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Il segreto della difesa dei Raptors

Andrea Pessi by Andrea Pessi
7 Agosto, 2020
Reading Time: 8 mins read
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raptors difesa

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Che i Toronto Raptors non siano solamente la squadra Cenerentola che, priva di Leonard, si prepara a tornare nella terra di nessuno nella quale aveva presenziato nell’era pre-Kawhi, ce n’eravamo accorti. In pochi però avevano intuito le vere potenzialità da contender della squadra allenata da coach Nurse.

A riconoscere e certificare definitivamente lo status dei Raptors ci ha pensato un certo LeBron James, che dopo essere stato sconfitto da Toronto ha dichiarato: “Sono una grande squadra, senza se e senza ma. Sono allenati estremamente bene e hanno il DNA dei campioni: non si può mai togliere alcun merito a una squadra che vince il titolo. Ma anche prima dello scorso anno avevano giocatori con esperienza da playoff, gente che ha giocato grandi partite anche fuori dalla NBA. Penso a Marc Gasol, che non ha fatto altro che giocare gare importanti per tutta la sua vita. I media forse non parlano di loro perché Kawhi se ne è andato, ma i giocatori di questa lega sanno che tipo di squadra siano. C’è un motivo se sono i campioni in carica”.

 

Ecco dunque che alla lista di squadre in lotta per un posto alle Finals dobbiamo aggiungere i campioni in carica. Ma come è possibile tutto ciò? Come riescono a sopperire alla relativa mancanza di talento in confronto alle altre franchigie più gettonate? Cerchiamo di dare una spiegazione completa ai “segreti” dei Raptors.

 

La difesa

Oltre all’esplosione dell’ormai ex supporting cast e ad un attacco che segue principi molto moderni, il vero punto di forza dei canadesi è l’organizzazione difensiva. Basandosi sui numeri, i Raptors prima della ripartenza erano secondi in defensive rating con 104.9, secondi in deflections, quinti in palle perse recuperate e secondi per palle rubate.

La difesa di Toronto funziona perché è in grado di variare e proporre diversi tipi di schemi a seconda delle caratteristiche degli avversari da fronteggiare. Ad esempio, tornando alle Finals del 2019, fece molto scalpore la scelta di coach Nick Nurse di proporre la box–and-one per arginare un Curry che, privo di Durant e Thompson, era rimasto solo sull’isola, dal momento che i vari Iguodala, Green, Looney e McKinnie non erano in grado di creare dei problemi al sistema difensivo di Toronto.

Questo tipo di schema difensivo rappresenta una soluzione che può comportare dei vantaggi se applicata a sorpresa e in determinate situazioni di gioco, ma non può essere una scelta continuata e ripetuta per più possessi e, soprattutto, più partite. La box-and-one viene definita come un ibrido tra la difesa a zona e la difesa ad uomo dal momento che propone un costante raddoppio su un singolo individuo che crea conseguentemente una situazione di superiorità numerica per l’attacco che viene ovviamente gestita con la difesa a zona e le rotazioni.

La scelta di proporre questa difesa suscitò scalpore perché era un tipo di difesa praticamente caduta nel dimenticatoio all’interno dei playbook degli allenatori NBA. Coach Nick ha però allenato molti anni in Europa, spendendo 11 anni in Gran Bretagna, dove ha vinto due volte il campionato ed ha aiutato i famigerati (…) London Towers a presenziare in Eurolega; Inoltre, ha anche allenato la nazionale britannica dal 2009 al 2012, giochi olimpici compresi, salvo poi sposare la causa canadese, assumendo le redini della nazionale, come se non avesse già contribuito alla redenzione cestistica di una nazione il quale sport nazionale prediletto è sempre stato e verrebbe da dire sempre sarà, l’hockey.

Tutto questo per far capire che i livelli ai quali uno dei maggiori candidati al titolo di Coach Of The Year 2020 ha allenato non sono necessariamente d’élite, quindi c’è da aspettarsi l’uso di soluzioni meno ortodosse e comuni nel mondo NBA, che per di più si sono rivelate molto efficaci.

 

Nei video possiamo notare come Siakam e VanVleet (nel primo) e Lowry e Ibaka (nel secondo), si disinteressino totalmente di Iguodala, ed in generale degli altri Warriors, per oscurare la visuale a Curry ed impedire un suo tiro, lasciando i compagni in una situazione di 3 vs 4, che andrà poi a finire in entrambe le situazioni con un errore da dietro la linea da 3 punti di Andre Iguodala, ampiamente battezzato per via della sua scarsa dimestichezza col tiro da fuori.

Al di là di questo particolare ed estemporaneo schema, la difesa dei Raptors è una delle migliori sulla piazza per via anche della transizione difensiva. Questa funziona perché nel roster costruito dal GM Masai Ujiri sono presenti giocatori versatili, caratteristica essenziale, in grado di accoppiarsi con più posizioni senza dover necessariamente soffrire i mismatch.

 

Abbiamo scelto questo video per esaminare la transizione difensiva dei Raptors poiché dimostra come in una situazione di inferiorità numerica, nonostante Lowry e VanVleet siano di stazza molto ridotta, Toronto riesca comunque a sventare il contropiede di una squadra molto pericolosa in questa circostanza come Miami per via della bravura delle due sopracitate guardie. Oltretutto, questo contropiede proveniva da una situazione di live-ball turnover, uno degli scenari peggiori per le difese.

