Ormai è quasi un mese che sono in quarantena. Un po’ meno rispetto ai miei connazionali italiani, un po’ di più rispetto agli abitanti del paese dove vivo, l’Inghilterra. Sono giorni duri, a volte troppo lunghi, incostanti, in cui però possiamo scegliere per la prima volta come sfruttare il nostro tempo. Il mio tempo ondeggia tra una partita a 2K, qualche esercizio di yoga, film e soprattutto la mia assidua presenza sulle pagine di un sito web. Non è Pornhub, anche perché, come sostenuto dal Mago Bargnani in una delle ormai famose dirette Instagram, “per iscriversi gratis devi comunque mettere la mail e questo non è carino“.
In un momento del genere, il mio sito di riferimento è Coachesclinic, una piattaforma americana dove per più settimane, gratuitamente, chiunque ha avuto la possibilità di assistere a clinic sostenuti da allenatori provenienti da tutte le parti di questo malandato globo.
Coach Lason Perkins ha reso la sua piattaforma, solitamente a pagamento, gratuita per tutti gli appassionati. Dal 19 marzo al 4 aprile alcuni nomi altisonanti, e molti che lo saranno a breve, si sono alternati per spargere il loro verbo, la loro visione: Sergio Scariolo, Jay Hernandez, Lin Dunn, Drew Hanlen, Billy Donovan, Hanno Mottola…
Potrei continuare all’infinito con i vari development coach e gli assistenti in G-League, al college o in Europa, ma sarebbe veramente un elenco troppo lungo da fare. Quello che posso fare è proporvi una serie di nomi che a mio parere meritano un approfondimento, un po’ per l’argomento trattato, un po’ per gusto personale e un po’ perché a sponsorizzare Scariolo o Donovan sò bboni tutti!
Zico Coronel, Head Coach 2019 Taylor Hawks, NBL Nuova Zelanda
Partiamo subito con un viaggio dall’altra parte del mondo, dove il basket sarebbe in forte ascesa anche senza l’aiuto di LaMelo.
Coach Coronel sta rivoluzionando il basket neozelandese con un approccio al gioco estremamente diverso rispetto ai suoi avversari. Prima di tutto, va detto che Zico è un viaggiatore e studioso del gioco, come lui stesso testimonia in quest’episodio di The Basketball Podcast: tanta Spagna e sopratutto Houston, dove ha potuto ammirare ogni aspetto del gioco di Harden e soci.
“Three Phase Principle Based Offensive System” è il titolo della presentazione del neozelandese, che nel 2018, primo anno da head coach, è riuscito a portare la sua squadra alle semifinali del campionato (12-6) dopo tre anni il cui record recitava 10 vittorie e 44 sconfitte.
Great presentation from @Zico_Coronel always providing great insight into offensive concepts. Big fan of all your work and thanks for clinic! https://t.co/AnfhlaW6Qu
— CoachDamian (@CoachBarrera) March 28, 2020
La rivoluzione “Coroneliana” è partita da una domanda: “Come batto la più grande squadra mai assemblata, avendo a disposizione il quinto budget in un campionato a nove squadre?” Risposta semplice: Chicken Basket.
Nel Chicken Basket l’idea economica di base è investire quasi tutto su sei giocatori forti piuttosto che limare il talento per averne otto. Poi ovviamente la parola passa al campo: puntare molto sul tiro da tre, 40 minuti con cinque tiratori, costringere la difesa ad aiutare più del dovuto, avere sempre due attaccanti contro un difensore e selezionare accuratamente i tiri – corner 3’s, wing e slot 3’s, attaccare il ferro.
Come dite? Suona familiare? Tucker da 5?
Andando un po’ nello specifico della presentazione, anche se non voglio togliervi il piacere di scoprire questo basket, si nota come abbia un ruolo predominante nella scacchiera offensiva il drag pick’n’roll/pop, specialmente se il tuo 5 in realtà è un 4 atletico. Dal drag poi si passa gradualmente allo wing/elbow pick’n’roll per poi passare, in rari casi a difesa schierata, ad un flow con regole precise per ogni giocatore: 1-3 passano e bloccano in direzione opposta e 4 -5 diventano fulcri essenziali per i vari handoff.
Ovviamente non parliamo di un sistema perfetto, ma è sicuramente un sistema con delle idee ben chiare, che specula sulle tendenze degli avversari – sopratutto dei centri – e su di un basket che per alcuni non appartiene più a questi tempi.
Francesco Nanni, Ass. Coach Pallacanestro Forlì 2.015, A2 Italia.
Torniamo in terra nostra con il giovane assistente allenatore di Forlì, che ha presentato un clinic intitolato: “Game preparation: scouting and how to transfer to your team”.
