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Cosa abbiamo imparato dal quinto giorno di playoff

La Redazione by La Redazione
23 Agosto, 2020
Reading Time: 19 mins read
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playoff day 5

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia

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Nel quinto giorno di playoff abbiamo visto i Jazz ribaltare la serie contro i Nuggets. I Clippers si sono invece riportati in vantaggio sui Mavs mentre Celtics e Raptors si sono portati sul 3-0 rispettivamente contro Sixers e Nets.

 

DENVER NUGGETS – UTAH JAZZ (1-2)

analisi di Alberto Motta

124-87 è il risultato finale di una gara 3 che vede ancora vincitore Quinn Snyder nel confronto diretto con Mike Malone: avendo tutte e due le squadre assenze importanti, è il coach dei Jazz quello che meglio si adatta agli accorgimenti difensivi e offensivi della squadra avversaria riuscendo così a costruire il miglior tiro disponibile in attacco e/o imbrogliare il sistema di Jokić & Co. nell’altra metà campo.

Lezione di basket quella impartita ai giocatori dei Nuggets che ieri sono sembrati inermi contro una squadra solida e ben organizzata – con un Mike Conley che, dopo la visita al figlio appena nato, al rientro chiude con 27 punti e 7/8 da tre – come quella allenata da Snyder: bravo a capire velocemente i tentativi di difesa da parte dei Nuggets su Mitchell e riuscire così a percorrere la corsia di Rudy Gobert.

1) Il punto sui Jazz

Questa gara 3 alza, e non poco, l’autostima e la fiducia di giocatori e fan della squadra di Salt Lake City: dopo aver perso gara 1 all’overtime, Utah è sembrata senza alcun tipo di dubbio la squadra migliore delle due in campo. Per il secondo confronto consecutivo i Jazz hanno praticamente reso l’intero quarto quarto garbage time (ricordiamo il parziale di 104-77 dopo i primi tre quarti di gara 2 e quello 94-62 di venerdì sera).

Come detto più volte questa serie la sta vincendo soprattutto l’allenatore dei Jazz e, anche in Gara3, dopo un inizio abbastanza complicato per Mitchell e per gli esterni di Utah durante il primo quarto nel trovare il canestro dalla lunga (1/9 nei primi 12 minuti), è bravo Snyder a capire quanto lo sforzo della difesa dei Nuggets nel provare a contestare il tiro da tre regalava poi sempre a Rudy Gobert due punti sotto canestro appoggiandosi al tabellone e/o in schiaccia. Il francese diventa così il super protagonista del primo tempo con 20 punti e 11 rimbalzi.

 

Questo è uno dei possessi di cui sopra, ovvero Denver che prova a dare fastidio a Mitchell con il raddoppio dopo il blocco di Niang. Bravo nella prima rotazione Dozier, bravo Grant a tenere più posizione su Gobert piuttosto che Morgan. Il problema poi è soprattutto di atteggiamento: il centro serbo è troppo lento nel rientrare sotto canestro e per Gobert sono due facili.

Utah ha poi chiuso la pratica grazie ai due quarti centrali con un paziale di 69-48 e ha più di 90 secondi dalla fine del terzo quarto impatta il risultato generale ha un +30 di vantaggio. Da lì in poi è solo garbage time e i Jazz possono festeggiare andando sul 2-1 nella Serie.

2) Il punto sui Nuggets

Denver è imbarazzante, le assenze di Gary Harris e Will Barton sono più pesanti del previsto, Malone non riesce a trovare il bandolo della matassa e le due Star – Murray e Jokić – non riescono a fare la differenza. In gara 3 4/14 da tre punti per il centro serbo in accoppiata con l’esterno canadese: soprattutto per Jokić molte triple sono sembrate disperate, ciò significa che spesso sembrava non avesse idee nella metà campo che predilige per poi accontentarsi di un tiro dalla lunga distanza.

Detto questo chi deve fare veramente un passo avanti in questa serie per Denver è Paul Millsap: questa nella bolla penso sia la peggiore versione dell’ex di Utah e Atlanta in tutta la sua carriera, assente in attacco, inutile in difesa. E, se oltre a questo aggiungi Michael Porter Jr. capite che quello difensivo non è solo un problema di accorgimenti e accoppiamenti, ma proprio di inadeguatezza e di atteggiamento.

