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Cosa è successo in gara 6 tra Celtics e Heat

Federico Peschiera by Federico Peschiera
29 Settembre, 2020
Reading Time: 11 mins read
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Gara 6 Heat Celtics

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia

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Finisce di domenica notte gara 6 tra i Miami Heat e i Boston Celtics, con la vittoria della serie per 4-2 da parte dei primi, in una partita molto più equilibrata di quanto il risultato non lasci trasparire. Miami torna alle Finals dopo 6 anni, proprio contro la sua stella dei primi anni 2010: LeBron James. A Boston rimane invece l’amaro in bocca di aver mancato ancora una volta l’appuntamento con il più alto palcoscenico NBA, mancando ancora una volta l’ultimo passo decisivo. 

Il primo quarto si apre per molti versi alla stregua della precedente partita: Miami fa da padrona. Dopo un inizio non ottimale in attacco, gli Heat si risollevano (1/7 dal campo all’inizio di partita, da lì in poi 10/13 per finire i primi 10 minuti) segnando anche tiri improbabili dall’arco e chiudendo in vantaggio 33-27. I Celtics tirano tutto quello che possono da 3 punti (6/14 nel primo quarto) e Tatum replica per la terza volta di fila una prima frazione da 0 tiri segnati (0/5), conditi da 4 assist. All’inizio della partita manca anche Walker che, complice due falli commessi in breve tempo, chiude il primo quarto a soli 4 punti.

Il secondo quarto è uno scambio di colpi da una parte e dall’altra. Si risveglia Tatum che, dopo aver sbagliato i primi 7 tiri della sua partita, guadagna ritmo con una tripla e segna i successivi 4 tiri su 5. Dall’altra parte, Miami trova il contributo di molti dei suoi giocatori, in particolare Butler e Adebayo, che attaccano costantemente il ferro e mantengono in lieve vantaggio gli Heat, che vanno all’intervallo sul punteggio di 62-60.

l terzo periodo si sviluppa alla stregua del secondo: botta e risposta tra le due squadre, con Miami che riesce a scavare un solco di 9 punti grazie all’apporto di Adebayo e soprattutto di Iguodala (wild card del roster di Miami per gara 6, in cui segnerà il suo season high), ma successivamente viene recuperata grazie a qualche giocata di astuzia e atletismo del duo Brown-Smart. 

L’analisi del quarto periodo ve la lascio alla fine. Andiamo ora ad analizzare alcuni punti chiave della partita.

 

1. L’attacco di Boston alla zona

I Miami Heat hanno riproposto una zona 2-3 anche per gara 6, raccogliendone i frutti soprattutto verso la fine della partita. Nei primi tre quarti gli Heat hanno usato saltuariamente questa strategia difensiva (complice anche l’abilità dei giocatori biancoverdi nell’attaccarla), alternandola con una difesa a uomo. Nel quarto periodo, a causa della stanchezza di Boston e di una maggiore pressione emotiva, i risultati sono stati ottimi. 

Nel primo quarto, l’esecuzione di due triple ad inizio azione dei Celtics ha fatto desistere gli uomini di Spolestra, i quali sono passati praticamente subito a uomo e sono così rimasti fino alla fine del periodo.

 

Nel secondo e nel terzo quarto, la zona di Miami è stata provata e riprovata, soprattutto per cercare di nascondere la presenza di Robinson in campo ed evitare il mismatch hunting dei palleggiatori di Boston. La strategia di attacco dei Celtics è stata sempre la stessa: attaccare il tiro libero e il centro dell’area, come fatto in maniera efficace in gara 5.

Il centro dell’area è infatti il punto più libero del campo e la seconda linea difensiva di Miami difficilmente si è scomposta per coprirlo durante tutto l’arco della serie. In questo modo a Stevens è bastato impostare un pick and roll centrale per far arrivare il palleggiatore di turno a centro area oppure per liberare il gioco ai compagni sul perimetro con uno scarico (come dimostrano le seguenti clip).

 

Verso la fine dell’ultimo quarto però l’attacco alla zona costruito con blocchi veloci e penetrazioni è sfumato, a favore di una nervosa e sterile ricerca della tripla dopo pochi secondi, di fatto non facendo faticare in alcun modo la difesa e vanificando tutti gli sforzi fatti nella metà campo dei giocatori in biancoverde.

 

2. La partita di Bam Adebayo

Dopo la prova poco convincente di gara 5, il prodotto di Kentucky si è addossato la colpa della sconfitta degli Heat, promettendo di rifarsi nella gara successiva, e non ha tradito le aspettative. La prestazione fornita in gara 6 è da consegnare ai posteri: totale onnipotenza nella metà campo offensiva e solida presenza a rimbalzo e in aiuto nella metà campo difensiva. Il centro degli Heat è stato un cheat code dal primo minuto, chiudendo la gara con 32 punti, 15 rimbalzi e 5 assist, con 11 su 15 dal campo.

