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I primi passi di Zion Williamson in NBA

Giuseppe Crociata by Giuseppe Crociata
9 Luglio, 2020
Reading Time: 12 mins read
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Zion Williamson stagione da rookie

Copertina a cura di Edoardo Celli

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La cosiddetta “Zion Era” è cominciata il 22 gennaio 2020, con l’esordio nella partita contro gli Spurs allo Smoothie King Center. Purtroppo per i Pelicans, il risultato finale di 121 a 117 ha visto trionfare la squadra di coach Pop, ma nei 18 minuti abbondanti in cui è stato in campo (i primi in NBA), Zion Williamson ha messo a referto 22 punti e 7 rimbalzi, tirando con il 72% dal campo e il 100% da dietro l’arco (4/4).

Nelle 19 partite giocate dal prodotto di Duke prima della sospensione della stagione e del lockdown, Zion ha mostrato a tutto il mondo che tipo di giocatore possa essere, con tutti i pregi e i difetti (più o meno migliorabili) che si porta dietro, e ci ha fatto vedere alcune caratteristiche molto interessanti, di cui parlerò in questo articolo, che serve da introduzione a tutto quello che, al netto di infortuni, assisteremo in futuro. Ancora una volta, we are all witnesses.

 

I dati

Piccola premessa iniziale: avendo giocato solamente 19 partite, le statistiche di cui parlerò adesso hanno un valore limitatissimo, in quanto il campione (o sample, se preferite) è molto ristretto e probabilmente parte di queste varieranno nel corso del tempo.

I dati stagionali ci danno un’idea dell’impatto che Williamson ha avuto nel roster di New Orleans: 23.6 ppg; 6.8 rbp e 2.2 apg in 29.7 minuti a partita, tirando con il 59% dal campo e il 46% da 3 (su 0.7 triple tentate a partita). La true shooting percentage è del 62%: un ottimo dato, che diventa ancora più impressionante se si pensa al fatto che tira i liberi con il 64%.

Di per sè, vedere queste statistiche per un rookie è abbastanza incredibile, ma ciò che realmente stupisce è la rapidità con cui Williamson è riuscito a trovare il modo di dominare le partite, al rientro da un infortunio e senza avere avuto la possibilità di integrarsi nel sistema dei Pelicans. Tutt’altro che scontato.

Questa sua capacità di adattarsi in fretta alla lega la notiamo guardando ancora una volta le statistiche: dopo le prime 8 partite la sua media punti era di 19.8 con il 57.4 dal campo, mentre nelle 11 partite successiva la media è stata del 26.4 con il 59.8 al tiro.

 

In attacco

Che fosse forte in attacco lo sapevamo già dal college, ma dimostrarlo in questo modo anche in NBA non era certo, o almeno non lo era fin da subito. Il suo impatto va ben oltre le sue doti atletiche e la sua sola presenza in campo, come spesso accade per le superstar della lega, genera una enorme preoccupazione nelle difese avversarie e quindi la possibilità di creare facilmente vantaggio.

La capacità di trovare soluzioni contro qualsiasi avversario è già adesso una delle caratteristiche più evidenti nel suo gioco: la sua forza fisica lo rende incontenibile dai giocatori più piccoli (e talvolta dai giocatori più grossi) ma la sua velocità e il suo atletismo gli permettono di avere grosse possibilità anche contro giocatori più alti anche di 15-20 centimetri.

Qualche esempio? Quando marcato da Anthony Davis ha tirato 6 volte producendo 9 punti (3/6 dal campo). Oppure, quando marcato da P.j. Tucker, anche lui ottimo difensore, ha tirato con il 60% dal campo con 5 tiri, generando ancora una volta 9 punti.

La premessa iniziale è indubbiamente valida anche in questo caso: il sample è troppo piccolo e alla lunga queste statistiche potrebbero variare, ma certamente fanno ben sperare.

Andiamo adesso a vedere nel dettaglio cosa rende il prodotto di Duke così formidabile.

 

Al ferro

Ad oggi certamente la zona del campo devo Zion si sente più a suo agio è nei pressi del canestro: il 92.5% dei tiri tentati da Williamson arrivano da 10 piedi o meno (circa 3 metri).

Una buona parte dei punti segnati dal diciannovenne nelle sue prime partite nella lega derivano sia dalla sua capacità di riuscire a raccogliere qualsiasi pallone destinatogli, sia dalla tecnica di passaggio in transizione di Lonzo Ball, suo compagno di squadra: i due si sono cercati spessissimo e in svariati modi. I lob in contropiede di Zo per il compagno diventeranno, se già non lo sono, un’icona della NBA moderna.

