”L’attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati”
Questa è una massima storica degli sport americani, particolarmente legata al mondo della NFL e della NBA. Già, la National Basketball Association, finiamo sempre lì: in questo caso parliamo delle Western Conference Finals della stagione 2008/09, quando i Los Angeles Lakers sfidarono i Denver Nuggets.
Partiamo dalla fine: i Lakers vinceranno per 4-2 contro gli ottimi Nuggets – alla loro prima apparizione su quel palcoscenico – e vinceranno poi le Finals contro gli Orlando Magic di Dwight Howard; il nostro focus, tuttavia, è su Gara 1 tra Lakers e Nuggets, e vi starete chiedendo perché. La risposta è proprio nella massima citata all’inizio dell’articolo: l’attacco dei Nuggets di Carmelo Anthony e la difesa dei Lakers di Kobe Bryant.
Le Conference Finals a ovest vedono affrontarsi rispettivamente la prima e la seconda forza del tabellone – con i record di 65-17 per i Lakers e di 54-28 per i Nuggets, entrambe vincitrici delle proprie division. I Los Angeles Lakers, allenati da Phil Jackson, sono la squadra da battere, e arrivano a giocarsi l’accesso alle Finals con la nomea di squadra favorita, nonostante un percorso ai playoff tutt’altro che facile e scontato. Al primo turno si sbarazzano agevolmente con un 4-1 degli Utah Jazz di Carlos Boozer e Deron Williams, ma i problemi si palesano al secondo turno: il 4-3 contro gli Houston Rockets di Ming, Artest, Battier – e di McGrady, se non fosse infortunato – obbligano i gialloviola a presentarsi contro Denver con due gare in più nelle gambe rispetto ai loro avversari.
I Denver Nuggets, allenati da George Karl, arrivano a giocarsi le loro prime Western Conference Finals con un percorso più netto e agevole ai playoff. Al primo turno chiudono la pratica New Orleans Hornets con un netto 4-1, che rimanda Chris Paul e compagnia in Louisiana senza troppi rimpianti. Al secondo turno i ragazzi di Karl si sbarazzano agevolmente con un altro 4-1 dei Dallas Mavericks di Nowitzki, Kidd e del fresco vincitore del premio di Sixth Man of the Year, Jason Terry. Di fatto i Nuggets si assicurano un discreto vantaggio in termini di energie fisiche e mentali, presentandosi all’appuntamento con i Lakers con due partite giocate in meno e la consapevolezza di essere una squadra da playoff.

Da un punto di vista puramente statistico, analizzando solo i playoff, si affrontano due squadre equilibrate: i Nuggets sono primi per Offensive Rating e quarti per Defensive Rating, mentre i Lakers si classificano rispettivamente quarti e secondi; a livello di Net Rating i Nuggets sono secondi, davanti di una posizione rispetto ai Lakers terzi. Da queste statistiche si evince che i Nuggets sono una squadra votata all’attacco con una difesa efficiente, e al contrario che i Lakers una squadra votata alla difesa con un attacco efficiente.

Tuttavia, osservando Gara 1 salta all’occhio un particolare che dovrebbe far riflettere: siamo nel 2009, un anno circa equidistante tra i primi anni 2000 e l’attuale 2020 e si può notare che i Lakers si affidino – ancora – alla vetusta TPO (quella Triple Post Offense tanto cara a Phil Jackson e Tex Winter), andando ad intasare l’area e creando sul parquet uno spacing che oggi definiremmo “orribile”; i secondi invece si affidano a un gioco molto più consono ai parametri del 2020, con diversi giocatori sull’arco pronti ad aprire il campo e Carmelo Anthony come bocca da fuoco principale di quell’attacco magistralmente orchestrato dalle mani di Chauncey Billups e dalla mente di George Karl, che potremmo tranquillamente definire come un precursore.
Potremmo anche aprire un piccolo inciso su Anthony: il Melo visto alle WCF contro i Lakers – e in generale in quei playoff – è un giocatore per nulla anacronistico per i parametri attuali, capace di attaccare efficacemente nelle tre dimensioni, con un tiro dall’arco solido e costante e con una difesa sopra la media. Purtroppo il resto è storia, e Carmelo ne ha pagato oltremodo le conseguenze.
Torniamo però alla nostra Gara 1: è il 19 maggio 2009, e siamo allo Staples Center di Los Angeles.
