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L’equivoco Lonzo Ball

Francesco Semprucci by Francesco Semprucci
24 Ottobre, 2020
Reading Time: 7 mins read
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Copertina a cura di Sebastiano Barban

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Stagione collegiale 2016-17, Lonzo Ball e UCLA mettono a ferro fuoco i palazzetti d’america e le quotazioni del figlio di LaVar salgono di giorno in giorno, fino a renderlo una sicura top 3 pick e una quasi certa seconda scelta assoluta.

I paragoni si sprecano, Jason Kidd, “Steph Curry With A 40 INCH VERTICAL!”, e le sparate di LaVar creano un hype smisurato intorno a Lonzo, facendo credere a tutti che Lonzo sia un giocatore diverso da quello che è in realtà.

Ma appunto, che giocatore è Lonzo Ball? Lonzo Ball è un secondary creator, un “gregario” d’élite, ma lo è sempre stato, non è una scoperta della NBA. Lonzo non è mai stato e probabilmente mai sarà il creatore principale di una squadra a metà campo, non lo era nemmeno a UCLA: pensare che possa diventarlo in NBA è follia, quantomeno pensare che possa diventarlo subito, come voleva LAL che ha tradato D’Angelo per lasciargli spazio in quest’ottica.

In questi giorni, dovendo scrivere per certi prospetti in ottica Draft sono capitato sugli highlights di Lonzo a UCLA e mi è sorta spontanea una domanda: “Sul serio?” Sul serio nessuno si era accorto di cos’era Lonzo? O peggio ancora, se ne sono accorti e hanno fatto finta di niente?

Lonzo era, è e sarà sempre un passatore geniale: questo gli è stato riconosciuto da tutti e nessuno può metterlo in dubbio. Ma è altrettanto evidente che lo sia in situazioni di contropiede primario, transizione e semi-transizione, sia da portatore che come ricevitore, mentre a metà campo risulti sempre più limitato, a causa di un ball-handling mediocre, di un midrange game inesistente e di un gioco al ferro limitato.

 

Palla clamorosa per tempi ed esecuzione con la mano teoricamente debole

 

Anche quando doveva finire lui sembrava cavarsela

 

Ma questo era evidente anche al college. Lonzo aveva un USG% del 18.1%, dato inusuale ed estremamente basso per uno che dovrebbe essere la stella della squadra. Vogliamo fare un paragone con gli altri top di quell’anno? Fox 27.5%, Fultz 31.4%, Josh Jackson 27.2%. All’interno della stessa UCLA Aaron Holiday aveva il 22.5%, TJ Leaf il 22.0%.

Cosa vuol dire ciò? Che i limiti di Lonzo erano riconosciuti e riconoscibili. Il 33.6% dei suoi possessi erano un’azione in transizione, il 35% dei possessi Lonzo li giocava off the ball, delegando ad altri, vedi Aaron Holiday, ma anche Isaac Hamilton, il compito di creare vantaggi palla in mano.

Lontano dalla palla, però, risultava dannatamente efficiente: in situazioni di spot-up era nel 91° percentile della NCAA, in uscita dai blocchi nell’83° e da tagliante addirittura nel 97°(vogliamo fare un paragone? Klay Thompson spot-up era nell’87° percentile, in uscita dai blocchi nel 65°, da tagliante nel 55°).

Questa abilità off the ball giustifica anche l’altissima percentuale da 2 (73.2%!!!, in NBA mai sopra il 48.2%), quasi ai livelli di Zion Williamson (74.7%): da tagliante o in situazioni di transizione è più facile finire bene al ferro, soprattutto se finisci in schiacciata (40 schiacciate su 149 tiri tentati, 37 su 109 canestri) o vicino al ferro.

