Non tutte le squadre che vengono eliminate al secondo turno dei playoff escono dalla competizione con lo stesso sapore in bocca. Pensate ai Golden State Warriors del 2013: una giovane squadra palesemente destinata a grandi cose che ha portato sull’orlo del baratro una delle squadre più belle da vedere ed equilibrate degli ultimi vent’anni, gli Spurs di Duncan, Ginobili, Parker e Leonard, non può che sorridere pensando a quel che verrà. Al contrario, rimanendo in tema Golden State, pensate ai Grizzlies 2015: una squadra che sembrava essere all’ultimo giro di giostra in molti dei suoi protagonisti, con poco margine di manovra salariale e senza giovani prospetti pronti a prendere il posto dei più anziani nel cuore dei tifosi.
Le quattro squadre eliminate al secondo turno quest’anno hanno un denominatore comune: l’estate davanti a loro si preannuncia come estremamente importante, sia essa come possibile spartiacque tra due ere (Toronto, Houston) o come (forse) ultima possibilità di fare il definitivo salto in avanti per i prossimi 2/3 anni (Milwaukee, LA Clippers). Analizziamo nel dettaglio la situazione di ognuna di esse.
Houston Rockets

Facciamo subito un’assunzione verosimile che non ripeterò poi per le altre franchigie, e cioè che la soglia della luxury tax per la prossima stagione rimanga la stessa di quest’annata (132,627 milioni di dollari). A quanto pare, i proprietari non hanno alcun interesse ad avere un calo del salary cap per poi avere un picco simile a quello del 2016. Bene, sotto questa assunzione Houston ha ben…circa un milione di dollari a disposizione nel cap, se vuole rimanere sotto la luxury (cosa che probabilmente vorrà fare dato che il business principale proprietario, Fertitta, sono gli hotel, campo dell’economia che ha risentito particolamente della crisi insieme a quello degli eventi sportivi).
I primi sei della rotazione Rockets contano per circa 129 milioni (Harden, Westbrook, Covington, Gordon, PJ Tucker e House), mentre il settimo è Austin Rivers, il quale ha una player option per poco più di due milioni. Morale della favola: Houston dovrà rimaneggiare completamente un roster con qualche milione a disposizione e senza la possibilità di inserire scelte al primo giro (la MLE è completamente assorbita da PJ Tucker e House), a meno di non trovare un allenatore che sia disposto a giocare un’intera stagione senza un centro titolare di ruolo. Che è vero, potrà contare di meno ai playoff (anche se non sono del tutto d’accordo a riguardo), ma di certo è importante per evitare che i tuoi giocatori più piccoli facciano a botte con dei mostri di 2.15 per 130 chili per 82 notti all’anno ancora prima di iniziare a giocare per qualcosa che conta veramente.
È abbastanza evidente da dove derivi l’impossibilità di investire sul mercato: Harden e Westbrook hanno ancora tre anni di contratto (41, 44 e 47 milioni per entrambi), mentre Eric Gordon ne ha ben quattro (17, 18, 20 e 21, il quarto non del tutto garantito). Ci sono una serie di domande da porsi, e a mio modo di vedere c’è una sequenza logica in cui farlo.
1) Morey e la proprietà sono allineati in termini di obbiettivi per, diciamo, i prossimi 2 anni? Non ne sono sicuro. Se dovessi scommettere, direi che Morey sarebbe pronto a tentare il tutto per tutto per tutta la durata del contratto di Harden, costi quel costi. Allo stesso tempo, credo che Fertitta non sia disposto ad aprire il portafoglio (leggasi andare in luxury tax) e credo possa persino contemplare l’ipotesi di un (quasi) totale tabula rasa.
2) Supponendo che le due parti siano allineate e la volontà sia quella di essere competitivi per i prossimi 2/3 anni, qual è il modo migliore di farlo? Questa domanda può essere declinata anche come “Quanto vicini al titolo Morey pensa fossero i Rockets quest’anno?”. Io credo che i Rockets non fossero particolarmente distanti dalle primissime della classe, ma penso altresì che questo fosse un anno migliore del prossimo per attaccare la Western Conference: le due di LA avranno un anno in più di rodaggio, una delle due (o entrambe) avrà la spinta a migliorare il roster data dal non aver vinto l’anello e, al contrario dei Rockets, non hanno due dei loro tre migliori giocatori palesemente sul viale del tramonto. Per rispondere alla domanda, ci sono fondamentalmente due strade che Morey può prendere: continuare con quanto fatto, cercando un allenatore che voglia continuare a giocare alla D’Antoni, magari firmando un centro di rincalzo per la stagione e cercando profili al minimo salariale per riempire gli ultimi posti del roster; oppure tentare di far saltare il banco di nuovo (ah se Harden e CP3 non avessero deciso che si erano stufati…).
