È cosa risaputa che il draft non sia una scienza esatta: è impossibile calcolare e prevedere con esattezza quali giocatori avranno successo o meno in una classe draft ed è altrettanto impossibile prefigurarsi tutti gli scenari che deriveranno dalle 60 scelte. In un ambito così incerto e immensurabile assume grande importanza il fatto di avere dei principi di scelta, costruiti a partire dalle scelte precedenti e quindi da risultati già noti. Sostanzialmente ogni squadra, general manager o scout si crea una propria “filosofia del draft”.
Aldilà dei semplici principi che possono far preferire un tipo di giocatore ad un altro, alcune squadre adottano delle strategie atte a mantenere o non sprecare il valore intrinseco (ed estremamente labile) delle scelte. Queste strategie sono particolarmente utili nel caso in cui una squadra abbia accumulato molto draft capital in una sola classe e si trovi a dover effettuare tre, quattro o addirittura più scelte nella stessa sera. Da un lato, il modo più immediato per mantenere il valore di una scelta è quello di scambiarla (per un giocatore o delle scelte future) ma ciò non è sempre possibile, in quanto ovviamente è necessario qualcuno disposto a “comprare”. L’altro metodo è il Draft&Stash, pratica in cui una squadra seleziona un giocatore di provenienza internazionale e decide di lasciarlo giocare all’estero per una o più stagioni.
Se nel primo giro gli Stash sono rari e dettati generalmente dalla necessità di mantenere uno spot libero a roster (in quanto una scelta al primo giro corrisponde ad un contratto garantito), al secondo giro risultano molto più consueti e dettati dal bisogno e dalla volontà di non sprecare il valore della scelta. Infatti, nel caso di un giocatore in uscita dal college, i diritti della squadra sul giocatore hanno una lunghezza limitata (senza dilungarci sui particolari) e spesso terminano con il taglio del giocatore durante il primo training camp dopo il draft (anche se la lega sta cercando di aumentare il controllo delle franchigie sui giocatori marginali negli ultimi anni). Nel caso dei giocatori internazionali che non firmano subito in NBA, i diritti sono virtualmente infiniti o comunque è molto più semplice mantenere il controllo sul giocatore per svariate stagioni.
É facile intuire come il Draft&Stash possa essere un’alternativa estremamente utile, soprattutto per quelle squadre che accumulano molte scelte al secondo giro. Possiamo trovare molti esempi limitandoci ad analizzare gli ultimissimi draft: Jonah Bolden, Vlatko Čančar, Mathias Lessort, Aleksandăr Vezenkov, Ognjen Jaramaz, Alpha Kaba nel 2017, Issuf Sanon e Arnoldas Kulboka nel 2018, Didi Louzada, Deividas Sirvydis, Vanja Marinković nel 2019.
Dopo questa doverosa introduzione di stampo “filosofico”, è arrivato il momento di concentrarsi su quei giocatori che potrebbero essere adatti ad un Draft&Stash per la classe 2020 e che potrebbero risultare alla lunga delle Hidden Gems. In seguito ad alcune riflessioni sulle prestazioni, l’età, la probabilità di rimuovere il proprio nome del draft, abbiamo scelto quattro giocatori: Boriša Simanić, Marko Simonović, Artūrs Kurucs e Yam Madar.
Menzioni d’onore per Abdoulaye N’Doye, Rokas Jokubaitis, Sander Raieste e Louis Olinde.

Boriša Simanić
Con all’attivo sei tornei con le nazionali giovanili ed oltre 200 presenze tra i professionisti (di cui 30 in Eurolega), Boriša Simanić è il giocatore più esperto tra quelli che andremo ad analizzare e probabilmente uno dei più esperti in tutta la classe draft.
Essendo nato nel ’98, Simanić è automaticamente eleggibile per questo draft, in quanto compie 22 anni nell’anno in corso. Quindi non ha dovuto rendersi eleggibile dichiarandosi al draft.
Pur non avendo mostrato i miglioramenti che molti speravano e avendo giocato solo un ruolo marginale nelle ultime due stagioni con la Stella Rossa, Boriša Simanić resta comunque un buon candidato per il draft&stash. Le sue qualità tecniche, unite alla taglia, rappresentano una merce rara e molto richiesta dalle squadre NBA. Simanić infatti è alto 211cm e la sua principale qualità è il tiro da tre. Andiamo ora ad analizzare nel particolare il suo gioco.
Simanić è un tiratore, un ottimo tiratore. Con oltre 550 triple tentate tra i professionisti (le statistiche non tengono conto delle partite con la nazionale) e con una percentuale in carriera di ben 39.5%, il giovane serbo ha il volume e le percentuali di un tiratore assolutamente d’élite per un lungo.
