Ormai possiamo dirlo: l’NBA ha saputo rispondere in maniera puntuale e innovativa alle esigenze legate alla pandemia globale che caratterizza questo momento storico. Lo stesso approccio, infatti, verrà utilizzato per ripensare uno degli eventi più significativi in vista del Draft NBA del 2020, ovvero la Draft Combine.
Negli scorsi anni era risultato di fondamentale importanza per le franchigie NBA e i relativi scout relazionarsi in prima persona con i prospetti e osservare le loro capacità atletiche tramite una serie di misurazioni. La possibilità di avere queste informazioni in vista della scelta finale ha spesso contribuito a modifiche importanti nell’ordine di selezione rispetto ai vari mock draft.
L’impossibilità di eseguire tutto ciò nelle stesse modalità degli anni passati ha portato l’NBA a dover reinventare l’organizzazione di questo evento cercando di mantenere inalterato l’obiettivo principale, ovvero la raccolta di informazioni puntuali per conoscere in maniera più approfondita i giovani talenti. Per fare ciò verranno combinate modalità online e offline: saranno organizzate interviste virtuali con i giocatori e sessioni di test fisici presso le strutture delle squadre per valutare le loro capacità atletiche.
Per diminuire all’essenziale le interazioni tra giocatori e scout in rispetto delle norme vigenti, verranno utilizzati anche alcuni software in grado di garantire l’analisi di porzioni di video degli allenamenti dal punto di vista tecnico tramite un pesante uso del machine learning.
Tra i 60 partecipanti, però, non avremo alcuni dei migliori prospetti che, come di consueto, non amano partecipare a questo evento per non danneggiare il loro draft stock. I vari Wiseman, Edwards, Okongwu, Toppin e altri nomi illustri hanno scartato questa possibilità consapevoli di essere già proiettati nelle parti alte del Draft.
Tutto questo si terrà nel periodo che va dal 28 settembre agli inizi di novembre, con il Draft che pare essere confermato per il 18 novembre. Nelle prime due settimane sono state effettuate le interviste di alcuni dei protagonisti con i giornalisti affiliati e da qui si possono già osservare alcuni interessanti spunti.

Le interviste
La possibilità di ascoltare i giocatori durante brevi chiacchierate con i media permette di capire qualcosa in più sulle loro personalità e sul modo di porsi rispetto a diverse situazioni.
Non tutti i migliori prospetti hanno deciso di evitare questo evento, un primo esempio è quello di Deni Avdija. Le sue dichiarazioni, nonostante qualche problema con la lingua, hanno fatto trasparire una grande maturità:
Voglio parlare del mio tiro. Penso che molte persone che non sono all’interno della squadra, o all’interno di questo sport non colgano alcuni elementi in relazione al tiro. Il tiro non è sempre collegato a problemi di meccanica, penso che la mia tecnica sia buona. Penso che le persone non colgano il contesto. Le persone si dimenticano che ero molto giovane, in una squadra con molta esperienza, molta pressione intorno e molti tifosi ogni singola partita. Ho giocato buoni minuti, a volte tanti, a volte meno. Ci sono stati alti e bassi e questo si collega anche al tiro. Verso la fine della stagione mi sono trovato molto più a mio agio con la squadra e questo è il motivo per cui ho tirato meglio. Io posso tirare. Sono un grande tiratore. Non penso mai più volte al mio ultimo tiro, ma sempre a quello dopo.
Deni Avidja sulle sue difficoltà al tiro da tre punti
Con questa risposta Deni ha detto la sua sulle molte domande riguardanti i suoi problemi al tiro mostrando una buona dose di fiducia, ma anche sottolineando le difficoltà che un diciannovenne può avere in una situazione impegnativa come quella vissuta con il Maccabi Tel Aviv. Tale fiducia nei propri mezzi, però, può essere anche letta in una chiave un po’ meno positiva. A sua detta la meccanica è buona, tuttavia con un’attenta analisi i punti da ritoccare nel suo modo di tirare sono molti e la strada per avere un rispettabile tiro da tre nella lega è molto lunga per l’israeliano.
Anche Killian Hayes, giocando in Europa da professionista, ha avuto un percorso simile a quello di Deni Avidja e proprio per questo motivo ha deciso di partecipare alla Combine in modo da convincere i più scettici. Dalla sua intervista spicca una dichiarazione riguardo al probabile range in cui verrà scelto. Secondo lui e il suo agente c’è una buona possibilità che venga chiamato tra la scelta numero #2 e la numero #8:
Draft prospect Killian Hayes says he believes he’ll be picked between Nos. 2 and 8. Says he’s interviewed with the Golden State Warriors (currently picking 2nd, but certainly a possibility to trade down).
— Rick Bonnell (@rick_bonnell) September 28, 2020
L’intervista con Golden State è un segnale molto importante per modificare la percezione che le squadre che sceglieranno nei primi posti al Draft hanno riguardo a Killian Hayes. Non sono molti i giocatori che si sbilanciano in questo modo riguardo al loro possibile range di scelta, ma Hayes e il suo agente sembrano aver ricevuto dei feedback molto positivi in questo senso.
Gli Warriors, a detta dei prospetti intervistati, sembrano essere una delle squadre più attive nella raccolta di informazioni in questa fase di scouting. Anche Tyrese Haliburton durante la sua intervista ha dichiarato di aver parlato con loro:
Tyrese Haliburton said he’s only interviewed with three teams, including the Warriors and Knicks.