Qualora Morey decidesse di rivoltare la squadra come un calzino, è chiaro che Westbrook e Gordon siano i primi due candidati a partire. Per quanto io ritenga il secondo più utile in un contesto competitivo al momento (dove per competitivo intendo assalto al titolo), nessuna contender può davvero permettersi quattro anni di contratto bello corposo di un trentaduenne che comincia a dare segni di cedimento. Allo stesso tempo, Eric Gordon non vende biglietti, non vende magliette e non può portare pressoché da solo una squadra ai playoff ad Est, per dirne una. Westbrook invece queste cose può ancora farle. Credo che si trovi sempre qualche squadra disperata, qualche squadra che voglia a tutti i costi fare i playoff. E se una Detroit, ad esempio, decidesse di voler arrivare settima l’anno prossimo investendo su Russ e Blake Griffin facesse il percorso inverso? Non che io pensi questo possa risolvere i problemi di Houston, anzi, ma Griffin ha un anno di contratto in meno, può risolvere il problema del 5, può far credere alla piazza che ci si stia ancora provando, tutto sommato potrebbe prendere i tiri da dove li vuole Morey…Non prendetemi seriamente, ma è per farvi capire quale sia il tipo di squadra che potrebbe volere Russ e quale potrebbe essere il ritorno.
Non sono sicuro che abbiamo appena assistito alla fine di un’era, credo che vedremo ancora delle scie degli anni di D’Antoni. Allo stesso tempo, credo sia estremamente probabile che, nel giro di un paio di anni, guarderemo alla serie contro i Lakers come la fine de facto dei Rockets come li conosciamo ora.
Toronto Raptors

Ho accostato i Raptors a Houston in quanto squadra probabilmente vicina alla fine di un’era, e guardando i contratti della franchigia canadese non é difficile capire perché. A libro paga per il 2020/21 troviamo solamente Lowry, Siakam, Powell, McCaw, OG Anunoby, Matt Thomas, Stanley Johnson e Terence Davis. Tre membri chiave del titolo 2019 e della più che onorevole corsa PO 2020, Ibaka, Gasol e VanVleet, saranno Unrestricted Free Agents, ed almeno uno di questi è destinato a ricevere offerte cospicue: sarei molto sorpreso qualora Fred VanVleet non ricevesse offerte intorno ai 60 milioni su 3 anni o superiori.
I Raptors hanno al momento circa 85 milioni di salari per il 2020/21, avendo circa quindi 29 milioni prima di arrivare ai 109 milioni del salary cap attuale. Il numero più importante da tenere in mente è però ancora una volta il limite per la luxury tax, 132 milioni. A quel numero, mancano circa 47 milioni. La ragione per cui dico questo è perché Toronto ha Bird rights su Gasol, Ibaka e VanVleet, e pertanto possono “sforare” il cap per rifirmarli. La domanda a cui bisogna però trovare risposta è: vorrà Masai Ujiri rifirmare tutti e tre i propri free agents? Sarà disposto a compromettere flessibilità salariale nell’estate del 2021 per farlo? Ma prima ancora: sarà Masai Ujiri il GM dei Raptors nell’estate 2021?
Il contratto di Ujiri scade al termine della stagione 2021, ed è inutile dire come una personalità che ha ormai cementato il suo status da top5 GM della lega attirerà le attenzioni di molte franchigie. Ujiri avrà certamente carta libera di operare come meglio crederà nella free agency che sta per arrivare, e di certo non ha bisogno di fare le solite mosse che un GM all’ultimo anno di contratto solitamente fa. È verosimile che la proprietà dei Raptors approcci Ujiri per un’estensione a breve, di modo da poter programmare il futuro a lungo termine assieme: non so davvero quale sarà la decisione di Ujiri, e non posso nemmeno sbilanciarmi perché ho la conoscenza della sua persona che si può avere leggendo articoli ed ascoltando podcast. Assumiamo però ora che Ujiri rimanga al timone dei Raptors: in questo caso, mi sento abbastanza certo che le due cose che vorrà ottenere nella offseason che sta per arrivare sono, in ordine di priorità, mantenere flessibilità salariale per il 2021 (al momento, Siakam è l’unico giocatore verso il quale i Raptors hanno obblighi contrattuali quell’estate) e rifirmare almeno due tra VanVleet, Ibaka e Gasol, in quest’ordine di preferenza. Ricordate, Ujiri e Giannis hanno un legame molto stretto, e personalmente ritengo Toronto una delle sole due franchigie con una chance realistica di strapparlo ai Bucks (gli Heat l’altra).
