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The Answer, ep. 2: il destino dei Bulls, la nuova Serie A e tanto altro

La Redazione by La Redazione
24 Giugno, 2020
Reading Time: 13 mins read
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The Answer, ep. 2: il destino dei Bulls, la nuova Serie A e tanto altro

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Eccoci arrivati alla seconda puntata di The Answer, la rubrica in cui la redazione di The Shot risponde alle vostre domande. Ogni settimana raccoglieremo via mail (redazionetheshot@gmail.com) e sui nostri canali social le vostre domande, sceglieremo le più interessanti e un membro della nostra redazione vi darà la sua opinione.

Poche chiacchiere, cominciamo subito con le domande!

1) Cosa prevedete per la prossima stagione? Riusciranno tutte a iscriversi, e secondo voi è giusto che sia stata ripescata Torino? Infine magari potreste parlare un po’ del mercato in generale?

Domanda di Andrea Lo Giudice, risponde Francesco Ricciardi

Ciao Andrea,

fare previsioni sulla prossima stagione è difficile, perché diverse società sono in difficoltà. Ma prima facciamo un po’ di chiarezza: le squadre aventi diritto a partecipare alla prossima LBA erano 18: le 17 già aventi diritto e la Reale Mutua Torino, prima nel girone Ovest di Serie A2, individuata dal ranking stilato dalla stessa LBA e mai reso pubblico (ma svelato dalla Gazzetta dello Sport).

Di queste 18, per almeno quattro è stata messa in forte dubbio la partecipazione al prossimo campionato: Pesaro, che già da diversi anni fa i conti con un budget sempre più ridotto; Pistoia, colpita fortemente dal Covid-19 e dal ritiro dello sponsor Oriora; Roma, senza main sponsor e dove il proprietario Toti ha annunciato il suo disimpegno; Cremona, una delle migliori realtà degli ultimi anni alle prese con i problemi del main sponsor e proprietario Vanoli. 

Le società avevano tempo fino al 15 giugno per chiedere il riposizionamento in una categoria diversa da quella a cui avrebbero avuto diritto: una possibilità sfruttata, in LBA, solo da Pistoia, mentre Pesaro ha trovato i fondi per continuare nel massimo campionato grazie al lavoro di Livio Proli, discusso ex manager di Milano, e al maggior impegno del main sponsor Amadori, tramite il marchio Carpegna Prosciutto.

Per Roma e Cremona invece la situazione resta sempre complessa: il termine ultimo per iscriversi in LBA è il 31 luglio, ma in caso contrario per entrambe le società sarà sparizione e ripartenza dai campionati regionali. Il termine per l’iscrizione dista ancora poco più di un mese ed entrambe le società sono al lavoro per reperire i fondi necessari; le premesse però non sono positive.

A Cremona la situazione sembra essere esplosa con una rapidità che ha colto di sorpresa molti appassionati: non senza polemiche, ha lasciato coach Sacchetti, accasatosi alla Fortitudo, e sono stati liberati dai contratti giocatori e staff. Alcuni tifosi hanno organizzato una raccolta fondi, ed era girata la voce di una fusione con la Juvi, altra squadra della città, ma è stata successivamente smentita: si profila, insomma, la sparizione di uno dei modelli apparentemente più virtuosi delle ultime stagioni.

A Roma la pandemia ha esacerbato una situazione di difficoltà endemica che andava avanti ormai da anni: la società giallorossa ha avuto costanti problemi, mal supportata da una piazza evidentemente più interessata al calcio che alla pallacanestro, e quest’anno ha fatto registrare il dato di pubblico di gran lunga peggiore in LBA (32% di riempimento) nonostante prezzi abbordabili. A tutto ciò va aggiunta la proposta avanzata da LBA alla Scaligera Verona di Serie A2, invitata a partecipare alla prossima edizione della massima serie. La decisione dovrebbe arrivare entro il 25 giugno, e la società veneta lavora con gli sponsor per inseguire la possibilità.

Pertanto, fare previsioni risulta piuttosto difficile: LBA e FIP cercheranno certamente di avere ai nastri di partenza un numero pari di squadre, per evitare il turno di riposo già visto la scorsa stagione, ma Verona non è certa di reperire le risorse e Torino (società appartenente a Stefano Sardara, proprietario anche di Sassari) deve essere ceduta per potersi iscrivere. Per i piemontesi si tratta quasi di una formalità, e saranno certamente nel massimo campionato la prossima stagione, ma per Verona la strada sembra essere in salita. Roma, per cui il presidente Petrucci ha speso parole al miele, potrebbe trovare investitori ma resta in grande pericolo. Quanto a Cremona, dubito che il prossimo anno la Serie A sarà di scena al PalaRadi.

