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I dieci migliori episodi di Game of Zones

Francesco Barbaresi by Francesco Barbaresi
26 Novembre, 2020
Reading Time: 17 mins read
0
Il meglio di Game of Zones

Copertina a cura di Matia “DiUi” Di Vito

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Quale potrebbe essere l’attività più bella (e tendenzialmente inutile) per un appassionato di NBA, quella proprio a cui nessuno riesce a sottrarsi? No, non è giocare né guardare le partite, tantomeno collezionare canotte e scarpe. La risposta è una sola: fare le classifiche o, come va di moda dire ora tra i giovani, “rankare” (brr).

Subito dopo i festeggiamenti dei Lakers, è ripartito infatti il grande dibattito che attanaglia la mente di qualsiasi tifoso, appassionato, giornalista e tuttologo: LeBron James è il GOAT (o BOAT)? Da questa semplice domanda, generalmente, si apre un mondo di discussioni, composto principalmente da statistiche, risultati e… classifiche: dalla discussione sul “migliore di sempre” a quelle sul migliore in ogni ruolo, epoca, squadra o decade, il passo è brevissimo.

Tutto questo preambolo per dirvi che, dopo la fantastica e mirabolante classifica sui migliori tweet dei Sacramento Kings, per continuare la neonata rubrica de “Le classifiche di cui non sapevate di avere bisogno”, ho buttato giù una top 10 delle più divertenti puntate della celeberrima serie Game of Zones. Prima di partire con la lista, ci tengo a precisare che gli episodi selezionati sono stati scelti guardando al puro lato del divertimento poiché ogni singolo episodio delle 7 stagioni è di una genialità e di una cura che raggiunge vette elevatissime, con un mix veramente perfetto tra l’ambientazione fantasy de Il Trono di Spade e gli eventi delle ultime stagioni NBA.

Complimenti dunque ai fratelli Adam e Craig Malamut per aver dato vita ad una serie – nata quasi “per gioco” – che ha riscosso un successo immane, e complimenti anche perché i due si sono sempre occupati di tutto, dalla scrittura alla regia passando per il doppiaggio.

 

Decima posizione: 1×01

Iniziamo a scoprire l’ultimo gradino della graduatoria dove troviamo l’episodio che ha dato il via a tutta la serie. King James & Spurs White Walkers, è tanto breve quanto geniale, e in 2 minuti circa scopriamo subito tutti i punti di forza che si ripeteranno nel corso della varie puntate: dal discorso iniziale di Love a Curry, a LBJ-aime Lannister a colloquio con Pat Riley/Tywin circa il futuro della casata Heat (stupendo il “dragon Bosh” in declino), per chiudere con Russ&KD come guardiani della notte che vedono arrivare Pop, Parker e Duncan rappresentati come gli Estranei, con il leggendario coach che mostra una lavagnetta con la scritta “Championship is coming”.

Nel mezzo, la perla: Rose rappresentato come Bran Stark, portato in giro da Hodor/Boozer. È boom di visualizzazioni fin dall’esordio, ampiamente meritate!

Nona posizione: 6×04

Proseguiamo la scalata di questa simpatica classifica andando a scoprire la posizione numero 9, dove ho posizionato l’episodio 6×04, intitolato Melo and the Model, incentrato sull’arrivo di Carmelo Anthony ai Rockets. L’ex giocatore dei Knicks è a colloquio con CP3, che tenta di spiegargli la filosofia di coach D’Antoni e del GM Morey, basata principalmente sul tiro da tre, ma Melo è refrattario alla comprensione della filosofia e controbatte esponendo proprio tutto ciò che non dovrebbe fare. Dopo un batti e ribatti tra i due personaggi in scena, Paul suggerisce al suo amico di studiare le analytics, con Melo che asserisce di aver studiato già molto.

A questo punto, c’è il primo colpo di genio degli ideatori dello show: vengono inquadrati i testi studiati da Anthony (“La storia dell’anno in cui i Knicks erano buoni con Melo”, “La storia delle Olimpiadi del 2012”, “Un trattato filosofico: se non sei un titolare, esisti davvero?”) con CP3 che risponde “per favore, Melo”, mostrando l’ennesimo inutile testo studiato dal suo amico, intitolato “Melo e il cappuccio incantato”.

