I Magic si sono stabilizzati negli ultimi due anni come squadra da 7°/8° posto nella Eastern Conference. Questo, seppur rappresenti un passo avanti rispetto al recente passato della franchigia, potrebbe prima di tutto non essere abbastanza per quel che è invece l’imminente futuro, considerando la continua crescita di altre squadre molto giovani, ed in secondo luogo rischierebbe di mantenere Orlando in quel limbo di squadre che non riescono ad andare oltre il primo turno di Playoff.
C’è dunque bisogno di un cambiamento, e bisognerebbe incominciare a muoversi il prima possibile.
La situazione contrattuale
Sarà una offseason quantomeno movimentata per il team della Florida: i contratti in scadenza di Michael Carter-Williams e Wesley Iwundu verranno probabilmente rinnovati a cifre piuttosto basse; una sorte diversa potrebbe toccare a DJ Augustin, causa l’età che avanza ed una stagione non indimenticabile, e Gary Clark, che dopo un buon inizio di stagione con i Rockets non è mai riuscito a lasciare davvero il segno ai Magic.

La partita più importante si giocherà però sulla player option da 17 milioni di dollari presente nel contratto di Evan Fournier, e resta proprio questo il più grande dilemma dell’estate per la squadra di Clifford, visto che ancora non ci sono sicurezze riguardo a cosa il 27enne francese deciderà di fare.
Nonostante l’opzione di rimanere ad Orlando per una cifra del genere potrebbe sembrare quasi scontata tenendo in considerazione l’abbassamento del Salary Cap, bisogna considerare che Fournier esce dalla miglior stagione della sua carriera, si trova verosimilmente nel suo prime e potrebbe puntare ad un contratto più longevo, che con ogni probabilità non è negli interessi di Orlando.
Per chiudere il cerchio vi sono anche possibili variazioni più piccole presenti nel Salary Cap Table dei Magic, quali la player option da 2.1 milioni di James Ennis III, arrivato in Florida solamente alla trade deadline ma che si è subito rivelato fondamentale causa l’assenza di Isaac; la team option da 1.6 milioni su Melvin Frazier Jr e l’inizio del contratto di Chuma Okeke, sedicesima scelta assoluta del Draft 2019 che ha saltato l’intera stagione a causa di un infortunio al legamento crociato, ed aggiungerà altri 2.6 milioni al conto.
I Magic quindi non avranno alcun tipo di spazio salariale e non si vedranno di certo grandi nomi firmare qui durante la Free Agency.
A che punto è la crescita?
Il processo di rebuilding è durato ben 7 anni ed ha segnato il periodo più lungo in cui Orlando è rimasta senza alcuna apparizione ai playoff nell’intera storia – seppur breve – della franchigia. Gli addii di Van Gundy, Dwight Howard e Jameer Nelson segnarono la fine di una delle epoche più rosee viste fin’ora, ed aprirono le porte a più di un lustro passato nei bassifondi della Eastern Conference.
Furono ovviamente anni segnati anche da scelte al Draft molto alte, tra le quali ricordiamo Oladipo (n°2), Gordon (n°4), Payton (n°10), Hezonja (n°5), ed infine Sabonis, scelto alla n° 11 ed immediatamente ceduto ad Oklahoma City insieme ad Oladipo ed Ilyasova in cambio del solo Serge Ibaka, che verrà a sua volta ceduto dopo una sola stagione per arrivare a Terrence Ross.
Le cose iniziarono a cambiare dal 2017, quando parte del front office, compreso il GM Rob Hennigan, venne sostituita quasi in segno di ammissione del fallimento del primo tentativo di rebuilding. È con Jeff Weltman, ex presidente dei Toronto Raptors, e soprattutto John Hammond, che aveva da poco lasciato il ruolo di general manager ai Milwaukee Bucks, che comincia il nuovo ciclo di rebuilding per i Magic, che ha visto fin’ora nei 3 anni di esecuzione operativa delle decisioni molto più vincenti, tra le quali citiamo la selezione di Jonathan Isaac al Draft 2017 e la trade per Markelle Fultz avvenuta nella scorsa stagione, che sono di fatto diventati i due giocatori più importanti per il futuro della franchigia.
