Dopo una gara 1 completamente dominata dai Lakers, arriviamo ad una gara 2 diversa. I primi tre quarti e mezzo sono stati noiosi e, a tratti, ripetitivi: Los Angeles parte in controllo e allunga a +10 a fine secondo quarto soprattutto grazie a un LeBron da 20 punti con 8/11 al tiro ed un Alex Caruso in grande spolvero, autore di un mini parziale. La partita svolta però ad un certo punto svolta: i Nuggets, dopo i primi due quarti chiusi ad un misero 43% dal campo, iniziano a macinare punti grazie prima ad un Murray on-fire (4 su 7 dal campo e 1 su 2 da tre punti) e a gestire meglio i palloni (nei primi due quarti sono 13 le palle perse, a fine gara solo 6 in più ).
Tutto questo, combinato ad una gestione pessima da parte di LA nel secondo tempo (merito anche alla difesa di Denver che riesce a tenere LeBron a 2/9 dal campo dopo un primo tempo pazzesco), ci porta agli ultimi 5 minuti del quarto quarto, dove è andato in scena il duello dei giganti. Jokic e Davis, infatti, sono stati gli unici a segnare nel così detto ”clutch time” (ultimi 5 minuti della partita), combinando per 22 punti totali – 12 per Jokic e 10 per Davis – regalandoci un finale al cardiopalmo: prima Jokic ”bullizza” Davis in post basso segnando il +1; poi AD, con 2.1 secondi da giocare taglia verso la linea laterale e infila la tripla per la vittoria che regala il 2 a 0 ai Lakers.
Vediamo ora gli aspetti fondamentali di questa partita.
1. P.J. Dozier
Come Horton Tucker contro Houston, Dozier è il nome che non ti aspetteresti mai in una WCF (a meno che non si tratti del garbage time, vedasi gara 1). Eppure oggi siamo qui a parlare di lui.
PJ fino a questo momento aveva giocato pochissimo: nelle ultime 10 solo due volte è stato in campo per più di 5 minuti, in gara 1 contro i clippers e in gara 1 contro i Lakers (entrambe partite vinte dalle squadre di LA con ampio margine, P.J. entra nel garbage time infatti), per il resto c’è solo una serie di DNP e partite da 50 secondi o meno. Poi è arrivata gara 2 delle WCF. Malone decide di dare fiducia a Dozier e lo mette in campo a 2.06 minuti dalla fine del terzo quarto; il 23enne non uscirà più dal campo per tutto il 4/4, la fiducia sembra essere stata ripagata.
Dozier risulterà importante e decisivo su entrambi i lati del campo, partiamo dall’attacco.
Denver parte con Murray e Plumlee a giocare a due in punta mentre il resto della squadra prende posizione in ala e/o angolo. Il centro dei Nuggets finta il consegnato con Murray mentre quest’ultimo sprinta per portare un blocco a Dozier, PJ sale e gioca un handoff con Plumlee. Green è in ritardo sul portatore di palla e questo costringe Morris a fare un salto in avanti, Mason Plumlee ne approfitta per ”slippare” e correre in posizione per il lob. Due facili per Denver.
Un po’ meno facile l’esecuzione del secondo canestro. Jokic cerca di attaccare Howard in post ma è costretto allo scarico (notare intanto il movimento del numero 35, porta un ”flare screen” a Millsap), l’ex-Hawks allora cerca di attaccare immediatamente il closeout ma Rondo chiude e così la passa a Dozier. Con 5 secondi sul cronometro, PJ decide di attaccare il ferro e Davis, scelta dubbia ma che in questo caso premia il giocatore in forza a Denver, che segna e subisce fallo. Da segnalare che il numero 35 si è conquistato anche 5 tiri liberi, career high ai play off.
Come avevo già anticipato, Dozier è stato decisivo in entrambe le metà campo e, forse, in difesa ha fatto cose anche più importanti che in attacco.
Pochi attimi dopo aver alzato il lob per Plumlee, Dozier si ritrova artefice di una giocata fondamentale: sull’86-84 Lakers riesce a prendere uno sfondamento e riconquistare il possesso. Grazie a questa giocata Denver riuscirà ad accorciare ancora di più le distanze (proprio grazie ad un tiro libero di P.J.) ed in seguito mettere la testa avanti nella gara.
