Internauti del mondo del basket, benvenuti al primo appuntamento con Aloud, la rubrica mensile sul basket nostrano targata The Shot!
In ogni appuntamento andrò ad analizzare alcune situazioni o episodi particolarmente interessanti del mese precedente, mettendoli sotto la lente di ingrandimento. Ma non perdiamoci in chiacchiere ed iniziamo subito l’episodio odierno.
LA MERAVIGLIOSA FAVOLA DELLA VANOLI CREMONA
Immaginate di non conoscere nulla del campionato in corso. Immaginate poi di leggere un titolo del genere e di scoprire che la Vanoli Cremona si trovi attualmente alla quartultima piazza, con un record di 2-3: mi dareste del pazzo.
Cosa rende dunque così fiabesca la situazione di Cremona?
Partiamo dal principio: durante l’estate c’è stato un momento in cui si dava per certa la sparizione della compagine lombarda, che sembrava destinata a soccombere davanti alla grave crisi causata dal COVID-19. L’arrivo di un nuovo sponsor ha però salvato in extremis la situazione, a soli cinque giorni dal termine delle iscrizioni. Inutile dire che la squadra è stata messa insieme in fretta e furia, scegliendo Galbiati in panchina ed accontentandosi dei giocatori rimasti sul mercato.
Le aspettative erano quindi molto basse, soprattutto in questo inizio di campionato, considerando anche i tempi di arrivo e di adattamento degli americani.
Il calendario inoltre non sembrava sorridere a Poeta e compagni, che nelle prime tre di campionato avrebbero dovuto affrontare Trieste, Venezia e la Virtus Bologna, tre tra le squadre più in forma in questo avvio.
E sebbene le prime abbiano fatto letteralmente a pezzi una Cremona sempre in balia dell’avversario, la sorpresa è arrivata proprio alla Segafredo Arena, dove la Vanoli si è imposta per 95-92 sui padroni di casa, in una partita che ha visto un Peppe Poeta versione MVP, con 28 punti a referto e 7/8 da tre punti.
Quello è Steph Curry travestito da Peppe Poeta… ????
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) October 10, 2020
27 punti (career high in A)
7 su 8 da tre ??
33 di valutazione#LBASerieA | #EurosportBASKET | @VanoliCremona | @PeppePoeta pic.twitter.com/x3Z3qquink
Dopo l’impresa di Bologna sono arrivate poi una vittoria su Varese ed una soffertissima sconfitta all’overtime contro Trento, dopo che la squadra allenata da Galbiati aveva toccato anche il +19.
Ma qual è il segreto della rediviva compagine di Aldo Vanoli?
Innanzitutto, la squadra offensivamente è costruita molto bene e gioca un basket moderno. Il gioco è infatti molto perimetrale, grazie al grande numero di potenziali tiratori come Poeta, Mian, TJ Williams ed Hommes, che costringono le difese a restare larghe sull’arco. Inoltre, la squadra è dotata anche di ottimi penetratori, tra i quali i già citati Williams e Poeta, che quindi possono giovare del poco affollamento in aria per affondare in velocità, potendo sempre contare su uno scarico esterno in caso la strada risulti sbarrata. Proprio per queste peculiarità, Galbiati tiene il suo centro molto lontano dal ferro in modo da poter liberare l’area, oltre a chiamare serie di blocchi atti a creare mismatch per il penetratore. Non è un caso che Marcus Lee, centro titolare di Cremona, abbia tentato nel primo mese di campionato una media di 4.2 tiri a partita, trovandosi raramente a poter giocare spalle a canestro.
Altra caratteristica fondamentale del gioco offensivo cremonese è l’astuta tendenza a sfruttare tutti i 24 secondi disponibili per l’azione, cercando sempre di trovare la soluzione migliore, come attestato dal 72 di pace, terzultimo nella lega. Questa scelta contribuisce a rallentare il gioco e far scorrere molto il cronometro, fattore utile quando si hanno davanti squadre con ambizioni più alte o quando c’è da riprendere fiato, vista la tipologia di gioco molto dispendiosa che la squadra mette in atto. Seguire questa filosofia risulterà fondamentale con squadre come Brindisi ad esempio, che sa fare molto male in transizione, ma anche Sassari o Fortitudo Bologna, che viaggiano a pace decisamente più elevati.
