Siamo ormai arrivati al termine di questa rubrica in cui abbiamo analizzato i migliori prospetti del Draft 2020. In questa puntata speciale, parleremo di un giocatore che non è propriamente un “primo della classe” ma che per noi italiani è come se lo fosse: Niccolò Mannion
Nico Mannion è una combo guard in uscita da Arizona University e molto probabilmente sarà il primo italiano scelto al draft dal 2014, anno in cui Alessandro Gentile venne chiamato con la 53esima scelta assoluta. Giunto al college come top prospect, Niccolò ha un po’ deluso le aspettative, subendo probabilmente anche molte più critiche del dovuto e cadendo a picco in molte board e rankings.
Pur avendo disputato una stagione fatta di alti e bassi e pur non essendo caratterizzato da un profilo fisico e atletico entusiasmante, Mannion possiede delle qualità offensive notevoli che, potenzialmente, si adatteranno molto bene alla NBA moderna. Andiamo ora ad analizzare nel dettaglio il gioco del futuro play della nostra nazionale, prendendo in considerazione pregi e difetti.
Partendo dal piano atletico, Mannion non eccelle in nessun aspetto ma ha dimostrato di essere un solido atleta orizzontale, caratterizzato da una buona velocità e accelerazione. Nico è infatti molto bravo a sfruttare la sua capacità di cambiare passo, sia in situazioni di transizione che a difesa schierata.
Mannion non è stato un finisher costante al college, evitando spesso il contatto e quindi esibendo la sua buona verticalità solo in rari casi.
Prima del college, però, schiacciava con molto più frequenza, dimostrando una buona esplosività sia staccando con entrambi i piedi che con uno solo.
Con il progredire della stagione ha mostrato parte di questa aggressività, attaccando più spesso il ferro e limitando il numero di soluzioni come i floater o runner.
Rimanendo sulle conclusioni al ferro, i suoi numeri non sono eccezionali a causa di un fisico modesto ma Nico possiede probabilmente uno dei migliori tocchi della classe e la capacità di concludere al ferro con entrambe le mani, anche in situazioni difficoltose. Tutto ciò lascia sperare in un futuro miglioramento a livello statistico.
Non sarà mai capace di attaccare con continuità il ferro ma è importante che diventi capace di attaccarlo nel modo giusto quando necessario:
Spesso ha abusato di queste soluzioni, accontentandosi e non andando al ferro, ma ha anche mostrato di avere un buon gioco dal midrange ed un buon tocco nei floater.
Il punto di forza di Mannion in questa stagione è stato sicuramente il playmaking. Per prima cosa, è un ottimo passatore in transizione: ama correre, con la testa alta ed essere sempre alla ricerca del compagno nella miglior condizione per segnare. Questa sua capacità, unita all’accelerazione, lo rende un attaccante in transizione difficile da contenere.
Oltre a ciò, Nico ha mostrato buone capacità anche in situazioni di Pick&Roll, nelle quali la creazione per sé stessi e per gli altri è semplificata grazie al vantaggio creato dal blocco. In queste situazioni, Mannion si è dimostrato capace sia di letture più basiche e meccaniche, sia di letture e passaggi più complicati. Di seguito due ottimi esempi di entrambe le categorie: un “semplice” pocket pass e un elaborato passaggio al rollante.
Inoltre, guardandolo giocare, non mancano mai dei passaggi estremamente fantasiosi, realizzabili solo da giocatori con grande fiducia nelle proprie capacità. Questo passaggio dietro la testa è probabilmente uno dei massimi esempi:
Concludendo la parte sul suo playmaking, Mannion risulta molto bravo a muovere la palla e a trovare il compagno smarcato in situazioni di vantaggio già acquisito, ha la mentalità del “good to great”. Saper conservare un vantaggio è una capacità sottovalutata ed estremamente importante per un giocatore che rivestirà un ruolo da comprimario.
Molti si aspettavano un Niccolò Mannion capace di tirare virtualmente in ogni situazione ma la verità è che Nico ha avuto molte difficoltà al tiro in stagione. Ciò è dovuto innanzitutto a dei grossi problemi nel creare separazione e ad una meccanica che spesso risulta sporcata da una cattiva postura, la quale porta a risultati molto altalenanti.
Al livello superiore probabilmente sarà un tiratore lontano dalla palla ed ha dimostrato di saperlo fare in situazione statiche ma, sopratutto, in situazioni dinamiche, nelle quali è molto bravo grazie ad una grande intelligenza e capacità di relocation. Questa sua capacità sarà probabilmente la sua go-to-skill (assieme al playmaking ovviamente) al livello superiore e sarà importantissima per il suo futuro.
Seppur si ispiri a Nash, Nico potrebbe studiare i movimenti di guardie particolarmente abituate a giocare lontano dalla palla, come per esempio Kyle Lowry, Patty Mills o Jamal Murray, limitandoci alla NBA moderna. Guardie che, seppur in modi diversi, sanno giocare lontano dalla palla assieme ad un altro creatore e riescono ad essere dei pezzi di connessione nell’attacco delle proprie squadre.
La difesa, per quanto non straordinaria, è migliore di quanto ci si potrebbe aspettare e di quanto molti si aspettassero prima di questa stagione. Nico generalmente difende in modo competitivo cercando di utilizzare il fisico ed è molto rapido sui piedi, risultando un difensore fastidioso sulla palla. Non sarà necessariamente un minus a livello NBA da questo punto di vista.
Ovviamente ci sono anche dei difetti nella sua difesa: la scarsa fisicità e delle leve sotto la media lo rendono poco versatile, potenzialmente capace di difendere unicamente i play avversari.
Inoltre, alcune volte tende ad aiutare eccessivamente trovandosi poi in difficoltà nel recuperare sull’attaccante per i closeout in cui non sempre risulta controllato e capace di contestare il tiro.
Le grosse difficoltà a passare tra i blocchi date dal fisico non straordinario completano il quadro delle sue debolezze difensive.
In conclusione, considerando il suo skillset, potrebbe essere un bene per la sua carriera il fatto che le sue quotazioni siano calate molto negli ultimi mesi. Infatti l’ideale per il suo sviluppo sarebbe finire in una squadra con un creatore primario che non sia una guardia, lasciandogli lo spazio per crescere come creatore secondario e tiratore. L’ideale, in sostanza, sarebbe vederlo accanto a giocatori come Giannis, LeBron o Embiid, aspettando di potercelo godere accanto a Banchero con i colori della nostra nazionale.