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Cosa abbiamo imparato dal ventitreesimo giorno di playoff

La Redazione by La Redazione
13 Settembre, 2020
Reading Time: 14 mins read
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Cosa abbiamo imparato dal ventitreesimo giorno di playoff

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia

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Nel ventitreesimo giorno di playoff i Denver Nuggets hanno sorpreso i Clippers vincendo gara 5 per 111 a 105, mentre i Boston Celtics hanno vinto la tanto attesa gara 7 contro i Toronto Raptors qualificandosi alle Eastern Conference Finals.

 

DENVER NUGGETS – LOS ANGELES CLIPPERS (3-2)

Analisi di Alberto Motta

Nonostante le attenzioni della maggior parte dei tifosi di basket fossero per Gara 7 tra Toronto e Boston, nella stessa sera qualche ora prima si è giocato anche il quinto confronto della serie tra i Denver Nuggets e i Los Angeles Clippers.

Doc Rivers e i suoi avranno tanto a cui pensare dopo aver sprecato una grandissima occasione per riposarsi il più possibile in vista della potenziale Finale di Conference: un primo tempo chiuso con 12 lunghezze di vantaggio – distacco che ha toccato anche il +16 sul 56-40 verso fine secondo quarto – e con la sensazione di poter chiudere definitivamente la serie.

Sometimes, in basketball it’s as simple as this…

First half shooting: #Nuggets – 17/45 (37%); 3/10 3FG
LA – 21/42 (50%); 9/17 3FG (52%)#2nd Half:
Nuggets – 22/36 (61%); 9/17 3FG
LA – 16/46 (34%); 7/25 (29%)

Get stops. Make shots. Win a game.

— Chris Dempsey (@chrisadempsey) September 12, 2020

 

IL PUNTO SUI NUGGETS

Dopo le dichiarazioni di Michael Porter Jr nella conferenza post partita di Gara 4, i Nuggets approcciano Gara 5 con un linguaggio del corpo preoccupante: come avete letto nel tweet sopra, per i primi due quarti non c’è difesa e non c’è movimento in attacco. In quelli che sono stati i primi 24 minuti della partita Denver tutto sommato è stata brava a non sprofondare chiudendo con un parziale di 7-0 il primo quarto e con 4 punti di Murray sul finire di secondo quarto per andare all’intervallo sul -12.

La differenza sostanziale in questa partita è stata l’incidenza dei giocatori nel roster dei Nuggets che non si chiamino Nikola Jokić e/o Jamal Murray: primo di tutti a rispondere presente è Paul Millsap. Dopo una serie abbastanza disastrosa contro i Jazz, è il veterano ad accendere la prima scintilla di rimonta: 14 punti dei suoi 17 totali registrati nel terzo periodo.

Questi, per esempio, sono i possessi in cui i Nuggets hanno bisogno del fuoco da parte dei suoi tiratori, ovvero quando Jokić viene raddoppiato: come al solito legge bene, sceglie Craig sul perimetro, extra pass e 3 punti proprio di Millsap dall’angolo.

 

Paul Millsap deve segnare questi canestri, lui che era giocatore da 44% e migliore per percentuale dalla lunga distanza nel roster dei Nuggets nel periodo pre lockdown. Anche dal lato emotivo il 4 ex Hawks e Jazz ha dato una grossa mano.

Paul Millsap on what changed in the game: “They started running their mouth a little bit. It kinda woke us up.”

Said they’ve been talking all series.

“I know the word is we’re soft. We’re not gonna let these guys come in and push us around. We want to prove a point.”

— Mike Singer (@msinger) September 12, 2020

Il parziale probabilmente più importante e decisivo nella partita è quello di metà quarto quarto – da 81-86 Cippers a 94-88 Nuggets prima del timeout di Rivers – quando le due stelle dei Nuggets iniziano a segnare canestri e la difesa di Denver continua a produrre ottime difese.

Questa sequenza in particolare aiuta e non poco ad aumentare il momentum a favore dei ragazzi di Mike Malone: prima la tripla di Jokić in soccorso sullo scarico di Murray, poi la stoppata sempre del serbo ai danni di Harrell (si, Jokić ha anche difeso).