Non vedo in free agency giocatori che potrebbero far fare un salto di qualità a Toronto, farle compiere l’ultimo passo per arrivare di nuovo alle Finals. Vero, l’anno prossimo l’est sarà più agguerrito: torneranno Durant e Kyrie, i Celtics avranno lo stesso core ed un anno in più di sviluppo alle spalle di Tatum, Brown e Williams, Milwaukee andrà all-in per convincere Giannis a restare… Insomma, non sarà facile uscire dall’Est l’anno prossimo per Toronto, considerando la loro situazione salariale e la gamma di free agents disponibili quest’estate.
Allo stesso tempo, non penso che Toronto sia stata troppo lontana dall’essere la squadra ad uscire vincitrice dall’Est quest’anno, anzi. Probabilmente, tutto quello che sarebbe bastato sarebbe stato un Siakam nella norma. Ecco che allora, forse, quella famosa soglia dei 47 milioni sotto la luxury tax diventa importante: possono i Raptors riportare tutti e tre i loro free agents a casa rimanendo sotto quella soglia e non perdendo flessibilità per l’estate 2021?
VanVleet chiederà un contratto pesante sia in termini monetari che di durata, pochi dubbi a riguardo, quindi rifirmarlo vorrebbe dire erodere cap per il 2021 (ma non mi sembra un cattivo uso del cap, anzi), ma Ibaka e Gasol potrebbero pure accontentarsi di un contratto mediamente alto, ma magari nella forma di un 1+1, con team option sul secondo anno. Partiamo dalla situazione facile: qualora Toronto volesse decidere di tenere Gasol, credo saranno in grado di farlo. A quasi 36 anni di certo non ci saranno contratti pluriennali sulla piazza ad aspettarlo, e probabilmente Gasol è contento sia dell’organizzazione che del suo ruolo a Toronto. Di certo un’offerta nel range dei 10 milioni, anche qualcosa in meno, nella forma di un 1+1 lo farebbe contento (saranno veramente poche le squadre in grado di offrire di più quest’estate, anche soltanto una midlevel exception completa). Potrebbe un’offerta del genere basta anche per Ibaka? Non ne sono sicuro. Ibaka ha 31 anni, ed ha dimostrato di poter ancora portare un buon contributo offensivo, non rovinando lo spacing di una squadra e risultando quasi sempre positivo in fase difensiva. Non credo sia fuori dal mondo che possa ricevere anche un’offerta triennale nel range dei 35 milioni. In quel caso, sarebbe veramente dura per i Raptors presentare un’offerta altrettanto allettante nella forma di un contratto che non pesi necessariamente sui loro conti dell’estate 2021 e che non comporti la luxury tax per il prossimo anno. Certo, se tutti e tre dovessero ritornare (anche se Gasol e Ibaka un anno più vecchi), il roster continuasse nella sua ottima curva di sviluppo e Siakam fornisse delle prestazioni in linea con le aspettative…beh, probabilmente con la guida di un Nurse che ha da poco esteso il proprio contratto, staremo nuovamente parlando di una squadra che potrebbe dare fastidio, e tanto, ad Est. Basterebbero delle prestazioni nella media di Siakam ed un altro salto come quello di quest’anno da parte di OG Anunoby e staremmo parlando di una squadra all’altezza delle prime tre ad Est, verosimilmente. A proposito, ad OG Anunoby potrà essere proposta un’estensione a partire da questa free agency, durante il suo ultimo anno di contratto sotto la rookie scale. Aspettatevi un numero bello alto qualora dovesse continuare a migliorare, credo che qualsiasi GM sarebbe ben contento di compromettere parte della sua flessibilità salariale per il 2021 per un giocatore con e sue caratteristiche e la sua età.
Di certo Toronto non troverà colui che risolve i suoi problemi (leggasi creazione di un tiro nelle situazioni più complicate di una partita) in questa free agency. Forse la soluzione più ragionevole per tutti è tornare insieme per un ultimo anno, riprovarci ed, eventualmente, lasciarsi senza rimpianti nel 2021.