Per quanto riguarda il mercato c’è veramente tanto da dire e non credo che questa sia la sede adatta: ti rimando alle parole esperte del collega Matteo Corradi, che nell’ultima puntata del suo PodcAst ha parlato proprio degli ultimi movimenti di mercato avvenuti in Serie A.

 

2) Vorrei che qualcuno parlasse un po’ dell’idea dietro i supermax, nati per far sì che i cosiddetti “small market teams” possano mantenere i propri giocatori migliori, e su come questo contratto talvolta sia un arma a doppio taglio per le squadre che lo utilizzano; magari anche parlando di possibili soluzioni alternative.

Domanda di Filippo Barresi, risponde Alexandros Moussas

Ciao Filippo,

Su cosa sia il supermax e su quali siano le condizioni necessarie per poterne avere diritto non mi dilungherò a lungo essendo il tema alquanto succoso. Per dare un ordine di grandezza sulla differenza tra max e supermax, un giocatore al nono anno di militanza nella lega, sotto contratto con la squadra che ne detiene gli early bird rights, poteva ambire rispettivamente a 140 milioni in 4 anni o 220 in 5. La decisione che gira attorno a tale contratto è spesso strettamente legata alla reputazione dei giocatori e alle loro ambizioni.

L’idea di base sarebbe quella di aiutare le franchigie a confermare le loro stelle anche se facenti parte di club situati in small markets. L’effetto però non è dei migliori. Se Harden o Curry sono esempi di successo, di Wall non si può dire altrettanto; se Sacramento è stata costretta a scambiare Cousins perché non voleva offrirgli il supermax, i Pelicans hanno dovuto fare altrettanto perché Davis non sarebbe stato interessato a continuare la sua avventura in Louisiana neppure con tale contratto. Non c’è uniformità nei risultati, che discostano da quelli sperati, ma perché?

Il primo motivo è che questo contratto risulta usufruibile solo dopo 8 anni di NBA: spesso la firma coincide con il picco di un giocatore che non si chiami LeBron James, e la sua conclusione arriva dopo un primo decadimento delle prestazioni dei giocatori. Un esempio di questo dilemma è la possibile nuova estensione di Curry o di Davis. D’altro canto sarà interessante vedere la scelta di Giannis o quella dei Jazz, che potrebbero ritrovarsi con Gobert eleggibile per il supermax. Come si può notare, il pattern è che questa opzione ha aumentato il potere dei giocatori in maniera inequivocabile, e ha diminuito quello delle squadre.

Partendo dal presupposto che questa mancanza di equilibrio tra le due parti in causa sia il motivo per cui il supermax non riesca a essere efficace, bisognerebbe trovare la maniera per dare una leva in più alle squadre. I bonus legati ai contratti sono molteplici, dal signing bonus al trade bonus, passando per traguardi personali legati al fisico (come per esempio la percentuale di grasso) e al rendimento. Questi ultimi ad oggi possono portare a un incremento massimo del 15% nell’anno successivo al traguardo raggiunto, e vengono suddivisi tra “likely” (quelli probabili, che vengono conteggiati nel cap hit della squadra) e “unlikely” (quelli improbabili, che invece non compaiono nel computo del cap).

Se questi bonus rappresentassero una fetta più grande del salario totale garantito, per i team ci sarebbero meno remore ad offrire un supermax, soprattutto se questi bonus venissero trattati come gli “unlikely” dell’attuale contratto collettivo. Un’altra opzione potrebbe essere rendere i giocatori eleggibili per il supermax già dopo il sesto anno. Questa opzione toglierebbe potere al club nel momento in cui il giocatore entra nel prime, ma sarebbe più facile aprire il portafoglio per un giocatore pronto a entrare nei migliori anni della sua carriera.

 

3) Come dovrebbe agire Karnisovas per rendere i Bulls una squadra competitiva nel medio/lungo periodo? E cosa si prospetta per la prossima stagione?

Domanda di Carlo Tosciri e Paolo Piazzoli, risponde Giorgio Di Maio

Ciao Carlo e ciao Paolo,

non è un mistero che Karnisovas abbia ereditato una delle situazioni più particolari della lega in quel di Chicago. Il duo GarPax ha infatti lasciato una squadra a metà tra una collezione di giovani star e un roster pronto per i playoff. Per quanto riguarda l’allenatore, la scelta pare piuttosto scontata: Jim Boylen si è fatto odiare da tutti, perciò una separazione sembra l’opzione più probabile. Per sostituirlo si sono fatti i nomi di Ime Udoka e di Adrian Griffin, due tra i più promettenti assistenti della lega. A livello contrattuale la situazione è buona, con il solo Otto Porter Jr. come contratto pesante e in scadenza nell’estate 2021. Il nuovo GM dovrà però prendere una decisione su Kris Dunn, che sarà un RFA quest’estate, e su Lauri Markkanen, apparso impalpabile quest’anno.