 

Ultima nota positiva per Denver non può che essere Michael Porter Jr. Aveva ragione dopo Gara 4? Probabilmente sì. Ha sbagliato a parlarne ai media? Assolutamente sì. Nonostante quello scivolone il classe ’98 impatta incredibilmente la partita prima in difesa e poi in attacco.

I am always stunned with how many mistakes MPJ makes but this sequence on Marcus Morris is worth watching for his defense. pic.twitter.com/lwfE5iUGCA

— Hardwood Paroxysm (@HPbasketball) September 12, 2020

Poi è chiaro, il canestro del 105-100 che chiude la partita è pura poesia, i 4 liberi nei secondi finali sono solo retina e la stoppata su Zubac è identificativa per quello che è stato l’apporto soprattutto difensivo in Gara 5 di MPJ.

 

IL PUNTO SUI CLIPPERS

Come già successo un paio di volte nella serie contro Dallas, i Clippers sembrano faticare più del dovuto nel mantenere un vantaggio così importante durante le partite, subendo contro parziali successivi a gravi cali di attenzione sia da parte dei giocatori sia dallo stesso coaching staff.

Partiamo sottolineando una partenza quasi perfetta nella partita: Paul George dopo i problemi di falli in Gara 4 inizia tirando 3/3 da 3 punti nel primo tempo, Kawhi 6/10 dal campo. Per entrambi un tabellino quasi identico nei primi 24 minuti di Gara 5: 14-4-3 e 2 rubate l’ex Raptors e 13-4-4 e 2 stoppate l’ex Thunder.

Il ritmo trovato dai Clippers nel primo tempo ha permesso alla squadra di Doc Rivers di creare tiri ad altissima percentuale come in questo caso: Kawhi legge bene il passo di troppo in aiuto da parte di Gary Harris e scarica per Paul George che segna la sua terza tripla della partita.

 

Il secondo tempo i Clippers se lo complicano da soli con lineup sbagliate messe in campo da Doc Rivers, con brutti tiri presi da parte di Harrell e con l’ennesima brutta serata al tiro per Lou Williams in questi playoff. Sweet Lou riesce comunque ad essere un giocatore positivo per LA viste le sue percentuali da due e il suo livello di playmaking, ma i Clippers, avranno bisogno anche che inizi a segnare con più costanza da dietro l’arco (2/21 nella serie contro i Nuggets).

Questa per esempio è una tripla costruita molto bene da parte dei Clippers: Kawhi non è in campo quindi il pericolo numero 1 per i Nuggets è Paul George, Plumlee esce forte e Monte Morris ruota su Harrell, bravissimo PG13 a servire Lou Williams che sbaglia con metri di spazio.

 

Insieme a Williams è il neo Sixth Man of The Year Montrezl Harrell uno dei peggiori in campo per i Clippers, soprattutto visto il suo decision making negli ultimi minuti della partita quando decide di attaccare a difesa schierata senza leggere gli extra pass ai suoi tiratori.

Due situazioni simili in sequenza: la prima è sull’89-88 per i Nuggets, vista anche prima per la giocata difensiva di Jokić. Se togliamo l’attenzione su quello che fa il serbo noterete Kawhi Leonard completamente wide open nell’angolo. Lettura sbagliata da parte di Trezz.

 

Neanche due possessi dopo e scelta sbagliata di Harrell che si ripete: dopo aver preso il rimbalzo offensivo si trova 1vs1 con Jokić e, convinto del suo maggiore atletismo prova ad attaccarlo in palleggio; la difesa dei Nuggets collassa completamente su di lui lasciando libero questa volta Paul George in angolo che non riceve comunque palla.

 

I Clippers avranno bisogno di un apporto differente da parte della loro panchina, mentre i Nuggets devono sperare di continuare ad avere un impatto di questo calibro anche nella metà campo offensiva da parte dei role player.

 

BOSTON CELTICS – TORONTO RAPTORS (4-3)

Analisi di Francesco La Mura

I Boston Celtics si aggiudicano gara 7 delle Eastern Conference Semifinals battendo i Toronto Raptors 92-87 al termine di una partita combattuta e quasi sempre equilibrata: difatti, ogni tentativo di fuga di una delle due squadre è stato seguito da una risposta immediata da parte degli avversari.