C’è poco da aggiungere nell’analisi sulla franchigia del Colorado, i tifosi dei Nuggets ora aspettano una risposta vera in gara 4 domenica per pareggiare la serie. Fossi in Malone proverei Keita Bates-Diop fino a quando Millsap non entra in condizione: mancherebbe tiro con Craig e Grant a completare il quintetto ma, intanto, contro questi Jazz se vinci, vinci quando Murray e Jokić insieme combinano per 70 punti con il 50%+ dal campo.

 

TORONTO RAPTORS – BROOKLYN NETS (3-0)

analisi di Gianmarco Galli Angeli e Marcello Salvo

Alla fine è successo. I Brooklyn Nets, stanchi, infortunati e senza Joe Harris, cedono definitivamente ai Toronto Raptors che si portano 3-0 nella serie. Partita dominata dai canadesi fin dalla palla a due e che, se non fosse stato per Tyler Johnson, sarebbe terminata anche prima della fine del terzo quarto. Questa è stata la classica gara che avevamo descritto nella preview di questa serie: Ibaka a pasteggiare su Allen, Siakam incontenibile e VanVleet ancora mattatore.

Un duello che ha determinato la vittoria dei Raptors è stato quello tra Allen e Ibaka, La sfida è andata esattamente come previsto nella preview, Air Congo ha alzato i giri ed ha annullato completamente Jarrett Allen, non ha mai tirato dal campo, e limitato in generale il suo impatto offensivo, senza il quale questi Nets non vanno lontano. Il centro congolese ha dominato anche a rimbalzo ed è riuscito a segnare con costanza, 20 punti alla fine della gara, anche sfruttando i vari mismatch e le indecisioni di Allen che gli hanno permesso di mettere in mostra le sue doti da tiratore.

 

Come si vede nella clip Allen non riesce in nessuna delle due occasioni a vincere il duello mentale con Ibaka che ha dominato psicologicamente la sfida e come conseguenza è riuscito anche a mettere tiri non proprio semplicissimi. Quella del lungo dei canadesi è una evoluzione notevole e spesso sottovalutata, nel corso della sua carriera è diventato il prototipo perfetto del lungo moderno ed in questo modo ha continuato ad impattare anche a livello Playoff.  Dopo una gara 2 veramente sorprendente sembra tornato tutto alla normalità, Allen avrà molto da imparare da queste sfide e si spera ne faccia tesoro.

L’MVP di questa serie è inevitabilmente Fred VanVleet e lo ha dimostrato anche stavolta con una prestazione superba specialmente da dietro l’arco. In queste tre gare sta tirando dall’arco con il 54.8% (17/31), una media già pazzesca ma che è truccata addirittura al ribasso a causa del 3/11 di gara 2. La facilità e la rapidità d’esecuzione fanno della point guard dei Raptors un giocatore immarcabile per i Nets.

 

Nella clip si vede proprio ciò: nel primo caso il prodotto di Wichita State University riceve il pallone in corsa da Siakam e decide in una frazione di secondo di sparare da tre, Luwawu-Cabarrot non legge in anticipo il movimento dell’ala grande dei Raptors e viene punito da VanVleet; la seconda azione è un po’ il manifesto di ciò che è stato questo giocatore in questa serie, una tripla in pull-up sparata in faccia al povero Garrett Temple che non può far altro che guardare la palla scivolare nella retina. VanVleet diventerà free agent a fine stagione e con queste prestazioni si sta guadagnando un contratto molto ricco.

La facilità con cui VanVleet e i Raptors sono arrivati a canestro è dovuta anche alla brutta serata al tiro che ha avuto la squadra di Brooklyn. Pochi sono i giocatori che si sono messi in mostra, Tyler Johnson su tutti. Nel momento in cui Toronto era pronta a scappare via definitivamente i Nets hanno trovato in Tyler Johnson l’uomo della speranza. Nel terzo quarto Johnson non solo ha impedito la fuga di VanVleet e compagni, ma ha anche accorciato le distanze arrivando fino al -9. I suoi 15 punti in 8 minuti e 25 secondi giocati al ritorno dall’intervallo lungo hanno illuso i Nets di poter dire la propria nel finale. Partita dopo partita Johnson si sta guadagnando la fiducia di compagni ed addetti ai lavori, non sarà un giocatore costante, ma un posto nelle rotazioni di Brooklyn per la prossima stagione se lo sta meritando ampiamente.