La grande verticalità dei lunghi a disposizione di Galbiati permette di realizzare giocate veramente spettacolari, che, oltre a far divertire il pubblico, possono dare la giusta dose di carica in momenti particolarmente difficili. Un esempio eclatante di ciò si è visto all’inizio della partita contro Trento, durante la prima azione cremonese, precisamente con 9:37 sul cronometro: TJ Williams alza un alley-oop immaginifico per Daulton Hommes, che, dopo essere riuscito a penetrare sul lato debole, ringrazia e vola a canestro per due punti spettacolari.
A Daulton Hommes piace iniziare le partite così… ??#EurosportBASKET | #LBASerieA | @VanoliCremona | @dchommes pic.twitter.com/bSicxFEdsx
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) October 25, 2020
Giocate del genere possono tornare molto utili in particolari momenti di difficoltà, sia per cercare di ritrovare il morale giusto, che per togliere certezze ai difensori avversari.
IL BIPOLARISMO DI TRENTO
Come si valuta una squadra che è attualmente 4-0 in Eurocup, ma che in campionato arranca con un record di 2-3, frutto di sconfitte subite contro squadre decisamente meno attrezzate e giocando un overtime contro Cremona dopo essere stata sotto anche di 19?
Se la Supercoppa aveva lasciato la sensazione di una Trento non ancora ben inquadrata, l’avventura in campionato ha confermato che la squadra di coach Brienza ha mille facce diverse, che la portano a dare il meglio e il peggio di sé all’interno di ogni partita: esempio lampante di ciò è la partita disputata da Martin contro la Vanoli Cremona.
In queste prime uscite (ad eccezione della sfida persa contro Treviso, dove, almeno statisticamente, era riuscito ad imporsi), il nativo di Adel sembra l’ombra del mastino visto nelle precedenti stagioni disputate tra Brindisi e Bologna, non solo a livello statistico, ma anche sul piano caratteriale. Se infatti in quel di Brindisi eravamo abituati a vedere un Martin trascinatore, che spesso si caricava il peso emotivo della squadra sulle spalle, ora ci troviamo davanti un giocatore passivo, che si fa trascinare dalla partita senza mai lasciare il segno o battere un colpo.
Il copione è lo stesso anche contro la squadra lombarda, anche se il numero 1 sembra leggermente più in partita. L’ex Happy Casa infatti si accende a tratti, prendendosi comunque più tiri delle precedenti sfide, realizzandoli con il 57.1%, pur commettendo 4 falli.
Ma è a 9 secondi dalla fine che Martin compie l’azione fondamentale della sua partita, rubando palla a Daulton Hommes e lanciando Williams, permettendo alla sua squadra di agguantare il supplementare.
Questo atteggiamento non è altro che la fisiologica conseguenza della remissività di una squadra che durante tutto il primo tempo è sembrata in completa balia degli avversari, ed è qui che si arriva al primo vero problema della formazione trentina: i primi quarti.
Trento ha vinto soltanto due primi quarti su nove partite disputate tra campionato ed Eurocup, dato che naturalmente è ancora statisticamente limitato, ma che comunque pone per lo meno un punto di domanda sulle partenze dei ragazzi di coach Brienza. Ciò che veramente preoccupa è lo scarto che le avversarie riescono a infliggere ai bianconeri dopo dieci minuti di gioco: nei sette quarti d’apertura persi, Trento si è trovata in media a inseguire con 7.4 punti di distacco, che in certi casi sono anche aumentati durante il secondo quarto di gioco per via dell’inerzia presa dalla partita.
A tutto ciò si somma oltretutto il fatto che Trento è al momento il tredicesimo attacco del nostro campionato con 77.4 punti realizzati, per cui i tentativi di rimonta vengono limitati dalle difficoltà offensive della banda di Brienza.
Un’altra nota dolente nello scacchiere trentino risponde al nome di Victor Sanders: la guardia statunitense non sembra ancora essere entrata a pieno nel gioco di Brienza, anche se ha fatto vedere buone cose a livello individuale.
La tendenza a giocare individualmente è però paradossalmente anche uno dei difetti più grandi che il numero 11 ha dimostrato finora. Spesso infatti lo si vede cercare soluzioni individuali, senza chiamare un vero e proprio schema ai compagni, situazione che la maggior parte delle volte finisce in tiri forzati da parte del classe ’95, spesso e volentieri da tre punti.
Le cifre in campionato parlano di 8.6 punti, 3.2 rimbalzi e 2.4 assist in 25 minuti di media a partita, tirando con il 30% da tre e il 55.6% dalla linea della carità. E’ inoltre un giocatore molto incostante, che alterna prestazioni di grande intensità a partite completamente anonime, dove anzi sembra essere nocivo per la sua squadra, come attesta il PER di 3.6, di gran lunga il più basso della squadra se si fa eccezione di Mezzanotte.