Nella stagione 2018-2019 la squadra è finalmente riuscita a tornare a giocare delle partite di postseason, trend che con tutta probabilità si sarebbe confermato anche quest’anno: qualcosa comincia finalmente a muoversi.
Fin dove può arrivare questo young core?
Sono già stati fatti i nomi dei due giocatori che hanno in mano le chiavi del futuro di Orlando, Markelle Fultz e Jonathan Isaac, ai quali abbiamo dedicato due interi articoli precedentemente, ma ci sono altre situazioni da tenere in considerazione. Perché se Isaac e Fultz rimarranno sicuramente in Florida fino al termine dei loro contratti nel 2021, e possibilmente anche più a lungo considerato che saranno entrambi restricted free agents, lo stesso no si può dire degli altri pezzi che compongono il puzzle.
Aaron Gordon ha firmato nel 2018 un contratto da 84 milioni di dollari che scadrà nel 2022, ma già durante questa stagione i Magic hanno pensato di scambiarlo intorno alla deadline, con Suns e Timberwolves che sembravano le principali candidate. L’ex giocatore di Arizona ha infatti deluso molto le aspettative che si erano create su di lui dopo l’ottima stagione passata, mostrando una preoccupante regressione in ogni aspetto del gioco: tiro, difesa, doti da playmaker, tutte cose che lo avevano contraddistinto e che continuavano a crescere col passare degli anni, fino ad arrivare a renderlo una sorta di point forward incredibilmente versatile.
Va anche considerato il fit con Jonathan Isaac, che per il momento sembra non essere pienamente funzionale e, alla lunga, potrebbe danneggiare proprio quest’ultimo, impedendogli di esprimere il suo massimo potenziale.
Infine, come già detto in precedenza, dalla prossima stagione arriverà nelle schiere dei Magic anche il giovane rookie Chuma Okeke, su cui coach Clifford e la dirigenza puntano molto. Il rookie potrebbe facilmente rubare il posto di ala grande titolare a Gordon se le sue prestazioni dovessero essere nuovamente deludenti.
A chiudere il cerchio dei giovani già presenti nel roster c’è Mo Bamba, che era considerato come uno dei migliori prospetti del Draft 2018: Mo è infatti dotato di un fisico ed un atletismo spaventosi, ottimo a livello di rim protection e con molti margini di miglioramento in fase offensiva.
I suoi primi due anni nella lega non hanno però affatto ripagato le aspettative, con la sua rookie season che si è conclusa dopo solo metà stagione, con dei numeri piuttosto deludenti per la 6ª scelta assoluta: 6.2 PPG e 5.0 RPG con percentuali rivedibili da ogni zona: 48% dal campo, 30% da tre punti e 59% ai tiri liberi.
La situazione della stagione in corso è più particolare invece, perché nonostante le sue medie siano scese (o rimaste le stesse), vedendolo figurare soli 5.5 punti, 5 rimbalzi e 1.4 stoppate a partita, le sue percentuali da tre punti e dalla lunetta sono visibilmente migliorate, rispettivamente 36% e 67%, ma ad essere migliorate sono soprattutto le sue statistiche avanzate, in cui troviamo una crescita spaventosa del suo On/Off che sale da un terribile -18.8 della scorsa stagione ad un più che positivo +5.5.
Salgono anche Defensive ed Offensive BPM, che lo portano ad avere un Box Plus/Minus generale di +0.5, in controtendenza rispetto al -1.4 visto l’anno scorso. Per lui il discorso è diverso rispetto ai suoi compagni, poiché è costretto a fare da backup a quello che è in questo momento il giocatore più forte e pronto del team: Nik Vucevic. Il montenegrino ha firmato un contratto da 100 milioni di dollari nella scorsa free agency dopo una meravigliosa stagione che lo ha portato fino all’All Star Game; ora come ora si fa fatica ad immaginarselo lontano da Orlando.
Bamba riuscirà ad esplodere nonostante il minutaggio molto limitato? Difficile da pronosticare, ma non sarei affatto sorpreso se, nonostante il suo enorme potenziale, i Magic decidessero di scambiarlo nel futuro prossimo, per arrivare presumibilmente a qualche scelta o ad un altro giovane.