A quel punto i due si spostano nel laboratorio scientifico di Morey dove trovano il GM intento a sperimentare alcune delle sue creazioni mentre CP3 mostra alcuni dei risultati raggiunti, sia positivi sia negativi (il trofeo di MVP di Harden, un’armatura impolverata con il numero di Howard), con Anthony che annusa un gigantesco vaso da notte creato per Yao Ming. Il GM a questo punto tenta di spiegare a Melo che non è il centro dell’universo, mostrandogli un pianeta scoperto nel cielo, mentre CP3 rincara la dose con un disegno sulla lavagna in cui dice a Melo di essere una luna che orbita intorno ad Harden, il quale è il pianeta di riferimento del sistema Rockets.

Anthony però non vuole proprio capire, ribattendo che lui è una “star” e che dovrebbe essere uno “STARters”, sostenendo che l’unico motivo per cui non scende in campo dall’inizio sarebbe da ricercare nell’astio che D’Antoni prova per lui dai tempi di NY. La scena si sposta quindi su D’Antoni e Harden, che disquisiscono sul numero di triple che il Barba dovrebbe tirare a partita ma vengono interrotti dal trio Melo – Morey – CP3; il coach sembra scettico circa l’interesse di Melo relativo alle “analytics” e al “Model” ma, nonostante i dubbi, gli mostra tutta la verità. Il “Model” non è altro che una statua della verità (con 6 braccia e 4 seni) in cui vengono inserite le statistiche della carriera di un giocatore e si ottengono le risposte desiderate.

Dopo aver inserito le statistiche, Melo chiede quale dovrebbe essere il suo ruolo e ottiene una risposta poco gradita, ovvero di essere il cambio di Marquese Chriss. Dopo questo ennesimo smacco, Melo pretende di sapere come funziona questa macchina-statua e qui arriva un ulteriore colpo di genio degli autori: dietro il telo, posizionato alle spalle del “Model”, ci sono i computer, che non sono altro che degli esseri incappucciati, privi di occhi, che sono stati testimoni delle annate più buie del basket NBA, descritte da Morey come l’epoca “delle interminabili giocate in post, dei long twos, di Jordan ai Wizards” e si sono strappati gli occhi dopo la seconda apparizione dei Nets alle Finals, non potendo più sopportare quello a cui assistevano.

Il fantastico discorso esplicativo di Morey si chiude con una sarcastica battuta: ”Molti di loro diventarono computer, gli altri diventarono arbitri”. L’episodio prosegue con Melo terrorizzato da ciò che ha visto, sostenendo che quei “computer” senza occhi non possano vedere la bellezza del suo gioco, rifiutandosi di partire dalla panchina e chiedendosi per quali motivo sia stato portato lì; Morey risponde che valeva il rischio visto il suo stipendio minimo e ma Carmelo è furioso, prosegue il suo sproloquio appoggiando le mani su una grossa palla da basket, quando viene improvvisamente sparato via da D’Antoni che ha azionato una catapulta su cui Anthony si era posizionato a sua insaputa. Il Barba, Morey e CP3 restano attoniti mentre il coach fa spallucce, rispondendo: ”Dai, mi aveva fottuto a New York!”. Applausi!

Ottava posizione: 4×04 e 6×03

Saliamo di un gradino e arriviamo alla posizione numero 8, dove ho scelto una coppia di episodi: nello specifico il 4×04 (Trade Winds) e il 6×03 (The North remembers). Ho posizionato due episodi sullo stesso gradino della classifica poiché entrambi trattano lo stesso argomento, ovvero le trade.

Il modo scelto di rappresentare una trattativa è letteralmente un capolavoro in ogni sua sfaccettatura, dai Nets che utilizzano dei semplici corvi per scambiare Bogdanovic, per la delusione di Lopez&Lin costretti a rimanere in una squadra a cui interessa solo perdere, passando per la trattativa a voce tra Raptors e Magic per Ross e Ibaka, gestista in prima persona da Lowry che preferisce ricevere un cavallo invece che Hezonja, fino ad arrivare alla trade che coinvolge DeRozan e Poeltl, rappresentata come il sacrificio compiuto da Stannis Baratheon nel tremendo episodio in cui sacrifica la figlia Shireen.