Sia chiaro, non si sta affermando che Sanders sia un peso per la compagine trentina, o che vada scambiato, semplicemente deve trovare il suo posto nel roster, possibilmente diminuendo la mole dei tiri da tre punti e provando a giocare di più per i compagni.
LA GESTIONE VARESINA ED I DUBBI SUL LUNGO PERIODO
Il 5 settembre, a 22 giorni dall’inizio del campionato, la Openjobmetis Varese esonera Attilio Caja, che lo scorso anno aveva firmato un contratto fino al 2022.
Personalmente la notizia ai tempi mi ha lasciato piuttosto perplesso, non per una particolare predilezione nei confronti Caja (a cui va riconosciuto in ogni caso tutto il merito del lavoro fatto sulla panchina di Varese nel corso dei tre anni e mezzo che ha passato in Lombardia), quanto per il fatto che la squadra, costruita da e per l’Artiglio, sarebbe stata poi allenata da Bulleri, vanificando di fatto gli sforzi estivi. Naturalmente il livello del roster restava e resta tutt’ora lo stesso, il rischio che si corre è però quello di non riuscire a sfruttarlo al meglio, viste le fisiologiche differenze di gioco tra Caja e il giovane allenatore toscano.
In tutto ciò, Varese sta comunque performando decentemente, trovandosi in quel grande gruppo di metà classifica con un record di 2-3. Le vittorie sono arrivate contro Brescia e Fortitudo, squadre che, seppure debbano ancora trovare la quadratura del cerchio, hanno obbiettivi decisamente più ambiziosi della compagine biancorossa.
Neanche a dirlo, il vero trascinatore di questa squadra è Luis Scola, che alla veneranda età di 40 anni continua a spiegare basket sotto i canestri italiani, tentando di guadagnarsi, insieme all’immortale Carlos Delfino in quel di Pesaro, il biglietto per il bellissimo treno targato Tokio 2021.
Il centro argentino viaggia a 22.4 punti di media a partita, primo in campionato, a cui aggiunge 6.6 rimbalzi e 1.6 rubate, subendo inoltre 5.6 falli ad allacciata di scarpe, il tutto con una True Shooting del 62%. Lo strapotere che l’ex Houston Rockets mette in campo permette a Varese di salvarsi da diverse situazioni pericolose, considerando che quando l’argentino è sul parquet il gioco è concentrato totalmente su di lui, che è spesso l’unico realizzatore efficace della compagine di Bulleri.
Eterno Luis Scola con la sua “doppia doppia” punti-rimbalzi (2️⃣3️⃣-1️⃣1️⃣)
— Lega Basket Serie A (@LegaBasketA) September 28, 2020
La prestazione del lungo della @PallVarese lo portano ad essere tra i candidati per il #FansMVP di giornata
Vota sulle nostre pagine social#LBASerieA @UnipolSai_CRP #TuttoUnAltroSport pic.twitter.com/jHRc0NJEE6
Bulleri deve tra l’altro ringraziare con tutto il cuore il nativo di Buenos Aires per la sua presenza, poiché, tolto Scola, il reparto lunghi varesino verte in una situazione disastrosa.
L’indiziato numero uno per fare le valigie è Denzel Andersson, ala svedese alla prima esperienza fuori dal suo paese e il motivo dello scontento intorno al numero 11 è presto spiegato: non sta praticamente giocando. Andersson viaggia infatti a 2.6 punti di media a partita, con un record di 5 messi a segno contro la Fortitudo Bologna. Inoltre, in cinque partite disputate con la Openjobmetis, ha tentato solamente 3 tiri da dentro l’area, realizzandone 1.
La sua dimensione perimetrale, rara per un lungo nel campionato italiano, non basta minimamente per aggiustare le medie, visto il suo 3/10 complessivo da dietro l’arco dei 6.75. La convivenza con Luis Scola può di certo in parte spiegare la carenza di tiri all’interno del pitturato, visto l’enorme peso del compagno nelle rotazioni offensive e la mole di pick n’ roll giocati dall’argentino, che ha trovato proprio in questo tipo di conclusione, insieme al pick n’ pop, la propria principale arma in questo inizio di campionato, necessitando quindi di un’area sgombra.
