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Tre domande rimaste senza risposta in casa Grizzlies

Francesco La Mura by Francesco La Mura
3 Giugno, 2020
Reading Time: 7 mins read
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Memphis Grizzlies domande

Copertina a cura di Francesco Ricciardi

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I Memphis Grizzlies sono stati una delle sorprese di questa regular season grazie alle 32 vittorie ottenute dalla squadra di Coach Jenkins in solo 65 partite giocatore: le aspettative di inizio anno non avevano previsto i Grizzlies così competitivi. L’interruzione della stagione a causa della pandemia, però, ha lasciato senza risposta alcune questioni piuttosto importanti per la franchigia del Tennessee.

 

1) Con una Regular Season completa, i Grizzlies sarebbero arrivati ai playoff?

I Grizzlies al momento hanno 3.5 vittorie di vantaggio sui Blazers e la stagione è stata fermata proprio prima di quello che sarebbe stato a tutti gli effetti uno scontro diretto in Oregon. I Grizzlies non stavano passando il miglior momento della stagione, reduci da una bruciante sconfitta casalinga contro gli Orlando Magic e privi di Jaren Jackson Jr., Justise Winslow e Brandon Clarke.

 

In aggiunta a queste defezioni il calendario che attendeva Memphis non era dei più semplici: nelle ultime 17 partite i Grizzlies avrebbero dovuto vedersela 11 volte con squadre in zona playoff più 4 scontri diretti con i già citati Blazers e i rinvigoriti Pelicans, che invece avrebbero dovuto fronteggiare un finale di RS più leggero: nonostante un buon margine sugli inseguitori l’ottavo posto per i Memphis Grizzlies era tutt’altro che scontato.

Un eventuale non raggiungimento dell’ottavo seed ad Ovest non sarebbe stato un fallimento visto che a fari spenti nessuno avrebbe dato una chance a questa squadra di arrivare alla postseason e se la NBA riprendesse direttamente dai playoff i Grizzlies sarebbero una delle squadre a trarre più vantaggio da questa situazione.

 

2) Quale sarà il futuro di Josh Jackson e Kyle Anderson ?

Josh Jackson

Josh Jackson ha dato segnali di vita in questa stagione. Scaricato da Phoenix e messo inizialmente ai margini dai Grizzlies, che lo hanno parcheggiato in G League prima dell’inizio del training camp e non hanno esercitato l’opzione di squadra per il 2020-21, Jackson è stato poi aggregato in squadra poco prima della trade deadline e, una volta partiti Crowder e Solomon Hill, ha trovato il suo spazio e soprattutto dopo l’All Star Game è stato un fattore positivo in entrambe le metà campo, sorprendendo soprattutto per la precisione dalla lunga distanza (per lui 37% da tre su 5 tentativi).

Josh Jackson è il tipo di profilo che ben si sposa con il progetto tecnico di Zack Kleiman e Taylor Jenkins, i quali vanno alla ricerca di giocatori che siano competitivi, abbiano “feel for the game” e siano dotati di IQ cestistico.

L’ex giocatore dei Suns ha solo 23 anni, l’età giusta per far parte del core della squadra: nella prossima offseason i Grizzlies potrebbero dare un nuovo contratto a Josh Jackson sfruttando i Bird Rights ma con il cap che potrebbe abbassarsi e la rifirma di De’Anthony Melton, priorità assoluta per Kleiman, non c’è nulla di certo: nessuno lo avrebbe mai detto un anno fa, ma Jackson potrebbe rappresentare un rimpianto per Memphis, soprattutto se confermasse buone percentuali al tiro anche in futuro.

 

Kyle Anderson

Un altro giocatore su cui c’è qualche dubbio, stavolta per quanto riguarda la coesistenza offensiva con il resto del roster, è Kyle Anderson. L’ex giocatore degli Spurs (appena il 26% da tre su una tripla a partita) non è il fit migliore in uno starting five in cui sono già presenti due non tiratori come Morant e Valanciunas.

