Nella NBA di oggi è sempre più difficile catalogare per ruoli classici i giocatori. Spesso gli allenatori giocano con, stando ai ruoli classici, una guardia, tre ali e un centro, rendendo particolarmente difficile classificare un giocatore in un ruolo canonico (provate a pensarci: chi è la SG a Boston? E la PF?).
In questo basket stanno ottenendo un ruolo sempre più importante i cosiddetti creator, ovvero quei giocatori capaci di crearsi un tiro, gestire un p&r, ma anche di creare vantaggi per gli altri. Oggi andremo a vedere proprio questi giocatori, consci che in questa categoria possono rientrare anche tantissimi giocatori che sono rimasti esclusi da questo pezzo quali il nostro Nico Mannion, Grant Riller, Tyrell Terry, Tre Jones, Cassius Winston, Malachi Flynn, Theo Maledon, Devon Dotson, Skylar Mays ma anche tanti altri.
KILLIAN HAYES
La giovanissima guardia franco-americana la scorsa stagione ha avuto una grandissima annata in Germania e in Eurocup, vincendo la sua personale scommessa fatta nell’estate del 2019 quando decise di lasciare la Francia e Cholet per cercare fortuna altrove.
Hayes è una guardia molto ben messa fisicamente -circa 195cm per quasi 100kg con un’apertura alare di circa 203cm- con una abilità di creare gioco (che sia per sé o per gli altri) sopra alla media. La sua fisicità, unita ad un ottimo ball-handling e a un buonissimo tocco gli consente di battere il suo uomo dal palleggio per poi finire al ferro, rigorosamente con la mano forte, la sinistra, o arrestarsi e tirare. In queste situazioni riesce anche a trovare bene i compagni rimasti liberi in caso di aiuto o rotazione della difesa.
Sa giocare molto bene il p&r leggendo la difesa, trovando il rollante o il tiratore appostato negli angoli o sul lato debole, oppure mettendosi in proprio.
Nonostante l’età ha fatto vedere anche buone cose nella metà campo difensiva dove, grazie al fisico e ad un’intelligenza sopra la media, è un buonissimo difensore sulla palla, con possibilità di switchare e marcare anche gli esterni. Non si può dire altrettanto della sua difesa lontano dalla palla: spesso si fida troppo dei suoi istinti andando a raddoppiare sul portatore o cercando la rubata sulla linea di passaggio, oppure non recuperando bene in situazioni di closeout.
Lontano da palla ha dimostrato dei limiti anche in attacco, dove si muove poco e tira anche peggio che dal palleggio. Da tenere d’occhio il tiro da: ha tirato con il 39% su oltre 4 tentativi in Eurocup, ma solo 22% in serie A tedesca, con nemmeno tre triple tentate; da questo punto di vista l’88% totale ai liberi in stagione lascia ben sperare. Il limite principale rimane comunque l’uso della mano destra: in stagione ha finito al ferro quasi esclusivamente di sinistro e spesso pur di non finire di destro si accontenta di un palleggio arresto e tiro dalla media.
LAMELO BALL
Sul più piccolo dei fratelli Ball si sono versati fiumi di parole, molto spesso con gli appassionati divisi tra chi lo ama e chi lo odia. Raramente si è visto un giocatore così polarizzante: LaMelo è una PG lunghissima, ben oltre i 2m con oltre 210cm di braccia, ha una visione di gioco, un senso dello spazio e del tempo quando si tratta di passare la palla a dir poco clamorosi, sa passare la palla con ambo le mani, sa trovare il rollante sul p&r, il tiratore appostato, il compagno che corre per il contropiede e, se c’è un compagno libero in campo, LaMelo lo vede e può sempre trovarlo.
Ma non è solo un passatore di reazione, riesce a vedere linee di passaggio o passaggi quando ancora non ci sono, quando il compagno ha appena iniziato a muoversi o quando la difesa gli dà le spalle per un istante. Il ball-handling lo aiuta molto nella gestione del p&r e in 1vs1, riesce benissimo a creare separazione per poi battere il suo difensore o il lungo in caso di cambio, sa finire al ferro con ambo le mani e ha un ottimo floater.
In difesa potenzialmente può essere ottimo, ha le misure, le letture e la mobilità di piedi per stare benissimo con gli esterni e dare fastidio sui cambi o in rotazione dal lato debole. Il problema è quel potenzialmente. La maggior parte delle volte non solo non riesce a difendere, ma non ci prova nemmeno, scommette troppo sulle linee di passaggio, non prova nemmeno a passare sui blocchi, si perde l’uomo, non ruota, insomma, atteggiamento e attitudine da rivedere.
