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Vintage Corner: gara 1 tra Spurs e Suns del 2005

Matteo Beltrami by Matteo Beltrami
22 Aprile, 2020
Reading Time: 13 mins read
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2005

Copertina a cura di Francesco Ricciardi

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Primavera 2005, Phoenix, fa caldo. Non è una novità da quelle parti flirtare con i 40°, specie in quel periodo dell’anno, ma questa volta è diverso, lo è stato fin da inizio stagione regolare. Fuori dalla American West Arena c’è una folla oceanica per la palla a due delle ore 12:30 locali, di fronte le due potenze della Western Conference: Phoenix Suns e San Antonio Spurs, rispettivamente prima contro seconda. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, la posta in gioco altissima, e gli attori che calcheranno il palcoscenico sono tra i migliori su piazza, tra cui un MVP fresco di nomina (Nash) e uno che ne ha collezionati un paio poco tempo prima (Duncan).

Da qualche parte Bryan Colangelo sta pensando a come i suoi siano arrivati fin lì, a che razza di cavalcata è stata, e come a volte il destino regali seconde occasioni; la prima? Primo turno dei playoff ’03, i Suns di Frank Johnson vennero sconfitti in 6 partite proprio dai San Antonio Spurs poi campioni. Il vice allenatore di quella squadra era Mike D’Antoni, succeduto poi a Johnson l’anno seguente.

 

LA CAVALCATA DI PHOENIX

Da quell’anno ne sono successe di cose in Arizona, su tutte il ritorno del figliol prodigo Steven John Nash da Dallas nell’estate del 2004, che diventerà la mente, assieme al Baffo, di una delle migliori macchine da pallacanestro della storia del gioco. Nella stessa estate i Phoenix Suns cambiano proprietà, passando nelle mani del magnate Robert Sarver, il quale decide assieme al GM Colangelo di mettere mano al roster.

Grazie al maxi scambio con i New York Knicks nella trade deadline precedente Phoenix è riuscita a creare spazio sufficiente per riportare a casa il play Canadese. A farne le spese sono stati Penny Hardaway e Stephon Marbury, scambiati per contratti in scadenza e future scelte. Un’altra intuizione è stata quella di firmare il free agent Quentin Richardson in uscita dai Clippers; specialista nel tiro dall’arco, guiderà la lega sia per tentativi da 3PT (631) che per canestri (226) – per Basketball -Reference.com – quest’ultimo a pari merito con Korver.

Durante la stagione i Suns mostrano un basket frizzante, basato su principi cardine quali pick’n’roll , gioco in transizione e tiro da 3PT . Ben presto il “7 second or less” – così venne chiamato il sistema D’Antoniano – diventa il manifesto futurista contro il basket dell’epoca, elevandosi a metro di paragone e fonte d’ispirazione sia per le squadre contemporanee che per quelle future ( qualcuno ha detto Golden State?).

Phoenix chiude in vetta alla western conference grazie al miglior attacco della lega su 100 possessi (114.5), e alla pericolosità nel tiro dall’arco: primi sia per tentativi (25.6), canestri (10.1), e % da 3 a partita (39.3) per Basketball–Reference.com. Al volante di questo Testarossa ( i Suns registrano il miglior pace della lega con 95.9) Nash ha carta bianca, finendo per portarsi a casa il trofeo di MVP e titolo di miglior assistman della stagione ( 15.5 PT/11.5 AST con il 50% dal campo, il 43% da 3, e l’88% ai liberi).

Ai playoff scherzano al primo turno con i Memphis Grizzlies, sweepandoli 4-0. Le semifinali di conference sono invece un bagno di sangue, l’incrocio con i Dallas Mavericks di Nowitzki mettono Nash di fronte al suo passato recente, e sopratutto di fronte a Cuban: Phoenix ha la meglio in 6 partite. Le gare 4, 5 e 6 del playmaker dei Suns sembrano tele del futurista Boccioni; un soggetto dinamico in completa armonia e controllo di spazio e tempo, al tal punto da piegarli al suo volere. Phoenix torna così alle finali di conference, le quali mancavano dal 1993, anno in cui poi raggiunsero le finals.

 

LA CAVALCATA DI SAN ANTONIO

Ai nastri di partenza della stagione 2004-05 gli Spurs ci arrivano con la consapevolezza che ripetersi non è mai facile. Dopo la gloriosa cavalcata del ’03, e la cocente sconfitta nelle semifinali di conference contro i Lakers di Shaq e Kobe nel ’04, San Antonio reclama il suo posto nella storia. Qualche cambiamento rispetto all’anno precedente c’è stato: ad esempio la firma in free agency del tiratore ex Oregon State Brent Barry, o lo scambio che ha portato in Texas il centro Nazr Mohammed per Malik Rose finito a New York. Entrambi avranno un ruolo importante nella stagione di San Antonio, sopratutto in post season, dimostrando ancora una volta la lungimiranza di R.C Buford.