 

Nella clip si vede proprio ciò che dovrà fare nei Nets del 2020/21, ovvero prendere e sparare. Ieri è stato il top scorer della squadra con 23 punti (8/15 dal campo, 5/9 da 3) e si è esaltato enormemente in situazioni di C&S. Il prossimo anno con, verosimilmente, Caris LeVert a guidare la panchina come ball-handler primario serviranno assolutamente giocatori come Tyler Johnson e Luwawu-Cabarrot, pronti prima a tirare e poi a pensare. Naturalmente non si può pensare di chiedere loro di essere i mattatori di una serie playoff, né tantomeno di partire nello starting five ed infatti in questa serie sono venute a galla molte delle loro lacune, però dalla panchina possono ritagliarsi uno spazio importante nel roster bianco-nero della prossima stagione.

Chris Chiozza si è reso protagonista probabilmente della migliore prestazione della sua stagione in modo totalmente inaspettato considerando il contesto di una serie playoff, contro una difesa come quella dei Raptors. Questo è certamente un bel segnale per il suo futuro.

 

Oltre al solito lavoro di costruzione di triple aperte, la maggior parte delle quali sprecate dai compagni come si vede nella clip, ha messo su 14 punti, ritrovando il ritmo da tre che sembrava aver perso e attaccando con intensità il ferro ottenendo anche un giro in lunetta. In difesa paga caro la sua stazza ma ieri è riuscito ad essere importante lo stesso, rubando 4 palloni. Il fondamentale della steal non è di certo una sorpresa, muove le braccia molto rapidamente e sa leggere in anticipo l’azione. Nel primo tempo ha brillato anche il solito LeVert, ormai sempre più predicatore in mezzo al deserto, poco da biasimargli, non è evidentemente il suo ruolo e sta facendo di tutto per adattarsi e dare una speranza ai Nets, sta mostrando una grande attitudine nonostante la poca esperienza.

 

Come si vede nella clip l’inusuale pointguard di questi Nets ha fatto di tutto per provare a mettere in ritmo i compagni, soprattutto Cabarrot che ha avuto una serata disastrosa al tiro, ma hanno sempre risposto assente. In entrambi i casi si nota come non sia bastato neanche lasciare wide open i compagni sull’arco grazie alla sua gravity per evitare una pioggia di mattoni. L’assenza di Joe Harris si è fatta sentire anche più del previsto, oltre alla mancanza di soluzioni offensive che era prevedibile, BKN ha faticato anche nella propria metà campo, la presenza dell’ala aiutava a fare stare in campo meno mismatch possibili mentre in questa situazione Siakam e Ibaka hanno banchettato per metà partita.

Dopo due partite in chiaroscuro alla lunga è uscito fuori anche Pascal Siakam. Nelle prime sfide aveva concluso con un rivedibile 10/27 (4/13 e 6/14) ma in gara 3 ha dimostrato di essere lui la stella dei Raptors. 26 punti (11/23), 8 rimbalzi (di cui 2 offensivi molto importanti) e 5 assist sono l’ottimo bottino che si porta a casa il numero 43 della franchigia canadese. Una prestazione però che è andata ben al di là del mero dato statistico perché la presenza offensiva (oltre a quella difensiva dove aveva brillato anche nelle scorse volte) del camerunense è stata una spina costante nel fianco della difesa dei Nets mettendo in moto l’attacco della squadra “ospite” con estrema facilità. Un dominio in tutte e due le metà campo mostrato anche nella clip, il #43 costringe al turnover LeVert e subito dopo lancia Fred VanVleet in campo aperto, il quale può chiudere a canestro con il più facile dei layup.

 

L’asse Siakam-VanVleet è stato estremamente produttivo. In particolare nel primo quarto la loro rapidità in fase di transizione ha tagliato le gambe ai Nets. Nella clip sottostante si può vedere l’opposto di quanto successo in quella di sopra: ancora una volta il camerunense, insieme ad un ottimo Anunoby, intrappola LeVert e gli fa perdere il pallone ma stavolta si invola subito a canestro dove ad attenderlo c’è l’ottima assistenza di Fred VanVleet.

 

Insomma, un Siakam primo motore (im)mobile dell’attacco dei Raptors ed anche la prima preoccupazione dei Nets che, come si vede nella clip, hanno anche provato a raddoppiarlo, senza molta fortuna. Kurucs va ad aiutare Anderson in marcatura sul #43 costringendo gli altri ad una rotazione frettolosa, il camerunense pesca Terence Davis fuori area che con una finta di tiro manda fuori giri il tentativo di contrasto di Chiozza e mette una tripla.

