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Cosa abbiamo imparato dall’undicesimo giorno di playoff

La Redazione by La Redazione
1 Settembre, 2020
Reading Time: 12 mins read
0
undicesimo giorno

Copertina a cura di Niccolò Bedaglia

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Nell’undicesimo giorno di playoff abbiamo visto i Clippers conquistare le semifinali di Conference, in attesa della Gara 7 tra Utah e Denver. Ad Est invece le semifinali sono già iniziate e Boston si è imposta nettamente su Toronto.

 

LOS ANGELES CLIPPERS – DALLAS MAVERICKS (4-2)

Analisi di Matteo Berta

La partita che ha chiuso la serie tra Dallas Mavericks e Los Angeles Clippers è iniziata, nel bene e nel male, con un protagonista: Marcus Morris.

Marcus ha iniziato forte segnando 5 dei primi 7 punti della squadra e difendendo forte. Unito alla difesa roaming di Kawhi, ha permesso il recupero di 3 palloni nei primi minuti.

A fine primo quarto si è reso protagonista di un fallo duro, valutato con flagrant 2 ed espulsione, ai danni di Luka Doncic.

https://www.youtube.com/watch?v=4qOYIbUlP8k&t=116s

I due, nell’azione precedente al fallo, stavano discutendo mentre Doncic marcava Marcus Morris. Dopo il canestro di Reggie Jackson, Doncic è partito in penetrazione, ha allargato il gomito per proteggere il layup e Marcus Morris ha speso il fallo che si vede nel video.

Questo ha condizionato sicuramente il proseguio della partita, vista il rendimento dell’ex Suns in questa serie.

La seconda cosa di cui bisogna, nuovamente, parlare è l’impatto di Zubac. In questa partita sono stati concessi parecchi minuti a Ivica, ben 33 che è il record in questi playoff, e lui ha ripagato con un sonoro +33 di plus minus. La statistica di per sè non dice moltissimo, ma basti pensare che il suo sostituto, Montrezz Harrell, ha avuto un plus minus di -19. Questi numeri dovrebbero far capire l’importanza del centro croato in entrambe le metà del campo.

Nel terzo quarto ha accettato dei cambi su Doncic e lo ha tenuto molto bene, costringendolo a prendere tiri complicati dal midrange che Luka, in grande forma, è comunque riuscito a segnare.

 

L’altra grande nota positiva in casa Clippers è la straordinaria partita di Kawhi Leonard sui due lati del campo. Kawhi si è reso protagonista di una partita storica facendo registrare un sonoro 33+14+7+5.

Il suo impegno difensivo è stato fondamentale nei momenti in cui, trovandosi accoppiato con Doncic, lo ha difeso molto forte costringendolo a perdere palla o a scaricarla.

Nell’altra metà del campo ha avuto un secondo tempo “jordaniano”, con 22 punti e un quasi perfetto 9/10 dal campo, con diverse giocate di livello.

Lol pic.twitter.com/T107nBYXqT

— Shane Young (@YoungNBA) August 30, 2020

Ha mostrato anche bellissimi lampi da passatore, che sono mancati negli scorsi anni.

 

Chiudiamo con i Clippers parlando di Paul George. PG ha giocato un ottimo primo tempo, mancando di concretezza nel secondo, ma rendendosi utile con un paio di assist e andando forte a rimbalzo. C’è assolutamente bisogno che metta in campo più aggressività.

Passando alla compagine texana c’è sicuramente da sottolineare una grande partita di Doncic: lo sloveno ha chiuso con 38 punti, 9 assist e 9 rimbalzi, un’ottima prestazione balistica e ben 23 punti nel secondo tempo.Sicuramente il ragazzo è uscito da questi playoff a testa alta, dimostrando, nuovamente, di essere uno dei migliori attaccanti della lega.

 

Il resto della squadra, che fino ad oggi aveva fatto delle ottime prestazioni, è mancato stanotte. Seth Curry e Trey Burke, che erano stati una certezza durante la serie, non hanno brillato, chiudendo con 13 punti complessivi e 5/17 dal campo.

Kleber, che ha faticato al tiro durante tutta la serie, si è speso bene in marcatura su Kawhi Leonard, facendo vedere una grande abilità difensiva resa vana dal grande momento di Kawhi nel terzo quarto.

Nota di merito, per questa partita, a Finney-Smith, che ha dimostrato di essere un solido giocatore da rotazione.

Voglio dedicare un paragrafo a parte a Marjanovic. Il gigante serbo ha giocato una serie fantastica e ha risposto benissimo alla chiamata in causa di Coach Carlisle. Boban ha massacrato la difesa dei Clippers durante tutta la serie (ad esclusione di gara 5, finita a -43), guidando i suoi compagni a diversi periodi di rimonta durante i blackout della squadra losangelina e dimostrando che, utilizzato nel modo giusto, può essere un’arma tattica parecchio insidiosa.