 

Nelle clip qui sopra si vede perfettamente quanto l’atletismo di Zion e la precisione di Ball si combinino in modo perfetto, generando una delle armi principali dei Pelicans in early offense.

Oltre agli Alley-oop, che come abbiamo detto essere estremamente frequenti e profiqui nelle partite di Zion, la caratteristica principale del gioco di quest’ultimo è senza dubbio la sua esplosività. La facilità con cui batte i difensori dal palleggio, specialmente grazie ad un primo passo del tutto anormale per un giocatore della sua taglia, pur pesando 284 libbre (circa 130kg), è qualcosa che non si era mai visto prima (o quasi).

 

Del resto, qualunque addetto ai lavori che abbia parlato di Williamson non ha potuto fare a meno di menzionare il fatto che, con una corporatura come la sua, i suoi movimenti in game siano straordinari, nel senso stretto.

A tal proposito, colpiscono le parole di Nicolò Melli, giocatore dei New Orleans Pelicans, durante la sua intervista a “The ANDone Podcast”: quando gli viene fatta una domanda riguardante il fisico del compagno di squadra e il rischio di infortuni a cui lo stesso è sottoposto, Melli risponde dicendo che, per quanto quel corpo non sia “adatto” a certi movimenti, WIlliamson è comunque in grado, anche in allenamento, di farli combinando forza fisica e velocità.

Nei video che seguono notiamo alcuni esempi dei movimenti sopracitati, che permettono alla prima scelta assoluta di quest’anno di crearsi un vantaggio contro qualsiasi difensore e di conseguenza di aumentare le sue percentuali al ferro.

 

A rimbalzo

L’aspetto in cui probabilmente Zion ha dominato di più nelle sue prime partite è a rimbalzo, soprattutto a rimbalzo offensivo. L’incredibile esplosività del numero 1 gli permette di raccogliere sempre la palla dopo un suo tiro sbagliato, anche contro giocatori molto più alti di lui: Williamson è quindicesimo per rimbalzi offensivi a partita (2.9) e quarto nella lega per second chance points (4.4), dietro solo a gente Andre Drummond e Karl-Anthony Towns.

 

Ma non è solo il suo atletismo a consentirgli di essere già ad oggi uno dei migliori giocatori della lega in questo fondamentale, quanto la voglia e l’energia che mette in ogni singolo salto, unite ad un’ottima court awareness e senso della posizione: è sempre nel posto giusto al momento giusto.

 

Quando questo non succede, riesce sempre a rimediare grazie alla sua vertical leap di 40 inches (leggermente più di un metro).

 

Gravity

Come ho scritto ad inizio articolo, la sola presenza di Williamson in area crea un grosso problema alla difesa avversaria, che spesso è costretta a raddoppiarlo quando si avvicina al canestro. Un chiaro esempio è la partita contro i Dallas Mavericks, in cui Maxi Kleber, messo in estrema difficoltà dal rookie di New Orleans, ha avuto bisogno dell’aiuto di Porzingis per provare a contenerlo.

In altri casi, come nel video seguente, Zion prende palla in post contro Tucker, che già nelle situazioni precedenti non aveva avuto particolare fortuna: Westbrook prova, in modo avventato, a strappargli palla, perdendosi sul perimetro Lonzo Ball, che in questa stagione ha tirato da 3 con percentuali ottime (circa il 38%).

 

Aldilà dell’errore dell’ex Oklahoma City, è molto interessante notare come per un paio di secondi ogni giocatore dei Rockets abbia lo sguardo diretto verso Zion.

In questo caso l’ex Duke è bravo a capire la situazione e a passarla immediatamente al tiratore, ma a volta capita che non sia così lucido nelle letture, che rimangono ad oggi un suo piccolo limite.

 

Anche in questo possesso abbiamo un difensore che si stacca dal giocatore che marca (in questo caso è Marcus Smart, che lascia ancora una volta Lonzo da solo sul perimetro) per raddoppiare il portatore di palla. Ancora una volta tutti i giocatori dei Celtics hanno gli occhi puntati verso Zion, che però in questo caso non riesce a trarre vantaggio della situazione, si intestardisce e perde palla.

Altro esempio, anche se con una dinamica diversa, è il possesso qui sotto in cui Zion dopo un aver bloccato si posiziona nel pitturato in attesa di ricevere palla o per provare a recuperare il rimbalzo. Whiteside (che in questa azione sbaglia in maniera abbastanza evidente) è troppo preoccupato di Zion e lascia un lay up facile a Frank Jackson.

