Purtroppo per noi la quarantena sta continuando, che sia #Fase1 o #Fase2 poco importa. E nonostante gli n-mila decreti e cambiamenti, siamo ancora rintanati in casa ad aspettare un via libera, per riportarci ad un passato che sembra non voler tornare più. Quale modo migliore per uccidere il tempo, se non quello di leggere un altro dei miei fantastici articoli? Scusate, scusate, il mio “bipolarismo” ondeggia tra un auto celebrazione e una resiliente – parola del momento – depressione, di quelle che lasciano i segni delle natiche sul divano.
Anche oggi ci ritroviamo per parlare di quei clinic che, durante questo periodo infausto, hanno stimolato le mie curiosità e conoscenze cestistiche. Allenatori provenienti da ogni parte del globo si stanno ancora oggi riunendo per parlare di basket, ma quanto diamine sono insistenti? Mi ricordano quel tizio che urla imperterrito “CE LA FAREMO” dal balcone di Casal Bruciato.
Adam Spinella, Dickinson College Assistant Men’s: ATO
For anyone looking for the full archive of the Daily ATO videos, they can be found on this YouTube playlist:https://t.co/94q3TRRgDw
— Adam Spinella (@Spinella14) March 12, 2019
Piccola premessa, così come per le situazioni di 2×1 dell’articolo passato, gli ATO sono uno degli aspetti del gioco di cui sono quello che si potrebbe definire un feticista.
Ma iniziamo dalla basi, cos’è un ATO? Si definisce ATO qualsiasi azione che nasce da una palla morta così come da dopo un time out. ATO altro non è che l’acronimo per (Action) After Time Out.
Filosoficamente parlando esistono due categorie di allenatori: coloro che si affidano esclusivamente alle situazioni provate in allenamento, e chi invece prova a costruire un’azione più mirata alle debolezze dell’avversario di turno. Ovviamente ci sono pro e contro in entrambi gli approcci, come Coach Spinella sottolinea: chi fa affidamento su situazioni già provate potrebbe rischiare di fallire sopratutto se lo scouting avversario è stato fatto in maniera corretta; d’altro canto chi si affida all’intuizione del momento rischia di improvvisare malamente – alto rischio, alta ricompensa. Dubbi amletici per allenatori.
Quel che certo è che un ATO ben disegnato può portare molti più benefici rispetto a due semplici punti. Come? Coach Spinella ha evidenziato come un ATO degli Utah Jazz sia servito essenzialmente per tenere Gobert offensivamente coinvolto e su di morale, per poterlo poi avere pronto e reattivo nella fase difensiva. Nella prossima clip possiamo notare una semplice partenza UCLA dei Jazz che coinvolge Rudy Gobert:
Nella NBA odierna, come sottolineato nel clinic, possiamo trovare ATO “Quick Hitter” ovvero diretti e ATO che partono con differenti set, per poi andare a colpire con un movimento comune, come può essere un backdoor o un’uscita dai blocchi. In questo caso abbiamo un classico esempio di Quick Hitter, per la ricezione profonda di Horford:
Qui, invece, possiamo vedere due ATO con set differenti che si concludono nella stessa maniera:
Stefan Grassegger, Ass. Coach Men’s Austrian NT, Ass. Head Coach Vienna D.C. Timberwolves: Pick’n Roll Defense
Part 2 is live! Last time we focused on when to release the screen. This time it’s all about “the how”!@BBallImmersion @Franz_NanniBK @CoachFois @Zico_Coronel @RossMcMains @Mike_de_Kraker @dsoko5244 @CoachPerkins @coachliamflynn @coachbtipton @CoachVear https://t.co/DIkIufY0WD
— Stefan Grassegger (@coach_grassi) May 4, 2020
Partiamo subito col dire che il clinic di Coach Grasseger mi ha costretto ad un doppio rewatch, per il semplice fatto che la difesa su pick’n’roll porta a galla talmente tante situazioni, concetti e termini che difficilmente una “botta e via” è sufficiente per apprezzarne i contenuti.
Ho ammirato il lavoro enciclopedico del coach, che partendo da argomenti relativamente facili e conosciuti, si addentra in situazioni leggermente più complicate. Il tutto partendo però da una semplice domanda, molto spesso dimenticata da molti coach sopratutto a basso livello, che pur di sembrare dei santoni costringono i loro giocatori a far più di quello di cui sono capaci: “La nostra idea si addice ai nostri giocatori?”. Da questa domanda si deve partire per sviluppare idee difensive adeguate, non solo su pick’n’roll. E fidatevi che di difese su pick’n’roll potremmo sceglierne a bizzeffe: passiamo sotto, shaw, forziamo il blocco, mandiamo verso la linea di fondo, next…
Ed il bello di questa presentazione è che per ogni stile o scelta, il coach analizza doveri e responsabilità dei difensori sul lato debole, che per terminologia chiama Gaucho e Nail e di come attraverso un uso corretto degli stunt (finta di aiuto) possano essere decisivi per la riuscita del nostro piano difensivo.
