatori (il terzo, Madar, potrebbe rimanere in Israele un altro anno). Nesmith garantisce una dimensione lontano dal pallone che mancava a Boston, mentre Pritchard potrebbe essere il play di riserva che i C’s necessitavano. Non è però automatico vederli utili contribuire dal primo giorno delle loro carriere, anzi; Boston di conseguenza avrebbe ancora la necessità di coprire le loro mancanze a roster, partendo in primis dal ruolo di centro.

Si affideranno ai due Williams come cambi di Theis o andranno alla ricerca di un nuovo nome? Kanter verrà confermato? Tra Waters, Wanamaker, Edwards e Pritchard chi sarà il primo calbio di Kemba? Nessuna di queste domande ha ottenuto una chiara risposta dal draft.

 

…e uno al futuro

Dopo avere avuto tanti asset a disposizione per diversi anni, i Celtics non hanno altre scelte in arrivo da altre squadre. A questo punto per poter aggiungere qualcuno dovranno per forza dare via uno dei titolari, aspettando che i giovani fioriscano. Walker è parso in difficoltà nei playoff ed è possibile che Boston a lungo andare lo veda più come un limite che una risorsa.

La sola certezza è Tatum, ed è facilmente immaginabile che gli venga offerto un estensione al massimo salariale, dato che si sta avvicinando alla scadenza.  L’immobilismo di questi ultimi anni pare avere raggiunto la soglia di non ritorno per i Celtics: se non faranno niente a breve, rischiano di adagiarsi in un aurea mediocritas poco in linea con le aspettative e la storia di Boston.

 

DENVER NUGGETS

Uno sguardo al presente…

Denver ha concluso la notte del draft aggiungendo al proprio roster Nnaji e Hampton: il primo potrebbe risultare interessante nel momento in cui i Nuggets decidessero di rinunciare ai diritti di Plumlee, il secondo invece ha dimostrato di avere dei picchi piuttosto intriganti, ma avrà bisogno di tempo e non mi stupirebbe vederlo gestito come è successo con Porter e Bol. Il primo obiettivo torna quindi ad essere la conferma di Jerami Grant.

La concorrenza sarà spietata, ma Denver potrebbe avere all’incirca 25 milioni sotto la luxury tax. Una volta raggiunto l’accordo con l’ex Thunder, il resto verrà investito tramite MLE per chiudere la panchina con un centro o un’ulteriore ala. Il ruolo di backup play potrebbe subire una piccola rivoluzione, dato che si sente parlare tanto del possibile approdo di Campazzo in quel di Denver.

 

…e uno al futuro

Una delle grandi questioni per i Nuggets sarà lo sviluppo di Porter Jr. Tenerlo e provare a formarlo assieme a Jokic e Murray o provare a cederlo per qualcosa di più funzionale? Ad oggi il suo valore è alquanto elevato dopo l’esperienza nella bolla di Orlando, e per quanto difensivamente paia essere peggiore di Jokic (se possibile), Denver ha interesse di mantenerlo in rosa al momento. Se i margini di crescita di questo nucleo dimostreranno dei limiti insormontabili, Porter verrà presumibilmente sacrificato.

Un punto di domanda sono le condizioni fisiche di Harris. Gary si è confermato negli ultimi playoff come un difensore perimetrale eccezionale, se recuperasse fisicamente magari potrebbe tornare ad avere una maggiore continuità al tiro; le sue percentuali da 3 sono crollate negli anni a causa degli innumerevoli infortuni, ma se risolvesse questo problema Denver potrebbe confermarsi ai piani alti della Western Conference, o magari provare addirittura lo sgambetto alle big.

 

TORONTO RAPTORS

Uno sguardo al presente…

La scelta di Flynn getta qualche dubbio sulla rifirma di Van Vleet: l’ex playmaker di San Diego è un buon creatore dal pick and roll, caratteristica non certamente unica in una squadra con Lowry e VanVleet. Probabilmente Ujiri teme di perdere la rivelazione degli ultimi due anni. In ogni caso, conclusa la soap opera legata a FVV, sarà il momento di concentrarsi sui lunghi: Ibaka e Gasol sono arrivati a scadenza e dovranno o essere confermati o sostituiti.

