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La stagione da sogno dei Milwaukee Bucks

Giuseppe Verrillo by Giuseppe Verrillo
11 Aprile, 2020
Reading Time: 14 mins read
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Copertina a cura di Sebastiano Barban

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Prima della sospensione della stagione per l’epidemia di COVID-19, i Milwaukee Bucks stavano disputando la miglior annata della storia della franchigia ed erano in ritmo per realizzare una delle migliori stagioni di sempre a livello di record: 65 partite giocate, 53 vittorie e 12 sconfitte, con una percentuale di vittorie dell’81.5%. Lo stop forzato è arrivato nel Wisconsin come un fulmine a ciel sereno, con i Bucks già proiettati mentalmente alla post-season, pronti a dare l’assalto a un anello che manca da quasi 50 anni.

Era il 30 aprile 1971 quando Oscar Robertson e Kareem Abdul-Jabbaar (all’epoca ancora Lew Alcindor), guidati dalla sapiente mano di coach Larry Costello, trascinarono la franchigia al primo titolo della storia, arrivato solamente tre anni dopo la fondazione e l’ingresso nella lega. Sembrava il preludio di una dinastia, invece l’anno successivo i Lakers fermarono la corsa dei Bucks in finale di conference (sì, Milwaukee giocava nella Western); quegli stessi Lakers che, 39 anni dopo, sembrano i loro rivali più agguerriti per la conquista dell’anello e i favoriti per contribuire a regalare al mondo una serie finale da tramandare ai posteri.

 

Il sistema di coach Budenholzer

 Nel suo primo giorno da head coach dei Bucks, Mike Budenholzer chiede ai suoi assistenti di mettere a terra, nello spazio che delimita l’area, 10 quadrati blu. Da quel momento nulla sarà più lo stesso per i Milwaukee Bucks; con questo artificio coach Bud fa capire ai suoi giocatori quali sono i punti del campo in cui devono piazzarsi per creare un attacco efficiente. Detto fatto: negli ultimi due anni i Bucks sono stabilmente tra le cinque squadre con il miglior Offensive Rating e sono stabilmente primi per Net Rating. Tutto ciò grazie a un gioco corale, che prevede il coinvolgimento di tutti i giocatori in campo, lasciando loro libertà di effettuare letture in base all’interpretazione difensiva degli avversari.

 

Nella clip qui sopra possiamo vedere un contropiede condotto benissimo da Middleton: dopo il recupero di Brook Lopez, i Bucks si trovano in situazione di superiorità numerica (2 vs 4). Holiday e Ingram coprono rispettivamente la transizione centrale di Giannis e la possibile tripla di Bledsoe. Wesley Matthews è bravo a leggere in anticipo le intenzioni della difesa e a occupare la fascia sinistra dell’area. Puntualmente riceve il passaggio di Middleton e mette a segno la tripla del +13, costringendo Alvin Gentry a chiamare time out.

 

Difesa che genera attacco

Questa fluidità d’attacco non potrebbe esistere senza i miglior sistema difensivo della Lega. I numeri difensivi dei Bucks sono semplicemente irreali: primi per Defensive Rating con 101.3 punti subiti a partita (Toronto è seconda con 104.5) e nella top 5 di tutte le altre categorie statistiche. Coach Bud ha modellato la difesa intorno alle capacità atletiche dei suoi giocatori: segnare nel pitturato contro i Bucks è un’impresa ardua. Le statistiche in tal senso parlano chiaro: i Bucks sono primi per punti concessi nel pitturato (38.5, +3 sui Raptors secondi) e secondi solo ai Lakers nella speciale classifica della media di stoppate rifilate a partita.

 

In video possiamo notare tre situazioni in cui i Bucks riescono a mandare l’attacco dove vogliono loro. Nella prima Brook Lopez è bravo a prendere il tempo a Brown, costringendolo a tirare in controtempo e con un angolo di tiro ridotto, facilmente intuibile e stoppabile. Nella seconda situazione, Lopez umilia Capela, stoppandolo due volte in pochi secondi. Interessante la seconda stoppata, con i Bucks che si fiondano sui tiratori dei Rockets per evitare un tiro aperto e Lopez veloce a ruotare su Capela, prendendogli il tempo.

Nella terza situazione, tutto lo strapotere fisico dei Bucks: Sabonis si trova circondato da Brook Lopez e Antetokounmpo; trovare lo spazio per appoggiare a canestro è quasi impossibile, e infatti l’azione si chiude con un recupero della squadra di coach Bud.

I concetti su cui si basa la difesa dei Bucks sono tanto semplici quanto efficaci: chiudere l’area agli avversari, scommettendo sulle percentuali dalla lunga distanza dei tiratori più incostanti. Stare a due metri di distanza dall’avversario ti consente di coprire meglio eventuali penetrazioni e di mettere pressione psicologica al tiratore, sfidandolo apertamente a effettuare un gesto di cui non si fida al 100%. Non è un caso che una delle peggiori sconfitte stagionali dei Bucks sia arrivata durante la Christmas Night contro i Philadelphia 76ers, che in quella partita hanno mandato a bersaglio 21 triple su 44, con un 47.3% difficilmente replicabile sul medio-lungo periodo (come un’eventuale serie di playoff della durata di 7 gare).