E non va dimenticato il Draft 2020, ovviamente: ancora non sappiamo quando e come avrà luogo ma se c’è qualcosa di cui possiamo star certi è che Hammond e Weltman, dopo ben 6 anni dall’ultima volta, porteranno a casa un rookie per il backcourt.
All’epoca fu Elfrid Payton, mentre oggi i nomi, considerato che i Magic sceglieranno poco fuori dalla lottery, potrebbero essere RJ Hampton, che nonostante un calo avvenuto nella sua esperienza in Nuova Zelanda è ancora ad oggi una delle shooting guard più appetibili al di fuori della top10, o più probabilmente uno fra Theo Maledon, Kira Lewis Jr e soprattutto Nico Mannion, tre giocatori molto diversi tra loro ma che potrebbero tutti dare una grossa mano alla profondità della panchina.
Nikola Vucevic, prendere o lasciare?
Ovviamente non si può parlare di Magic senza parlare di Vucevic. Nikola compirà 30 anni ad Ottobre e la scorsa estate ha firmato il contratto più ricco nella storia della franchigia, 100 milioni di dollari in 4 anni. Dopo la fantastica scorsa stagione, quest’anno i suoi numeri ed il suo rendimento sono leggermente calati, portandolo a non confermarsi per il secondo anno di fila come All-Star nell’Est, anche a causa della fenomenale crescita di Adebayo e Sabonis.
Vucevic è un centro estremamente versatile: è senza dubbio uno dei più dotati tecnicamente, ottimo in fase offensiva grazie alla sua pericolosità da ogni zona del campo; ha una capacità di playmaking decisamente sopra la media nel suo ruolo, grazie alla quale completa 48.4 passaggi a partita, posizionandosi al 4° posto nella classifica tra i centri e, addirittura, al 1° posto nell’intero roster di Orlando, anche sopra a Fultz.
Nonostante nell’opinione comune sia visto come un lungo molto carente in fase difensiva, negli ultimi anni è ampiamente migliorato anche sotto questo punto di vista. Prendendo ad esempio la stagione 2018-19, lo vediamo infatti ben figurare in diverse statistiche: 103 di Defensive Rating (9° nella NBA, 6° tra i centri), 4.4 di Defensive Win Shares (6° nella NBA, 3° tra i centri), 1.7 di Defensive Box Plus/Minus (17° nella NBA, 9° tra i centri) e 56.2% di Defensive FG% (19° tra i centri).
Come però messo in preventivo poco fa, l’età avanza ed ha vissuto una stagione indubbiamente negativa se paragonata alla scorsa, senza contare il fatto che non è sicuramente il profilo più adatto per essere inserito all’interno di questo nuova sistema, vista la sua necessità di avere spesso il pallone in mano e la mancanza di una vera sinergia sia con Fultz che con Isaac.
Come fit sarebbe certamente migliore un giocatore come Bamba, che è rapido, atletico, affidabile nel concludere al ferro mantenendo comunque delle percentuali al tiro rispettabili (ed in continua crescita).
A mio avviso c’è un bivio, e credo che bisognerà scegliere il più in fretta possibile, dove
la prima ipotesi sarebbe quella di tenere Vucevic fino alla scadenza nel 2023, guardando anche al fatto che il contratto andrà a scendere negli anni, in modo che i Magic abbiano quantomeno un giocatore dal rendimento garantito tra i lunghi: con questa scelta diventerebbe probabilmente il giocatore più importante e longevo nella storia della squadra. Il rischio è quello di sprecare totalmente il suo valore sul mercato e di non consentire a Bamba di esprimere tutto il suo potenziale, rischiando di rimanere bloccati in questa situazione.
Il secondo caso sarebbe invece quello di scambiare Vucevic durante questa o al massimo la prossima offseason, quando il montenegrino avrà ancora un buon trade value, in modo da liberare cap space fondamentale per la Free Agency 2021 e da poter finalmente vedere Mo Bamba come 5 titolare. In questo caso il rischio principale sarebbe quello di liberarsi del miglior giocatore della squadra senza avere alcuna certezza sul fatto che sarà degnamente sostituito, fatto che potrebbe portare Orlando a scendere ulteriormente di livello.