Questa difficile convivenza non può però spiegare tutto il resto, a partire dal numero di rimbalzi catturati drasticamente sceso dai 6.9 della scorsa stagione agli 1.8 di quella in corso. Le preoccupazioni che circondano le prestazioni del giocatore svedese non si fermano qui: è impossibile non accorgersi dell’aria spaesata che sembra avere nella metà campo difensiva, dove perde spesso l’uomo o mette in atto raddoppi e cambi inspiegabili, spesso andando anche a compromettere l’azione difensiva dei suoi compagni. A sua discolpa, va comunque detto che la Openjobmetis è la terza peggior difesa del campionato, con 85.4 punti subiti di media a partita.
La difesa varesina, infatti, si muove spesso in ritardo rispetto alla squadra che attacca, creando una continua condizione di “rincorsa” dell’ avversario, che la porta a collassare spesso sulle penetrazioni e, alla lunga, a concedere conclusioni facili. Questo problema è dovuto ai continui switch difensivi, che nella maggioranza dei casi non sembrano dettati dalla logica, ma dalla ricerca sfrenata di una comodità che non si può pretendere di trovare in un campionato professionistico. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a una squadra non abbastanza preparata dal punto di vista difensivo, come dimostra ad esempio l’esecuzione in campo della zona, che finisce spesso per diventare un motivo di confusione tra le file varesine.
I dubbi su questa squadra sono soprattutto sul lungo termine, poiché, al momento, i margini di miglioramento sembrano davvero limitati. È difficile credere che Scola e De Vico possano farsi carico in questo modo della squadra per tutto il corso della stagione o almeno non ai livelli delle prime uscite stagionali e, con un Andersson in queste condizioni e un Morse che ancora stenta a trovare la perfetta quadra del cerchio, il reparto lunghi sembra destinato a subire diverse modifiche, posto che ci siano la disponibilità e le condizioni per farlo.
Inoltre, Varese è una squadra estremamente corta che, in caso di infortuni, potrebbe trovarsi in seria difficoltà anche contro le squadre meno ambiziose del nostro campionato. L’obbiettivo salvezza resta comunque largamente conquistabile per Ruzzier e compagni, che dovranno però impegnarsi più del previsto per uscire vincitori da una lotta che già da queste prime battute sembra davvero infuocata.
LE ITALIANE IN EUROPA
Come stanno andando le italiane in queste prime giornate nelle varie competizioni europee?
La risposta non può essere altro che “bene”.
Partiamo dall’Eurolega, dove Milano è attualmente 3-1, con l’unico scivolone capitato contro l’Olympiakos guidato dal 17+11 di Kostas Sloukas.
Guardare la classifica risulta più o meno inutile per via della delicata situazione legata alla pandemia, che ha costretto diverse squadre a degli stop, tra cui anche l’Olimpia, che ha finora saltato ben due partite. I numeri della compagine meneghina sono in ogni caso buoni, con un net rating positivo di 4.6, quarto migliore della lega dietro a Barcellona e Zalgiris, vere protagoniste di questa partenza, e Zenit, i cui dati vanno però trattati coi guanti dato che il club russo ha giocato finora solo tre partite.
In Eurocup invece la situazione è molto più varia.
Virtus Bologna e Trento, al contrario di quanto visto in campionato, sono entrambe ancora imbattute nella competizione europea, nella quale guidano quindi i rispettivi gironi: con la sesta giornata alle porte, la qualificazione alla fase successiva sembra quasi una formalità. Percorso più ostico invece per le altre italiane, con Venezia attualmente ferma a 2-2 e Brescia con un record di 1-4.
Le prestazioni della compagine di Esposito non stupiscono particolarmente, viste le difficoltà incontrate anche in campionato: con solo cinque giornate ancora da giocare, sembra difficile poter pensare di centrare il traguardo della qualificazione. Differente invece la situazione di Venezia, che è nel bel mezzo della battaglia per guadagnare la qualificazione, seppur all’interno di un girone particolarmente colpito dai problemi legati al COVID-19. Non dovrebbero comunque esserci sorprese per la squadra di De Raffaele, anche se le due pesanti sconfitte con Joventut e Partizan hanno di certo messo un po’ di pressione nell’ambiente dei lagunari.
Difficile invece valutare la situazione delle italiane in Champions League, dove è stata disputata una sola giornata, in cui la Dinamo Sassari è passata abbastanza agevolmente con il Galatasaray e la Fortitudo Bologna ha perso di ben 39 punti con il Bamberg, confermando il brutto momento che sta passando la compagine di coach Sacchetti. Diverso invece il discorso per l’ Happy Casa Brindisi, che, a causa del rinvio della partita di settimana scorsa contro il San Pablo Burgos, non ha ancora debuttato nella competizione: lo farà, almeno sulla carta, l’11 novembre contro il Darussafaka, al PalaPentassuglia.