 

Quello dei Raptors è stato un attacco fluido, veloce, figlio dello splendido lavoro difensivo e di continue transizioni che hanno scavato il solco tra i canadesi e la franchigia newyorkese. I Nets sono sembrati confusi ed hanno fatto una fatica tremenda ad attaccare il ferro. Allen non ha tirato neanche una volta ed a fine primo tempo i bianco-neri erano andati solo 4 volte in lunetta (a fine partita saranno ventidue, la stragrande maggioranza nel garbage time). Numeri impietosi che sottolineano sia la differenza tra i due roster sia la capacità difensiva dei campioni in carica.

Impensabile credere che in gara 4 possa cambiare qualcosa a tal punto da veder vincere i Nets. Con molta probabilità lo sweep avverrà: i bianconeri sono stremati, le rotazioni sono ridotte all’osso ed anche i giocatori più importanti non sono abituati a giocare così tanti minuti. In questa RS LeVert ha giocato poco meno di 30 minuti a notte mentre ai playoff la media supera i 36, discorso simile per Jarrett Allen che è passato da 26.5 a poco meno di 36. Non a caso la stanchezza ha infierito notevolmente sulle prestazioni dei giocatori: nel finale di gara 2 LeVert era fisicamente a pezzi, mentre in gara 3 Allen faceva fatica a reggere il ritmo. Tutto l’opposto in casa Raptors dove le ottime rotazioni hanno permesso di arrivare, con grande merito, ad una sola partita dal prossimo turno dove a meno di sorprese ci saranno i Boston Celtics: ci si aspetta una serie che farà capire dove potrà arrivare la squadra di Nick Nurse.

 

BOSTON CELTICS – PHILADELPHIA 76ERS (3-0)

analisi di Leonardo Spera

Quella che era, a detta di molti, una delle sfide più attese di questo primo turno di playoff non sta rispettando le aspettative. Boston nella notte tra venerdì e sabato si è portata sul 3-0 nella serie avviandosi verso uno sweep difficilmente pronosticabile prima dell’infortunio di Ben Simmons.

Il grande punto interrogativo della serie, almeno dal punto di vista di Philadephia, è la discontinuità dell’utilizzo di Joel Embiid, soprattutto in situazioni di post-up. I Sixers passano dal cercare in continuazione il loro centro al quasi “ignorarlo” per varie azioni di fila, riponendo le chiavi dell’attacco nelle mani di Harris, Richardson e Milton. Il grande vantaggio fisico e tecnico del camerunense sui lunghi avversari deve essere sfruttato al massimo se Philly vuole avere una possibilità di ribaltare la serie.

This is just such a waste of action for me. If you're playing Embiid, post him. Run this with Horford at the 5. Instead, you have an Embiid/Horford handoff flowing into a prayer. Just bad. pic.twitter.com/mXEt1CK8Hu

— Half Court Hoops (@HalfCourtHoops) August 21, 2020

 

Dal canto loro i Celtics si stanno dimostrando molto abili nel difendere Embiid con continui raddoppi e aiuti, costringendolo a prendersi tiri complicati o a scaricare per i compagni sul perimetro. Date le grandi attenzioni che la difesa di Boston sta riservando al numero 21, ci si aspetterebbe che gli esterni di Philadelphia sappiano sfruttare le occasioni che inevitabilmente si presentano loro. Richardson e Milton erano riusciti a dare un solido contributo in gara 2 mentre in quest’ultima hanno tirato con brutte percentuali, se non altro dimostrando di esser disposti a prendersi alcune responsabilità offensive. Tobias Harris si riconferma il grande assente della serie per Philly; il numero 12, dal quale ci si aspettava ricoprisse il ruolo di secondo/terzo violino, continua a deludere con prestazioni non all’altezza di un contesto playoff (14 punti a partita con il 39 di true shooting percentage).

Boston, al contrario degli avversari, può contare su un attacco molto più organizzato fatto di tagli e spaziature reso possibile dai tanti giocatori in grado di muoversi senza palla, ma anche capaci di giocare da ball handler in situazioni più statiche. In una serata in cui gli esterni principali hanno avuto difficoltà al tiro (Brown 6/16 e Tatum 6/19) Kemba Walker ha saputo sfruttare la sua abilità in pull-up per punire la drop coverage degli avversari e i mismatch quando accoppiato a giocatori più lenti, chiudendo con 24 punti e segnando lo stepback che ha sostanzialmente chiuso la partita a poco più di un minuto dalla fine.