Primo quarto: “Melocracy”
Il protagonista del primo quarto è indubbiamente Carmelo Anthony. Dopo la palla a due, vinta da Los Angeles, si notano immediatamente due problemi per la squadra di Phil Jackson: i Lakers hanno uno spacing che non permette di battere la difesa dei Nuggets, e la coppia Anthony-Billups risulta immarcabile nei primi frangenti di gara.
L’inizio di Gara 1 è da incubo per i Lakers, con Ariza che si fa notare per un passaggio sbagliato e una shot selection da mani nei capelli e con Bryant che si fa stoppare da Martin; è solamente uno sfondamento preso da Fisher che evita il bagno di sangue nei primissimi minuti di gara. Dall’altro lato, l’inizio dei Nuggets è perfetto: approfittano degli errori dei Lakers per transizioni veloci, pressano chi gestisce il possesso già a metà campo e, con uno splendido Carmelo che infila layup, tripla e jumper, si ritrovano in un amen a +8.
Il piano di Karl per arginare Kobe è quello di raddoppiarlo, talvolta triplicarlo, e lasciargli per quasi tutta la partita Dahntay Jones a uomo; Jones è un difensore fastidioso e – almeno inizialmente – Kobe lo patisce, ma grazie a un ottimo attacco in post basso riesce a sbloccarsi.
La difesa Lakers non riesce ad arginare l’attacco Nuggets, sia per meriti di quest’ultimi sia per demeriti propri. Da una parte si ritrovano un Melo da 16 punti e 7/8 dal campo, dall’altra non riescono a difendere sul pick and roll orchestrato da Billups: l’obiettivo è quello di mettere pressione al play nei giochi a due, ma le rotazioni sul lato debole pressoché nulle portano ad attacchi facili al ferro.
Gasol e Bynum escono male da questa situazione, e Martin nel pitturato fa quello che vuole. I Lakers, in questo momento, sono solamente Bryant – bellissima transizione con cambio mano dietro la schiena, arresto e tiro dalla lunetta – e Fisher, e i Nuggets cercano di approfittare della situazione. Anche in questo caso, a mettersi in evidenza è Melo: Billups penetra e scarica, circolazione della palla da basket moderno e tripla pulita di Carmelo.
Oltre l’attacco, c’è la difesa di Anthony: prima va a bloccare le linee di passaggio a Gasol in post, e successivamente va a stoppare un facile layup dello spagnolo. Il ritmo cambia poco dopo: Billups sbaglia la tripla – mani abbastanza fredde per lui, nonostante una gestione ottimale dei possessi e alcune hustle play difensive notevoli – e sul ribaltamento di fronte la palla finisce in angolo, nelle mani di uno specialista come Vujačić, che fa segnare il -9 Lakers. Dopo un long two di Martin arriva la tripla di Shannon Brown per il -8. Uno 0/2 ai liberi di Billups sancisce la fine del primo quarto, che si chiude sul 31-23 per i Nuggets.
Secondo quarto, la panchina dei Lakers
A fine primo quarto Sasha Vujačić e Shannon Brown fanno capire a Jackson che la soluzione per sbloccare l’attacco dei Lakers è la panchina, perciò il secondo quarto si apre con il solo Bynum dei titolari in campo, affiancato da Farmar, Vujačić, Walton e Odom. Questo tipo di lineup permette ai Lakers di migliorare lo spacing, lasciando palla in mano a Odom e allargando il campo con Farmar, Vujačić e Walton – con quest’ultimo che si fa notare, prima con un runner dalla linea dei liberi e poi con una tripla in angolo che riapre la partita.
Se la panca dei Lakers sblocca il loro attacco (fino a quel momento piuttosto deludente), la panca dei Nuggets si fa notare per l’impatto negativo sulla partita: il volto di questa situazione è J.R. Smith, che conclude la serie di scelte negative dei primi minuti del quarto con un fallo in attacco. Rientra Kobe nella partita ma, per quanto stia giocando benissimo con la palla in mano e difendendo in maniera ottimale, con il raddoppio sistematico continua a costruire tiri a bassa percentuale di realizzazione; Karl continua a chiedere ai suoi – Jones e Billups in primis – il raddoppio su Bryant a metà campo e in post.
A tre minuti dall’intervallo l’attacco dei Nuggets inizia ad incepparsi: Smith non ingrana, Andersen fa il suo, Billups continua ad avere le mani piuttosto fredde e coach Karl si deve affidare ad un irreale Carmelo Anthony da 8/11 dal campo e da un buonissimo Nenê da 6/7. La difesa dei Lakers continua a patire la serata di grazia di Melo, anche se comincia a trovare delle risposte: cambio difensivo dei Nuggets e Anthony finisce in marcatura su Kobe: fallo, tecnico e canestro da rimessa; i Lakers tornano a -1.