Gli Spurs forti della miglior difesa della lega su 100 possessi (98.8 PT, unica squadra della lega sotto i 100 PT concessi per Baketball-Reference.com) chiudono la stagione regolare secondi dietro ai Suns, dimostrandosi ancora una volta un fortino tra le mure amiche (38-3 in casa). I Big 3 sono in stato di grazia: Duncan fa registare il miglior DefRTG della lega (93.2) oltre che il PER più alto tra tutte le sue stagioni vincenti, Parker ha il miglior defensive win shares di carriera (4.5) e Manu Ginobili ottiene la sua prima convocazione all’All Star Game.

Al primo turno playoff incrociano i Denver Nuggets. In gara 1 si fanno sorprendere da un ispirato Andre Miller, i suoi 31 PT costano la quarta sconfitta stagionale al SBC Center. La risposta non tarda ad arrivare e San Antonio vince le successive quattro partite chiudendo la pratica. Al secondo turno trovano i sorprendenti Seattle SuperSonics, terzi in stagione regolare. Dopo le prime quattro partite regna il fattore campo, la gara 5 è la più classica delle pivotal game, dove a parlare sono i grandi: El Narigòn è il più loquace di tutti, 39 PT di cui 20 nel secondo tempo. Tutti a casa. Ora ad attenderli i Phoenix Suns, ad ovest la finale annunciata, ed è la migliore possibile.

 

I PRONOSTICI DELLA VIGILIA

Spurs e Suns si sono incontrate tre volte in stagione regolare: 2-1 in favore della squadra texana. La prima il 28 Dicembre, vittoria in casa di San Antonio per 115-94. Parker ne mette 29 con il 70% dal campo. La seconda delle tre sfide, quella del 21 Gennaio, è la più memorabile: San Antonio ha la meglio in trasferta dopo un overtime con 48 punti di Ginobili – career high – e con la doppia doppia di Duncan (30 PT 19 REB). A Phoenix non bastano i 35 di Stoudemire e i 37 di Marion con 15 rimbalzi. Per spiegare la partita di Ginobili ci vorrebbe Carlos Gardel, l’argentino non gioca, balla un tango. Manu segna 23 punti tra ultimo quarto (17) e overtime . Gli altri possono solo assistere.

L’ ultima sfida è del 9 marzo, vittoria in casa di Phoenix per 107-101 con 44 di Stoudemire e 15 assistenze di Nash. San Antonio paga le assenze di Duncan e Ginobili.

Ora, due sono i grandi interrogativi per Mike D’Antoni entrando nella serie: la difesa perimetrale contro gli esterni di San Antonio, e sopratutto la single coverage su Duncan in post, chi tiene il Caraibico? Dall’altra parte gli Spurs vantano la miglior difesa della lega contro il tiro da 3, ovvero la soluzione prediletta dai Suns. Certo, Phoenix può vantare il miglior play della lega, la cui connection con Stoudemire è un incubo per qualsiasi difesa, ma i texani hanno abbastanza versatilità per poter arginare i loro giochi a due. Al di là degli scontri diretti in stagione in favore di San Antonio, il pronostico pende in favore della squadra allenata da Popovich semplicemente perché hanno più risposte all’attacco di Phoenix di quante la squadra di D’Antoni ne ha per l’attacco avversario.

 

LA PARTITA

PRIMO QUARTO

I quintetti sono quelli annunciati alla vigilia, gli accoppiamenti pure. Richardson per Ginobili e Marion per Duncan, entrambi decisivi per le sorti della gara. Alzata la palla a due lo spalding carambola subito nelle mani dell’argentino che ne segna due con una schiacciata in campo aperto. Il ritmo nei primi minuti è alto, il che dovrebbe andare a favore dei Suns, i quali appaiono però ingolfati.

Stoudemire non trova punti facili al ferro grazie alla protezione di Duncan e Mohammed, in compenso trova due falli nei primi minuti e viene panchinato in favore di Hunter. Nash fatica a trovare gli angoli giusti, l’attacco non gira come dovrebbe; morale: la partita non decolla, 10-4 Spurs dopo 5 minuti abbondanti di gioco. San Antonio sta palesemente controllando il ritmo della gara con l’idea di addormentarla, il piano è negare punti facili in transizione a Phoenix ed andare forte a rimbalzo su entrambi i lati. Nel frattempo entrano Horry e Barry per i texani a 6′ dalla fine.I Suns concedono le triple dagli angoli sistematicamente, ma gli Spurs non ne approfittano con Bowen. Nash intanto cambia strategia optando per il pick’n’roll centrale con Hunter, sembra funzionare, il lungo rimane a protezione e il canadese punisce con jumper mortiferi.