Milwaukee Bucks

Ecco, la free agency 2021. Il piatto più gustoso della free agency 2021 è senza dubbio Giannis Antetokounmpo, e la sua squadra è appena uscita al secondo turno della Eastern Conference. Se quello che ci voleva per convincere il greco a rimanere era un miglioramento rispetto ai risultati della scorsa stagione, direi che i Bucks non sono andati nella direzione esatta. In un recente meeting i Bucks hanno confermato a Giannis l’intenzione di spendere (sebbene la spesa vera avrebbero dovuto farla la scorsa estate rifirmando Brogdon), ma a dirla tutta i margini di manovra in questa offseason sono abbastanza ridotti: i primi sette della rotazione 2019/20 sono fondamentalmente tutti a libro paga. Assumendo che Robin Lopez decida di esercitare la propria opzione da 5 milioni per il prossimo anno, e sperando per i Bucks che la stessa cosa decida di farla Wesley Matthews (poco meno di 3 milioni, dubito lo farà), i Bucks potranno disporre unicamente della MLE. Certo, strumento non da poco se vi ricordate quanto detto poco fa, e cioè che saranno poche le squadre ad avere l’intera MLE nel loro arsenale, ed ancora meno le contender che potranno farlo. Allo stesso tempo però, il pool di free agents, ancora una volta, non è tale da riempire i buchi strutturali che il roster di Milwaukee ha. Dubito che una MLE, anche se ben usata, possa essere sufficiente per far fare Milwaukee quel salto che, forse, potrebbe essere necessario per convincere Giannis a rimanere.
I contratti di Lopez, Middleton e Bledsoe stanno ad indicare come la società sia convinta di continuare con questo nucleo per ancora 2/3 anni, ma allo stesso tempo vogliono anche dire che Milwaukee non sarà, verosimilmente, un aggressore sul mercato dei max nel 2021 a meno di trade. Ma allora perché non pensare di giocare d’anticipo e muoversi sin d’ora per tentare di fare il salto definitivo? Il problema vero è che non ci sono molti giocatori raggiungibili via trade che possano essere utili a tale scopo. Chris Paul? Ho giocato con la trade machine per cinque minuti buoni, non ho trovato mezzo scambio che avesse senso per OKC. Jrue Holiday? Mi sembra una figura troppo importante per quello che sta facendo New Orleans, non credo che un pacchetto incentrato attorno ai 70 milioni di Bledsoe sui prossimi 4 anni possa interessare a meno di condirlo di prime scelte da qui all’eternità. Stesso dicasi per Bradley Beal. Statene certi, una stella (o quasi) dichiarerà di essere scontenta e verrà scambiata nei prossimi sei mesi. Solo, non sono convinto che i Bucks siano la squadra nella migliore posizione possibile per acquisire quel giocatore.
Detto questo, temo che le probabilità di miglioramento di questo roster siano legate unicamente ad un buon uso della MLE (e quindi limitate), allo sviluppo interno (penso a Donte o a Giannis stesso) o ad un colpo di scena: un cambio di allenatore. Un pacchetto formato dal contratto di Bledsoe e svariate prime scelte credo possa essere percepito come mediocre nei circoli della lega, ed a ragione aggiungerei. La via dello sviluppo interno penso possa portare solamente a sviluppi marginali. Quella del cambio di allenatore potrebbe essere un’arma a doppio taglio (Giannis ha un rapporto così forte con Bud da indispettirsi qualora l’ex Spurs venisse licenziato? Si trova di meglio sul mercato?) ma, allo stesso tempo, potrebbe essere l’unica soluzione per tentare il tutto per tutto qualora la dirigenza Bucks percepisse che ci sia poco margine di manovra con Giannis. Se dovessi scommettere due lire, probabilmente le scommetterei sulla permanenza del greco, ma non aspettatevi che questa soap opera abbia fine prima dell’estate 2021.