Nel quarto periodo P.J. aiuta anche in altri modi la sua squadra: in meno di un minuto riesce a subire un altro sfondamento e a stoppare il ”Re”. La stoppata produce un contropiede dove – neanche a farlo di proposito – Dozier subisce fallo e vola in lunetta per due liberi (che sbaglia).
Sfortunatamente per Denver queste buone giocate saranno vane ai fini della partita ma sicuramente Malone avrà capito che può fidarsi anche di questo giocatore, nonostante la poca esperienza.
2. Jokic vs Davis
Già ad inizio articolo avevo parlato del quarto quarto dei due lunghi, ora è il momento di approfondire.
Nei primi tre quarti Nikola non ha giocato una buona partita, all’halftime aveva 14 punti ma con 10 tiri e solo 3 canestri realizzati dal campo (tutti da due), un giocatore completamente diverso da quello visto negli ultimi 5 minuti di gara. Sul finale il serbo si è acceso ed ha preso per mano la sua squadra, segnando 12 punti di fila e alternando giocate in post ad altre sul pick and pop.
In entrambe le clip vediamo il duo di Denver alle prese con un pick and roll/pop, base di partenza uguale ma risultato diverso. Il gioco a due parte sul lato (side pick and roll/pop) e, dopo un paio di giri intorno al bloccante, Murray decide di passarla. Jokic esegue una semplicissima finta di tiro – tanto basta per far alzare Howard sulle gambe – e attacca il closeout, costringendo il numero 39 a commettere fallo. Giro in lunetta e 2/2 per Nikola. Un minuto dopo viene riproposta la stessa situazione – side pick and roll/pop tra Murray e Jokic – solo questa volta Davis decide di aiutare più forte su Jamal lasciando libero il centro dei Nuggets; quest’ultimo legge la situazione e spara immediatamente la tripla in faccia a Davis.
Jokic però è un giocatore totale in attacco e non si è limitato al semplice pick and pop. Nella prima situazione che vediamo riceve un passaggio da Murray – ormai finito fuori dal campo – e segna un fadeaway con la mano in faccia, canestro difficilissimo ed eseguito in maniera rapidissima. Il canestro successivo racchiude l’essenza del gioco in post (oltre ad essere un tiro importantissimo per Denver): rimessa laterale in mano a Grant, Jokic al gomito fa inizialmente finta di portare il secondo blocco di uno stagger per Murray, poi si gira e va verso il fondo a prendere un blocco fatto da Dozier per forzare il cambio. Arriva palla in post – nessun cambio, Davis ancora su Jokic – e Nikola inizia a spingere AD verso canestro: dopo 4 palleggi si gira e con un gancio segna.
L’ultimo tiro di Jokic è il piu ”strano” di tutti, non arriva da nessuno schema, anzi, è qualcosa fatto in emergenza e che sottolinea ulteriormente la prontezza mentale, la tecnica ed il tocco del centro serbo: Murray – difeso in modo eccellente da KCP – è costretto ad un tiro in pull-up da tre che sembra arrivare corto; in realtà è preciso per Jokic che, con il giusto tempismo, salta ed indirizza la palla nel canestro.
Ovviamente Davis non è stato a guardare ed ha dato spettacolo anche lui, contribuendo al ”back-to-forth” del clutch time.
Il primo possesso che analizziamo è il primo di quello che viene definito ”clutch time”, ovvero i 5 minuti del 4/4 più eventuale overtime. Davis gioca a due con James forzando il cambio della difesa, ora è Grant accoppiato con il lungo Lakers. AD decide allora di attaccare Jerami e lo batte grazie ad una spin move, Jokic aiuta ma commette fallo mandando l’ex-Pelicans in lunetta (farà 2 su 2).
Come ben risaputo, Davis sa fare tantissime cose. Nella prima clip viene usato come tiratore sugli scarichi: taglio veloce e ricollocamento per muovere il lato debole, LeBron penetra e scarica sul compagno che segna la tripla in step back. Nella seconda clip, invece, Davis attacca dal palleggio il closeout: Denver sta difendendo Box and one su LeBron, quest’ultimo allora ribalta il lato su Davis – nel frattempo Caruso taglia liberando il lato – che attacca forte lo spazio e con un morbido floater segna due punti.
L’ultimo tiro di Davis – e della partita intera – è il famosissimo game winner.