I Suns rimontano fino a mettere la testa avanti (12-14 a 3′ dalla fine). Dall’altra parte gli Spurs cercano la palla dentro, risultando prevedibili, ma l’energia a rimbalzo sopratutto di Mohammed – 7 PT e 4 RB nel quarto – li porta avanti lo stesso (16-14 ). Un gioco da 3 punti di Ginobili e una persa di Phoenix che costa una tripla di Barry permettono l’allungo a San Antonio (24-16 a 50” dalla fine). Dopo una tripla di Horry, e un paio di canestri a testa per Barbosa e Nash, il quarto sembra potersi chiudere sul punteggio di 27-20 in favore dei texani. Ginobili ha però altre idee, preghiera da centrocampo a 2” dalla fine: nylon. Il primo quarto va in archivio 30-20 per gli ospiti.

 

SECONDO QUARTO

Il secondo quarto si apre con un tiro dal centro area di Nash dopo il blocco di Stoudemire. Ancora una volta è chiaro come gli Spurs vogliano lasciargli quel tiro. Ma Phoenix parte bene, Barbosa batte un colpo da 3, e dopo i primi due su azione per STAT, arriva anche la schiacciata in transizione – assist immaginifico di Nash – su persa di Duncan e Ginobili (35-29). A questo punto il 32 è entrato in partita, e dopo la schiacciata infila un jumper dai 5 metri sugli sviluppi di una situazione flex da parte dei Suns.

Gli Spurs decidono di mandare sul fondo l’attacco di Phoenix facendo ice sul pick’n’roll, ma Stoudemire è in trance: tiro dal mezzo angolo per il -3 (37-34) a 6:30 dalla fine. L’attacco di San Antonio risulta monotematico andando spesso da Duncan in post, Popovich decide di dargli riposo inserendo Mohammed in coppia con Horry per aprire il campo. La strategia funziona, specialmente per Parker che comincia a mettersi al lavoro. D’altro canto senza il nativo di Saint Croix sotto le plance i lunghi di D’Antoni possono banchettare a rimbalzo (44-43 per i texani a 3:30 dalla fine del quarto).

 

Stoudemire continua a fare una partita a sé – saranno 18 nel solo secondo quarto. A questo punto il franco-belga con il n°9 decide di prendersi il proscenio, infilando 7 punti consecutivi che portano i suoi sul +6 a 47” dalla fine (53-47). Dopo un fallo di Marion che mando in lunetta Duncan – suscitando fragorose proteste del Baffo – il quarto si chiude con 2 punti di Nash dal mid-range (55-49).

 

TERZO QUARTO

La seconda frazione viene inaugurata da una tripla di Jim Jackson per il -2. Dopodiché comincia una sfida di fioretto tra Nash e Parker, i quali sentendo il momento della partita alzano di parecchio l’intensità. Dopo quattro punti consecutivi del canadese – che comincia a manipolare la difesa Spurs come argilla – Popovich ferma la partita, beccandosi pure un tecnico per proteste da Joe Crawford per un presunto fallo in attacco su Parker.

Dopo il timeout Nash riprende da dove aveva interrotto, trovando un angolo di passaggio impossibile per Stoudemire dopo un contropiede per il +3 (57-60). Il franco-belga risponde con una clamorosa rovesciata in penetrazione (regale gioco di pedi del 9). Nash controbatte con un tiro da 2 dall’angolo. Dopo un altro piazzato di Jackson (61-65) il parziale recita un 16-6 Suns a 7′ dal termine. Gli Spurs provano a rispondere rifugiandosi in post da Duncan, ma Phoenix comincia a raddoppiarlo in quella situazione con Nash, il quale lascia Parker indisturbato per la tripla del -1 (64-65).

 

La squadra di D’Antoni reagisce bene ai colpi dei texani, e dopo ogni canestro spingono più forte in transizione, anche a costo di perderne qualcuno di troppo. Jackson è però ispirato, il suo 3/5 da 3PT nel quarto tiene gli Spurs a distanza.

A questo punto, conscio delle difficoltà dei suoi, sale di colpi TD: schiacciata da una parte, stoppata su Stoudemire dall’altra. Dopo due suoi liberi la partita torna in parità (70-70). Capitolo precursore: Popovich ci mostra – da grande luminare qual’è – un quintetto con un lungo (Nesterovic) e quattro esterni (Ginobili, Parker ,Barry, Horry ); un po in anticipo sui tempi. Dopo due brutte perse in fila Nash mette un tiro frontale dopo un blocco di Hunter; più tardi Richardson porta i suoi sul +7 con una tripla dal centro (81-74). San Antonio accusa il colpo, e nonostante Duncan prima e Ginobili poi riaccorcino le distanze in lunetta – 82-78 il punteggio al termine – il quarto è a favore dei campioni della western conference (23-33).