— Connor Letourneau (@Con_Chron) September 30, 2020
Questi interessamenti in casa Golden State mostrano un filo conduttore nella ricerca in vista della loro scelta numero #2. Sia Hayes che Haliburton sono in grado di gestire possessi con continuità pur avendo un buon gioco lontano dalla palla. I due sono molto simili e sembrano essere in grado di condividere il campo con Stephen Curry e Klay Thompson. In questo senso è molto suggestiva un’altra dichiarazione di Haliburton:
Tyrese Haliburton said the Warriors could see him filling a role similar to the one Shaun Livingston once filled.
— Connor Letourneau (@Con_Chron) September 30, 2020
Durante le interviste personali la squadra cerca spesso di inquadrare il giocatore e il suo possibile adattamento al roster attuale. Il paragone con Shaun Livingston evidenzia la necessità di Golden state di aggiungere un giocatore in grado di alleggerire gli altri interpreti dal punto di vista del carico offensivo.
Come anticipato prima, i giocatori intervistati tendono a non rivelare tutti i loro incontri virtuali effettuati singolarmente con le franchigie e spesso evitano di rispondere a domande puntuali sull’eventuale interessamento di qualche squadra NBA. Non è questo il caso di Tyrell Terry, prospetto proiettato a fine primo giro in uscita da Stanford. Il ragazzo ha dichiarato senza indugio di essere stato intervistato da almeno otto organizzazioni coprendo un range di scelta molto ampio (OKC, PHILA, RAPTORS, KNICKS, NETS, WARRIORS, WOLVES, BULLS) e raccogliendo feedback molto positivi. Sicuramente Terry è uno dei prospetti in ascesa in questo processo di avvicinamento al Draft, molte squadre avevano dubbi sul suo fisico gracile e stanno ottenendo importanti rassicurazioni direttamente dal giocatore.
Il prospetto che più ha fatto parlare di sé è stato LaMelo Ball. A differenza di Edwards e Wiseman, è l’unico dei giocatori considerati in top 3 ad essersi presentato a questa prima parte di Combine. Anche se ha già dichiarato di non voler partecipare alla seconda parte dell’evento, la sua intervista ha evidenziato alcuni elementi degni di nota. La prima dichiarazione riguarda una domanda sul possibile fit con gli Warriors, dopo che LaVar Ball si era espresso a sfavore di un possibile approdo del figlio nella Baia:
É il mio vecchio, ha le sue convinzioni. Io ho le mie. Posso giocare in ogni squadra e fare bene ovunque vada. In fin dei conti è la NBA, se mi metti con buoni giocatori, le cose possono andare bene.
LaMelo Ball in risposta al padre
Sempre il padre aveva dichiarato di vedere New York come destinazione perfetta per il figlio e per questo motivo LaMelo ha apertamente detto che i Knicks sono stata l’unica squadra con cui ha parlato privatamente. L’interesse dei newyorchesi sembra essere molto forte nei confronti del talentuoso prospetto, ma sarà necessario per loro salire di qualche posizione perché è poco probabile che LaMelo scenda fino alla #8. È dunque da tenere sotto osservazione l’asse Golden State – New York, in quanto i primi hanno da sempre espresso l’interesse di voler fare trade-down con la giusta offerta. I giocatori intervistati dagli Warriors come Hayes e Haliburton saranno quasi sicuramente disponibili anche verso la fine della lotteria.
La dichiarazione più preoccupante tra tutte le interviste riguarda sempre LaMelo. La maggior parte dei dubbi che gli scout hanno su di lui riguardano la meccanica di tiro che nel corso degli ultimi anni ha mostrato problemi di consistenza. Il lavoro che Ball dovrebbe fare entrando nella lega riguarderebbe una vera e propria ricostruzione del suo modo di tirare. Nel corso dell’intervista Lamelo ha ribattuto con un secco “no” in relazione a una domanda che interrogava il prospetto sul possibile lavoro sul suo tiro durante questo periodo di pausa e dopo il suo ingresso nella lega. Questa risposta e l’attitudine messa in mostra nel corso dell’intervista con i media potrebbero incrementare i dubbi di chi già alimentava incertezze riguardo la serietà e l’etica del lavoro del prodotto di Chino Hills.
Prossime tappe
Dal 16 ottobre in avanti i prospetti proseguiranno il loro percorso legato alla Draft Combine con la parte dei test atletici composti da prove di forza e agilità, misurazioni antropometriche e sessioni di tiro.
Durante le scorse edizioni questa fase dell’evento era svolta in momenti comuni e nell’arco di pochi giorni, non potendo garantire uno svolgimento del genere si è pensato di usare le strutture NBA più vicine all’abitazione o alla residenza del giocatore. In questo modo i test atletici saranno diffusi e si potrà proseguire in totale sicurezza.
La fase finale della Combine sarà accompagnata parallelamente da alcuni allenamenti privati organizzati sotto richiesta personale delle squadre. Proprio in questi giorni la NBA ha alleggerito quelle che erano le norme legate all’interazione tra giocatori e scout permettendo alle franchigie di pianificare fino a dieci sessioni dal vivo, ponendo il limite a due visite per prospetto.
Questa nuova possibilità va a sostituire gli allenamenti collettivi organizzati dalle squadre negli scorsi anni e saranno fondamentali per la parte finale del percorso di avvicinamento al Draft 2020. Attendiamo ora di ricevere nuove e puntuali informazioni anche dal punto di vista fisico per i giocatori iscritti alla Combine in modo da completare il quadro informativo in vista del prossimo grande evento NBA.