Conclusasi la più lunga e particolare stagione NBA da quando esiste la lega, è il momento di concentrarsi sulla Free Agency, la cui data di inizio è fissata per il 22 novembre.
In questo articolo si parlerà di Fred VanVleet, che ha davanti la sua prima FA rilevante della carriera, in cui dovrà compiere una scelta importante per il proseguo della stessa.
Le ultime due stagioni di VanVleet per i Toronto Raptors lo hanno reso uno dei giocatori più ricercati di questa, alquanto scarna, free agency: quella 2018-2019 lo ha visto protagonista di una run da titolo, la prima e unica per la franchigia canadese; l’ultima, invece, di un’uscita al secondo turno in quella che, come detta prima, è stata la stagione più strana della storia.
La priorità di VanVleet è chiara ed è stato proprio lui a renderla nota, nel podcast di JJ Redick:
“Non l’ho mai nascosto pubblicamente e non mi vergogno nel dire che sto cercando di essere pagato. Vincere è importante. Ho vinto un anello ma adesso è il momento di essere pagato.”
Fred VanVleet a JJ Redick
In poche parole, l’obiettivo è quello di firmare un contratto il più oneroso possibile.
Sempre più responsabilità
Se già due anni fa FVV aveva fatto vedere come fosse in grado di gestire una second unit di una squadra da titolo, in quest’ultima stagione, con l’addio di Kawhi Leonard, è decisamente salito di livello, prendendosi sempre più responsabilità e risultando sempre più determinante negli equilibri della squadra. La sua RS finisce con 35.7 minuti a partita (quasi 9 minuti più della RS precedente), 17.6 punti (+6.6) e 6.6 assist a partita (+1.8) tirando con il 39% da 3 su 6.9 tentativi a partita e con una TS del 55%.
Difensivamente paga la sua taglia: i suoi 185 centimetri di altezza per 89kg lo rendono di fatto più piccolo rispetto alla media della lega nel suo ruolo e, non essendo un freak atletico, non ha i mezzi fisici per impattare positivamente nella metà campo difensivo. Dall’altro lato, in quest’ultima stagione ha preso più consapevolezza delle sue capacità e di ciò che succede in campo, il che lo ha portato ad essere il quarto giocatore della lega per palloni rubati a partita (1.9)
I dubbi su di lui sono presenti e i GM delle squadre con spazio salariale ne sono consapevoli: quanto di quello che ha fatto vedere è dovuto alla presenza di Kyle Lowry (vero e proprio leader dei Raptors) e dal contesto vincente in cui si è trovato a giocare? Quanto, invece, è da attribuire alle sue reali capacità? Ovviamente è una domanda che vale per qualsiasi giocatore, ma la giovane età di VanVleet e l’archetipo del giocatore amplificano l’incertezza.
1) TORONTO RAPTORS
La regular season dei Raptors è stata in linea con quelle degli ultimi anni, con un record di 53-19 e il secondo posto nella Eastern Conference, dietro solo ai Milwaukee Bucks del back2back MVP Antetokounmpo.
Il punto forte della squadra guidata da Nick Nurse è stata certamente la difesa, con un defensive rating di 104.7 (secondi nella lega, ancora una volta dietro solo ai Bucks). La presenza di giocatori come Lowry, Siakam e Anunoby, assieme alla bravura di coach Nurse, ha permesso di raggiungere un livello difensivo estremamente elevato, nonché duttile.
La postseason, invece, non è andata nel migliore dei modi per la squadra canadese: dopo aver superato il primo turno senza grossi problemi contro dei Nets decimati da svariati infortuni, sono stati battuti in 7 gare dai Celtics di Tatum, in una serie in cui Siakam è stato totalmente irriconoscibile (14.9 punti a partita nella serie con una TS del 43%), portando con sé svariati dubbi sul suo futuro e quello della squadra.
Nonostante ciò, tenendo a mente la priorità di VanVleet, sembrerebbe che rifirmare per i Raptors possa essere una delle scelte più sensate e probabili: con Gasol e Ibaka in scadenza (più altri giocatori come Hollis-Jefferson e Boucher) lo spazio a disposizione per i free agent sarà elevato. Il primo potrebbe ritornare a Barcellona, mentre la rifirma del secondo dovrebbe essere una priorità per Ujiri e l’accordo potrebbe sfociare in un pluriennale da circa 10-12 milioni annui.
Detto questo, c’è da considerare quanto Toronto possa essere in grado di offrire: da un lato, rifirmandolo, si ritroverebbero tra le mani uno young-core composto da lui, Siakam e OG Anunoby e quindi la possibilità negli anni a venire di costruire quantomeno una squadra che si giochi l’accesso alle Finals; dall’altra parte, guardando gli ultimi avvenimenti della stagione appena conclusasi, viene da pensare che anche nel migliore dei casi, senza innesti veramente importanti (ovvero con Siakam da primo violino), si arriverebbe solo ad un passo dall’essere contender e quindi non abbastanza da competere con le altre corazzate.
