I Miami Heat si aggiudicano 112-109 Gara 4 trascinati da un super Herro da 37 punti e si portano sul 3-1 nella serie, ad una sola vittoria dalla NBA Finals.
Gli uomini di Stevens tirano meglio dal campo e da tre punti ma un quarto quarto caratterizzato da 7 palle perse (gli Heat ne perderanno 8 in tutta la partita a fronte delle 19 dei Celtics) condanna Boston alla terza sconfitta della serie e a fronteggiare già in gara 5 lo spettro dell’eliminazione: una vittoria dei Celtics, rinfrancati dal rientro di Gordon Hayward in gara 3, avrebbe aperto tutti altri scenari.
I primi due quarti sono nel complesso equilibrati: Miami va negli spogliatoi avanti di 6 grazie al gioco da 4 punti di Dragic e al canestro di Adebayo dopo il rimbalzo offensivo e tutto sommato per Boston è un affare, visto che Tatum finisce il primo tempo con 0 punti (0-6 dal campo).
Miami sembra poter dare la spallata decisiva alla partita già ad inizio terzo quarto: Butler attacca l’area, Walker non lavora bene sulla linea di passaggio e la palla arriva a Dragic in angolo che segna la tripla del +12.
Qualche possesso dopo gli Heat raccolgono per tre volte il rimbalzo in attacco, ma prima Crowder e poi Dragic non riescono ad assestare il colpo del -15. Con il senno di poi è una grave colpa perchè Tatum si accende finalmente segnando 16 punti: Boston a fine terzo quarto è solo ad 1 punto di distanza, nonostante Herro, già autore di 15 punti nella prima frazione di gioco, dia una piccola anteprima di quello che farà vedere nell’ultimo e decisivo quarto.
Il prodotto di Kentucky parte subito forte, facendo a fette i direttori marcatori: Wanamaker prima e Walker dopo non hanno il passo per inseguire Herro, che può ricevere i consegnati di Adebayo e segnare da tre, e nemmeno la stazza per contestare il suo pull up dal midrange.
E’ davvero difficile trovare un difetto al quarto quarto del numero 14 degli Heat: in transizione Herro supera facilmente Tatum, si protegge e chiude bene al ferro. I Celtics provano a togliergli la palla dalle mani? Non c’è problema: Herro riesce a trovare Adebayo sotto canestro e il centro degli Heat trova due punti facili facili, anche per via dell’accoppiamento con Walker.
Non è ancora finita: il picco Herro lo raggiunge quando si isola contro Smart e spara in faccia al giocatore dei Celtics una tripla da distanza siderale, portando i suoi sul +8 a poco di più di 4 minuti dalla fine della contesa.
Sembra quasi il colpo di grazia per Boston, che però sembra trovare la forza di rispondere e, grazie alla tripla di Brown e il canestro dopo il taglio di Smart, si riporta ad un possesso pieno di svantaggio. In realtà gli Heat riescono nuovamente a rigirare la partita a loro favore, segnando 9 punti a fronte dei 3 realizzati dai Celtics con 2 palle perse: la tripla dall’angolo di Dragic dopo il blitz su Butler e il lay up di Herro rappresentano il KO tecnico per Stevens e i suoi, nonostante Boston riesca a diminuire il vantaggio nel finale.
Andiamo ora ad analizzare i punti principali della partita.
1) Kemba Walker e Duncan Robinson sono i bersagli preferiti degli attacchi avversari
Uno dei temi principali della serie è stato quello di coinvolgere il più possibile nei pick and roll, o semplicemente forzando il cambio, Walker da una parte e Robinson dall’altra: nel primo possesso della partita gli Heat riescono a forzare lo switch di Kemba con Butler, che trova subito i primi due punti della partita tirandogli in testa; nel possesso seguente Smart attacca direttamente la guardia degli Heat, chiudendo con il lay up vincente.
Rispetto a gara 4, Butler è riuscito ad entrare subito in partita, lasciando poi la scena nel quarto quarto ad uno scatenato Herro, giocando comunque una solida e ottima partita.
Sevens negli ultimi minuti del quarto quarto ha addirittura tolto Walker dalla partita per poi rimetterlo poco dopo al posto di Theis, ma mentre Walker è riuscito comunque a giocare una buona partita in attacco (20 punti e 5 assist), Robinson non è riuscito mai entrare in partita e nel quarto quarto non ha visto il campo.
