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I mancini in NBA, tra evoluzione e neuroscienze

Andrea Romeo by Andrea Romeo
14 Giugno, 2020
Reading Time: 10 mins read
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Mancinismo nel basket

Copertina a cura di Edoardo Celli

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“Noi mancini siamo diversi, è difficile marcarci. Se fossi stato destrimano non sarei stato il giocatore che sono oggi”

James Harden

James Harden si riferisce in questi termini all’utilizzo della mano sinistra in un’intervista dell’agosto 2018 rilasciata a Marc Stein in occasione dell’International Lefthanders Day.

È plausibile che gli individui mancini godano di un vantaggio intrinseco negli sport competitivi e nel basket in particolare? Il mondo delle neuroscienze fornisce spunti utili e interessanti al fine di comprendere al meglio questo fenomeno.

 

Basi neurali e diffusione del mancinismo

Con il termine “lateralizzazione cerebrale” o “specializzazione emisferica” si fa riferimento alla localizzazione di una funzione cerebrale nell’uno o nell’altro emisfero. Le evidenze di lateralizzazione provengono da diversi tipi di indagine in ambito neuroscientifico: uno di essi è noto come Test di Wada e consiste nell’anestetizzare temporaneamente un emisfero e far svolgere al soggetto una serie di compiti al fine di indagare la localizzazione di varie funzioni cognitive: grazie a test di questo tipo è stato possibile individuare la percentuale di mancini (10%) e destrimani (90%) nella popolazione mondiale: un recente studio di meta-analisi ha confermato questi risultati stimando una diffusione del mancinismo pari al 10.6%.

 

Aspetti evoluzionistici

Non si conoscono con certezza le origini di tale discrepanza a favore dei destrimani, ma alcuni evoluzionisti hanno avanzato un’interessante ipotesi basata sulla relazione tra preferenza manuale e linguaggio. L’emisfero cerebrale sinistro controlla il linguaggio e il lato destro del corpo, pertanto i nostri antenati si servivano della mano destra per comunicare grazie al linguaggio non verbale.

Secondo questa ipotesi, tuttavia, l’evoluzione avrebbe portato l’uomo ad elaborare ed affinare il linguaggio verbale al fine di lasciare libera la mano destra e poter maneggiare utensili sempre più complessi: nella nostra specie sarebbe in seguito rimasta la tendenza a prediligere la mano destra nell’afferrare e utilizzare gli oggetti.

Uno studio del 2004 ha analizzato le impronte delle mani nei disegni preistorici e constatato che la proporzione tra mancini e destrimani ai tempi delle glaciazioni era analoga a quella moderna: alla luce di questi risultati i ricercatori hanno sottolineato la totale ininfluenza del contesto ambientale sulla preferenza manuale e si sono interrogati sul perché la media dei mancini sia rimasta costante nel tempo.

Il mancinismo ha infatti origine genetica ed è riscontrato in quasi tutte le specie: il fatto che non sia scomparso implica che comporti un qualche vantaggio a livello evolutivo, individuato dai ricercatori nelle strategie adottate dai mancini nelle interazioni aggressive tipiche del mondo animale.

Sulla base di una mera stima probabilistica, un individuo destrimane coinvolto in un combattimento si aspetta che anche il suo avversario lo sia: in virtù dello stesso principio, gli individui mancini sanno di trovarsi dinnanzi ad un destrimano ignaro della sua particolare condizione e possono contare su un notevole vantaggio strategico dovuto all’effetto sorpresa.

Una spiegazione dal taglio divulgativo del perché il mancinismo sia diffuso in questo modo nella popolazione

 

Mancinismo negli sport

Nella specie umana le interazioni aggressive sono meno frequenti rispetto al resto del mondo animale: molti studi hanno pertanto analizzato il tema del mancinismo in relazione allo sport, molto spesso considerato una forma di sublimazione dell’aggressività.

In alcuni sport la percentuale di mancini raggiunge livelli superiori alla media mondiale, raggiungendo il 23% nel pugilato e il 55% nella scherma, discipline in cui vi è un confronto di tipo fisico comparabile ai combattimenti tipici del mondo animale. Al contrario, in sport solitari come lancio del giavellotto (11%) e il bowling (10%) si riscontrano percentuali in linea con la media della popolazione.

Negli sport interattivi a distanza come baseball, cricket e tennis, i mancini traggono un notevole vantaggio dall’imprevedibilità delle loro traiettorie, come documentato da uno studio del 2009: nell’interpretare questi risultati gli autori ipotizzano che i mancini adottino pattern motori speciali, dal momento che non si riscontrerebbero differenze così nette se il loro movimento fosse una mera inversione di quello dei destrimani.