Everything that I shared on @Coaches_Clinic it’s included in these videos, take a look at these and give me your feedback coaches! https://t.co/xnAhWCRKJD
— Francesco Nanni (@Franz_NanniBK) April 4, 2020
The PDF of these plays and some more that I queued up are here https://t.co/V9Ur0RwNEG
Lo ammetto, questo clinic mi ha toccato molto da vicino, perché quest’anno ho avuto molto a che fare con video scouting, sia individuali che di squadra, e devo dire che come ogni buon clinic che si rispetti, quello di Coach Nanni ha lasciato idee e stimoli per migliorare.
Uno degli aspetti più interessanti su cui il coach si è soffermato riguarda i metodi con cui lo scouting viene trasmesso ai giocatori di settimana in settimana. Particolarmente interessanti gli esempi pratici riportati, che danno l’idea di come un sistema ed una squadra professionistica lavorino a partire dalle piccole cose: il cercare di alternare “spazio e voci” durante le film sessions per non annoiare i giocatori, o anche di come venga intervallato il lavoro sul campo con brevi sessioni video, magari alla fine del riscaldamento.
Per un basketball geek come me poi è stata un’occasione per parlare con il coach anche di aspetti prettamente tecnici e di design, su come presentare ed impostare un video nella maniera più efficace possibile. Un punto di “discussione filosofica” che ho trovato con Coach Nanni è il seguente: nello scouting vogliamo far sembrare più forti gli avversari o puntiamo a sottolinearne i lati negativi? Questa scelta ovviamente provoca due diversi sviluppi e problematiche: in un caso dobbiamo comunque evitare di far diventare i nostri scouting dei mixtape stile And1, dall’altra parte dobbiamo essere certi che i nostri giocatori poi vadano ad attaccare le debolezze individuate.
Quello che è certo è che uno scouting solo teorico e non pratico ha molte più possibilità di fallire, e, per citare la presentazione del coach, bisogna sempre tenere a mente il principio per cui “breaking the routine of practices helps players to think differently“, rompere la monotonia degli allenamenti aiuta i giocatori ad aprire la mente a nuove idee. Acquisendo così una capacità camaleontica a cui tutti i top team dovrebbero aspirare.
Alex Sarama, Coach Antwerp Elite Academy, Belgio.
L’Elite Academy è l’academy del futuro, potete scommetterci. Il lavoro che stanno facendo Coach Sarama, Coach Joeriks Michiels, Oliver Goetgeluck, Tonio Caruso e tutta la Elite Antwerp è semplicemente un passo avanti rispetto a molte academy in Europa.
Vi basti pensare che la loro piattaforma online permette sia a giocatori che ad allenatori di essere in costante aggiornamento, attraverso sessioni video, scouting report, clinic. Se non vi basta, i loro camp, anch’essi sia per giocatori che allenatori, sono costantemente sold out.
Coach Sarama nella sua presentazione ha portato tutti gli spettatori alla scoperta della filosofia offensiva dell’Academy, una filosofia semplice ma estremamente difficile da insegnare e riprodurre sul campo: la creative motion. Potremmo paragonare questa creative motion al Jazz, come suggerito da Sarama stesso, o anche definirla “conceptual offense“.
In una situazione offensiva così creativa, diventano fondamentali la creazione e lo sfruttamento dell’effetto domino. Il domino, concetto sviluppato dal coach neozelandese Ross McMains, altro non è che il momento in cui il vantaggio offensivo si sta materializzando, ed il giocatore è in grado di creare per sé o per i compagni un ottimo tiro. Il domino si basa essenzialmente su tre regole:
- First touch decision: sapere cosa si sta per fare prima che la palla ti arrivi in mano.
- Un giocatore non può difendere due giocatori.
- Costante movimento, dentro/fuori.
Finally got a chance to sit down & watch @AlexJSarama‘s presentation on the Virtual @Coaches_clinic. Awesome content! Love the language, teaching points and cues they have developed to aid learning for the athletes at @EliteAthletesBE. https://t.co/LiwIVau0Q9
— Coach Liam Flynn (@coachliamflynn) March 28, 2020
Coach Sarama è poi andato più nel dettaglio, su quanto e come riescano ad insegnare questi principi a tutti i giocatori, partendo dall’Under-12 ed arrivando all’Under-18. Ovviamente tra le squadre esistono differenze metodologiche, complessità dei giochi e via discorrendo, ma il succo, l’obbiettivo, rimane sempre lo stesso. Soprattutto dall’Under-15 in poi si inizia a sviluppare un gioco basato molto di più sui “trios” rispetto ai classici duetti tra giocatori e termini come Pistol, Fire, Chin, Horns, Iverson, Delay, iniziano ad essere parte del bagaglio del giocatore.