Qui però, invece delle fiamme, gli autori hanno optato per la mascotte gigante Raptor che arriva ad inghiottire i due giocatori scambiati, con Lowry disperato per la perdita del suo più caro amico e con Masai Ujiri che durante il rito non riesce a pronunciare il nome del giocatore austriaco. Un concentrato di ironia e creatività davvero di alto livello!

Settima posizione: 6×05

Ancora un passo avanti e ci troviamo sul gradino numero sette, dove trovate l’episodio 6×05 (Loyalty). La puntata è meravigliosa, divisa in due parti, come sempre brillanti e divertenti. La prima parte è dedicata all’arrivo di Porziņģis a Dallas, dove gli viene fatto conoscere il grande Dirk Nowitzki, steso nel letto in preda ai dolori alla schiena e alla demenza senile. Mark Cuban, disegnato come la ”Regina di Spine”, alias Olenna Tyrell, sta avendo un colloquio con il campione tedesco (esilarante lo scambio di battute tra i due) quando i due vengono interrotti dal “dinamico duo” tutto europeo Dončić-Porzingis.

Dal discorso sulla lealtà e i colori discutibili proposti dai Mavs nel corso degli anni, si finisce con la diatriba dovuta a chi sia il “next Dirk”, investitura data dallo stesso Nowitzki sia a Porziņģis sia a Dončić sia, come rivela l’ormai delirante tedesco, anche a Maxi Kleber, visto che proviene dalla sua stessa città. La soluzione? I tre faranno i “triple Dirks”! Il siparietto si conclude con l’ingresso di JJ Barea nella stanza, arrivato 8 ore prime dell’inizio di un match/battaglia, per far svolgere dello stretching al leggendario tedesco con una macchina da tortura medioevale.

La scena si sposta poi a Los Angeles, dove troviamo i giovani Kuzma e Ball intenti ad addestrarsi con l’arco e a prendersi in giro. Lonzo ha una faretra, un arco, le frecce e gli stivali firmati BBB ed è costretto ad arrampicarsi sulla torre più alta del castello per recuperare una costosissima freccia. Qui gli autori ci deliziano con un’altra delle loro intuizioni brillanti, ricreando la scena finale della prima puntata de Il Trono di Spade, quella in cui Bran viene scaraventato giù dalla torre da Jaime Lannister.

L’amore incestuoso dei due fratelli gemelli Cersei&Jaime è sostituito però dal tampering di LBJ su Anthony Davis, con Lonzo/Bran nel ruolo del testimone involontario. I sussurri e i bisbigli tra AD&LBJ sono clamorosamente divertenti e, una volta interrotti, LBJ-aime non può fare altro che buttare Lonzo dalla finestra utilizzando la famosa frase, modificata per l’occasione: “The things I do for rings”. Chapeau per l’ennesimo episodio da capogiro!

Sesta posizione: 2×02

Eccoci arrivati alla posizione numero sei, dove si posiziona l’episodio 2×02 (A song for a dynasty). Derrick Rose ha finalmente raggiunto “l’ultimo veggente verde” che, nella saga dei fratelli Malamut, è rappresentato da Michael Jordan, al cui servizio si trova Muggsy Bogues, come esponente dei “figli della foresta/hornets of the forest”. Il più giovane MVP della NBA è alla ricerca di alcuni saggi consigli per migliorare il suo gioco e tentare di arrivare al livello del suo illustre predecessore; i consigli di Air Jordan sono molto saggi: ”Devi fidarti dei tuoi compagni, imparare dai tuoi fallimenti e, qualsiasi cosa tu faccia, non giocare a baseball”.

Derrick, soddisfatto dei consigli ricevuti, ringrazia e sta per inginocchiarsi quando viene prontamente fermato da MJ: ”No, no, no! Non in ginocchio!”. La puntata prosegue poi con un meraviglioso scambio di battute tra Doc e suo figlio Austin, per chiudersi poi in una locanda dal nome “Pick&Roll” dove troviamo Drake nel ruolo del bardo che allieta gli avventori mentre al bancone c’è la mascotte dei Supersonics. Dopo una canzone su Lowry, ne viene richiesta una da Scalabrine sui Celtics del 2008 che fa imbestialire Rondo, che minaccia lo stesso Red Mamba di tacere. Nell’angolo della locanda c’è però il Black Mamba, che suggerisce a Rajon di portare il suo trash talking a LA. Episodio altamente consigliato perché il dialogo tra Rose e Jordan è veramente superbo, non solo nelle battute ma anche per le animazioni e le rappresentazioni dei personaggi.