Adebayo si è mostrato più aggressivo fin dai primi minuti di gioco, siglando i primi 4 punti della partita con 4 liberi e attaccando molto più insistentemente il ferro. A differenza di gara 5, ogni volta che era in campo cercava di posizionarsi per ricevere il lob e andare a schiacciare, oppure fronteggiava il canestro una volta ricevuta palla. La sua aggressività si riflette nel numero di falli subiti (8, tanti quanti Brown, Tatum e Walker).

 

Il vero capolavoro però è stato l’ultimo quarto: la rimonta e il successivo allungo degli Heat nella seconda metà dell’ultima frazione di gara è dovuto principalmente a lui (e a Tyler Herro), che con una serie di giocate in attacco regala a Miami il vantaggio che chiude la partita.

 

In tutte queste giocate si può evincere come Adebayo riconosca che a marcarlo ci sia Theis, che non può fronteggiarlo in difesa dall’arco. Il centro degli Heat gli prende il tempo benissimo e, quasi fosse una guardia, lo batte dal palleggio arrivando in un caso al ferro con una giocata da highlight, e negli altri due casi guadagna il fallo.

 

3. L’inizio di partita di Jayson Tatum

Ancora una volta Jayson Tatum comincia la partita con le polveri freddissime. Similmente a quanto visto in gara 4 e gara 5, il prodotto di Duke non riesce a trovare il ritmo, sembra aspetti che la partita venga a sé senza però aggredirla nei momenti in cui dovrebbe e spesso tentando improbabili tiri all’inizio dell’azione (che sarebbero giustificabili solo per un giocatore in striscia e con fiducia). Tatum riacquisterà poi consistenza in attacco nel secondo quarto, complice anche una rubata cruciale che gli permette di appoggiare facilmente alla tabella in contropiede.

Tra gara 4 e gara 6, Tatum ha segnato solamente 3 punti (da tiro libero), con 0/13 dal campo. La nota positiva è che, a differenza di gara 4 e 5, in gara 6 ha fornito 4 assist nel primo quarto, arrivando a 8 alla fine del secondo, a dimostrazione che, riconoscendo di non essere in ritmo, ha provato a servire i compagni (soprattutto Smart, autore di una buona prestazione balistica nella prima frazione di gara).

 

Jayson Tatum riceve da fermo ad inizio azione, e tenta un tiro in allontanamento che scheggia il primo ferro. Questa tipologia di tiro è a bassa percentuale, ottimo se il giocatore è in the zone, ma pessimo se eseguito in una situazione delicata o dal nulla (come in questo caso).

 

4. L’aggressività di Jimmy Butler

Uno dei fattori che più ha spiccato nella sconfitta di gara 5 per Miami è stato lo scarso apporto di Jimmy Butler, che è sembrato poco presente soprattutto offensivamente (5/11 dal campo senza mai incidere veramente). In gara 6 questo trend è stato ribaltato: Butler si dimostra voglioso di attaccare il ferro sin da subito (11 tiri nel solo primo tempo): sono 6 i punti nei primi 5 minuti della partita.

Anche il secondo quarto viene interpretato in attack mode dal #22, sfruttando le debolezze della seconda linea della difesa di Boston con tagli e penetrazioni (seguendo il mantra suggerito da Jeff Van Gundy: “more drives, less coffee”).

 

Butler in questa azione vuole chiaramente attaccare il mismatch con Wanamaker e segna due punti al ferro grazie anche alla mancanza totale di aiuto da parte della difesa dal lato debole.

Nel terzo quarto Jimmy è rimasto silente (0/3 al tiro e 0 punti), tuttavia ha messo anche la sua di firma sulla prestazione di Miami nel quarto quarto sfruttando soprattutto delle ottime letture in taglio, servito da Adebayo.

 

5. La difesa di Boston

I Celtics (una delle migliori difese della NBA e la miglior difesa tra le quattro finaliste di Conference) vengono rispediti a casa subendo 120 punti e con una prestazione difensiva che lascia molto a desiderare, soprattutto verso la fine della partita. Boston accusa la stanchezza di una rotazione ridotta e la mancanza di rim protection vera e propria (nonostante gli stoppatori non manchino: Tatum e Theis sono i giocatori con più stoppate in questi playoff), che rende veramente poco efficace la seconda linea difensiva.

Una volta che la palla supera l’arco del tiro da 3 punti, gli avversari arrivano al ferro con una facilità clamorosa. La difesa in aiuto non è proprio il fiore all’occhiello dei giocatori di Stevens, e non aiuta il fatto che, quando gli avversari al ferro ci arrivano, in aiuto ci siano spesso giocatori undersized o mal posizionati.