L’atteggiamento e l’attitudine si ripercuotono anche in attacco dove ha una shot selection pessima. Spesso si arresta e tira da 8-9m in transizione o sui cambi si accontenta del tiro da 8m piuttosto che provare a battere il lungo; inoltre, la scarsa fisicità non gli permette di finire con continuità al ferro e questo, insieme ad un midrange game inesistente a causa anche di una meccanica piuttosto rivedibile, lo costringe a rifugiarsi in strani floater a bassa percentuale. Insomma, il talento c’è, ma bisogna lavorarci tanto.
ANTHONY EDWARDS
Anthony Edwards si presenta al draft come uno dei giocatori fisicamente più NBA-ready degli ultimi anni: 196cm per ben circa 105kg di muscoli con un’apertura di braccia di più di 205cm e un atletismo sopra la media. A queste qualità fisiche mostruose Edwards abbina un’abilità da scorer sopra la media: ha una fiducia nei propri mezzi clamorosa (fin troppo), sa segnare dal palleggio, in uscita dai blocchi, sa finire al ferro, ama tirare in palleggio arresto e tiro andando indifferentemente a destra o a sinistra, e sa segnare in situazioni di post-up. Insomma, un pacchetto completo da scorer.
Come passatore, oltre a qualche sporadico bel passaggio, non ha fatto vedere molto: resta da capire se per il livello basso dei compagni o per un’effettiva carenza. Anche in difesa il potenziale è clamoroso. Sulla palla può essere un difensore fastidiosissimo grazie alla combinazione atletica e fisica, ma con quel fisico ed atletismo può essere un fattore anche lontano dalla palla e sui cambi.
I dubbi principali riguardano una shot selection pessima. Spesso si accontenta del tiro dalla media contestato piuttosto che attaccare il ferro o cercare il compagno (e se hai quei mezzi atletici e fisici magari finire più spesso al ferro potrebbe essere una buona idea), non è sempre concentrato in difesa (si prende parecchie pause e si fida fin troppo dei suoi istinti) e ha un tocco di non di primissimo livello (poco più del 70% ai liberi).
Nota positiva: analizzando in un video per ESPN con Mike Schmitz i suoi highlights riconosceva benissimo i suoi errori mostrandosi come un ragazzo intelligente e voglioso di imparare.
DENI AVDIJA
Deni nelle ultime due estati si è messo in tasca l’MVP degli europei U20 (2019) e l’MVP del campionato israeliano (2020), il più giovane di sempre a vincere il massimo riconoscimento della massima serie israeliana.
Il giovane israeliano è da anni sui taccuini degli scout grazie alle clamorose prestazioni con le varie rappresentative giovanili in cui sembrava un professionista in mezzo ai bambini. Ma cosa rende speciale Deni? Prima di tutto il suo QI cestistico, sia offensivamente che difensivamente Deni ha una capacità di leggere quello che succede in campo impressionante per un ragazzo della sua età; difensivamente non è un giocatore particolarmente dotato atleticamente o fisicamente ma è sempre nel posto giusto al momento giusto.
I suoi limiti atletici e fisici, però, lo renderanno verosimilmente un difensore poco efficace in NBA contro i giocatori o più veloci o più grossi, negandogli in caso di mancati miglioramenti un profilo difensivo di alto livello.
Anche offensivamente il suo grande QI lo aiuta. Sa giocare p&r da palleggiatore e sa trovare e servire i compagni con buoni tempi e da diverse situazioni di gioco. L’aspetto dove però si trova più a suo agio è la transizione: orizzontalmente è un buonissimo atleta e non è raro vedergli condurre azioni in coast to coast per finire al ferro o trovare il compagno. Molto buono anche il suo gioco in post: da vedere se sarà altrettanto valido contro giocatori fisicamente superiori.
Il suo più grande limite è però il tiro. In stagione ha viaggiato con meno del 60% ai liberi e un mediocre 33% da 3 (35% in Eurolega su 4.1 3PA, 28% in campionato con 1.8 3PA). Il rilascio e la parte superiore del corpo sono buoni, la parte inferiore invece spesso fa un po’ quello che vuole. Da questo punto di vista il 72% ai liberi con cui ha tirato nelle 9 partite dopo la pandemia insieme ad un rilascio ed una meccanica decisamente migliorati lasciano ben sperare. Vedremo se riuscirà a dare un seguito a questi miglioramenti.
TYRESE MAXEY
La guardia in uscita da Kentucky è uno dei giocatori, insieme a Cole Anthony, le cui quotazioni sono più difficili da capire. Per alcuni è un prospetto da top 10 appena fuori top 5, per altri è un prospetto da scarsa top 20. Ma che tipo di giocatore è Tyrese Maxey?