Los Angeles Clippers

Il capitolo che non mi sarei mai aspettato di dover scrivere. Partiamo dall’informazioni più importante di tutte: Kawhi Leonard e Paul George hanno entrambi una player option per l’anno 2021/22, il che vuol dire che potrebbero essere free agent nell’estate 2021, qualora lo volessero. È realistico pensare che entrambi decidano di fare opt-out da quel contratto per due ragioni: la prima, il panorama della lega per i successivi 3-4 anni verrà verosimilmente deciso nell’estate 2021 (in linea puramente teorica, LeBron, Giannis, AD, Leonard e PG potrebbero tutti cambiare casacca), e fare opt-out consentirebbe ai due di avere il loro destino nelle proprie mani; la seconda, entrambi la prossima estate saranno pronti per ricevere il supermax destinato ai giocatori con più di 10 anni di esperienza nella lega. È palese che l’investimento fatto dai Clippers nella scorsa offseason lascerebbe presagire l’intenzione della franchigia californiana di ´trattenere la coppia per più di due sole stagioni. Quali potrebbero dunque essere le mosse per aumentare le possibilità affinché ciò avvenga?
Partiamo dalle basi: i Clippers hanno un monte salari pari a 116 milioni per la stagione 2020/21, il che li pone 16 milioni sotto la luxury tax. Il roster, al momento, risulterebbe composto da George, Leonard, Beverley, Lou Williams, Zubac, McGruder, JaMychal Green (player option da 5M che credo deciderà di esercitare), Shamet, Mann e Kabengele. Fondamentalmente, il roster di quest’anno senza Harrell, Morris e Reggie Jackson. bene, direi che possiamo cancellare quest’ultimo nome dalla lista dei nostri pensieri. Gli altri due sono entrambi Unrestricted Free Agents: su Harrell i Clippers posseggono anche i Bird rights, su Morris no. Viste però le esigenze del roster, i recenti playoff e l’esborso di una prima scelta fatta solo qualche mese fa, ritengo abbastanza probabile che i Clippers decidano di investire una cifra molto vicina ai 16 milioni che li separano dalla luxury tax su Morris, e lascino piuttosto partire Harrell. Qualora Ballmer decidesse di pagare la luxury tax, si potrebbe persino immaginare uno scenario in cui i Clippers prima rifirmano Morris col cap a loro disposizione, e poi procedano ad una sign&trade per Harrell in cui cercheranno di trovare i pezzi che mancano al completamente del loro puzzle. In alternativa, rifirmando il solo Harrell, i Clippers avrebbero l’intera MLE da poter investire sul mercato.
Difficile dire cosa manchi ad una squadra del genere. Se pensate anche soltanto ad una rotazione playoff composta da Leonard, George, Beverley, Lou Williams, Zubac, Green, Shamet e Morris, direi che i Clippers sarebbero in automatico i favoriti d’obbligo ad Ovest per la prossima stagione. Allo stesso tempo però, la proprietá avrà una grossa pressione per migliorare lo stato attuale del roster, perché da questo potrebbe dipendere la permanenza o meno di PG e Leonard nell’estate 2021. Come detto numerose volte, io credo che al roster attuale manchi un “generale”, qualcuno che riporti la calma e chiami dei giochi nei momenti più caldi della partita. Dipendentemente da come andrà l’avventura Heat da qui in avanti, Dragic potrebbe essere un giocatore disposto ad accettare una MLE per 2/3 anni e provare a vincere un titolo, ad esempio. Certo però è che i miglioramenti che possono essere apportati al roster sono marginali. Come detto da Kawhi, manca basketball IQ a roster, ed è vero. I Clippers di quest’anno sono sembrati spesso tanti muscoli e poco cervello, e difficilmente si trova quel tipo di giocatori con una MLE (il sopraccitato Gasol?). La chiave di volta potrebbe essere dunque in un cambio al timone.
Non penso di scrivere cose azzardate se dico che Doc Rivers abbia enormemente deluso in questi playoff. Ha miseramente fallito nella lettura delle partite, apportando cambiamenti al gameplan tradizionale solamente ad inizio serie e non toccando poi più nulla per il resto della gare. La presenza in campo di Harrell nella serie contro i Nuggets è qualcosa di imperdonabile. Sfortuna vuole per Doc che sul mercato ci siano un paio di nomi interessanti: Brett Brown, Mike D’Antoni, Nate McMillan. La stessa promozione di assistenti dei Clippers non è da scartare: sia Lue che Cassell sono stati fortemente collegati a diversi posti da head coach nella lega. Tra questi, non vedo un chiaro fit col personale dei Clippers o con quello che, a mio avviso, è mancato ai Clippers quest’anno, e cioè una chiara identità offensiva, ma cambiare allenatore rimane la cosa più facile da fare per provare a migliorare la situazione. Nel caso dei Clippers, potrebbe persino essere l’unica, a meno di trade nel mezzo della stagione.