Karnisovas potrebbe puntare sulla linea giovane, scambiando Thaddeus Young per asset e promuovendo da titolare Coby White, che ha fatto vedere sprazzi interessanti prima dello stop. Wendell Carter Jr. invece ha mostrato lampi da futuro Horford quando ha giocato, ma la sua tenuta fisica dovrà essere monitorata quest’anno, specialmente dopo il cambio di staff medico. Sicuramente al draft i Bulls cercheranno un’ala piccola, che ad oggi è il vero buco nel roster: l’unico giocatore in quella posizione è Otto Porter Jr., che però è fuori dalla timeline di sviluppo degli altri giovani e che non ha mai dimostrato di valere quanto il suo contratto. Tutto porta anche alla conferma di Markkanen, quantomeno per valutarlo fuori dal disastro Boylen.

Le prospettive per la prossima stagione dipenderanno molto dalla decisione che prenderà Karnisovas sulla squadra. C’è abbastanza talento per costruirci sopra e puntare già ad essere una squadra da PO in un est non eccezionale? O deciderà di andare con un rebuilding aggressivo scambiando tutti i veterani come Satoransky e Young – se non addirittura LaVine – e dando le chiavi della squadra in mano a White? Per ora non abbiamo risposte, le avremo tra qualche mese.

 

4) Quali sono i giocatori più interessanti in G League che potrebbero avere un futuro in NBA?

Domanda di Matteo Berta, risponde Emiliano Naiaretti

Ciao Matteo,

vista l’ampiezza della domanda, ho ristretto il campo a dei giocatori sconosciuti ai più, che hanno giocato pochi o pochissimi minuti in NBA e che con il loro skillset potrebbero avere un buon futuro NBA.

– Talen Horton-Tucker

Talen è uno dei giocatori più strani che abbia mai visto e che si possano trovare tra GLeague ed NBA: taglia da guardia (193cm), baricentro basso, wingspan da ala (213cm) e peso da lungo (oltre 106kg). A questo fisico così strano, aggiunge uno skill set in evoluzione da vero iniziatore, avendo ottime capacità di palleggio, buone capacità da passatore e un tiro non straordinario ma solido. Un oggetto misterioso, ancora imperfetto ma che è migliorato molto durante la stagione e che è evidentemente talentuoso.

– Alen Smailagic

Lungo serbo 19enne draftato dagli Warriors dopo una stagione da professionista in G League. Alen non è particolarmente atletico o versatile ma ha un ottimo feel per il gioco, ha dimostrato di essere un rim protector competente e di avere un ottimo tocco al ferro. Inoltre nell’ultimo anno è cresciuto esponenzialmente, diventando anche un tiratore affidabile (34.1% su 4.3 tentativi a gara). Non mi stupirebbe vederlo diventare il centro “titolare” (alla Pachulia) degli Warriors.

– Ignas Brazdeikis

Combo forward lituana che avrebbe meritato spazio nella pessima New York di questa (e non solo questa) stagione. Non è un giocatore dai grandi mezzi fisici o atletici ma è intelligente, ha un buon tiro da tre con un rilascio alto e fluido, è dinamico, sa segnare più o meno da ogni zona di campo, può giocare sia con la palla in mano sia senza (situazione in cui dà il meglio) e ha fatto passi avanti come passatore. Difensivamente può arrangiarsi grazie alla taglia, alla forza fisica ed alla mentalità molto competitiva. Ha tutto per essere un giocatore NBA, e se non lo sarà a New York, lo sarà altrove.

– Donta Hall

Prototipo del rim runner moderno. Donta è un lungo di 206cm, con una wingspan da 218cm che fa le cose richieste ad un lungo da rotazione: difendere il ferro e segnare con un’alta efficienza. In stagione ha viaggiato a 15.4 punti, 10.6 rimbalzi di media con una TS% di 76.2.