In una partita in cui le percentuali dal campo, come ogni gara 7 che si rispetti, sono state basse (40,7% dal campo per i Celtics, 41,3% per i Raptors) ed è stato davvero difficile per le due squadre attaccare a difesa schierata, ancora una volta la differenza è stata la capacità dei Celtics di contenere il numero di palle perse (10) ed esporsi di meno alla transizione avversaria, cosa che invece non è riuscita ai Raptors, che hanno chiuso la contesa con 18 turnovers e 23 fastbreak points concessi.

L’ultima partita di questa serie meravigliosa è stata caratterizzata da tanti temi e alcuni di essi si erano già riproposti nelle gare precedenti:

 

1) La zona di Nurse e le difficoltà di Siakam

Nurse ha optato per la difesa a zona e la “box and one” anche in questa decisiva gara 7 per cercare di arginare le bocche di fuoco a disposizione di coach Stevens, ma la capacità dei Celtics di muovere la palla ha permesso a Boston di trovare, almeno ad inizio gara, tanti buoni tiri:

 

I Raptors, invece, hanno faticato enormemente nei primi minuti di gioco a trovare la via del canestro. Nurse ha cercato subito di far entrare in partita Siakam che, però, non ha dato le risposte sperate: nella prima azione, pur essendo accoppiato contro Walker in un evidente mismatch, non riesce a trovare il fondo della retina dopo aver attaccato l’ex Charlotte dal post; nella seconda fronteggia contro Brown che gli concede la linea di fondo, Theis aiuta, Smart ruota su Gasol e intercetta lo scarico disperato del camerunense, andando poi a segnare il layup dall’altra parte; nella terza e ultima azione Lowry prende d’infilata Brown innescando la rotazione di Williams, trova Gasol ma Siakam non è spaziato come dovrebbe in angolo, Toronto perde il vantaggio acquisito e il possesso si conclude con l’ennesimo brutto tiro sbagliato dal numero 43 dei Raptors.

 

2) La panchina dei Raptors

La maggior profondità dei Raptors è stato uno dei motivi che prima dall’inizio della serie poteva far propendere il pronostico a favore dei canadesi: in questa gara 7 è stata proprio la panchina di Nurse a ricucire il primo strappo dei Celtics con i canestri di Ibaka, Powell e Thomas che hanno permesso a Toronto non solo di recuperare il massimo svantaggio registrato durante la partita di 12 punti, ma di concludere il primo quarto avanti 27-26.

 

3) Il tiro da tre punti

La difesa dei Raptors ha concesso ai Celtics tanti tiri dal perimetro (38 triple contro le 28 tirate dai canadesi): entrambe le squadre hanno tirato male (9 tiri da tre realizzati da Boston, 8 da Toronto) e ad inizio secondo quarto sono stati proprio tre errori di fila dal perimetro degli uomini di Stevens a permettere ai Raptors di costruire un vantaggio di 7 punti a metà della seconda frazione.

 

4) La difesa dei Celtics

Quando l’attacco a metà campo non produce i risultati attesi, bisogna aggrapparsi alla difesa ed è quello che i Celtics sono riusciti a fare per restare attaccati alla partita:

 

Le giocate difensive di Smart e Brown (game high all’intervallo con 15 punti) hanno permesso ai Celtics di trovare quei punti in contropiede fondamentali per tornare negli spogliatoi avanti 50-46.

 

5) Nel segno di Jayson Tatum

Il prodotto di Duke ha giocato un primo tempo molto solido da 11 punti, 8 rimbalzi e 4 assist ma è ad inizio terzo quarto che si è accende con un paio di triple in sidestep mandando per aria entrambe le volte Siakam:

 

L’inerzia sembra essere nuovamente dalla parte dei Celtics, ma stavolta sono gli uomini di coach Nurse ad alzare i ritmi in difesa e a riportare la partita in equilibrio con Ibaka che questa volta sfrutta il mismatch in post contro Smart:

 

Gli ultimi minuti del terzo quarto sono quelli invece in cui le due squadre trovano un po’ di continuità offensiva che porta il risultato sul 72-71 in favore dei Celtics:

 

Tatum parte forte anche nel quarto quarto, prima trovando Theis sotto canestro, poi tenendo contro Siakam (3 palle perse nel quarto quarto) e sul ribaltamento andando fino in fondo per poi chiudere contro Ibaka con la mano sinistra: in meno di un minuto in mezzo i Celtics passano dal +1 al +8.