 

Visione di gioco e passing

Per quanto riguarda le sue doti da passatore, Williamson vive di piccoli istinti e talvolta riesce a trovare linee di passaggio non banali. Già al college abbiamo avuto la possibilità di intravedere questa parte del suo gioco e, sebbene abbia meno la palla in mano a New Orleans, qualcosa di interessante l’ha fatta vedere anche in NBA.

 

Qui ad esempio è molto bravo a trovare Melli con un bounce pass di enorme difficoltà, ma eseguito splendidamente.

A parte questi lampi di talento improvvisi, però, Zion ha sicuramente fatto fatica da questo punto di vista, per un problema di troppa leziosità e pigrizia nelle scelte, come è possibile vedere nelle clip qui sotto.

 

Inoltre, di tanto in tanto, si intestardisce nell’1 contro 1, non vedendo una o più opzioni vantaggiose per l’attacco.

 

In questo possesso, dopo un ottimo taglio a canestro, non riesce Melli che per un attimo era in angolo da solo: se Zion l’avesse servito, il giocatore italiano avrebbe avuto un tiro ad alta percentuale smarcato.

 

Altra azione contro la difesa di Portland, con dinamiche abbastanza simili: il numero 1 riceve palla sulla destra e Whiteside lo aspetta sotto canestro. Anche questa volta Zion prova a concludere al ferro, non capendo che la situazione fosse svantaggiosa per lui e per l’attacco.

 

I problemi: tiro e difesa

Tra le parti dolenti del gioco di Zion c’è sicuramente il tiro: la sua shooting form, infatti, lo rende del tutto inefficace. Il movimento “a catapulta” rende la sua meccanica lenta e poco fluida, il che di per sé basterebbe per definirlo un non-tiratore, ma a questo si aggiunge anche una parabola bassissima e un tocco non eccezionale.

https://www.youtube.com/watch?v=yU3Xf8OoTtg

L’emblema di questa sua lacuna sono le percentuali ai liberi, che si assestano intorno al 65%. Le sue percentuali dalla lunetta e dall’arco (che ricordiamoci essere correlate, seppur on strettamente) sono una delle incognite più grandi per il futuro del rookie di Nola, considerando anche e soprattutto l’andamento della lega degli ultimi anni.

 

L’aspetto del suo gioco, però, in cui è stato più carente in assoluto è la difesa.

Non c’è molto da dire a riguardo: Zion ha quasi totalmente omesso la fase difensiva, diventando l’anello debole del roster, assieme a Redick (noto per le sue deficienze in questo lato del campo).

 

Oltre alla mancanza di fisicità, in difesa spesso non aiuta con i tempi giusti, è pigro sulle rotazioni difensive, forza i cambi pur di forzare sul blocco avversario ed, in generale, non ci mette la stessa foga che ci mette in attacco.

Ad oggi è assolutamente un malus in difesa e gli esperimenti da 5 non stanno funzionando nonostante la maggior parte delle volte i Pelicans utilizzino la drop coverage per limitare le lacune difensive di Zion.

 

Il rientro ad Orlando

In attesa del ritorno della stagione, provare a capire cosa possa succedere una volta rientrati nella “bolla” ad Orlando può essere un buon modo per rimanere vicini al mondo della NBA e in particolare soffermarsi sull’incognita Zion risulta molto interessante.

Da un lato Williamson ha la fortuna di essere in un contesto in cui non la pressione mediatica è relativamente bassa (almeno rispetto ad altre franchigie), quale è New Orleans.

Inoltre, gli svariati mesi di pausa cui è andata incontro la stagione gli tolgono ancora più pressione, in quanto rende fisiologico non riuscire a mantenere il livello delle sue prime partite.

Dall’altro lato, però, il fatto di essere stato fermo per così tanto tempo potrebbero condizionarlo particolarmente, essendo un giocatore che punta molto sul fisico e sull’atletismo, oltre al rischio infortuni che per lui si alza notevolmente.

Oh goodness!! #Zion #legend #duke #??‍♀️?? pic.twitter.com/gAs9jD7qLr

— Lain Ham (@ham_lain) July 3, 2020

 

Le premesse, in ogni caso, sembrano buone!

Tags: New Orleans PelicansZion Williamson
Giuseppe Crociata

Giuseppe Crociata

Amante dello sport nelle sue diverse sfaccettature. Sogna di diventare un medico e prega ogni giorno affinché Zion non si spacchi il ginocchio.

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