Prima possibilità per il sorpasso Lakers negli ultimi frangenti del quarto: buona tripla aperta costruita per Fisher, che sbaglia, e successiva stoppata – ai limiti dell’interferenza – di Martin su Bryant. Una volta recuperato il rimbalzo, i Nuggets partono in contropiede e trovano due punti facili con Anthony. La conclusione del secondo quarto è molto concitata: le difese salgono di livello – in particolare quella losangelina – e, ai due punti prodotti dal duo Martin-Melo, rispondono prima Kobe con un turn-around jumper e poi la tripla di Fisher dall’angolo. Primo vantaggio dei Lakers nel match: all’intervallo si va sul 54-55.
A questo punto, possiamo fare alcune considerazioni sulle due squadre e su quanto visto in questo primo tempo.
Per quanto riguarda i Lakers, Bryant sta tirando male – rimane la miglior soluzione offensiva anche se sta patendo il raddoppio sistematico – ma gestisce bene i possessi e difende in maniera sublime. Fisher è la pointguard adatta al gioco di Jackson, poteva fare scelte migliori in attacco e letture migliori in difesa ma, tutto sommato, ha gestito bene i possessi. Note assolutamente negative sono Gasol e Bynum, entrambi non pervenuti, e Ariza, volenteroso ma dannoso. La second unit è stata fondamentale per rientrare in partita, allargare il campo e dare minuti di riposo a Kobe e Derek.
Per quanto riguarda i Nuggets, Billups con le polveri bagnate ma ottimo nella gestione dei possessi con alcune hustle plays difensive degne di nota. L’attacco di Denver si è affidato fondamentalmente ad un Carmelo Anthony sublime ed alle buonissime percentuali dal campo di Nenè e Martin, con alcune giocate notevoli anche in difesa. La difesa personalizzata per Bryant messa a punto da Karl, con Jones a uomo per tutta la partita e raddoppio sistematico, è molto efficace. Nota negativa per i Nuggets è l’assoluta inconsistenza della panca, con Smith dannoso e falloso.
Terzo quarto, Lakers D vs. Anthony
Il terzo quarto si apre sostanzialmente come si sono aperti gli altri: Kobe gestisce bene il possesso, pick and pop con Ariza, viene bloccata la linea di passaggio e Bryant è costretto a prendersi un tiro a bassa percentuale. Dall’altra parte, Melo continua a mettere punti in cascina con due liberi realizzati. A questo punto, sale di livello l’attacco di Kobe: schiacciata in entrata e jumper dal post.
Solamente nel terzo quarto Chauncey Billups riesce a trovare il suo secondo canestro dal campo. Bryant viene raddoppiato in post e scarica per Ariza liberissimo, ma continua la sua serata no. Se l’attacco pare sbloccarsi e la difesa salire di livello, l’attenzione di alcuni giocatori Lakers è rimasta negli spogliatoi: dopo una rimessa disegnata male ed eseguita peggio, Odom non riesce a superare la metà campo entro otto secondi. Ariza continua a sparacchiare, mentre Melo continua la sua serata di grazia: l’attacco Nuggets è sostanzialmente Carmelo, prima con due punti dalla media e poi con una tripla in catch and shoot.
I Lakers trovano una bellissima transizione Odom-Bryant-Odom e Lamarvelous appoggia al tabellone per due punti facili. Ariza continua a litigare col canestro e con le scelte sbagliate, e dopo essere stato fermato – a suo dire fallosamente – rimane a terra a protestare, perdendo la sua marcatura su Anthony; Kobe prova a metterci una pezza ma, dopo aver arginato benissimo Jones, la palla finisce nelle mani di Carmelo Anthony che aggiunge altri tre punti al suo tabellino.
A questo punto, si risveglia Fisher e dà segni di vita Trevor Ariza, che ruba la palla a Anthony e parte in contropiede, servendo Fisher per un layup; lo show del #2 non è finito qui: prima elude il pressing asfissiante di Denver trovando due punti difficili alzando oltremodo la palla con il sottomano, poi si fa trovare pronto per una tripla su uno scarico. Dopo questo exploit di D-Fish, i Lakers si trovano a +4 sui Nuggets.Smith, in marcatura stretta su Kobe, commette fallo ma gli arbitri lasciano correre; Bryant, tornando in difesa, ferma l’azione con un fallo, protesta con l’arbitro e si prende il tecnico. Dopo aver convertito il libero, la palla torna nelle mani di J.R. Smith che, marcato da Kobe, commette fallo in attacco.