Il quadro è ancora più impressionante se consideriamo che Simanić non si limita solo a tirare da fermo, ma ha anche una buona shooting versatility per un giocatore così alto. Il lungo serbo infatti è capace di giocare efficacemente il pick&pop e di tirare in situazioni leggermente dinamiche.
Oltre al tiro, Simanić non offre molto in termini offensivi: non è un giocatore che può crearsi un tiro da solo, non ha i mezzi fisici ed atletici per essere una grande minaccia attorno al ferro al livello NBA, non ha grandi doti da passatore. Però, pur non essendo un vero e proprio creatore, Simanić è in ogni caso un giocatore intelligente che nella maggior parte dei casi sa dove deve andare la palla e sa come e quando muoverla. Queste sua qualità non sempre è lampante guardando le gare ma viene testimoniata anche dalla statistica assist/turnover sempre positiva nelle ultime stagioni (1.49 dal 2017)
Nella metà campo difensiva, il lungo serbo non è un giocatore straordinario ma riesce quantomeno a non essere un minus. Va però considerato che Simanić è stato per gran parte della carriera un 4 in Europa e quindi maggiormente esposto sul perimetro e contro i tiratori.
Innanzitutto, Simanić ha una corporatura snella ed è palese come si muova bene per essere un lungo, con un’ottima fluidità e una discreta velocità. Ciò ovviamente lo aiuta a difendere sul perimetro, dove risulta scomodo per gli attaccanti pur non trovandosi nella sua comfort zone.
Pur non brillando, Borisa è probabilmente un rim protector sottovalutato. Non è un giocatore particolarmente intelligente e che dissuada gli avversari dal tentare tiri al ferro con la sua imponenza ma ha sempre avuto un buon numero di stoppate (soprattutto se consideriamo che spesso ha giocato da 4!) e delle BLK% solide. Inoltre, ha una standing reach discreta (9’0.5, paragonabile ad Harrell o Moritz Wagner) che potenzialmente gli consentirebbe di giocare da 5.
In sostanza, Simanić è un giocatore molto monotematico ma è facile intuire perché potrebbe valere la pena di spendere un’eventuale draft&stash su un lungo che si muove bene, non perde palloni ed è un tiratore da 3 d’altissimo livello per il ruolo.
Yam Madar
Molti dei lettori probabilmente conoscono Deni Avdija, prospetto israeliano che finirà tra le primissime scelte del prossimo draft. Sicuramente molti meno lettori conoscono un altro prospetto israeliano, anch’esso campione d’Europa U20 nella scorsa estate: Yam Madar.
Yam Madar è una point guard ed è il più giovane (dicembre 2000) prospetto trattato in questo articolo. Nonostante la giovane età, Madar ha scalato i rankings negli ultimi mesi grazie ad una ottima stagione in patria, tra le fila dell’Hapoel Tel Aviv. Partito con un ruolo da comprimario e un minutaggio discreto, l’importanza del giovane israeliano nelle rotazioni è andata fortemente in crescendo, rendendolo un titolare inamovibile. Basti pensare che, nei playoff terminati qualche settima fa, Madar ha giocato oltre 31 minuti a gara, facendo registrare 17 punti e 5 assist di media.
Con i suoi 190cm e un fisico molto longilineo, Madar non è un giocatore particolarmente dotato fisicamente. Allo stato attuale, non è muscoloso ma sembra avere un fisico che gli permetterà di aggiungere massa e gioca comunque in modo molto fisico, accettando e addirittura cercando (anche esageratamente) il contatto con l’avversario. Inoltre, pur non essendoci una misurazione ufficiale ad avvalorare la tesi, Madar sembra avere delle braccia lunghe, probabilmente attorno ai 2 metri, e ciò è certamente un plus che lo rende più versatile.
A livello atletico, il giocatore dell’Hapoel non spicca in quanto a verticalità, né quando contestato né quando libero di saltare con ampio spazio. Madar però risulta però un ottimo atleta sul piano orizzontale, mettendo spesso in mostra la sua velocità e la sua accelerazione, sia in situazioni di transizione che a difesa schierata.
Madar si è sempre distinto come un ottimo difensore ad ogni livello di competizione. É un giocatore instancabile, costantemente in movimento, costantemente deciso ad avere un impatto sugli avversari e ciò ovviamente lo rende un difensore scomodo con cui avere a che fare. A questa sua attitudine ed intensità, Madar aggiunge una fluidità e una mobilità laterale che lo rendono un difensore sulla palla estremamente capace. Ovviamente, la taglia ridotta e la poca massa ne limitano pesantemente la versatilità. La difesa di squadra non è sempre delle più attente ma alcuni possessi lasciano ben sperare.