Questa interpretazione può essere ricondotta all’ipotesi molto nota in letteratura secondo la quale i mancini sarebbero più creativi e inclini al pensiero divergente: le attività artistiche e creative sono infatti controllate dall’emisfero destro, che in questi individui è di importanza fondamentale, in quanto controlla il lato sinistro del corpo.

Rafa Nadal è uno degli sportivi mancini più conosciuti al mondo: non tutti sanno che in realtà usa la sinistra solo sul campo di gioco

In sport come calcio e pallanuoto vi sono percentuali molto elevate di mancini, ma è difficile stabilire in quale misura ciò sia dovuto a degli ipotetici vantaggi competitivi, dato che la disposizione dei giocatori sul campo prevede ruoli inadeguati per un destrimano: ne risulta che i mancini siano comunque facilitati nelle loro carriere sportive.

 

Mancinismo nel basket

Il basket è uno sport molto particolare da questo punto di vista: prevede situazioni di uno-contro-uno che ricordano le interazioni aggressive proprie del mondo animale, ma è allo stesso tempo uno sport di squadra in cui gli aspetti tattici sono di cruciale importanza. È possibile che i mancini in questo sport siano avvantaggiati?

Uno studio del 2011 ha analizzato dati e statistiche dei 3647 giocatori professionisti che hanno militato nella NBA (in alcuni periodi sotto il nome di BAA ed ABA) dal 1946 al 2009 giocando almeno 5 partite (eliminando questa condizione sarebbero stati 3909).

I risultati mostrano una percentuale esigua di mancini rispetto alla media della popolazione, pari al 5.1%, più alta tra i giocatori catalogati come power forward/center e minore tra gli esterni: sembrerebbe dunque .da una prima analisi che, rispetto ad altri sport, i mancini nel basket non siano avvantaggiati.

Si è riscontrata, tuttavia, una differenza statisticamente significativa a favore dei mancini in relazione alle seguenti dimensioni di valutazione delle prestazioni: nella fattispecie differiscono media a partita di minuti giocati, rimbalzi offensivi, difensivi e totali, palle rubate, stoppate, punti, assist, percentuale di realizzazione dal campo e ai tiri liberi. Gli autori sottolineano in particolare nel loro studio come il numero di palle rubate a partita sia un fattore riconducibile al vantaggio degli individui mancini nelle situazioni di confronto diretto.

I giocatori mancini avevano, inoltre, una carriera significativamente più lunga (7.8 anni) rispetto ai destrimani (5.7 anni).

Non è stata verificata l’ipotesi di un’aspettativa di vita maggiore per i destrimani, corroborata da altre ricerche che sembrano invece mostrare una maggior probabilità per gli individui mancini di andare incontro ad incidenti a causa del loro pattern motorio anomalo: alcuni studi su individui sportivi mostrano infatti una maggior incidenza di infortuni nei mancini, riconducibile alla stessa dinamica.

Nel basket, oltre alla preferenza manuale, è di cruciale importanza l’allenamento della mano non dominante: gli autori della ricerca appena citata sottolineano l’importanza di utilizzare al meglio entrambe le mani e prevedono un futuro in cui la mano di riferimento avrà importanza sempre più ridotta.

Uno studio del 2012 basato sull’analisi video di giocatori di basket professionisti, semi-professionisti e non professionisti ha cercato di indagare invece come cambi l’utilizzo della mano non dominante al variare del grado di expertise. I risultati mostrano come l’esperienza porti ad una riduzione del right-hand bias, ossia l’utilizzo esclusivo della mano dominante, e ad una maggior efficacia nell’eseguire azioni con la mano non dominante.

Una ricerca del 2014 ha riscontrato un maggior tasso di individui ambidestri tra i giocatori di basket professionisti rispetto alla media della popolazione, sottolineando tuttavia come allenare in maniera specifica la mano non dominante sia di beneficio solo per alcuni pattern motori, come layup e ball-handling, e non possa essere generalizzato ad altri movimenti o abilità legate al basket e alla vita quotidiana.

 

L’utilizzo della mano non dominante nella storia della NBA

Tra i giocatori ad aver utilizzato la mano non dominante possiamo citare Larry Bird. Un esempio è quello risalente al 14 febbraio del 1986, quando si rese protagonista di una delle prestazioni più indimenticabili della storia della NBA: affrontò la sfida contro Portland cercando di utilizzare il più possibile la mano debole, ovvero la sinistra.