 

Un segno della crescente stanchezza degli uomini di Stevens è poi il fatto che, nella fine del terzo quarto e soprattutto del quarto quarto, i posizionamenti fossero molto imprecisi, i difensori del calibro di Smart si facessero battere dal palleggio e i close-out venissero realizzati a fatica.

 

Alla seconda rotazione difensiva Smart si trova alto sulle gambe e Dragic riesce a batterlo facilmente, arrivando al ferro senza che sia presente alcun tipo di aiuto dal lato debole.

 

Durante il corso di gara 6 poi, Brad Stevens ha schierato l’intero reparto lunghi: Enes Kanter ha dato il suo solito contributo in attacco, anche se la serata rosea di Adebayo ha fatto desistere l’allenatore dei Celtics nell’utilizzarlo per troppo tempo. È stato provato anche Robert Williams III, il quale però si è rivelato molto distratto e poco incisivo nella metà campo difensiva (soprattutto nel difendere il ferro).

 

Per difendere su Adebayo, data l’evidente difficoltà di Theis, Stevens le prova tutte, anche inserire in un momento cruciale della partita Grant Williams, più abile a resistere alle penetrazioni del centro degli Heat, ma meno incisivo di Theis o di Kanter a rimbalzo (dove i Celtics hanno dominato per gran parte della partita, vincendo il confronto sui canestri da rimbalzo offensivo per 16-1), di fatto privando la squadra di possibili seconde opportunità nei minuti finali. 

 

6. Il quarto periodo

Il quarto periodo della gara ha visto un iniziale sorpasso della franchigia del Massachusetts, che ha toccato anche i 6 punti di vantaggio ma è stata subito riacchiappata e risuperata da Miami grazie alle giocate di Herro (11 punti nel quarto) e Adebayo, che hanno sfruttato le proprie zone di comfort.

Il primo ha punito una difesa troppo passiva in certi momenti (soprattutto in aiuto) con il tiro dalla distanza e le continue penetrazioni. Il secondo è riuscito, seguendo il trend della serata, ad arrivare al ferro con estrema facilità, segnando anche un jumper con fallo e servendo Butler in maniera magistrale grazie alle proprie abilità da passatore. 

 

Smart rimane staccato da Herro, preoccupato o di una sua penetrazione o dello scarico ad Adebayo, e Tyler lo punisce con il jumper.

 

Dall’altra parte si è visto il poco cinismo e la poca sicurezza dei Celtics. Mentre il divario iniziava a crescere sotto i colpi di un Adebayo strepitoso, i Celtics in formato small (con Tatum da 5) hanno pensato di risolverla in maniera sbrigativa con il tiro da tre punti, piuttosto che cercare di costruire delle azioni concrete. Il tutto si è risolto con uno 0/5 dall’arco nei minuti cruciali della partita, con tiri presi all’inizio dell’azione senza aver costruito niente, contro una difesa a zona che è stata semplicemente a guardare. Negli ultimi 5:14 Boston ha complessivamente tirato 1/9 da tre punti.

 

Non riuscendo a chiudere la partita e poi a contenere e a rimediare al divario sempre maggiore, i Celtics hanno iniziato a calare anche dal punto di vista difensivo. Le marcature si sono fatte sempre più traballanti, la difesa dal lato debole si è fatta un po’ desiderare e la stanchezza ha fatto il resto. La tripla di Duncan Robinson chiude i conti e la serie, e da quel momento in poi il viso di tutti i giocatori di Stevens cambia colore ed espressione.

 

Appena Adebayo riceve palla, quattro Celtics lo guardano e Robinson si ritrova completamente solo sul lato debole.

 

Considerazioni finali

La serie si chiude in 6 gare e viene decretata vincitrice la squadra più pronta, più fisica e più profonda. Nonostante molte delle prime partite vinte da Miami sarebbero potute anche finire diversamente, avanza la squadra più concreta nei minuti finali delle partite. Per quanto riguarda i Celtics, lo sfogo di Smart nel post-partita di gara 2 non è bastato a risollevare gli animi di una squadra che ancora deve fare esperienza e vivere momenti di sconfitta, per poi arrivare al trionfo (citofonare in Canada per informazioni).

Tags: Boston CelticsMiami Heatplayoff NBA
Federico Peschiera

Federico Peschiera

Tra tutti gli sport che ho praticato, seguito e che tuttora seguo (tantissimi), il basket occupa il gradino più alto del podio, inattaccabile da qualsiasi angolo. E se ormai le capacità sul campo sono un ricordo lontano (diciamo pure sogno) tanto vale scriverci qualcosa sopra. Ah, Per evitare possibili conflitti di interesse: "Let's go Celtics" e "Dai Vu Nere Alè"

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