Immagine

 

TORONTO RAPTORS – BOSTON CELTICS (0-1)

Analisi di Federico Peschiera

Dopo il breve stop dovuto alle proteste dei giocatori per l’uccisione di Jacob Blake e il conseguente boicottaggio dei playoffs NBA, si riprende a giocare ad est con la prima partita del secondo turno, tra la seconda e la terza classificata. Piccola curiosità: benché siano stati i Milwaukee Bucks a dare effettivamente il via a questi due giorni di interruzione, le prime due squadre che si sono chieste se fosse possibile o giusto boicottare la loro partita sono state proprio i Celtics e i Raptors.

Gara 1, a dispetto delle aspettative (anche nostre) della serie, è un totale dominio Celtics. Per dare un’idea, Toronto ha vinto tutte le partite ad Orlando, in questo finale di stagione, tranne le due con i Celtics, nelle quali, tra l’altro, non è mai stata in vantaggio nemmeno per un secondo. I Celtics riescono, già nel primo quarto, a scavare un piccolo vantaggio, che poi diventa in doppia cifra e sfiora anche i venti punti. Dalla fine del primo quarto, sono vari i tentativi di rimonta della franchigia canadese che però non si realizzerà mai, con la partita che scivola nel garbage time negli ultimi 4 minuti scarsi.

Ciò che ha funzionato in maniera grandiosa per i Celtics è stato il tiro dall’arco, in particolar modo quello dagli angoli. Toronto, di solito, difende molto forte con gli esterni sui palleggiatori, cercando di forzare turnovers e tentando di contrastare le triple centrali e dalla posizione di guardia. Contro le penetrazioni sono frequenti gli aiuti sia dal lato forte che dal lato debole, e la presenza pressoché costante di uno tra Gasol e Ibaka (se non entrambi) in campo permette una decente rim protecion alla franchigia canadese. Quello che i Raptors però concedono, sia assecondando il gameplan sia per un atteggiamento dei giocatori stessi, sono le triple dall’angolo sugli scarichi. Boston ha vinto nettamente questo confronto: sono 10 le triple segnate da quella posizione su 15 tentativi, con 5/6 nel primo quarto. In particolar modo Walker (10 assist) e Tatum sono stati magistrali nel battere i closeout della difesa di Toronto (molto aggressiva in questo frangente, come dimostrano le 6 rubate di VanVleet e le 22 palle perse totali di Boston) e nel trovare l’uomo libero (Smart, Brown, Wanamaker o Ojeleye) per una tripla sempre wide-open che gli avversari non riuscivano a contrastare.

 

 

 

Un altro aspetto grazie a cui i Celtics sono riusciti a mantenere il vantaggio è stata la difesa in transizione. Molte volte Toronto è riuscita a recuperare palla, sporcando il palleggio di un penetratore oppure intercettando i passaggi ai lunghi sotto canestro e forzando 22 palle perse (aspetto che i Celtics faranno meglio a rifinire per gara 2). Tuttavia, non sono riusciti a finalizzare nei punti in contropiede (solamente 7), nè, più in generale, nei punti da palla persa avversaria (15). Se infatti si guarda ai Celtics, questi hanno costretto l’attacco di Toronto a soli 14 turnovers, che hanno generato però 11 punti di cui 6 in contropiede. Questi numeri non altissimi sono dovuti al fatto che entrambe le squadre sono eccellenti difese in transizione e semitransizione, ed in particolar modo i Celtics hanno fatto faville in gara 1 in questo aspetto.

 

La presenza di Williams III scoraggia VanVleet in penetrazione e Walker impedisce lo scarico all’angolo per una tripla

 

Per Toronto, invece, quello che non ha funzionato sono stati Siakam e VanVleet. I due starter non sono riusciti ad incidere minimamente ed hanno concluso la serata con pessime percentuali dal campo, sbagliando tiri anche apparentemente semplici o non marcati.

 

 

In generale, il gioco in attacco di Toronto è rimasto sempre poco fluido. Molto spesso, i primi 5 secondi dell’azione venivano passati ad una distanza di qualche passo dalla linea del tiro da 3, con blocchi portati senza convinzione e senza risultare una reale minaccia, costringendo l’attacco a dover generare punti con meno tempo a disposizione e senza aver mosso efficacemente la difesa.

 

L’azione inizia con un blocco portato da Ibaka che manca nel video, per ricevere senza una particolare idea dal perimetro. La palla ritorna velocemente in mano a Lowry, lontanissimo da canestro. Il tutto fa generare una tripla di Gasol senza muovere mai la difesa

In particolare, Siakam non è sembrato dentro la partita, complici anche 3 falli fischiati uno dietro l’altro nel primo quarto. Molto spesso i Raptors hanno giocato uno schema di post up dalla media per Paskal, che dopo due o tre palleggi si butta in area (ovviamente piena), fuori dallo smile, tentando un tiro che è entrato poco.