In questa stagione i Grizzlies con Anderson in campo hanno realizzato 9.2 punti in meno rispetto a quando SlowMo era in panchina e non è un caso che il prodotto di UCLA sia stato tra Dicembre e Gennaio, periodo in cui Memphis ha registrato un record di 23-13, il giocatore meno utilizzato da coach Jenkins.

La sensazione è che Kyle sia un pesce fuor d’acqua in questi nuovi Memphis Grizzlies. Winslow per caratteristiche sembra essere il suo sostituto naturale all’interno dello scacchiere dell’ex assistant coach dei Milwakuee Bucks.

 

3) Winslow è un buon fit per questa squadra ?

Il nuovo arrivo nella città di Elvis è per certi versi un giocatore molto simile a Kyle Anderson: è un ottimo difensore sulla palla ed è destinato a prendere in consegna l’esterno avversario più pericoloso.

 

Winslow, come Anderson, è anche un rimbalzista sopra la media, caratteristica che è comune anche ad altri esterni dei Grizzlies, come Melton e John Konchar. L’ex giocatore degli Heat nella metà campo offensiva dovrebbe andare a ricoprire il ruolo di creator secondario: è certamente un giocatore che sa leggere il gioco e passare bene la palla.

Nel backcourt titolare per gran parte della stagione un giocatore del genere non era presente e oltre Morant nessuno riusciva a creare per i compagni. Spoestra ha utilizzato molto Winslow palla in mano ad iniziare l’azione per innescare i vari Nunn, Herro e Dragic in uscita dai blocchi.

 

Questa soluzione molto probabilmente sarà cavalcata anche da Jenkins, andando ad esplorare maggiormente rispetto a questa stagione la capacità di Morant di muoversi lontano dalla palla.

 

WInslow è anche un buon giocatore di pick and roll ed è efficace soprattutto quando riesce a trovare il rollante.

 

Quali sono i limiti di Winslow in attacco ? Innanzitutto sembra avere grossi problemi ad attaccare il ferro a difesa schierata: nella clip seguente si può notare come spesso arrivi al ferro senza la coordinazione necessaria per concludere in maniera ottimale.

 

Nella scorsa stagione, in cui ha giocato 66 partite, Winslow ha tirato 3.4 triple in catch and shoot convertendole con un ottimo 41.2% e questi numeri, se confermati nella nuova esperienza a Memphis, potrebbero rappresentare la base su cui provare a lavorare: Winslow dovrà tirare dalla lunga distanza con un volume maggiore e con buone percentuali.

Quest’aspetto sarà cruciale per decretare la bontà del fit con il creator principale della squadra, ovvero Ja Morant, a cui è necessario affiancare esterni che aprano il campo alle sue penetrazioni, e renderebbe Winslow un vero e proprio upgrade rispetto ad Anderson.

C’è un altro aspetto che non va sottovalutato: Winslow in questo inizio di carriera è stato spesso fermato da vari problemi fisici che ne hanno limitato l’utilizzo e in particolare in questa stagione, dove è sceso in campo appena 11 volte.

I Grizzlies hanno fatto vedere di non aver paura di puntare su giocatori che hanno una storia di infortuni alle spalle (basta pensare alla firma di Jontay Porter, talento da primo giro ma finito undrafted a causa di due infortuni al crociato nell’anno da sophomore a Mizzouri) e sono convinti che Winslow potrà lasciarsi alle spalle gli acciacchi del passato ed avere un ruolo importante in una squadra in divenire: la speranza è che abbiano ragione.

Tags: Josh JacksonJustise Winslowplayoff NBA
Francesco La Mura

Francesco La Mura

Ama Mike Conley quasi quanto la sua famiglia e vive nel rimpianto di non aver mai visto O.J. Mayo al suo meglio. Resta sveglio ogni notte per guardare le partite dei Grizzlies, anche perchè quando prova a dormire gli appare Hasheem Thabeet in sogno.

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