Il problema per i Nuggets, oltre all’inconsistenza della panchina, diventano i falli di Nenê; a 5:53 dalla fine del terzo quarto il brasiliano è già a quota quattro falli, e Karl si trova costretto a panchinarlo. La marcatura asfissiante su Kobe lo costringe a tirare 9/21 dal campo, ma il #24 continua ad essere un fattore sia in attacco sia in difesa e, finalmente, dà segnali di ripresa anche Pau Gasol: dopo un rimbalzo offensivo di Walton – a questo punto della partita il conto dei rimbalzi offensivi è 14-4 per i Lakers – la palla finisce nelle mani dello spagnolo, che mette a referto due punti. I Nuggets sono sotto di un punto, ma J.R. Smith mette la tripla del sorpasso battendo il cronometro da una distanza irreale. Il terzo quarto si chiude quindi sul 76-74 Denver.
Quarto quarto, Kobe show
Finora abbiamo parlato di un Carmelo Anthony semplicemente unstoppable per la difesa Lakers. Nell’ultimo quarto Jackson e Bryant capiscono come eludere il pressing dei Nuggets, e finalmente Kobe torna ad essere una macchina da punti. Per Denver il quarto si apre con una buona e una cattiva notizia: due punti di Martin, che poi si infortuna a causa di uno scontro fortuito con Bryant. Le due panchine delle squadre si rispondono vicendevolmente: tripla di Farmar su assist di Gasol, tripla di Smith in uscita dai blocchi.
Lo show di Kobe però è già iniziato: tripla del -2 senza ritmo e mano in faccia del difensore, canestro con fallo e libero convertito, e successivamente fadeaway in faccia a Carter. Karl mette Melo in marcatura su Kobe, ma la sostanza non cambia: quest’ultimo viene quasi triplicato ma scarica per Gasol, che a sua volta scarica per Ariza e fa segnare tre punti; successivamente arrivano il jumper di Bryant da dentro l’area e una tripla di Fisher, trovato da Kobe dal raddoppio.
Per quanto riguarda Denver, per un Melo leggermente appannato si riaccendono Billups, che mette a segno una tripla senza ritmo, e Andersen, che prima stoppa Vujacic e poi chiude un alley-oop subendo anche fallo. Melo prende posizione in post marcato da Kobe: è una scena bellissima, uno scorer eccezionale marcato da un difensore elitario; dopo averlo limitato al massimo, Kobe permette l’arrivo in aiuto di Odom, che stoppa Anthony. A fine quarto, col punteggio che lascia aperta qualsiasi soluzione, arriva la prima ed importantissima giocata difensiva di Gasol: marcatura in post su Melo e sfondamento preso.
Billups gioca il pick and roll e si ritrova marcato da Gasol, mettendo la tripla. Con la partita punto a punto conta il sangue freddo, e ovviamente sale ancora in cattedra Kobe Bryant: palla rubata clutch di Ariza e fallo su Kobe, che converte i due liberi; successivamente arriva un’altra tripla di Chauncey, anche se gli arbitri non si accorgono del piede sinistro sulla linea laterale. Rimessa, palla al Mamba, altro giro, altri falli, altri liberi e Kobe fa segnare 4/4 e 40 punti totali.
I Nuggets hanno la possibilità di portare la partita all’overtime, mandando J.R. Smith in lunetta: l’ex Hornets ai playoff sta tirando i liberi con il 64%, e purtroppo per lui prosegue nella sua striscia negativa: 1/2 ai liberi, con Denver che deve sperare nel rimbalzo offensivo. Essendo però il quarto del Kobe show, il rimbalzo lo prende il #24, che mette la palla in banca e porta a casa una vittoria importantissima, sia per lui sia per i Lakers. I top scorer della partita sono i due fenomeni e amici: Bryant 40 punti, Anthony 39 punti. Gara 1 allo Staples Center si chiude sul 103-105 Lakers.
Finita la partita, possiamo formulare alcune considerazioni. Le due franchigie hanno giocato una partita tirata, letteralmente attacco – di Denver, decisamente moderno per il basket del 2009 – contro difesa. I tasti dolenti di Gara 1 per i Lakers sono stati Gasol, Bynum e Ariza, mentre a deludere per Denver è stata la panchina, che non ha dato altri sbocchi all’attacco che non fossero palla a Anthony o a Martin nel pitturato. Come abbiamo scritto ad inizio articolo, “L’attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati”, letteralmente.
Articolo a cura di Davide Quadrelli e Andrea Poggi.