Pertanto ha senso ipotizzare un’offerta che al massimo arriverebbe ad un quadriennale da 20 milioni l’anno.
2) NEW YORK KNICKS
I Knicks sono tra le squadre con più spazio salariale in assoluto e il bisogno di una point-guard titolare, perciò potrebbero giocare un ruolo importante nella scelta di FVV.
L’ultima stagione dei NYK si commenta da sola, come del resto sostanzialmente tutte le precedenti e non c’è bisogno di sottolineare che potrebbero combinare di tutto con lo spazio a loro disposizione. Tuttavia il nuovo presidente Leon Rose è consapevole che la sua prima mossa deve essere “quella giusta” e la firma di un pluriennale per un giocatore che ha dimostrato ciò di cui abbiamo parlato prima potrebbe rispecchiare esattamente questa descrizione.
Inoltre, negli ultimi 10 anni, i Knicks hanno sempre schierato titolare una point-guard diversa alla opening night e l’approdo del giocatore di Chicago porterebbe quella stabilità e sicurezza che tanto manca ad una squadra che brancola nel buio da ormai troppo tempo.
3) DETROIT PISTONS
Anche la stagione dei Pistons si è conclusa in maniera abbastanza fallimentare, con un record di 20-46 che sa molto di tanking.
Oggi è il turno della situazione salariale dei @DetroitPistons.
— Daniele Astarita (@DanyAsta6) November 2, 2020
Rinunciando alla maggior parte dei cap hold, potrebbero liberare spazio per un max contract. Ma chi vuole andare a Detroit?
In foto la mia stima
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Detroit potrebbe essere una delle possibili destinazioni di VanVleet grazie al loro spazio disponibile (solo 71 milioni garantiti per la stagione 2020-2021) che permetterebbe una firma che si avvicini ad un max salariale. Inoltre a Detroit VanVleet ritroverebbe il suo vecchio allenatore Dwayne Casey, che lo conosce abbastanza bene.
Tra i vari problemi che affliggono il roster dei Pistons, quello che forse incide di più è il non avere un vero creatore primario, ruolo che dovrebbe ricoprire in gran parte Blake Griffin, il quale però ha giocato solo 18 partite in stagione causa infortuni. Anche se fosse sano, però, affidarsi totalmente a lui, sebbene sia sempre stato un ottimo giocatore (cresciuto negli ultimi anni) non è il migliore dei modi per tentare di lottare per i PO e per costruire una cultura vincente
Tuttavia, Troy Weaver, GM della squadra del Michigan sembra non essere intenzionato a proporre contratti troppo onerosi e si potrebbe fermare ad un’offerta di 80 milioni per 4 anni, che, come detto prima, sarebbe al pari di quella proposta dai Raptors.
4) ATLANTA HAWKS
Gli Hawks stanno procedendo nel loro processo di crescita, guidati da un Trae Young da quasi 30 punti a partita con il 60% di true shooting percentage. L’ex Oklahoma ha trascinato un roster ancora tremendamente acerbo mostrando dei miglioramenti incredibili su tutta la linea, dal tiro alla gestione del gioco e dando una grandissima speranza per il futuro della squadra della Georgia.
Altra nota positiva che bisogna menzionare è quella di Cam Reddish: il rookie draftato dagli Hawks ha disputato una buona stagione e ha mostrato un ottimo potenziale, in linea con il core dei giovani già presenti.
La loro politica, nella Free Agency che sta per cominciare, sembrerebbe essere molto aggressiva e il loro interesse per giocatori come VanVleet è molto elevato.
Il problema principale in questo caso sembrerebbe essere proprio la presenza di Trae: il giocatore degli Hawks è un creator ball-dominant, con un range di tiro quasi illimitato, fisicamente abbastanza piccolo persino per il ruolo e un anello debole difensivamente. sostanzialmente parliamo di un one man offense, che rende di fatto non necessaria la firma di un altra point-guard undersized che, per quanto sia un difensore quantomeno decente, non porterebbe niente più di quanto non si trovi già in casa Atlanta.
CONCLUSIONI
Si potrebbero ipotizzare altri scenari, che includono la possibilità di una sign&trade, ma la verità è che l’evento più probabile è chiaramente la rifirma per i Raptors, in quanto darebbe la possibilità a VanVleet di guadagnare quanto gli spetta, restando comunque in un contesto che ha vinto e che continuerà ad orbitare nella zona delle squadre che si contendono le Finals.
In una Free Agency così particolare, dopo la stagione più particolare della storia, possiamo decisamente aspettarci di tutto.