Quinta posizione: 5×08

Eccoci entrati nella top five della classifica! In quinta posizione abbiamo la puntata 5×08 (Unknown sorcery), che si apre con PG che sta salutando gli ormai suoi ex compagni Westbrook e Adams. Consapevole del fatto che “ovunque andrò, perderò i playoff”, George ha già scelto di accasarsi ai Lakers, visto che ad LA c’è una bella spiaggia. A consolare Russ ci pensa Melo, che appare improvvisamente in scena dicendogli: ”Tranquillo, io non vado da nessuna parte”; per il numero 0 aumentano le lacrime.

La scena si sposta a casa dei Toronto Raptors che stanno festeggiando con un bel banchetto il passaggio al secondo turno dei playoff dopo aver eliminato i Wizards in sei gare. Drake, l’organizzatore della festa, esalta la squadra con un bel discorso e propone un brindisi. L’ingegnosità e la cura degli autori di questa fantastica serie si palesa improvvisamente: prendendo spunto dalle note “nozze Rosse” e dalla vendetta di Arya Stark sui Frey, Drake ha in realtà avvelenato tutti i giocatori dei Raptors (“Am i dying?” chiede VanVleet a Lowry, mentre si accasciano al suolo; “No, we’re just choking, you’ll get used to it” è la risposta geniale del capitano) e, improvvisamente, si toglie la maschera rivelando di essere LeBron James.

Guardando poi il “famoso” cavallo ottenuto da Lowry via trade, dopo avergli impedito di bere il vino avvelenato, gli comunica: ”Quando ti chiederanno cosa è successo qui, digli che King James comanda ancora a est. Ah! E digli pure che sono meglio di Michael Jordan”. MERAVIGLIOSA!

La puntata prosegue con la messa in scena del famoso caso degli account Twitter falsi di Colangelo e la trasformazione dei Boston Celtics negli “Spurs of the east” ma non mi dilungo ulteriormente per non annoiarvi più di quanto stia già facendo, visto che mancano ancora quattro posizioni.

Quarta posizione: 5×04

La medaglia di legno di questa insensata classifica viene consegnata all’episodio 5×04 (The raid on the Stables castle). Questo episodio è interamente dedicato al famoso tentativo dei Rockets di entrare nello spogliatoio dei Clippers al termine di una partita tesissima. La puntata è uno spettacolo assoluto dall’inizio alla fine: in soli sette minuti viene messo in scena un autentico show!

All’inizio vediamo CP3 osservare in maniera nostalgica una vecchia foto in cui c’è Griffin che salta un cavallo, circondato dai suoi compagni, quando entra nella tenda D’Antoni, sorretto da Ariza e Green poiché ferito al costato; Harden vorrebbe vendicarsi ma il coach cerca di fargli cambiare idea, sostenendo che la violenza non è la soluzione. Paul, osservando Matt Barnes nella foto, sostiene che a volte è l’unica soluzione e ha un piano per penetrare nel castello dei Clippers, condiviso con quello dei Lakers.

Già dalla descrizione possiamo intuire il livello di comicità raggiunto dall’episodio: il castello ha, di base, una doppia cinta di mura che è stata rinforzata una prima volta per proteggere Kobe da Shaq dopo il suo esilio, rinforzata poi una seconda volta per proteggere Kobe da Howard e rinforzata poi una terza volta per cercare di non far ritirare Kobe. C’è inoltre, all’interno del castello, un santuario dedicato a Kobe, costruito da Kobe stesso per autocelebrarsi; per non parlare della finestra della stanza segreta di Donald Sterling da cui inviava i suoi corvi/tweet razzisti, facilmente riconoscibile poiché i suoi corvi erano tutti bianchi.