Ad oggi i Raptors hanno 88 milioni di salari attivi a roster, e viene facile pensare che cerchino di rimanere sotto la luxury. Se riusciranno a prendere delle decisioni su questi tre nomi velocemente i Raptors avranno magari la chance di investire qualche milione in più per un free agent; non fosse cosí, rimarranno con la MLE da 9.25 con cui cercare dei lunghi e magari un’ala con punti nelle mani.

 

…e uno al futuro

Oggi i Raptors avrebbero appena 48 milioni impegnati per la prossima stagione. Se rifirmassero Van Vleet sui 20 milioni, potrebbero fin avere lo spazio per un offrire un contratto ai top free agent dell’annata. Per farlo, sarà chiave la gestione di Lowry e Anunoby: se il primo accetterà un prolungamento per togliere dal computo del salario il suo cap hold, stimato in 43 milioni, Anunoby verrà portato a scadenza.

Il rischio di strapagare l’ala di origine nigeriana è concreto, ma OG ormai è diventato imprescendibile per Toronto. Il suo cap hold limitato, unito alla scadenza di Lowry, deve essere sfruttata per poter ringiovanire il ciclo; Ujiri ha dimostrato di saper gestire brillantemente la rosa dei Raptors, sarà curioso vedere se nella sua mente risulta concreta l’idea di aggiungere un max player.

 

LOS ANGELES CLIPPERS

Uno sguardo al presente…

Della squadra dello scorso anno ci sono parecchi elementi secondari da confermare. L’unico con una reale possibilità di rimanere è Morris, ma molto dipenderà dal costo. Williams potrebbe venire scambiato dopo le difficoltà difensive che ha causato contro Mavs e Nuggets; Harrell probabilmente verrà lasciato andare in favore di un profilo che necessiti di minor volume e che magari apra più il campo.

Thompson e Baynes sono fra i migliori giocatori disponibili, ed entrambi potrebbero arrivare per una porzione della MLE da 9.25 milioni. Con i soldi rimanenti, i Clippers dovrebbero puntare ad un playmaker che possa garantire un po’ di ordine e di costruzione. Se DJ Augustin volesse andare in una contender, i velieri sarebbero perfetti per lui.

 

…e uno al futuro

I Clippers non hanno scelte a disposizione nei prossimi draft da poter scambiare per un qualsiasi miglioramento. Se Kennard dimostrerà di essere fisicamente integro verrà probabilmente confermato, ma dati gli ultimi problemi si puo’ dare per scontato che venga portato a scadenza.

L’elefante nella stanza è rappresentato dai contratti di George e Leonard. Entrambi hanno una player option che potrebbero sfruttare per rimettersi nel mercato libero il prossimo anno, ma potrebbero anche accettare un prolungamento. La situazione è fluida ma, come si poteva già immaginare dallo scorso anno, le redini rimangono nelle mani dei due All-Star. Saranno loro a disegnare il futuro dei Clippers, nel bene o nel male.

 

LOS ANGELES LAKERS

Situazione dei @Lakers aggiornata dopo l’arrivo di Dennis Schröder: pic.twitter.com/iPp4pCIzo1

— Daniele Astarita (@DanyAsta6) November 15, 2020

 

Uno sguardo al presente…

L’aggiunta di Schroeder porta in dono un playmaker affidabile per tutta la regular season. Dovendo centellinare le energie di James, un giocatore in grado di caricarsi un volume di gioco importante è un ottimo arrivo. I cardini di questa free agency per i Lakers saranno chiaramente Caldwell-Pope, Bradley e soprattutto Davis, e per quest’ultimo la questione è legata sola e unicamente alla lunghezza del contratto.

Si parla di un 1+1, ma a prescindere non sarà un problema per lui ottenere il contratto che più desidera. Per quanto il conteggio dei contratti attivi parli di soli 72 milioni, aggiungendo Davis e i diritti dei giocatori in scadenza che verranno confermati, i Lakers difficilmente si potranno muovere a piacimento in free agency.

KCP potrebbe ottenere un aumento dopo aver disputato degli ottimi playoff, ma i Lakers non intendono lasciarselo fuggire facilmente; Bradley aveva disputato un’ottima stagione regolare, ma la squadra ha dimostrato di poterne fare a meno; nonostante ciò, se ci fosse l’opportunità non dubito che i Lakers sarebbero interessanti a confermarlo anche per il prossimo anno. Per riempire gli ultimi buchi a roster potranno usare la MLE.