CARDIAC. KEMBA. pic.twitter.com/7ANhO5tHRn

— Karens In Paris (@NekiasNBA) August 22, 2020

 

Proprio la drop coverage, che consiste in una difesa sul pick&roll in cui il lungo “aspetta” verso il canestro il portatore di palla lasciandogli spazio dalla media, si sta rivelando il fattore determinante per l’andamento della serie in favore dei Celtics. Contro giocatori come Kemba e Tatum, molto efficaci nel tirare dal palleggio, droppare nei pick and roll risulta deleterio in quanto vengono concessi agli avversari dei tiri che non hanno difficoltà a prendersi e a segnare. L’incapacità di Philly di trovare alternative alla drop coverage è sicuramente uno dei principali fattori della probabile disfatta dei ragazzi di coach Brown.

L’impressione è che questa gara 3 sia rimasta in bilico grazie alla difesa dei 76ers, i quali però non sono riusciti a capitalizzare in attacco. Joel Embiid sembra troppo solo in fase offensiva, con i compagni che per il momento non sono stati all’altezza della situazione, salvo alcuni sprazzi di Shake e Josh Richardson. Horford e Harris, ad esempio, hanno segnato complessivamente 21 punti con 24 tiri (59 punti con 64 tiri nella serie!) il che fa capire almeno in parte il perché Philadelphia si trovi sotto 3-0 senza grosse speranze di rimonta.

Boston si sta dimostrando una squadra solida e ben allenata, non che ci fossero dubbi, capace di una difesa corale molto efficace e di un attacco fluido e con idee ben precise.  

Difficile immaginare che i Sixers riescano a ribaltare la serie, tuttavia non è da escludere una reazione d’orgoglio in gara 4 da parte dei ragazzi di Brett Brown, che vorranno quantomeno provare a dimostrare di non essersi fatti spazzare via senza opporre resistenza.

 

 LOS ANGELES CLIPPERS – DALLAS MAVERICKS (2-1)

Analisi di Enrico Bussetti e Lorenzo Pasquali

In una gara cruciale per il destino della serie e di entrambe le squadre i Clippers iniziano a mostrare sprazzi del loro potenziale e i Mavs pasticciano un po’ di più, sporcando le loro percentuali ed eseguendo con meno precisione. Il risultato è un 2-1 che fa tornare un po’ più con i piedi per terra i texani e che ha offerto qualche interessante spunto tattico.
Il più evidente in assoluto è la difesa di Iviza Zubac su Luka Doncic. La tattica di Rivers è sempre una drop coverage, ma con il centro croato a cambiare su Doncic subito dopo il blocco contestandogli efficacemente il tiro.

Luka in P&R with Zubac in a drop and watch the subtle adjustment the Clippers have made to try and stay out of rotation/stay home. As Luka penetrates it becomes a late switch with Zubac taking Luka and Morris recovering. Defense stays at home. Watch the switch after the kick out pic.twitter.com/EfV8M7mwMZ

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) August 22, 2020

 

Clippers with the switching again a little different this time, watch Paul George as Luka comes off. Zubac is in a drop. PG is showing help at the elbow. He actually jumps to take Luka and Zubac recovers to DFS. No help, no rotation, no drive and kick. pic.twitter.com/mHqlhUIj53

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) August 22, 2020

 

Come sottolineato da Steve Jones Jr., i difensori lontani dalla palla non devono quindi accorrere in aiuto lasciando scoperto un tiratore e innescando il letale meccanismo visto così spesso nelle prime due gare. Va anche sottolineato come Luka, non particolarmente in giornata, ha spesso sbagliato scelta di tiro contro Zubac, a volte accontentandosi di un forzato stepback e altre volte senza riuscire a trovare il bandolo della matassa in penetrazione.

I difensori esterni dei Clippers, inoltre, hanno mostrato maggiore attenzione e lucidità, riuscendo a volte anche a cambiare nuovamente dopo l’efficace contenimento di Zubac. Scenario quasi impensabile dopo le prime due gare.