Insomma, questo episodio è letteralmente gigantesco in qualsiasi aspetto e non proseguo oltre con la descrizione dell’episodio perché non la finirei più, viste le genialate inserite all’interno dello stesso. Guardatelo assolutamente!

Terza posizione: 4×07

Siamo finalmente giunti al gradino più basso del podio dove abbiamo l’episodio 4×07 (Feast of the East). Questo episodio mi ha letteralmente piegato in due dalle risate: si svolge nel castello dei Cavs dove LeBron e compagni stanno dando l’annuale festa di celebrazione per l’inizio dei playoff ad est, con i rappresentati delle 8 squadre partecipanti.

Dopo il discorso del Re campione in carica inizia un duro scambio di battute tra Isaiah Thomas e Irving, che si conclude con una seria dichiarazione di guerra da parte di IT. Quest’ultimo, piantando un coltello sul tavola, di fronte a James annuncia: ”C’è un nuovo Re a est!”. LeBron, scocciato ed annoiato dal discorso, risponde: ”Di nuovo? Non lo abbiamo già fatto lo scorso anno?”. Da questo momento, si apre un flashback dietro l’altro in cui, anno dopo anno, vediamo Lebron minacciato prima da Lowry, poi da Millsap, poi da Paul George (con tanto di soffio a sorpresa da parte di Stephenson), poi nuovamente da PG fino ad arrivare al 2012 con la minaccia di Kevin Garnett, spalleggiato da Pierce e Allen.

Solo a quel punto, riflettendo sulla frase pronunciata da KG (“Tutto è possibile!”), Thomas realizza che LeBron vince la conference dell’est ogni anno e che nulla è possibile contro di lui, che tutti loro dovrebbero fare “tanking” e che i playoff sono una trappola; ma ormai è troppo tardi per fuggire poiché Love sta già chiudendo e bloccando le porte della sala. Episodio MONUMENTALE!

Seconda posizione: 7×03

La medaglia d’argento è assegnata all’episodio 7×03 (The long episode), che gli autori hanno dedicato a Kobe. Siamo alle battute finali della serie e il leggendario “Dream Team” del 1992 è risorto e si appresta ad affrontare il “Dream Team” attuale, con l’attesissima sfida tra MJ e LBJ.

La vera chicca di questa puntata, che gli ha permesso di essere così in alto in questa speciale classifica, è la scelta degli autori di tirare fuori dal cilindro lo “Swamp Dragon”. Per chi non lo sapesse, questo drago sarebbe dovuto essere il nuovo simbolo dei vecchi Nets intorno alla metà degli anni ’90, che quindi avrebbero cambiato nome in “New Jersey Swamp Dragons”.
All’interno della puntata, viene cercato e utilizzato da Irving, KD e gli altri giocatori esclusi dalla sfida/battaglia contro il Dream Team, per distruggere la “Mediatel”, la città dove sono riuniti tutti i giornalisti, analisti, opinionisti e i vari media, rei di averli esclusi e di avvelenare il gioco con articoli, analisi e storie non richieste.

Questa che vi ho descritto è la perla della puntata secondo il sottoscritto, ma in 12 minuti gli elementi degni di nota si sprecano: dalla fusione tra Suns e Kings, trasformatisi nella cavalleria che va al macello prima della vera battaglia, al rap di incoraggiamento di Lillard, per non parlare delle innumerevoli battute tra KD, Westbrook, Butler e Cousins e gli altri esclusi eccellenti, senza dimenticare la decisiva apparizione di Kobe, che porta consiglio a LeBron prima del grande momento. Un sontuoso antipasto in vista dell’ultimo episodio della serie.

Prima posizione: 3×01

E finalmente, scopriamo quale episodio di “Games of Zones” si è meritato la medaglia d’oro. Alla posizione numero 1 ho scelto l’episodio 3×01 (The purple retirement): una puntata di 3 minuti interamente dedicata a Kobe Bryant e alla sua festa per il ritiro. La puntata si apre con un bardo che strimpella una canzone in suo onore interrotta sulla strofa “People may say that the Lakers now suck / But he got five rings so he don’t give a f**k” perché è il momento della consegna dei regali alla Leggenda.