Questa notte utilizzerò la mano sinistra, lo farò per almeno tre quarti.

Frase riportata da Bill Walton

Bird mise a referto 47 punti, frutto di ben 10 tiri realizzati con la mano sinistra sui 21 totali, 14 rimbalzi e 11 assist, portando i Celtics alla vittoria arrivata all’overtime.

Si tratta senza alcun dubbio di una delle performance più iconiche di sempre, al pari della frase che rilasciò dopo la gara al quotidiano The Boston Globe’s:

La mano destra la sto tenendo al caldo per quando affronterò i Lakers

N.B: I Celtics avrebbero affrontato i Lakers nella partita successiva

Nella NBA odierna, invece, uno dei giocatori più spesso chiamati in causa tal proposito è Ben Simmons: il prodotto di LSU, oltre ad essere spesso al centro di discussioni inerenti al suo fit con Embiid, è stato spesso tacciato di tirare con la mano sbagliata.

Simmons predilige, infatti, la mano sinistra per i tiri dalla lunga distanza, ma persino prima del suo ingresso nella Lega molti osservatori hanno notato la sua preferenza per la mano destra in molti altri aspetti del gioco: nel 2016 Kevin O’Connor analizzò tutti i suoi tiri, ad eccezione dei jumpshot, e la mano con cui erano stati effettuati, riscontrando risultati sorprendenti:

  • L’ 81.5 % dei tiri era realizzato con la mano destra
  • Il 14.7% era realizzato con entrambe le mani (schiacciate, putback tap-ins)
  • Solo il 3.8% era realizzato con la mano sinistra

Lo stesso Simmons, in un’intervista rilasciata al New York Daily News, disse:

Sarei dovuto diventare destrimano, ma ora per me è naturale tirare con la sinistra.

Lasciando da parte la componente genetica, risulta evidente come in termini statistici l’utilizzo della mano sinistra non stia pagando: nelle due stagioni e mezzo disputate in NBA, il prodotto di LSU presenta la non invidiabile percentuale di realizzazione del 59.4% ai tiri liberi, e una media sostanzialmente nulla (0.1) di tentativi dai tre punti a partita.

Per quanto possa risultare strano, esiste un precedente di switch della mano dominante: nell’estate 2013 Tristan Thompson decise di cominciare a tirare dalla media distanza e ai tiri liberi con la mano destra, dopo aver utilizzato la sinistra nelle prime due stagioni in NBA.

Il dubbio cominciò a pervadere la mente del lungo dei Cavaliers dopo aver ricevuto svariati complimenti sul suo tiro con la mano destra:

Chiamai uno dei ball-boys a filmarmi e tirai 100 jumper con la sinistra e 100 jumper con la destra: andai incredibilmente meglio con la destra. Ero più naturale nella meccanica di tiro.

I risultati ottenuti nell’immediato furono sensazionali: durante la stagione 2013/14, la prima affrontata tirando con la mano destra, Thompson fece registrare una percentuale di realizzazione ai tiri liberi pari al 69.3%, a fronte del 60.8% dell’annata precedente. Questo dato è tuttora il migliore nella carriera del giocatore 29enne.

 

Conclusioni

Nonostante ci siano stati pochi giocatori mancini nella storia della NBA, sono diversi quelli che hanno lasciato il segno e fatto innamorare il pubblico. Tra i tanti, possiamo citare Bill Russell, David Robinson e Manu Ginobili, oltre ovviamente a James Harden: MVP della stagione 2017-2018, miglior realizzatore nel 2018 e nel 2019, 8 volte All Star e 5 volte inserito nell’All-Nba First Team.

La NBA celebra il National Left-Handers Day mostrando gli highlights dei giocatori mancini più interessanti del panorama cestistico odierno

In definitiva, non esiste una vera e propria soluzione scientifica per spiegare se i mancini siano o meno migliori dei destrimani a giocare a basket. Una spiegazione potrebbe risiedere nell’imprevedibilità causata dall’aspettativa implicita che l’avversario sia destrimano.

Questo, in parte, può avvantaggiare effettivamente l’attaccante mancino, anche se, soprattutto in tempi recenti, le difese hanno saputo adattarsi anche ai più talentuosi attaccanti mancini, come ad esempio le difese messe in atto dai Bucks di Budenholzer la scorsa stagione contro quello che probabilmente è lo scorer mancino più forte della storia.

Tags: BasketJames HardenManciniNeuroscienze
Andrea Romeo

Andrea Romeo

Studente di psicologia sociale e del lavoro, appassionato di basket fin da quando stava in panchina

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