 

Sarà interessante scoprire come Toronto si approccerà in gara 2, e se manterrà lo stesso approccio difensivo, con gli esterni estremamente inclini a portare pressione sul palleggiatore (anche a costo di commettere molti falli) e a collassare in area sulle penetrazioni. Tatum e Walker hanno sguazzato in questo contesto, anche se sono stati favoriti da una ottima prestazione globale al tiro dall’arco della squadra. In particolare Tatum deve riuscire a migliorare la sua visione di gioco e i tempi di scarico (2 assist solamente, partendo molte volte come palleggiatore in queste situazioni, sono pochi), perché non è sempre domenica e non si tira sempre con il 60% sugli scarichi.

 

DENVER NUGGETS – UTAH JAZZ (3-3)

Analisi di Leonardo Spera

Questa serie continua a non deludere, offrendo a noi spettatori uno spettacolo (perlomeno offensivo) davvero con pochi precedenti nella storia. Nelle righe successive proverò ad evidenziare alcuni aspetti chiave di questa gara 6.

Denver Nuggets

La grande notizia per la squadra del Colorado è il ritorno in campo di Gary Harris, fermo da marzo per infortunio. Harris, nonostante abbia giocato pochi minuti, è riuscito comunque ad avere un impatto positivo in difesa. Particolarmente incoraggiante è stata la sua rubata su Mitchell seguita subito dopo da un canestro in penetrazione, assorbendo il contatto col difensore e appoggiando al tabellone. A onor di cronaca va specificato che Harris è stato utilizzato principalmente contro la second-unit di Utah, trovandosi accoppiato più spesso con Clarkson che con Mitchell, cosa piuttosto normale per un giocatore tornato sul parquet dopo più di cinque mesi di stop. Detto ciò, il suo ritorno è comunque importante per Denver, che ha nella difesa il suo punto debole, ed è probabile che in gara 7 possa veder aumentati i suoi compiti da entrambi i lati del campo.

Le luci della ribalta, però, sono indubbiamente puntate su Jamal Murray, che ancora una volta si è caricato i suoi sulle spalle con una prestazione straordinaria. Il canadese è riuscito nuovamente a sfruttare le carenze difensive dei Jazz, segnando in tutti i modi. L’impiego costante della drop coverage da parte di Gobert e la difficoltà di O’Neal a passare sui blocchi, come si vede nella clip sottostante, hanno concesso all’ex Kentucky via libera per un tiro dal palleggio in molte occasioni.

 

Murray è stato anche abile nello sfruttare le situazioni di mismatch quando accoppiato con avversari più grossi e lenti: nella prima clip si vede come Jamal si isoli in ala dopo essersi trovato davanti Morgan, mentre nella seconda forza lo switch su Gobert dopo un pick&roll con Jokic, finendo per ubriacare l’ex DPOY con un paio di movimenti in palleggio per poi segnargli in faccia uno stepback dall’angolo.

 

 

Menzione d’onore anche per Jerami Grant che, oltre a farsi carico di gran parte dei possessi difensivi su Mitchell, si è fatto trovare pronto in attacco. È importante che il nipote di Horace riesca a sfruttare la gravity generata da Murray e Jokic per punire i raddoppi di Utah, togliendo ogni tanto qualche responsabilità offensiva dalle spalle delle due star dei Nuggets.

 

Utah Jazz

Con Jamal Murray che continua ad inanellare prestazioni superlative, Donovan Mitchell non è da meno. La giovane star dei Jazz sfodera l’ennesima incredibile prova al tiro nel tentativo di chiudere la serie, sfruttando le lacune difensive di Denver e mostrando la sua solita sicurezza anche nel prendersi tiri complicati. Spida è stato bravo ad attaccare il ferro con costanza e a condurre il solito gioco a due con Gobert che, attirando le attenzioni dei difensori, genera molte occasioni per i compagni del duo franco-americano.

 

Ottima prova anche da parte di Mike Conley che è stato pressoché l’unico a dare un apporto offensivo consistente oltre a Mitchell. Il play ex Grizzlies, che sta tirando con percentuali folli da quando è rientrato nella bolla dopo la nascita del figlio (77% di True Shooting e 60% da tre punti con sette tentativi a partita), si fa sempre trovare pronto come tiratore in spot-up sugli scarichi ed è come sempre in grado di assumersi i compiti da creator palla in mano quando questo ruolo non viene svolto da Mitchell. Conley è un pezzo fondamentale dei Jazz e le sue prestazioni sono e saranno spesso l’ago della bilancia nella squadra di Snyder.

Nel complesso il problema principale di Utah è la poca profondità, avendo una rotazione di giocatori NBA/da playoff ridotta all’osso. Se poi di questa rotazione fanno stabilmente parte Niang e Clarkson, due giocatori che possono essere talvolta utili in attacco ma sempre disastrosi in fase difensiva, è facile capire perché i Jazz stiano faticando a chiudere la serie.

Tags: Boston Celticsdallas mavericksDenver NuggetsDonovan MitchellJamal MurrayJayson TatumKawhi LeonardKyle LowryLos Angeles ClippersLuka DoncicPaul Georgetoronto raptorsUtah Jazz
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