 

6) I Williams e il finale di partita

Robert Williams ha giocato nel complesso una buona serie, ma in questa gara 7 è stato bersagliato da VanVleet che ha segnato tanti tiri proprio quando è stato accoppiato con lui:

 

VanVleet a fine partità sarà l’unico giocatore dei Raptors a finire con almeno 20 punti segnando la metà delle triple realizzate da Toronto.

Coach Stevens ha deciso di togliere Time Lord e con Theis a quota 5 falli, ha optato per disputare l’ultima parte di partita affidandosi a Grant Williams, che fino a quel momento non aveva visto il campo. Tolta una buona difesa che ha causato una persa di Siakam, Williams ha sofferto tantissimo la fisicità del camerunense e si è fatto bucare troppo facilmente da Lowry che ha trovato un’autostrada per il layup del -4:

 

Stevens ha così rimesso Theis che però al primo attacco di Lowry, accesosi proprio nel finale dopo una partita offensiva abbastanza discontinua (”colpa di Smart”), ha commesso il sesto fallo, lasciando l’ultimo minuto e mezzo di partita nuovamente a Grant Williams e al numero 7 dei Raptors i liberi per accorciare sul -2.

 

Il finale è di quelli che lasciano senza fiato: Tatum attacca in isolamento Siakam sbagliando però il layup, anche per merito di un’ottima rotazione di OG Anunoby, il rimbalzo è preda dei Raptors, Powell va dritto dall’altra parte a cercare il canestro del pareggio ma viene stoppato da Smart, autore di una giocata che risulterà decisiva ai fini del risultato; nel possesso seguente è Walker ad attaccare VanVleet in 1 vs 1, penetrando e trovando in qualche modo, tra una selva di maglie bianche, Grant Williams che subisce il fallo di Lowry (sesto anche per lui): il rookie sbaglia entrambi i liberi ma è Tatum a raccogliere il rimbalzo offensivo e a guadagnarsi un ulteriore viaggio in lunetta.

Il numero 0 dei Celtics segna il primo ma sbaglia il secondo, concedendo a Toronto l’occasione di pareggiare la partita con una tripla. Il possesso non viene però gestito bene dai Raptors in quanto VanVleet tergiversa parecchio con la palla in mano e trova il cambio difensivo di Williams a soli 5 secondi dallo shotclock: il tiro da dietro l’arco viene contestato benissimo dal numero 12 dei Celtics (e probabilmente anche deviato), non arriva nemmeno al ferro e il tap-out di Brown finisce tra le mani di Walker che subisce fallo e sigilla la partita segnando entrambi i liberi. Nurse avrebbe potuto chiamare timeout e provare a disegnare qualcosa di più efficace ?

 

I Celtics raggiungono la terza finale di Conference in quattro anni, trascinati da un Tatum da 29 punti, 12 rimbalzi e 7 assist, e si accingono ad affrontare i Miami Heat con la speranza di poter contare anche su Gordon Hayward: dopo aver sbattuto due volte contro il muro di LeBron James e i Cleveland Cavaliers, Stevens e i suoi hanno un’altra occasione per riportare Boston in finale dopo 10 anni.

I Raptors hanno dimostrato di essere una squadra competitiva anche senza la stella che l’anno scorso li ha guidati al trionfo, ovvero Kawhi Leonard, ma la sensazione avuta in questa gara 7 è stata proprio la mancanza di un giocatore in grado di crearsi il tiro e togliere le castagne dal fuoco ad un attacco che non è sempre fluido.

Tags: Boston CelticsDenver NuggetsLos Angeles Clippersplayoff NBAtoronto raptors
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