La prima gara delle Eastern Conference Finals ha regalato grandi momenti di basket da entrambe le parti, mettendo le basi per una serie che si preannuncia stupenda e per nulla scontata.
La partita è cominciata immediatamente con dei Celtics in grande spolvero che, trascinati da Smart e Tatum, hanno provato a scavare il solco iniziale toccando anche un vantaggio in doppia cifra; solo la difesa a zona che Miami ha adottato nei minuti finali del quarto, che Boston ha visibilmente faticato ad attaccare, ha permesso alla squadra della Florida di non sprofondare in uno svantaggio eccessivo nonostante i soli 18 punti segnati.
Il secondo quarto è tutt’altra storia, con Miami che si risveglia dal torpore iniziale cominciando a girare bene in attacco. In questa frazione di gioco si comincia a vedere quella che sarà una tendenza per tutto il resto della partita: i punti nel pitturato. Gli Heat hanno dominato gli avversari in questa voce statistica, chiudendo l’incontro con 48 punti segnati contro i soli 26 degli avversari. I Celtics hanno faticato a chiudere l’area, concedendo molti canestri più o meno facili al ferro.
Il terzo quarto è una fotocopia del primo, con Miami che fatica a trovare buoni tiri e Boston che si aggrappa alle giocate di Smart e Tatum, con un paio di canestri di classe purissima di Jayson.
Nell’ultimo periodo di gioco Miami riesce di nuovo a trovare costanza offensiva e riesce a riportarsi a contatto, in un finale pieno di singole giocate esaltanti. Dapprima, sul 100-103 per i biancoverdi a un minuto e spiccioli dalla fine, Kemba si gioca un isolamento e segna il floater del +5 per i suoi, poi Herro porta Miami a -2 con una tripla completamente fuori ritmo che frusta la retina e infine Jimmy Butler segna il canestro del sorpasso con 22 secondi rimasti sul cronometro.
A questo punto un fallo lontano dalla palla di Derrick Jones Jr regala un tiro libero a Tatum; l’ex Duke segna il libero ma sbaglia poi il potenziale tiro della vittoria in isolamento, mandando così la partita ai supplementari.
L’overtime vede la stella di Boston soffrire molto la marcatura di Adebayo, che si accoppia con Tatum e dimostra ancora una volta la sua grandissima capacità di cambiare sugli esterni.
Il lungo di Miami sigla la giocata della partita proprio su Tatum, stoppando un suo tentativo di schiacciata e di fatto sigillando la vittoria degli Heat. La stoppata di Adebayo è già entrata negli annali della NBA come una di quelle giocate che resteranno impresse nella memoria di chiunque abbia guardato questa partita.
Per Boston resta il rimpianto di non aver eseguito al meglio nelle fasi cruciali del match, ma nella la sconfitta c’è la consolazione di aver combattuto fino all’ultimo nonostante una prestazione a tratti incolore di Kemba Walker che, come detto nella preview della serie, è un giocatore fondamentale per i risultati di questi Celtics.
È stata una partita dalla doppia faccia, soprattutto per Miami. Da un lato ci sono stati il primo e il terzo quarto in cui i ragazzi di coach Spoelstra hanno faticato, sbagliando tanti tiri e soffrendo l’attacco di Boston. Dall’altro invece abbiamo la seconda e la quarta frazione di gioco, dove gli Heat sono riusciti a sfruttare le disattenzioni avversarie e a giocare quella pallacanestro alla quale ci hanno abituati durante tutta la passata stagione.
Andiamo ora ad analizzare nello specifico alcuni punti chiave della partita.
1) Il dominio di Miami nel pitturato
Dando un veloce sguardo alle cifre della partita salta subito all’occhio il numero corrispondente ai punti nel pitturato delle due squadre: 48 a 26 per gli Heat. I 41% dei punti di Miami è stato segnato nei pressi del canestro. Guardando questi numeri è facile capire che Boston ha faticato non poco a chiudere l’area alle penetrazioni avversarie, cosa insolita per una difesa di quel livello.
Goran Dragic, il fautore della rimonta dei suoi nel secondo quarto, ha messo in risalto le mancanze di Boston nel proteggere l’area andando al ferro quasi a piacimento.
