Era facile intuire che la bolla di Orlando ci avrebbe offerto una pallacanestro “diversa” rispetto a quella tradizionale: troppo diverse le condizioni di gioco, di vita e psicologiche per pensare che sarebbe stata una “semplice” continuazione della stagione interrottasi con la positività di Gobert. Alcune squadre sembrano averne approfittato positivamente (Phoenix e Portland su tutte), altre stanno subendo qualche contraccolpo (le due di Los Angeles), ma se parliamo di singoli non ci possono essere dubbi: T.J. Warren sta vestendo i panni del supereroe per gli Indiana Pacers, in un modo assolutamente incredibile.
This is TJ Warren’s bubble. Others are only renting. pic.twitter.com/AU25IyB4lx
— NBA Memes (@NBAMemes) August 6, 2020
PRE-COVID
Prima di far parlare immagini e numeri, facciamo un piccolissimo riassunto della stagione “pre-Covid” dell’ex giocatore dei Suns.
Arrivato a fronte di banali “cash considerations” da Phoenix, Warren doveva rimpiazzare il Bogdanović croato nell’economia della squadra di coach McMillan: da lui ci si attendeva un contributo in termini di punti specialmente dal piazzato, con l’idea di allargare ulteriormente il range anche oltre l’arco, oltre a un livello difensivo accettabile, considerato che nel ruolo di tre gli avversari ad Est sono di tutto rispetto. Teniamo presente il riferimento alla posizione occupata in campo perché ci torneremo più avanti.
La stagione di Warren era stata in linea con tutto ciò: fino alla pausa era stato in grado di garantire 27.9 punti su 100 possessi con il 53% dal campo e il 37.3% da tre, anche se con appena 4.4 tentativi, vista anche la tendenza dei Pacers a tirare abbastanza poco dall’arco.
Il fatturato di Warren, in assenza del lungodegente Oladipo e con Brogdon non sempre presente, era poi una variabile molto importante per le sorti dei Pacers: le sue medie su 100 possessi recitano 29.8 punti nelle vittorie (42.1% da tre) e 24.6 nelle sconfitte (29.3% da tre).

Nella prossima clip possiamo vedere una tipica conclusione di Warren: palleggio-arresto-tiro dai 3/4 metri, conclusione concessa dalle difese NBA. Questa soluzione è il pane di T.J. Warren: il 66.2% delle sue conclusioni, infatti, è entro i 4,87 metri dal canestro.
Ovviamente non si può parlare della stagione di Warren senza menzionare l’episodio che riguarda lui e Butler: un accenno di rissa sul campo nella sfida del 10 gennaio costato a Warren l’espulsione in una partita stra dominata dagli Heat. Nell’era di Twitter le vicende non si chiudono così facilmente e la faida si è trascinata fino alla scorsa notte, dove i due si sono riaffrontati sul campo.
Si può dire, senza grossi timori di essere smentiti, che Warren non sia al momento attrezzato per “duellare” dal punto di vista fisico/attitudinale con giocatori del calibro di Butler, un problema esteso a qualunque giocatore NBA non top-10 del resto.
LA RIPARTENZA
Il contesto tecnico con cui i Pacers si sono affacciati alla ripresa stagionale della bolla di Orlando è caratterizzato da tre elementi fondamentali:
- La presenza di Oladipo, ad un certo punto praticamente impronosticabile.
- L’assenza, forse per l’intera stagione, dell’All-Star Sabonis.
- La lotta per la conquista del quarto, quinto o sesto posto nel tabellone playoff ad Est.
Per quanto riguarda la prima questione, l’impatto di Oladipo nelle 6 partite disputate ad Orlando dai Pacers (record 4-2) viste le premesse è stato incoraggiante: i suoi 24 punti su 100 possessi sono in linea con le medie stagionali, ma ha mostrato dei miglioramenti importanti sull’efficienza offensiva (45% contro il 40% pre-covid dal campo e 43% contro il 33% da tre).
La qualità del rientro di Dipo era fondamentale per capire le possibilità offensive di Warren.

A livello tattico, però, il punto 2 è stato di gran lunga più impattante nelle scelte di coach McMillan (del resto, quando Oladipo è disponibile, puoi lasciarlo in panchina?): il quintetto base di Indiana è passato dal 3+2 a 4 esterni+ Turner, con conseguente aumento del pace, passato da 99.1 a 101.5 nelle sei partite della bolla.
Warren è “nominalmente” passato da numero 3 a numero 4, finendo a essere marcato da giocatori come Simmons nella prima sfida contro i Sixers, quella del career high.
In questa situazione si vede un cambiamento importante nelle abitudini di Warren: vede Simmons passare pigramente in quarta posizione e non ci pensa due volte a sparare una tripla dal palleggio. Serve sottolineare che difensori più aggressivi dell’australiano non avrebbero optato per una scelta così conservativa.
Altri due esempi significativi in tal senso, entrambi in situazioni dinamiche: nella prima, su un recupero difensivo di McConnell, Warren riceve la palla “in corsa” e spara da 3 punti senza pensarci. Nella seconda addirittura attende la palla a 8 metri dal canestro, con la chiara intenzione di sparare l’ennesima tripla, ormai in condizione di vedere una vasca da bagno al posto del canestro (cit.).
La mancanza di Sabonis offre inoltre a Warren la licenza di andare spalle a canestro. In queste clip lo vediamo attaccare Tobias Harris in post: la difesa si muove verso di lui, che è bravissimo a servire il taglio di McConnell. Se poi è marcato da giocatori più piccoli, può sfruttare la sua potenza di gambe per mettere comodi punti a referto, come ad esempio contro Quinn Cook.
Si è parlato di pace in precedenza, e questa azione dimostra come degli Indiana Pacers più votati al contropiede siano una manna per le capacità atletiche di Warren, sempre molto abile a farsi trovare davanti al portatore di palla.
Da ultimo uomo sulla linea di fondo, Warren è in grado di farsi trovare dall’assist di Oladipo, rimontando chiunque nei 28 metri e generando un contropiede in una situazione non chiaramente favorevole.
Infine, riguardo al punto 3, ai Pacers servivano vittorie e Warren anche da questo punto di vista è perfettamente sintonizzato con le richieste di McMillan, guardare per credere:
E IL DOPO?
Cosa è lecito aspettarsi da Warren nei prossimi mesi? Una costanza a questi livelli o un fisiologico calo? Difficile pensare che possa mantenere questi standard in modo continuativo, ma le sue prestazioni sono linfa vitale per il progetto tecnico di Indiana, che pareva essere arrivato al suo pieno sviluppo senza però possibilità di assumere un chiaro ruolo di contender, perlomeno ad Est.
Senza un realizzatore come lui, giocare con 4 esterni sarebbe stato molto difficile e in più T.J. ha dimostrato di incarnare il prototipo di ciò che manca nel resto del roster, in termini di velocità, versatilità offensiva e difensiva e profondità dell’arsenale tecnico.
La già citata sconfitta contro gli Heat “impone” ad Indiana di guardarsi più le spalle dai Sixers, che sognare il quarto posto (peraltro in questo contesto identico al quinto…): una intera serie contro gli Heat dell’amatissimo Butler potrebbe essere il grande banco di prova per Warren.
Riuscisse a togliersi la scimmia del buon Jimmy, il detto “Sky is the limit” non sarebbe speso a caso, per lui e per Indiana, che probabilmente dovrà riflettere su come l’esperimento dei due lunghi abbia dato sì dei buoni segnali di riuscita, ma non sufficienti per pensare di rappresentare una minaccia per i top team ad Est.