Vediamo Noel e Okafor consegnargli una canotta della Lower Marion HS, ricevendo in cambio una scarpa di ringraziamento; è il turno poi di Howard, che porta una “Clutch doll” da utilizzare la notte per non avere paura di invecchiare, ricevendo un grazie da Kobe perché è la bambola più “soft” di tutto il reame e così potrà ricordarsi sempre di lui; arriva poi Kaminsky, in sostituzione di MJ, che consegna una “bobbling doll” con l’effigie del Jordan versione “ultimo veggente verde”; chiude la fila Shaq che porta in dono il miglior asino del paese e chiede a Kobe di fargli sapere che sapore ha il suo sedere, dopo che lo avrà mangiato.

Finita la consegna dei regali, arriva il momento del passaggio della torcia alla prossima grande stella dei Lakers: Kobe si alza con un bel sorriso, tutti bisbigliano vari nomi tra cui D’Angelo Russell, Clarkson, Nance Jr., quando improvvisamente cominciano a rendersi conto che il “Black Mamba” non ha alcuna intenzione di passare la torcia e sale a bordo di una nave diretta verso “Olde Italia”! Tutti continuano a gridare ”He’s refusing to pass!”, ma Kobe ormai è a bordo della nave e saluta i suoi commensali con la frase capolavoro: ”Just get the rebound!”. Fine. Standing ovation per una puntata tanto semplice quanto brillante e divertente; sarà per il fatto che la morte di Kobe è ancora “fresca”, ma questo è l’episodio che mi è rimasto più impresso e che mi ha più divertito.

Bonus track: 7×04

Pensavate che il pezzo fosse finito qui? Vi sbagliate invece perché, riallacciandomi all’introduzione, ho deciso di segnalarvi un altro episodio, una sorta di “bonus track”, perfetto per gli amanti del “GOAT debate”. L’episodio in questione è l’ultimo della serie, il 7×04 , intitolato The GOAT.

Anche questo episodio è un piccolo capolavoro: la battaglia tra i due Dream Team è messa in scena con grande oscurità ( vi ricorda qualche battaglia di GOT?) e la viviamo, in pratica, solo attraverso i commenti e le battute dei giocatori (la mia preferita, quella su Drexler: “Watch Drexler!” – “Which one is Drexler?” – “He’s like a… worse Jordan!”). Ma, al di la dei vari momenti epici dell’episodio, è il finale quello che vorrei dedicarvi: c’è l’incoronazione di James come “GOAT of GOATS”, pronto a sedersi su un trono di capre, sembrano non esserci obiezioni quando, improvvisamente, Jeff Van Gundy pone la consueta domanda (“Siamo sicuri che è meglio di Jordan?”), scatenando una marea di riflessioni contrarie all’incoronazione (“James è stato fortunato”, “Era solo una battaglia. Al meglio delle 7? Scelgo Jordan!”).

Si finisce con l’aprire nuovamente il dibattito e ulteriori ipotesi di scelta, da Tatum a Jabbar, passando per Bill Russell fino a che non interviene Irving con una teoria interessante. Per l’uomo che crede che la terra sia piatta, il GOAT è quello con la storia migliore e per lui il GOAT non può che essere Paul Pierce, perché non solo ha vinto un anello ed è stato un 10 volte All-Star, ma ha fatto tutto questo dopo essere stato pugnalato ed è diventato uno dei “migliori” analisti della Mediatel. A sorpresa, esattamente come nel finale di Game of Thrones viene incoronato Bran, il titolo di GOAT viene affibbiato a Paul Pierce, disegnato sempre su una carrozzella, per ricordare il celebre episodio di cui si rese protagonista da giocatore.

Anche per questa classifica abbiamo finito! Saluto tutti i valorosi che sono riusciti ad arrivare in fondo al pezzo e ci vediamo alla prossima classifica non richiesta!

Tags: Bleacher ReportGame of Zoneskobe bryantLeBron JamesMichael Jordan
Francesco Barbaresi

Francesco Barbaresi

Calciatore apprezzabile e pallavolista mediocre; cestista indecente e tennista sognatore. Qui scrive Francesco Barbaresi che in vita sua praticò tutti gli sport ma non eccelse in alcuno e finì per dedicarsi, con dubbi risultati, alla letteratura.

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