Liam Flynn, Ass Coach Hapoel Jerusalem B.C.: Stunting e Nexting
Super excited to finally have my Team Defence video on the CLF Video Library! The video goes through a simple progression of teaching team D concepts: D on the ball, off ball stance & positioning, rotations to stop penetration and PNR defence. Go to https://t.co/CwPSTgkmSq pic.twitter.com/DsD4azyf24
— Coach Liam Flynn (@coachliamflynn) April 9, 2020
Strettamente collegata al clinic di Coach Grassegger è la presentazione di Coach Flynn, uno di quei profili Twitter che dovete seguire se amate la pallacanestro e se volete migliorare la vostra analisi tecnica e tattica. In questo suo secondo intervento il Coach ha illustrato l’esecuzione stunt, cui abbiamo accennato sopra, e sopratutto di next.
Sostanzialmente in una situazione di pick’n’roll, su cambio difensivo, con next entra in gioco un terzo difensore, solitamente l’altro lungo, che va a “cambiare” con il piccolo, in modo da annullare il mismatch offensivo.
Se non sono riuscito a spiegarmi, vi lascio il video completo di Coach Flynn che sicuramente sarà in grado, con le immagini, di farvi comprendere al meglio il valore e l’efficacia di stunt e next.
Sergio Scariolo, Spain NT Head Coach, Toronto Raptors Ass.Coach: Spain Pick’n Roll
Scrivere di un clinic di Coach Scariolo è un onere troppo grande e probabilmente non sarei in grado di restituirvi un 10% di quello che l’allenatore campione del mondo voleva trasmettere. Mi soffermerei su alcuni punti focali però:
- La nascita dello Spain Pick’n’Roll è del tutto casuale, si stava cercando una soluzione per liberare i tiratori.
- Il primo blocco, nello Spain PNR, deve essere alto per ottimizzare lo spacing.
- Se possibile cercare di tenere coinvolti tutte e cinque i difensori.
- Durante l’esecuzione dello Spain PNR cercare di liberare il lato forte, muovendo i due attaccanti non coinvolti.
- L’utilizzo dei ghost cuts, tagli alle spalle del difensore, è altamente consigliato.
- Contro il blitz, raddoppio sulla palla, convertire lo Spain PNR in un semplice pick’n’roll con il lungo a rollare corto e l’esterno pronto e reattivo a fare slip out, ovvero spaziarsi nella posizione più vantaggiosa.
- Se lo show difensivo è verticale, sovvertire lo Spain PNR in un pick’n’roll normale per svuotare l’area.
- Un’alternativa allo Spain PNR è il così detto Tenerife Pick’n’Roll, messo a punto dall’assistente di Scariolo con la Spagna, Coach Txus Viddoreta. In pratica, diversamente dallo Spain PNR, nel Tenerife PNR è il lungo che blocca con un flat screen o un pin down l’esterno.
James Vear, Head Coach Barking Abbey Academy London: Flow & Spread Motion Offense
Thank you to the @BBCNews for coming into @AbbeyBasketball and allowing me to discuss the funding crisis hitting our sport on a national platform. Hopefully change will happen in the near future #gbfamily #gbbasketball pic.twitter.com/yzdDHYyym7
— Coach Vear (@CoachVear) February 27, 2018
Ok, scoperchiamo subito il vaso di Pandora: sono uno degli assistenti di Coach Vear alla Barking, ma non è questo il motivo per cui ve ne parlo. La realtà dei fatti è oggettiva: molti allenatori, soprattutto a livello collegiale e di High School basano la propria filosofia offensiva sulla motion offense. E che ci crediate o no, Coach Vear ha messo su una delle presentazioni più complete, riuscendo a sottolineare anche cosa e come fare nel caso in cui i nostri giocatori non siano i più dotati del campionato.
Ma di che sistema stiamo parlando? Semplicemente un continuo movimento dalla difesa all’attacco senza set predisposti, un sistema offensivo in cui il giocatore deve leggere la difesa ed i movimenti dei compagni e reagire di conseguenza.
Ovviamente non parliamo di giocare a casaccio ma di sfruttare i vantaggi che alcune linee guida, mutevoli di squadra in squadra, ci danno.
Essenzialmente alla Barking vengono alternate due tipi di motion: flow e spread. La prima implica la presenza in campo di due lunghi, a differenza della seconda che ne ha solamente uno. Ovviamente, come potete intuire, a seconda di come si decida di giocare, otterremo linee guida e situazioni diverse.
Il punto focale del clinic, a mio avviso, è quando Coach Vear si sofferma su due esigenze che lo hanno spinto a scegliere questo stile offensivo in una delle squadre europee che hanno disputato l’Adidas Next Generation Tournament, il torneo U19 dell’Eurolega. Esigenza numero uno: poter insegnare al singolo giocatore tutti i fondamentali del gioco, anche grazie all’aiuto di Rikki Broadomore, uno dei migliori player development coach del paese. Questo non solo per un discorso di sviluppo una volta passato al basket professionistico ma anche per poter sfruttare tutti i vantaggi guadagnati con l’utilizzo dalla motion offense.
Esigenza numero due: far diventare i giocatori e le loro letture il fulcro di tutto, sviluppare il decision making ed il QI cestistico dei giocatori invece che imporsi con schemi e situazioni prefissate. Creare giocatori intelligenti invece che automi superatletici che giocano a rincorrere e schiacciare un pallone.
Spero vivamente di non avervi tediato, e vi prometto che la prossima volta parleremo d’altro, magari parleremo di come LeBron stia guidando alle Finals i Lakers, o di come Toronto sia ancora la regina dell’Est. Insomma speriamo che ‘sto periodo di quarantena finisca presto, anche perché io ho finito i clinic da seguire.