Tornando al discorso delle scelte poco comuni di Nurse, la più lampante delle soluzioni è la difesa a zona che, usata anch’essa nella stagione scorsa, ha fatto sì che anche altri allenatori decidessero quest’anno di riportarla in vigore. Di tutti, Spoelstra forse è colui che più ne ha usufruito.

Ovviamente anche la zona rappresenta un tipo di possibilità che può comportare dei vantaggi se utilizzata responsabilmente o addirittura, se proposta nella maniera corretta, è in grado di creare parziali davvero impressionanti.

A testimonianza di questo, prenderemo in analisi alcune clip della partita del 22 dicembre 2019 tra Toronto e Dallas, vinta dai primi dopo essere stati in svantaggio anche di 31 (!!!) punti. Nurse, per via della situazione ormai disperata in questa partita ha optato per un tipo di zona poco frequente come la 2-1-2, anche detta zona pressing.

 

Come possiamo vedere nel precedente video, la disposizione della difesa dei canadesi è molto atipica, con due uomini (Lowry e Hollis-Jefferson) a formare la prima linea, Boucher come perno centrale ed infine Anunoby e Davis che in questo caso vengono definiti “safeties”, con un termine strappato al football.

La volontà di questo schema è quella di portare una pressione assidua sul portatore di palla, con principi assimilabili alla box-and-one vista prima, per poi avere corpi versatili nelle linee dietro in grado di offrire dei close-out efficaci, in modo da togliere certezze agli attacchi e costringerli a far prendere decisioni perlopiù a quelli che vengono definiti spot-up shooter, la quale caratteristica principale è tirare sugli scarichi e non mettere la palla per terra.

Per fare capire il compito dei safeties, nel seguente video vediamo come Boucher è in grado di chiudere su un gran tiratore come Broekhoff, addirittura sporcando il suo tiro, per via del suo wingspan (lunghezza delle braccia).

 

Vengono anche effettuati tipi di zona più tradizionali come la 2-3 che ha concetti simili alla 2-1-2, avendo anche qui una prima linea composta da due giocatori: la differenza è che abbiamo un’unica seconda linea composta da 3 giocatori, tutti in grado di ruotare velocemente sul lato debole.

Gli highlights che seguono sono estrapolati da una trasferta dei Raptors sul campo di Indiana il giorno dopo la partita coi Mavs vinta in rimonta. Abbiamo scelto partite di questo periodo della stagione poiché era da registrare l’assenza di pezzi cardine della squadra come Gasol, Powell e Siakam, ma i canadesi si sono comunque dimostrati squadra di fronte a queste difficoltà e hanno mantenuto un record positivo in questo campione di partite.

 

Viste alcune varianti della zona di Toronto, bisogna evidenziare che l’efficienza difensiva non è legata solo al semplice utilizzo della zona stessa, ma alla bontà dei difensori perimetrali di Nurse che sono anche in grado di tenere il loro uomo in una classica difesa a uomo, nell’uno contro uno.

La difesa a uomo rimane ancora la più gettonata soprattutto nei finali delle partite, nei quali solitamente i Raptors schierano il quintetto composto da VanVleet, Lowry, uno tra Anunoby e Powell, Siakam e Gasol, tutti ottimi difensori.

Prendendo ad esempio una partita svoltasi nella bolla di Orlando, possiamo osservare come, nel finale contro i già citati Heat di Spoelstra, i Raptors abbiano contenuto più volte gli attacchi di Miami per via della durezza delle guardie nell’uno contro uno, anche contro clienti illustri (vedere Jimmy Butler e Tyler Herro) ai quali sono stati concessi solo tiri pesantemente contestati o addirittura delle palle perse forzate.

 

Ad onore di cronaca, nella partita contro Miami, abbiamo anche visto tratti di quella zona 2-3 che già abbiamo analizzato, ma è importante soffermarcisi una volta di più perché all’interno della NBA bubble di Disney World, quello contro gli Heat è stato l’unico incontro con difesa a zona persistente e continuata, tolti ovviamente gli scrimmage.

 

Abbiamo una prima linea composta da Anunoby e Siakam, entrambi in grado di proporre close-out efficaci per le loro dimensioni, ed una seconda della quale fanno parte due esterni rapidi e con mani veloci quali Lowry e VanVleet. A completare la disposizione troviamo un Gasol, intento a difendere il ferro, specialità nella quale è secondo a pochi in tutta la lega ( lo testimonia il premio di Defensive Player Of The Year 2013 con la casacca dei Grizzlies).

In conclusione, viste un po’ tutte le soluzioni di coach Nick Nurse e del suo staff, possiamo dire che i canadesi hanno uno dei migliori sistemi difensivi per via sia dei vari schemi usati, convenzionali e non, ma anche per le spiccate capacità dei propri giocatori. Non resta dunque che goderci questo finale di stagione con grande curiosità per vedere se i campioni NBA in carica riusciranno a riconfermarsi.

Tags: Box and onedifesa a zonatoronto raptors
Andrea Pessi

Andrea Pessi

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