Maxey è innanzitutto un ottimo difensore sia on che off the ball, intelligente, sempre attivo di piedi e anche fisicamente in grado di tenere bene contro gli avversari più grossi; sul p&r riesce a passare bene, mentre off the ball ruota sempre coi tempi giusti, passa bene sui blocchi, e riesce anche a farsi trovare al posto giusto in situazioni di aiuto, nelle quali però a causa di un’altezza e verticalità limitata non può fare molto come protezione del ferro. Non ha invece delle mani particolarmente attive o veloci e, difatti, non rischia quasi mai la rubata.
Dal punto di vista offensivo è un giocatore capace di segnare con e senza palla, con un gran tocco e una gran capacità di finire al ferro con entrambe le mani, ma deve migliorare nell’abilità di creare separazione. Da 3 ha tirato con brutte percentuali (29.5%) e in qualche situazione anche con scarsa fiducia (pensa troppo prima di tirare perdendo il ritmo ma il lavoro di piedi con cui arriva sotto la palla è ottimo), ma i liberi (82%) e il tocco nei pressi del ferro lasciano ben sperare per un miglioramento sotto questo punto di vista. Può fungere da playmaker situazionale, ma non è un giocatore da letture sopra la media.
COLE ANTHONY
L’ex UNC si presentava al college con ambizioni da 1° scelta assoluta. Ambizioni non rispettate per numerosi fattori, tra cui problemi fisici, inefficienza e limiti nel playmaking.
Cole Anthony è un ottimo atleta verticalmente parlando, capace di chiudere sopra al ferro con grande esplosività ma non ancora con grande efficienza (anche se le spaziature di UNC, inesistenti visti i due lunghi contemporaneamente in campo, da questo punto di vista non lo hanno aiutato), di segnare sui tre livelli e di creare separazione e segnare dal palleggio arrestandosi e tirando con grande elevazione; inoltre, ha mostrato anche qualche flash come giocatore off the ball: le percentuali non sono clamorose (34% da 3 e 75% ai liberi), ma la meccanica è buona.
La shot selection mediocre e la visione di gioco discreta sono due problemi abbastanza importanti, ma con qualcun altro a fianco capace di creare gioco e di lasciargli più compiti di secondary creation non potrà che migliorare; dovrà però cercare di integrare meglio le sue abilità da scorer con quelle da passatore: a volte infatti sembra concentrarsi troppo su un aspetto trascurando l’altro. Non sarà mai un passatore d’élite ma in certe circostanze legge bene la difesa.
In difesa invece sa essere molto fastidioso on the ball, ma deve migliorare a passare sui blocchi, off the ball legge bene e ruota coi tempi giusti, dando parecchio fastidio nei pressi del ferro grazie alla sua verticalità, ma causa stazza ridotta sarà sempre limitato sui cambi e in situazioni di rotazione.
TYRESE HALIBURTON
Il sophomore in uscita da Iowa State è un giocatore che colpisce per il suo elevato QI cestistico su entrambe le metà campo. Fisicamente è molto lungo per il ruolo, poco meno di 2m con 205cm di braccia, ma è molto esile (siamo sugli 80kg), il che, per ovvi motivi, lo penalizza in diverse situazioni.
In difesa soffre contro giocatori più fisici e sui cambi, nonostante le lunghe leve; inoltre, non ha una velocità laterale elevatissima, ma anche qui compensa con un gran QI, è un difensore di squadra pazzesco, molto vocale, a-là Draymond Green per capirci, ruota sempre coi tempi giusti, legge benissimo le linee di passaggio e le intenzioni degli avversari ed, infine, è un ottimo rimbalzista, il che gli consente di poter spingere la transizione in prima persona, aspetto del gioco in cui eccelle.
In transizione riesce sempre a trovare l’uomo libero, sia che esso sia il tiratore che corre largo, il rimorchio o il taglio dell’esterno, e sa anche mettersi in proprio e finire al ferro. A metà campo è un giocatore un po’ più limitato palla in mano, ha buonissime letture sul p&r ma per diversi limiti in NBA non potrà usarlo così tanto: ball-handling mediocre (non riesce a creare separazione), pull-up game inesistente anche a causa di una meccanica con un rilascio molto basso che praticamente va ad annullare i vantaggi in termini di lunghezza con gli avversari; inoltre finisce poco al ferro a causa di una fisicità inesistente, nonostante abbia un ottimo tocco.
Nonostante la meccanica, è un ottimo tiratore (oltre 80% ai liberi e oltre il 40% da 3) con ampio range, per questo è particolarmente adatto a squadre con già un giocatore capace di creare ma che può giocare anche off the ball e che necessiti di qualcuno che gli dia qualche minuto di riposo.
KIRA LEWIS JR.