Una parte andrà per un nuovo centro in modo da sostituire Howard, il resto sarà investito per allungare la rotazione delle ali. Impensabile che James molli la presa sulla squadra dopo il titolo, più probabile che debba gestirsi fisicamente durante la stagione regolare, e per questo motivo è possibile che i Lakers muovano le loro chips per un creatore secondario. Altro profilo interessante per Los Angeles sarebbe il classico 3&D, in particolare dopo l’uscita di Danny Green.

 

…e uno al futuro

Quando hai in squadra il giocatore più forte della lega, serve avere una visione precisa del futuro? No, più che mai se il suddetto è LeBron James ed è prossimo ai 36 anni. Un paio di nomi che saranno in uscita dai loro contratti attuali sono Caruso e Kuzma.

Quest’ultimo potrebbe venire scambiato, dato che pare improbabile che venga confermato già oggi per la prossima stagione. Se Kuzma dimostrerà di essere migliorato in difesa, i Lakers saranno sicuro felice di tenerlo con loro.

 

MILWAUKEE BUCKS

Uno sguardo al presente…

Onde evitare che Giannis se ne vada la prossima stagione, il GM Horst ha agito senza esitazione prendendo Holiday. Jrue è un giocatore semplicemente perfetto per il sistema Bucks, ed è innegabile che aiuterà enormemente Giannis e compagni. Horst ha provato poi ad acquisire anche i diritti di Bogdanović, ma al momento la transazione ha subito una brusca frenata.

È probabile che il serbo abbia ricevuto la proposta da un terzo team per una cifra superiore a quanto pattuito con i Bucks, starà a loro decidere se provare ad alzare il prezzo. A complicare ulteriormente il tutto, Ilyasova è stato tagliato da Milwaukee. Se vorranno aggiungere Bogdanović, i Bucks dovranno inserire nella trade Brook Lopez per questioni salariali: uno scenario tanto affascinante quanto complicato.

Il taglio di Ilyasova non da diritto a Milwaukee di usare più soldi in free agent. Nonostante il taglio, i Bucks rimangono oltre il tetto salariale e avranno solo la MLE da 9.25 milioni per poter inserire i pezzi mancanti al roster.

Ad oggi, con DiVincenzo e Wilson tornati all’ovile, Milwaukee fa fatica a mettere insieme una rotazione con 5/6 uomini, senza avere risolto a fondo le difficoltà di creazione dal palleggio. Sostituire Matthews al minimo non sarà facile, e inoltre sarà importante trovare una riserva di Brook e un play di riserva.

 

…e uno al futuro

Il futuro di Milwaukee gira attorno a Giannis. Firmerà l’estensione? Vorrà andare via nel 2021? Difficile dirlo, ma di sicuro Horst si è mosso convinto di poterlo tenere. Holiday, per il prezzo che è stato pagato, verrà molto probabilmente confermato. Ammettendo che Giannis firmi il supermax, e che Holiday accetti un contratto nell’orbita dei 70 milioni in 3 anni, i Bucks toccheranno il tetto salari con 4 giocatori.

Le scelte non si possono più toccare per via della Stepien Rule. Per poter sbloccare lo scambio con New Orleans, Horst ha dovuto girare un seconda a Cleveland per poter rendere secca la scelta che avevo dato ai Cavs per George Hill. In questo modo le scelte del 2022, 2024 e 2026 sono già state cedute, e nel 2025 e 2027 Milwaukee avrà la peggiore fra la loro e la scelta di quell’anno dei Pelicans.

Con i soli DiVincenzo e Wilson sotto rookie contract, si può capire come gli asset siano stati tutti utilizzati. Date le condizioni al contorno createsi, è difficilissimo credere che Horst possa rigirare la frittata di fronte ad una qualsiasi difficoltà nei prossimi anni. Il futuro dei Bucks è giustamente legato strettamente con quello di Antetokounmpo. Starà a Giannis decidere, per se stesso e per la squadra del Wisconsin.

Tags: Boston CelticsHouston RocketsIndiana PacersnbaOklahoma City Thundersalary capUtah Jazz
Alexandros Moussas

Alexandros Moussas

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum affermava Seneca. Io ho scelto di perseverare e credere che i Jazz prima o poi riusciranno ad alzare il Larry O'Brien. Aspettando che succeda, ne analizzo pregi e difetti con la pretesa di essere il più analitico possibile, senza riuscire però a superare la fase del distacco. I numeri sono miei amici.

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