Un’azione tipica di UCLA consisteva nel far spingere in transizione Zo: se poi non riusciva a trovare o produrre vantaggi la palla finiva nelle mani di Holiday con Welsh, Anigbogu o Leaf che piazzava un blocco cieco nella schiena del difensore di Lonzo con conseguente alzata per Ball che doveva solo appoggiare o schiacciare, oppure leggere il difensore in aiuto e trovare l’uomo libero (il più classico dei “UCLA cut”).

 

Ucla-Cut con successiva lettura della rotazione del lungo e classica palla col contagiri

 

Un’altra situazione in cui veniva sfruttato molto Lonzo era dietro ai blocchi: infatti, sfruttando la sua intelligenza, lunghezza e suo il tiro, era una minaccia per quasi tutte le difese, e lui non doveva preoccuparsi di creare vantaggi con la palla in mano.

Il difensore taglia i blocchi e rimane staccato? Lonzo tirava:

 

Se il difensore cercava di forzare per passare sul blocco Lonzo tagliava dietro finendo poi al ferro o leggendo bene i sovrannumeri.

 

Se il difensore sceglieva di inseguire sui blocchi, Lonzo leggeva correttamente ricciolando dopo lo stagger e finendo al ferro.

 

Lonzo gira sui due blocchi, brucia il primo lungo e finisce alzando la parabola per evitare il secondo

 

Sfruttando la sua enorme intelligenza era pericolosissimo anche nei random cut: leggeva bene le disattenzioni della difesa per poi trovarsi solo sotto canestro

 

La situazioni dove andava, e va tuttora, più in difficoltà è il p&r (50° percentile, 30.8% di TOv ratio, praticamente un p&r ogni tre perdeva palla). In isolamento, invece, dati alla mano era un ottimo giocatore, ma questo era dovuto non tanto alla capacità di creare separazione tra sé e il difensore o di sbilanciarlo, bensì al suo tiro in step back. Spessissimo in situazioni di switch sul pick and roll si accontentava di un tiro in step back da 7-8 metri, che entrando con continuità gli garantiva un’elevata efficienza.

 

Probabilmente ad ora il tiro più iconico della sua carriera.

 

In NBA quel tiro ha smesso di entrare (5/31 in stagione negli step back da 3) facendo emergere tutti i suoi limiti palla in mano, come la mancanza di un ball-handling adatto per creare separazione, la mancanza di un qualunque gioco dalla media distanza che sia esso un floater game o un pull-up game (23.4% in area ma fuori dalla restricted area, 29.2% dal mid range).

La Summer League dell’anno da rookie paradossalmente ha fatto male a Lonzo, facendo crescere a dismisura l’hype nei suoi confronti, facendolo sembrare ciò che non è a causa di un livello di competizione infimo in cui basta letteralmente correre e capire il gioco per fare la differenza, facendolo sembrare un potenziale élite creator, dimenticandosi però che la difesa in Summer League è un  optional.

Attenzione, questo non vuol dire che Lonzo non sia in grado di giocare il pick and roll o di creare vantaggio per sé e/o per i compagni a difesa schierata, questo vuol dire che Lonzo non è un giocatore capace di farlo in maniera continuativa, o di farlo marcato dal miglior difensore avversario. Lonzo è perfetto con affianco un altro giocatore che crea vantaggi che lui poi può ad andare ad amplificare con le giuste letture e con la sua enorme intelligenza.

E in questa lega, dove si cercano sempre di più giocatori capaci di giocare con e senza palla, capaci di rispettare il proprio ruolo e di rendersi utili in vari modi può fare un’enorme differenza. Senza essere Curry, Nash o Kidd ma essendo, semplicemente, Lonzo Ball.

Tags: New Orleans PelicansUCLA
Francesco Semprucci

Francesco Semprucci

Appassionato di sport e di tecnologia, nasce a Rimini nel 1999. Gioca a basket fin da piccolo e ora studia ingegneria meccanica. Tifoso dei Miami Heat, si interessa ben presto al mondo del Draft e della NCAA. Lo caratterizza un certo feticismo per i giovani e, soprattutto, per il progresso.

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