Offensivamente, Madar è ancora un progetto in divenire. Con sole 2.69 triple tentate a gara e il 26.7% da 3, è ben lungi dall’essere un tiratore ma ci sono vari indicatori che lasciano ben sperare. Per prima cosa, Madar ha tirato i liberi con il 81.2% in stagione. Poi, è migliorato esponenzialmente come tiratore dal midrange, soluzione che è diventata di fatto la sua arma principale nel finale di stagione.
Il palleggio è solido ed è molto bravo ad utilizzare i cambi di passo per crearsi un vantaggio. Tuttavia, non risulta molto controllato quando è costretto a palleggiare sotto pressione e spesso commette dei turnover per questo motivo.
Il quadro offensivo è completato dal playmaking: Madar non è un passatore straordinariamente dotato ma è quantomeno un buon passatore nelle situazioni più semplici, come la transizione, il pick&roll e i penetra e scarica. Avendo maggior libertà ed opportunità, con la nazionale ha mostrato anche maggiori capacità come passatore che ha confermato solo in parte per ora tra i professionisti.
In sostanza, grazie all’intersezione di età, difesa, proiezione come tiratore e passatore, Madar è un buon candidato per uno stash in Europa da parte di qualche franchigia alla ricerca di una potenziale backup point guard.
Artūrs Kurucs
Il prossimo prospetto che andremo ad analizzare è Artūrs Kurucs, fratello di Rodions, attualmente giocatore dei Brooklyn Nets.
Il classe 2000 è di proprietà del Baskonia, squadra della liga ACB, ma ha passato la stagione 2019-2020 al VEF Riga, in Lettonia. La sua versatilità offensiva aggiunta alla buona presenza difensiva lo rendono uno dei migliori candidati per il draft&stash per il Draft 2020.
L’analisi del suo lato offensivo deve essere affrontata da due punti di vista. Durante le sue esperienze giovanili, in particolare con la nazionale lettone, Kurucs occupava il ruolo di creatore primario. Per questo motivo ha messo in mostra buone capacità in termini di gestione dell’attacco palla in mano e come passatore in situazioni di pick&roll.
Durante la stagione 2019-2020 il VEF Riga ha deciso di utilizzarlo più come combo-guard, per sfruttare anche la sua capacità di giocare lontano dalla palla. Nelle partite della Latvian Basketball League (LBL) gestiva più possessi palla in mano, mentre durante la Champions League la sua squadra lo utilizzava come guardia.
Questa scelta sottolinea anche quelle che sono le problematiche di Kurucs come creatore primario. Difatti, con palla in mano, spesso fatica a creare separazione dal suo marcatore e talvolta effettua pessime scelte nella gestione dell’attacco.
Lontano dalla palla il VEF Riga ha sfruttato le sue abilità nel ‘navigare’ tra i blocchi per smarcarsi e arrivare a tiri in catch&shoot. Questo suo duplice lato offensivo è ciò che lo rende uno dei prospetti più interessanti nell’eventualità di uno stash, sostanzialmente perché le sue caratteristiche dovrebbero essere facilmente traslabili nel gioco NBA.
Per quanto riguarda la difesa, Kurucs non dovrebbe destare particolari problemi. Il lettone è alto 193cm per oltre 85kg di peso, dal punto di vista fisico è in linea con quelli che sono gli standard posizionali della NBA. I piedi veloci e la buona attitudine nella metà campo difensiva lo rendono un buon difensore sulla palla, capace di alterare pesantemente le azioni quando è completamente concentrato sull’avversario.
Per quanto riguarda la difesa lontano dalla palla, Kurucs effettua la maggior parte delle letture e sembra essere molto attento a quello che è il piano difensivo della squadra. In generale è educato come difensore e questo è un ottimo segno per il ventenne in vista del grande salto nella NBA.
La sua situazione contrattuale lo lega attualmente al Baskonia, squadra neocampione della ACB, massima serie della pallacanestro spagnola. Pare che la squadra punterà anche su di lui durante la prossima stagione, vista la buona annata con il VEF Riga e per la necessità di non aumentare il monte ingaggi.
Se una squadra NBA si assicurasse i suoi diritti decidendo di selezionarlo, sarebbe sicura del fatto che giocherebbe buoni minuti nella lega più competitiva del vecchio continente, potendo rifinire il suo gioco e acquisire esperienza.
Marko Simonović
Il Mega Bemax, squadra in cui milita Simonović, è una garanzia in termini di prospetti. Nikola Jokić, Ivica Zubac, Goga Bitadze sono solo alcuni dei giocatori NBA prodotti dalla squadra-accademia serba negli scorsi anni. Marko Simonović è l’ultima promessa della loro scuderia.
Simonović, nato nel ’99 in Montenegro, ha già alle spalle una discreta carriera (96 gare in prima squadra): nato cestisticamente tra le fila del Buducnost, si è trasferito giovanissimo in Italia, completando le giovanili con la PMS basketball e passando poi alla Mens Sana Siena. Nel 2018 si trasferisce all’Olimpija Lubiana e, dopo una stagione tra fortune alterne, viene mandato in prestito biennale al Mega Bemax, dove ha avuto l’exploit di questa stagione.