Ho trovato molto interessante anche la parte dedicata allo sviluppo del centro, in un’idea di gioco che porta il nostro 5 ad essere più un facilitatore o playmaker aggiunto e fulcro offensivo primario, piuttosto che un gigante da fissare sotto canestro.
Quello che si può certamente dedurre dopo i cinquanta minuti di clinic, è che all’Elite Academy stanno cercando di formare giocatori in grado di saper giocare piuttosto che mere pedine in una scacchiera tattica.
Coach KJ Smith Ass.coach Basquete Unifacisa, Brazilian NBB League.
Torniamo a viaggiare dall’altra parte del globo con Coach Smith che ci ha portato alla scoperta di alcuni giochi nel suo clinic: “Offensive Concepts in Brazilian Basketball“
Questo clinic è stato uno dei miei preferiti in assoluto, per un semplice fatto, che a volte viene totalmente dimenticato da molti allenatori. Non tutti hanno la fortuna di allenare in Division 1, NBA, A2, o in qualche academy di livello internazionale, e spesso molti concetti non sono applicabili per i coach di “minors”.
Come posso giocare la Triple Post Offense con il CSI, o anche provare una Motion se il mio centro dopo è in grado di passare neanche la birra a fine allenamento? Ecco il clinic di coach Smith, soprattutto all’inizio, ci pone davanti alcuni giochi che potremmo veramente riportare nel nostro campionato regionale.
Vi lascio il breve video con tutti i giochi, il mio preferito è l’attacco alla zona basato sul “window” concept, particolarmente ideale per un attacco veloce e diretto alla zona 2-3.
Coach Daniel Sokolovsky, Asst.coach Maccabi Rishon-LeZion, Israeli Premier League.
Con Coach Sokolovsky andiamo a pescare una delle migliori fonti tecnico tattiche di Twitter, che con il suo clinic ha elencato le attuali “migliori situazioni offensive in Eurolega ed Eurocup”.
Anche in questo caso potrei tediarvi con parole su parole, ma preferisco lasciarvi il video direttamente, e farvi notare che nelle info è possibile recuperare il playbook così che possiate far giocare alla vostra Serie D – o peggio – il “CSKA X Floppy DHO” o il “Barca RIP Motion Wing“. E non fate quella faccia che tanto lo so che nemmeno “Pugno” lo fate bene più di tre volte a campionato.
Coach Devan Blair, Ass.Coach RGV Vipers (G-League), Head Coach Barbados NT.
Con Coach Blair andiamo a toccare le special situations, ed in particolare “l‘importanza del 2×1″.
Il 2×1 altro non è che una situazione che può occorrere alla fine di ogni quarto, quando una delle due squadre può manipolare il cronometro a suo piacimento, per assicurarsi più possessi rispetto all’avversario. Molte volte questo aspetto viene sottovalutato, ma con una corretta valutazione delle situazioni di 2×1 si può arrivare ad avere dai due ai tre possessi in più rispetto all’avversario.
Ovviamente nella maggior parte dei casi il possesso 2×1 si sviluppa partendo da un’azione veloce, al limite del forzato, dalla squadra in possesso di palla ed è in questa situazione che avviene la prima scissione nella lobby degli allenatori: preferite avere un possesso pieno ben giocato e sviluppato, o due non perfetti? Ma se il possesso ben giocato non crea realmente vantaggio alla nostra squadra e concede il contro possesso, vale realmente la pena di giocarlo?
Senza contare, come sottolineato da Coach Blair, che c’è differenza tra i 2×1 nei primi quarti e i 2×1 nell’ultimo quarto. Ovviamente, è una situazione di gioco dove il singolo giocatore ha molte responsabilità, sia nel realizzare che nell’individuare il tipo di 2×1 da eseguire, a seconda della situazione di svantaggio o vantaggio.
Altrettanto ovviamente una situazione di 2×1 si può allenare, sia in termini di set da eseguire, sia come “prontezza” mentale del giocatore, che deve saper riconoscere la situazione a suo vantaggio. La parte divertente di questa situazione di gioco è l’effetto concatenante, perché a volte vediamo squadre iniziare il 2×1 e subito dopo subirlo, magari a causa di un fallo, di un tiro troppo avventato o per una scaltrezza della difesa.

Questi appena elencati sono i clinic che ho personalmente trovato più stimolanti, ma magari chissà che questo non sia solo il primo episodio, perché in tutta onestà il mondo è pieno di grandi coach che hanno voglia di diffondere e condividere la loro idea di basket. E con questa nota di suspense seguita da una grande rivelazione, vi auguro buona visione!