– Bol Bol

Bol Bol è probabilmente il giocatore più conosciuto di questa lista. Dopo essere stato un prospetto 5 stelle ed uno dei migliori giovani della sua classe, il figlio di Manute ha visto le sue quotazioni colare a picco a causa di svariati infortuni nella parte inferiore del corpo. Dopo un lungo percorso di recupero, Bol Bol ha giocato alcune gare in G League quest’anno con un minutaggio molto ridotto e ha fatto vedere cose impressionanti. È estremamente fluido per la sua taglia, oscura costantemente il canestro (2.1 stoppate in soli 19.3 minuti di media), sa tirare da tre, ha movimenti da ala e può mettere la palla a terra… il tutto essendo alto 218cm. Se rimarrà sano, avrà la sua chance.

– Gabe Vincent

Dopo un primo anno incolore ed un ottimo mondiale con la Nigeria, Gabe Vincent è stato una delle maggiori soprese di questa stagione in G League. Ha disputato una parte di stagione con l’affilliata dei Kings e l’altra con un contratto two-way con gli Heat, e il suo fascino è facilmente spiegabile: Vincent ha viaggiato a 10.3 tentativi da 3 a gara con il 40.6%. Con questi numeri straordinari è possibile ipotizzare una traiettoria alla Seth Curry, magari con picchi meno elevati.

 

5) Vorrei sapere qualcosa di più su una coppia di giocatori del sommerso NBA, entrambi in maglia Pistons: Bruce Brown e Christian Wood. Che giocatori sono oggi e dove potrebbero arrivare domani?

Domanda di Alexandros Moussas, risponde Tommaso Marchionni

Ciao Alexandros,

per quanto riguarda Brown, ci troviamo di fronte a un classico giocatore “jolly”, che sa fare tante cose ma senza eccellere in nulla. Arrivato lo scorso anno come giocatore molto acerbo, quest’anno è migliorato sotto ogni aspetto. Senza dubbio è un giocatore versatile: basti pensare che quest’anno si è diviso il minutaggio su tre ruoli (26% del tempo da PG, 57% da SG, 18% da SF), trovandosi da PG completamente inventata, vista l’assenza prolungata di Jackson e i soliti problemi fisici di Rose. Ovviamente non è ancora pronto per interpretare il ruolo a buoni livelli, però ha fatto intravedere parecchi miglioramenti e Casey lo cavalca molto.

Per ora le uniche due cose in cui è lievemente al di sopra della media sono i buoni istinti difensivi (sia sulla palla sia lontano dalla palla) e l’abilità sotto le plance, che lo rendono un ottimo rimbalzista per la taglia. Gli aspetti in cui è notevolmente migliorato sono quelli che lasciano ben sperare: miglioramento del ball-handling, del decision-making, al tiro (con 16 partite in meno ha già realizzato 9 triple in più dello scorso anno, tirando con quasi il 10% in più) e nel passare il pallone. Inoltre è un grande uomo spogliatoio, molto ben integrato e mai con una parola o un atteggiamento fuori posto.

Ad oggi è un role player leggermente al di sotto della media, ma visti i notevoli margini di miglioramento potrebbe diventare un giocatore molto importante nell’arco di 2-3 anni: sicuramente il prossimo anno sarà un giocatore da seguire con attenzione, poiché si deve ancora definire il progetto che Casey ha in mente.  

Wood invece è un giocatore arrivato tardi sotto i riflettori, e proprio per questo ha una grande “fame” agonistica. Nelle ultime 13 partite disputate ha messo numeri molto importanti (approssimativamente 23+10 con il 40% da 3 punti su 4 tentativi abbondanti a partita), sicuramente montati dal contesto ma che comunque fanno capire che tipo di giocatore sia.

Dotato di un arsenale offensivo molto buono, Wood è un giocatore moderno in grado di saper finire bene in corsa al ferro (chiedere a Gobert per informazioni) e di aprire il campo con la sua abilità nel tiro da 3 punti. Difensivamente soffre i centri fisici (alla Embiid, tanto per intenderci), ma essendo molto verticale è comunque un buon intimidatore.

Se riesce a migliorare le letture in ambedue le metà campo può diventare un borderline All-Star in squadre con ambizioni mediocri, altrimenti può essere un role player “di lusso” in una contender. Senza dubbio deve migliorare le scelte di tiro, di passaggio, e, come Brown, deve imparare a “gestirsi” maggiormente in difesa quando c’è la possibilità: sono accomunati dall’essere dei grandi agonisti, ma questo spesso li porta a fare falli stupidi saltando alle finte o ad abboccare ai trucchetti per prendere il fallo che sempre più spesso vengono utilizzati.

Tags: Anthony DavisArturas KarnisovasBruce BrownChicago BullsChristian WoodCoby WhiteDetroit PistonsJim BoylenJohn WallLauri MarkkanenSteph Currysupermaxtalen horton-tuckerZach Lavine
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