Un altro fattore che ha contribuito a creare questa disparità è stata l’abilità degli Heat nell’eseguire tagli senza palla, e nella maestria nel servire il tagliante con i giusti tempi. In particolare, Adebayo ha distribuito diversi palloni in situazioni di post up, trovando i compagni che sfruttavano gli spazi lasciati liberi dal lungo avversario che era costretto a lasciare il ferro sguarnito per marcare il centro ex-Kentucky.
Prima della serie lo stesso Brad Stevens aveva posto l’accento sul playmaking e sui movimenti senza palla che caratterizzano l’attacco di Miami, e sicuramente non è stato soddisfatto dalle disattenzioni di alcuni suoi giocatori in certe situazioni.
2) Le due facce dell’attacco di Boston
L’attacco dei Celtics è stato corale ed efficace per gran parte della partita, caratterizzato da movimento di palla e altruismo. Sul finire dell’ultimo quarto e dell’overtime, però, sembra che i ragazzi di Stevens si siano dimenticati tutto ciò che di buono avevano fatto fino a quel momento. Improvvisamente i possessi offensivi biancoverdi sono diventati un susseguirsi di isolamenti di Tatum e Walker che palleggiavano allo sfinimento senza creare nulla, per poi provare ad inventarsi qualcosa contro l’ottima difesa a metà campo di Miami.
Tutto ciò ha portato a soli 3 punti negli ultimi tre minuti dei tempi regolamentari, permettendo agli Heat di portare la partita ai supplementari per poi vincerla.
I Celtics hanno dimostrato più di una volta in questi playoff di avere un ottimo sistema offensivo, e altrettante volte hanno dato prova di faticare a mantenere un vantaggio e a chiudere le partite punto a punto proprio per questa tendenza delle due bocche da fuoco principali ad accontentarsi di jumper contestati sul finire dei ventiquattro secondi.
3) Le difficoltà di Kemba Walker
Come già visto nella serie contro i Raptors, le sorti dei Boston Celtics sono spesso legate a doppio filo alle prestazioni di Kemba Walker. Quando il prodotto di UConn riesce a crearsi tiri ad alta percentuale e a sfruttare le sue doti di playmaker, solitamente le cose per i biancoverdi si fanno molto più semplici. Inoltre, Kemba si stava impegnando anche nella sua metà campo prendendo sfondamenti e in generale mostrando un’aggressività difensiva che raramente aveva mostrato durante la sua carriera.
In questa gara 1, invece, Walker è mancato da entrambi i lati del campo. L’ex Hornets ha sì segnato 19 punti, ma ha tirato 6/19 dal campo e 1/9 da tre punti; inoltre ha commesso alcuni errori difensivi cruciali che hanno pesato molto nell’economia finale del match.
Offensivamente ha sicuramente sofferto la difesa di Miami, che dispone di tanti corpi da mandargli contro e ha in Adebayo uno dei migliori lunghi nel cambiare sugli esterni, ma è anche sembrato fuori ritmo. Kemba ha sbagliato alcuni tiri aperti o in situazioni a lui congeniali che normalmente segnerebbe ad occhi chiusi.
Inoltre, come detto qualche riga fa, si è incaponito assieme a Tatum nel risolvere la gara da solo nel finale, segnando sì un paio di canestri dei suoi ma anche interrompendo il flusso dell’attacco di Boston.
Difensivamente ha compiuto alcuni errori cruciali che hanno seriamente compromesso le possibilità di vittoria dei suoi. Come si può vedere nel video sottostante, alcuni dei tiri più pesanti degli Heat sono stati segnati dall’uomo di Kemba.
Kemba’s played some solid defense in these playoffs but Game 1 vs. Miami was brutal on both ends. NBA tracking had him giving up 22 points on 9-of-18 shooting.
— Chris Forsberg (@ChrisForsberg_) September 16, 2020
Let Herro get 3 after 4thQ stepback, improbably left Jimmy in crunch time, lack of communication on Crowder in OT. pic.twitter.com/krxLPOiDAC
Ovviamente Walker ha ammesso tutte le sue colpe nel post-partita, dimostrando ancora una volta di avere carattere e di non fuggire dalle proprie responsabilità anche nei momenti peggiori.
Tutto quello che abbiamo visto in questa prima gara fa presagire una serie “for the ages”, giocata tra due squadre rognose e piene di talento che non si risparmieranno nessun colpo nelle partite che le separano da un’apparizione nelle finali NBA.