Marko Simonović è un lungo moderno, mobile e con un ampio skillset offensivo. Con i suoi 210cm, un fisico longilineo e i 95kg di peso, ha una stazza meno imponente rispetto ai lunghi usciti dal Mega Bemax negli scorsi anni.
Il suo fascino risiede principalmente nel suo gioco offensivo. Un ragazzo poco più che 20enne con una media di quasi 17 punti a gara con il 60.5% di True Shooting Percentage in una lega di buon livello come quella Adriatica è già di per sé interessante. Se andiamo oltre le mere statistiche, ci rendiamo inoltre conto di quanto siano interessanti le sue skills offensive.
Per prima cosa, Marko Simonović basa il suo gioco sul pick&roll. La sua mobilità, il footwork raffinato e la capacità di saltare molto rapidamente lo rendono un costante pericolo in queste situazioni. Ovviamente, è più semplice inserire in un attacco NBA un giocatore così abile nel pick&roll rispetto magari ad un giocatore che basa il suo gioco sul post.
Simonović è inoltre un buon bloccante, con una buona comprensione di angoli e distanze, ma spesso tende ad evitare il contatto sul blocco. Questa tendenza ovviamente può essere controproduttiva ma nel complesso non è poi così grave, considerando che porta moltissimi blocchi durante una gara e quindi non intende subire contrasti costantemente.
Inoltre, Simonović in questa stagione ha dimostrato di essere un ottimo giocatore di pick&pop. Seppur il footwork e le percentuali dall’arco non siano ancora impeccabili, il lungo montenegrino è migliorato drasticamente rispetto alla stagione precedente e si è dimostrato un giocatore affidabile in queste situazione.
Passando dal particolare al genere, Simonović è un buon tiratore allo stato attuale e ci sono svariati motivi e indicatori (di cui abbiamo parlato approfonditamente tempo fa) per cui credere nella solidità e futuribilità del suo tiro: il tocco è buono, tira i liberi con oltre l’80%, è migliorato notevolmente in breve tempo.
In queste clip possiamo notare come, seppur non ci siano grosse differenze nella meccanica, la fluidità del movimento e la trasmissione dell’energia risultino decisamente migliori nella stagione appena trascorsa. Un miglioramento del genere è frutto di ore di lavoro in palestra, ripetendo all’infinito i movimenti e creandosi una memoria muscolare
Simonović risulta meno entusiasmante nella metà campo difensiva. La taglia relativamente ridotta e un fisico ancora in fase di sviluppo lo mettono in difficoltà contro avversari particolarmente fisici e potenti. Le leve nella media e la scarsa verticalità (Marko salta molto rapidamente ma non molto in alto, in sostanza) non lo aiutano nell’affrontare atleti di alto livello. Inoltre, pur avendo una buona mobilità per un lungo non è abbastanza rapido lateralmente per affrontare le guardie sul perimetro.
In ogni caso, le letture generalmente puntuali e corrette e la capacità di utilizzare le proprie leve in modo adeguato, schermando e ostacolando gli avversari, lasciando sperare in dei margini di miglioramento anche in questa metà del campo.
Concludendo, l’appeal di Simonović è semplice: è un lungo mobile, grande interprete del pick&roll e con il potenziale per diventare un tiratore di alto livello. Queste caratteristiche, unite ai grandi miglioramenti dell’ultima stagione e al track record del Mega Bemax a livello di lunghi prodotti, lo rendono un candidato ideale per il draft&stash.
Draft&Stash, il punto di vista del giocatore
In chiusura è doveroso fare un’ulteriore riflessione sul meccanismo del draft&stash. Abbiamo già analizzato ampiamente quali sono i motivi e i vantaggi che spingono un team ad attuare questa strategia ma quali sono i vantaggi (o svantaggi) per un giocatore? Ovviamente qualsiasi giocatore ha interesse ad essere draftato, ma non per tutti i prospetti è vantaggioso rimanere in Europa da un punto di vista dello sviluppo.
Nel caso di giocatori di contorno, o role player, rimanere in Europa potrebbe non essere sempre un bene, in quanto la loro squadra probabilmente non impiegherà molte risorse per sviluppare ulteriormente un giocatore che potenzialmente se ne andrà nel breve periodo, ma si accontenterà di utilizzarlo per quello che è.
Invece, se parliamo di point guard, o comunque giocatori che hanno uno usage rate elevato, rimanere in Europa in una squadra che ti concede molti minuti, palloni e possibilità di sbagliare e fare ulteriore esperienza è sicuramente vantaggioso.