 

QUARTO QUARTO

Gli Spurs entrano in campo nel quarto finale con la faccia giusta: Horry piazza subito una tripla dopo un’ottima circolazione di palla. Seguno un appoggio di Barry dopo un rimbalzo in attacco e un contropiede finalizzato da Duncan. I nero argento cavalcano un parziale di 7-0 ad inizio frazione (85-82). I Suns si affidano alle giocate di STAT intanto che Nash tira il fiato, ma l’attacco è asmatico e il canadese è costretto al rientro. San Antonio sui pick’n’roll continua a mandare l’attacco avversario sul fondo, ma la strategia non sembra funzionare.

Intanto gli Spurs continuano ad andare da Duncan in post contro Hunter, il quale regge bene, ma sull’ennesimo rimbalzo d’attacco Barry segna da 3 per il vantaggio dei suoi (90-88). Nash continua a chiamare il lungo per i giochi a due ma stavolta Popovich cambia strategia raddoppiandolo, a quel punto il lungo che riceve lo scarico (Hunter) deve essere in grado di leggere la situazione, i risultati premiano la difesa. Intanto il ragazzo di Saint Croix continua a fare la voce grossa in attacco, suoi i 4 punti per il 98-94. In panchina comincia la partita a scacchi tra gli allenatori, si arriva agli accoppiamenti chiave: Duncan/Stoudemire e Horry/Marion. San Antonio comincia a togliere i punti di riferimento agli avversari, abbassando il ritmo gara e negando gli scarichi a Nash.

Sul più bello Barry decide di spaccare in due la partita, sue le due triple che mettono in ginocchio Phoenix, 6 punti che valgono il +8 a 4′ dalla fine (106-98).

 

D’Antoni torna all’assetto coi due lunghi per tamponare l’emorragia a rimbalzo, dentro Hunter e Marion scala da 3. Nash perde però due palloni sanguinosi, il primo sull’ennesimo raddoppio Spurs nel gioco a due; la seconda dopo un pessimo scarico sempre per Hunter con la difesa collassata al ferro. Ginobili ne approfitta di là e porta i suoi sul +10 con uno splendido semi-gancio mancino. Il canestro della staffa lo segna Parker a 1′ dalla fine dopo il raddoppio su Duncan in post. Il caraibico è sempre stato bravo a far uscire la palla con i tempi corretti eludendo la strategia Suns. Dopo una carambola di tiri liberi d’ambo le parti gara 1 termina sul punteggio di 121-114 per gli ospiti.

 

EPILOGO

La partita sarà determinante per il proseguo della serie, ma mai quanto la gara 2 persa ancora dai Suns in casa; decisivo ancora una volta il quarto finale in cui Duncan segna 14 dei suoi 30 punti – i Big 3 sommati ne segnano 80. Gara 3 è già un win or go home per la squadra di D’Antoni, ma in casa vige la legge del più forte; Suns ancora battuti, inutili i 34 con 11 rimbalzi di Stoudemire. Gli Spurs conducono 3-0, la serie è già indirizzata.

Gara 4 non è altro che un colpo di coda di una squadra ormai rassegnata. C’è voluto tutto il quintetto in doppia cifra per avere la meglio sui texani, oltre che una buona serata al tiro (57% dal campo, 50% da 3). Gara 5 è la terza vittoria su tre in Arizona per gli Spurs, ed è quella che chiude la serie. D’altronde se non sei in grado di difendere il fattore campo tanto lontano non puoi andare. Un dato interessante: Ogni qualvolta San Antonio e Phoenix si sono incrociate ai playoff negli anni dispari i texani hanno finito per vincere non solo la serie ma anche il titolo NBA (’03, ’05, ’07). Nash e compagni si prenderanno comunque una discreta rivincita cinque anni più tardi cappottando gli Spurs 4-0 nelle semifinali di conference, ma perderanno poi le finale ad ovest contro i Lakers.

Sicuramente rimane una delle rivalità più significative della prima decade del nuovo millennio, non solo per la caratura dei protagonisti ma anche per il contrasto di stili che le ha caratterizzate: l’attacco a metà campo degli Spurs con la loro motion offense contro il “7 second or less” dei Suns. San Antonio riuscirà a conquistare ancora due titoli con il loro nucleo storico, guadagnandosi di diritto il posto nell’olimpo delle più grandi di sempre; Phoenix invece non riuscirà mai a conquistare l’agognato anello, e la squadra si smembrerà col tempo. Per primo se ne andrà D’Antoni, il quale firmerà con i New York Knicks nell’estate del 2008, poi sarà la volta di Nash, che nell’estate del 2012 tenterà un’ultima fallimentare campagna con i Lakers. Entrambi, inutile dirlo, non raggiungeranno più i fasti di un tempo.

Tags: Phoenix SunsSan Antonio SpursSteve NashTim Duncan
Matteo Beltrami

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