Watch the communication from the Clippers and the switching to keep Zubac in a drop vs. Luka and stay out of rotation. You see as Luka penetrates Zubac points Morris to take KP pointing. Everyone else stays home. Zubac contains and then PG switches on to Luka. pic.twitter.com/AVo4XNCSUs

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) August 22, 2020

 

Un altro scontro molto interessante è stato quello tra Doncic e Marcus Morris, il cui esito al momento sta decisamente premiando il secondo. Per quanto riguarda la difesa di Morris ci sono alcuni dati che fanno decisamente riflettere: con lui il campo Doncic tira con una True Shooting Percentage del 53.2% e Dallas ha un Offensive Rating di 97.5, mentre quando riposa i dati si alzano rispettivamente a 84.3% e 132.7. Forse è eccessivo parlare di correlazione diretta, ma sicuramente il gemello più celebre dei Morris si sta dimostrano un cliente davvero ostico per lo sloveno in entrambe le metà campo, viste anche le difficoltà a marcarlo in post.
Dal lato di Dallas le notizie sono invece agrodolci. Le note più positive sono sicuramente Seth Curry e Trey Burke. A giudicare da quanto visto finora sarebbe quasi ora di smetterla di riferirsi al primo semplicemente come “il fratello di Steph”: Seth è ormai molto più di un semplice tiratore dagli scarichi, avendo affinato al limite della perfezione il palleggio-arresto-e-tiro dalla media e sviluppato anche una sensibilità molto migliorata in penetrazione.

22 punti con 9/11 dal campo e 4/4 da tre: i Clippers devono ancora trovare una risposta efficace a lui e ad un redivivo Trey Burke. La storia recente della point guard di riserva dei Mavs è davvero curiosa: dopo due promettenti anni al college e una buona stagione da rookie la carriera di Trey stava lentamente scivolando nell’anonimato. Arrivato a Dallas come riempitivo della trade Porzingis, è rimasto in Texas per sole 25 discrete partite prima di firmare per i 76ers ed essere tagliato dopo sei mesi anonimi. L’infortunio di Jalen Brunson ha però costretto i Mavericks a correre ai ripari in vista dei playoff rifirmando un giocatore che avesse già familiarità con gli schemi di Carlisle. Le sue prestazioni sono state assolutamente positive fin qui, tra zingarate ed invenzioni dal palleggio, una difesa nella media ma nemmeno troppo negativa e anche qualche giocata da stropicciarsi gli occhi.

My lord what a pass from Trey Burke pic.twitter.com/nfqnNXC6sg

— Isaac Harris (@IsaacLHarris) August 22, 2020

 

Luci ed ombre, invece, per due giocatori dal rendimento sostanzialmente opposto nelle due metà campo: Tim Hardaway Jr. e Maxi Kleber. Il figlio d’arte ha confermato la sua crescita in attacco, garantendo punti e pericolosità anche dal palleggio e non solo sugli scarichi, ma continua a collezionare dolorosissime amnesie difensive.

Shamet with the backdoor cut on Hardaway, who is purely ball-watching. Kawhi finds him for the bucket pic.twitter.com/5nCOEiMNrh

— Shane Young (@YoungNBA) August 22, 2020

 

Ancor più difficile è il giudizio di Maxi Kleber. Il tedesco sta dando tutto quello che ha in difesa su Kawhi Leonard, lottando come un leone ad ogni possesso. Purtroppo per lui il rendimento offensivo del suo avversario sta crescendo vertiginosamente: Kawhi ha chiuso Gara 3 con 36 punti, 13/24 dal campo e 9/10 ai liberi e in molte occasioni si è ripetuta la situazione della clip sottostante: difficilmente Kleber avrebbe potuto difendere meglio di così, eppure è costretto a raccogliere la palla dal fondo della retina.

I don't know what you do when Kawhi does this. pic.twitter.com/HG39nsXHGw

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) August 22, 2020

 

Come se non bastasse, al tedesco non resta più molta benzina nel serbatoio per la fase offensiva, dove sta collezionando prestazioni, per usare un eufemismo, piuttosto negative. Ritorna dunque un leitmotiv già analizzato: 0/4 per Kleber e 1/5 per Finney-Smith da dietro l’arco. Sicuramente la giornata no di Doncic e le solite amnesie difensive di Porzingis (autore però di un’ottima partita al tiro) hanno avuto il loro peso, ma permane la sensazione che una buona parte delle fortune di Dallas passerà dalle percentuali al tiro dei suoi role players.

Tags: Boston CelticsBrooklyn Netsdallas mavericksDenver NuggetsLos Angeles ClippersPhiladelphia 76ersplayofftoronto raptorsUtah Jazz
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