La PG di Alabama è entrata al college giovanissimo, appena 17enne, e infatti si presenterà al Draft a soli 19 anni nonostante le due stagioni disputate al college. Kira è una PG velocissima, con un primo passo razzente e con un ottimo ball-handling, capace di crearsi un tiro ma anche di costruire vantaggi per gli altri, anche se si trova meglio a giocare in situazioni di difesa già mossa in cui deve solo amplificare il vantaggio.
Sa giocare con e senza palla (43.5% da 3 in situazioni di spot up), sa finire al ferro ma deve necessariamente ingrossarsi fisicamente. I miglioramenti fisici rispetto al primo anno sono notevoli ma ancora siamo sotto al par, soprattutto per quanto riguarda l’NBA. Questo si ripercuote in un’enorme difficoltà a finire al ferro coi contatti, ma anche in difesa dove viene spostato fin troppo facilmente dai suoi avversari. La mobilità laterale e la voglia sono buone in difesa, ma i limiti fisici lo rendono un difensore poco versatile e anzi, in NBA almeno all’inizio, potrà avere difficoltà anche sulle PG più fisiche.
Non è un passatore da letture clamorose. Certe volte forza i passaggi immaginandosi linee di passaggio che non ci sono e per questo non avrà la visione di gioco dei primi della classe, ma verosimilmente non sarà nemmeno quello che dovrà fare in NBA. Non gli si chiederà di essere un main creator ed infatti avrà bisogno di giocare accanto a qualcuno che sappia muoversi bene con e senza palla.
R.J. HAMPTON
Uuscito dalla HS marchiato a fuoco con le 5 stelle dei migliori prospetti, Hampton ha deciso di fare lo stesso percorso di LaMelo, andando a giocare tra i professionisti in NBL.
La sua stagione è stata molto più tormentata e con molti più bassi rispetto a quella di ‘Melo, mettendo in mostra cose interessanti ma anche parecchi limiti. Fisicamente e atleticamente è un ottimo prospetto, offensivamente può avere una dimensione da penetratore notevole, ma prima dovrà imparare a usare la mano sinistra e ingrossarsi un po’ fisicamente. Potrà gestire qualche p&r e fare anche qualche lettura interessante ma non in maniera continuativa; la meccanica di tiro è discreta ma il rilascio è troppo ritardato, spesso gli capita di tirare in fase discendente, il tocco non è malvagio ma non è nemmeno eccellente, nei pressi del ferro dimostra una buona sensibilità ma il fatto che tiri i liberi con poco più del 70% non è un grandissimo indicatore.
Difensivamente, invece, potrebbe avere dei problemi. Fisicamente è messo molto bene ma sembra non impegnarsi minimamente e sembra non avere nemmeno la velocità laterale necessaria per essere un buon difensore; inoltre off the ball ha delle lacune clamorose, si prende una quantità enorme di back door e spesso si distrae guardando la palla o guardando l’uomo. Insomma, il lavoro da fare è molto e non è nemmeno detto che sia sufficiente a renderlo un difensore sopra la media. Qualora si dovesse ingrossare fisicamente potrà concentrarsi più sugli esterni (è quasi 2m con le braccia lunghe) dove la mobilità di piedi non élite dovrebbe essere un problema minore.
LEANDRO BOLMARO
Il giocatore argentino del Barcellona si è fatto conoscere dagli scout come uno dei giocatori con più estro e fantasia del lotto. É molto bravo a usare le finte di corpo, ha un bel ball-handling, sa passare la palla con angoli impossibili e con ambo le mani (doti più uniche che rare, soprattutto in un giocatore di oltre 2m), sa giocare il p&r per finire al ferro o trovare il rollante con passaggi schiacciati precisi (e molto scenografici), sa giocare bene in transizione dove riesce a sbilanciare i lunghi o a spostare i piccolo grazie al suo vantaggio fisico e, in generale, è un giocatore molto intelligente ed estroso, con grandi doti da passatore.
Difensivamente grazie al suo fisico e ad una buona mobilità laterale può essere un fattore. Parliamo di un giocatore di oltre 2m che passa bene sui blocchi, è attivo con le mani, è intelligente, ha le mani rapide e può potenzialmente difendere più ruoli. Note dolenti, oltre al fisico esile, sono una tendenza alla palla persa notevole, collegata alla tendenza al passaggio spettacolare di cui parlavo sopra, ed un tocco che non sembra essere granché, con conseguenti problemi al ferro e soprattutto al tiro.
É un tiratore pessimo sia per percentuali che per meccanica, ha una meccanica decisamente poco fluida in cui la parte superiore ed inferiore del corpo sembrano separate tra di loro e nessuna delle due sembra lavorare bene. Il lavoro da fare è molto e la gestione dei giovani da parte del Barcellona non è mai stata esemplare. Materiale da draft and stash, ma uno stash al Barcellona non è detto che gli faccia bene.