Palla in mano ad LA, nessun timeout e solo 2.1 secondi da giocare. Malone decide di togliere Millsap ed inserire Plumlee al suo posto, scelta a mio parere dubbia già nel momento della sostituzione. Jokic difende sulla rimessa di Rondo, Grant su James e Plumlee su Davis. L’arbitro consegna la palla e l’azione parte: Davis corre verso il lato della rimessa, Plumlee sembra seguirlo ma poi indica – e probabilmente chiama anche – il cambio a Grant; Jerami non lo capisce e Davis si trova libero per il catch and shoot. In tutto questo James è rimasto completamente fermo e non ha bloccato Davis. Cosa è successo quindi?
James era in una posizione perfetta, se Grant infatti avesse cambiato su Davis, LeBron si sarebbe trovato una strada completamente sgombra per il canestro. In questo caso la gravity di LeBron senza palla ha preoccupato più che una possibile uscita di Davis per il gioco da 3 punti. Situazione difficile da difendere, un ”pick your poison” se ce n’è uno ma l’incomprensione tra i due giocatori dei Nuggets non ha aiutato.
3. La difesa di Denver nel terzo quarto
Denver è salita di colpi nel terzo quarto non solo in attacco ma anche in difesa ed è proprio grazie a questo che sono riusciti a contenere meglio LeBron e co. Come si può ben vedere dal tweet di Cranjis, la percentuale dei tiri al ferro dei Lakers è andata calando in tutta la partita. La differenza tra i primi due tempi di gioco è impressionante: dopo l’halftime, la percentuale non è mai salita oltre il 16% (per il 4/4 c’è scritto 22% ma era a partita in corso, alla fine sarà del 15%), -36% rispetto al primo quarto.
The percentage of LA's shots at the rim by quarter today:
— Cranjis McBasketball (@Tim_NBA) September 21, 2020
Q1: 52%
Q2: 31%
Q3: 16%
Q4: 22%
Altro dato che si aggiunge a tutto ciò è il fatto che Davis non abbia concluso nemmeno una schiacciata in tutta la partita. In generale ce ne sono state poche, rispetto a gara 1 il numero è diminuito significativamente. Pete di Laker Film Room conferma:
AD did all that and didn't have a single dunk last night. Just carved them up.
— Laker Film Room (@LakerFilmRoom) September 21, 2020
Onestamente non sono tanto ottimista quanto lui (con carved them up intende che li ha fatti a pezzi lo stesso), la forza di questi Lakers si trova in due aspetti: la transizione e i punti nel pitturato. Se per il primo punto non hanno demeritato i Lakers, per quanto riguarda il secondo invece si: in gara 1 i punti nel pitturato sono stati 54, in questa gara 2 solo 34 (fonte: nba.com/stats ).
Com’è possibile vedere dalle seguenti immagini, Denver – durante tutto il terzo quarto e oltre (game winner ehm ehm) – ha deciso di scommettere sulle capacità da fuori dei giallo-viola, togliendo così l’opzione più facile per segnare: la schiacciata o il lob. Nella prima clip, il pick and roll tra James e Davis produce un cambio ed un quasi mismatch, il gioco sembra fatto ma non è così. Grant non segue Davis e si zona sotto canestro, pronto ad aspettare James nel caso in cui riesca a battere Millsap. Proseguendo vediamo un tentativo di lob per McGee ma anche in questo caso l’area è completamente occupata da maglie bianche, notare come anche Millsap aiuti su LeBron nonostante Davis sia ad un solo passaggio di distanza.
Anche su Davis è stato applicato lo stesso ragionamento: circondarlo – anche al costo del fallo – ed evitare che si avvicini troppo al ferro. In situazione di contropiede AD ha un vantaggio enorme su Jokic in fatto di rapidità e verticalità e per questo Rondo decide di servirlo subito, la difesa di Denver però reagisce e si chiude a riccio. Anche in situazione più statica – clip 2 – la scelta di coach Malone rimane la stessa (come in precedenza su LeBron): concedere il jumper a Davis piuttosto che il ferro, per questo Jokic si zona e rimane in attesa di aiutare Craig.
Nonostante una gara 2 all’apparenza piatta e monotona – eccetto gli ultimi minuti – gli spunti tattici presenti hanno mostrato una grande cura nel game plan, specialmente da parte di Denver. Anche se avanti 2 – 0, la serie può riservare delle belle soprese.