2) I Celtics sono riusciti a togliere Robinson dalla partita
La guardia degli Heat ha concluso Gara 4 con 0 canestri dal campo su 5 tentativi: i Celtics hanno lavorato benissimo in marcatura su Robinson, negandogli ogni possibilità di poter liberarsi per la tripla; a volte scegliendo anche il male minore, ovvero lasciare la tripla a un non-tiratore come Andre Iguodala. La marcatura asfissiante riservata dai Celtics a Robinson ha portato il numero 55 degli Heat a forzare qualche tripla di troppo, oppure ad esitare nell’unica circostanza in cui sembrava avere lo spazio per scoccare la conclusione del perimetro.
3) Smart sta limitando Dragic
Le prestazioni offensive di Goran Dragic nei primi due episodi della serie sono state probabilmente il principale motivo che ha permesso a Miami di portarsi sul 2-0. Stevens da gara 3 in poi, per cercare di arginare Dragic, ha messo alle calcagna dello sloveno Marcus Smart e la mossa sembra avere dato i suoi frutti: il numero 7 nelle ultime 2 partite sta tirando con appena il 32% dal campo e con il 28.6% da tre, risultando essere molto meno efficace.
Lo sloveno ha avuto il merito di mettere un paio di canestri pesanti nel finale e nonostante le difficoltà non è mai uscito mentalmente dalla partita.
4) La difesa degli Heat
La difesa a zona implementata da Spoestra è uno degli altri grandi temi di questa serie e, anche in questa gara 4, il coach degli Heat l’ha riproposta verso la fine del primo quarto, con una prima linea che ha visto alternarsi i vari Crowder e Herro prima, poi Butler ed Iguodala nel finale di partita: i Celtics nel terzo quarto hanno tirato con il 56% dal campo, mentre nel quarto quarto l’attacco biancoverde è incappato in 7 sanguinose palle perse, che hanno permesso a Miami di portare la partita a casa.
In generale i Celtics sono riusciti ad attaccare bene in situazioni di transizione e semi-transizione, quando evidentemente la difesa degli Heat non era ancora piazzata.
La difesa di Spoestra durante tutta la partita ha fatto un grande lavoro nell’intasare l’area e chiudere il ferro ai portatori di palla dei Celtics, per poi andare a sporcare le linee di passaggio.
5) L’attacco dei Celtics nel quarto quarto
Tanto per cambiare parliamo di un altro tema ricorrente della serie: l’attacco dei Celtics nel quarto quarto in questa serie è molto meno efficace di quello che gli uomini di Stevens riescono ad orchestrare nelle tre frazioni di gioco precedenti e il numero di palle perse è proprio il principale problema (5.3 di media nella serie nel quarto quarto).
6) Jae Crowder forse è tornato sulla terra
La percentuale da tre punti fatta registrare da Jae Crowder in questa run dei playoff è stata una delle maggiori sorprese che ha caratterizzato la bolla di Orlando: l’ex giocatore dei Grizzlies (29% da tre a Memphis e in generale tiratore da alto volume ma bassa efficienza per grande della sua carriera) fino a gara 3 stava tirando con il 38.5% su quasi 9 triple a partita. Nelle ultime due apparizioni c’è stato un evidente calo e sembra che il periodo magico sia finito: Jae ha segnato solo 3 dei 17 tentativi dal perimetro nelle ultime 2 partite, e stavolta è stato lui a lasciare il posto ad Iguodala nel quarto quarto.
7) Il solito Iguodala a piccole dosi
Arrivato oramai alla 16esima stagione in NBA, Iguodala oramai non garantisce più le prestazioni di qualche anno fa e sappiamo quali sono i suoi pregi e i suoi difetti ma a prescindere da tutto è un giocatore che in questi contesti vorrei sempre nella mia squadra e mai in quella avversaria: Iggy garantisce meno spacing, soprattutto se rinuncia come in questa partita a qualche tripla aperta ma le giocate difensive e la capacità di contribuire con il passaggio giusto alla circolazione di palla dei Miami Heat sono comunque dei punti di pregio.