 

In questo caso Antetokounmpo è bravissimo a leggere il taglio di VanVleet, perso da Matthews: la rotazione è perfetta e il cambio è con i tempi giusti, con Matthews che va subito a marcare Ibaka e DiVincenzo che finge di aiutare per evitare che la palla arrivi al mismatch. Lowry è costretto a tornare da VanVleet, che in una situazione statica di attacco cerca di premiare il flare screen di Siakam per la tripla di Anunoby: Marvin Williams però chiude sul cestista britannico, costringendolo a tornare da VanVleet. A quel punto, con il cronometro dei 24 in scadenza, il cestista dei Raptors non può fare altro che sparare una tripla da 9 metri.

 

Playoff basketball

Il 12 marzo, dopo sole 65 gare di stagione regolare, i Bucks erano già certi di dover disputare la postseason, e a meno di impronosticabili e clamorosi ribaltoni lo faranno da primi della classe, con il fattore campo a propria disposizione in ogni serie. Ma quale sarà il futuro dei Milwaukee Bucks durante questa postseason? Di certo il primo turno sarà poco più che una passeggiata di salute, un modo per rodare la squadra e abituarla al ritmo dei playoff: gli avversari saranno una squadra tra Orlando e Brooklyn (senza Irving e Durant, a meno che i playoff non slittino a settembre), due squadre che non sono assolutamente pronte a reggere la forza d’urto della squadra di coach Bud.

Già dal secondo turno, però, la situazione si farà molto più intrigante, con una tra Miami e Philadelphia (o Indiana, in caso dovesse andare bene) sul cammino della franchigia del Wisconsin. Se i Sixers stanno vivendo una stagione tra alti e bassi, è pur vero che sono l’unica squadra che in questa stagione ha demolito la resistenza dei Bucks e, soprattutto, ha una batteria di difensori da opporre ad Antetokounmpo unica nella Eastern Conference: Simmons, Embiid, Horford e (in parte) Thybulle possono garantire 48 minuti di difesa di alto livello sul giocatore intorno a cui ruota tutto il sistema Bucks. Gli Heat, a loro volta, possono opporre a Giannis la difesa di Iguodala e Butler e il primo attacco della lega per percentuale da 3 punti, il fondamentale che Milwaukee è più contenta di concedere agli avversari. Certo, in una serie di playoff ci sono mille aggiustamenti, ma i Bucks di certo non troveranno vita facile sul loro cammino.

Heat defense gave Giannis all he could handle.

Season-low 13 points for the Greek Freak ? pic.twitter.com/9ixj69R4IG

— NBA on ESPN (@ESPNNBA) March 3, 2020

Prima della sospensione della stagione, i Bucks avevano fatto visita agli Heat, che con una difesa asfissiante avevano costretto Antetokounmpo a chiudere con soli 13 punti, il minimo in stagione per il greco. La tattica degli Heat era tanto semplice quanto efficace: attirare Giannis al centro dell’area e creare una gabbia intorno a lui, per mettere alla prova le sue abilità di passatore e per sporcargli tutte le penetrazioni al ferro.

Forse una rotazione più profonda sarebbe servita per arrivare ai playoff con più certezze. Nonostante ciò, l’aggiunta di Marvin Williams è un’ottima presa, che consente ai Bucks di avere un 3&D di esperienza in campo e che può sollevare Antetokounmpo da alcuni compiti difensivi. Il resto della rotazione, Giannis e Middleton esclusi, non sembra dare piene garanzie in termini di affidabilità in postseason: Bledsoe, ad esempio, riuscirà a non soffrire tantissimo l’impatto con i playoff, sia da un punto di vista statistico, sia da un punto di vista emotivo? Brook e Robin Lopez come se la caveranno in serie in cui verranno portati fuori dall’area e coinvolti nei pick and roll con giocatori più piccoli di loro? DiVincenzo saprà replicare quanto di buono stava facendo vedere in regular season? Coach Bud avrà i suoi grattacapi e dovrà essere bravo a gestire al meglio la rotazione e la psicologia dei suoi atleti, per evitare pericolosi cali di concentrazione e per far sì che i Bucks riescano, finalmente, a fare percorso netto e ad arrivare alle Finals.

 

Un centro di gravità permanente

Nella mitologia greca la terra viene personificata in Gaia, madre e moglie di Urano. La loro unione diede vita ai Titani, ai Ciclopi e agli Ecatonchiri, esseri mostruosi con cento mani ed una forza fuori dal comune. Giannis Antetokounmpo può essere visto come un altro discendente di Gaia: ogni volta che calca il parquet dimostra una forza fisica che ricorda i miti della letteratura greca e costringe tutto il sistema Bucks, e tutta la Lega, a ruotare intorno a lui. Il tutto senza doversi nemmeno sforzare più di tanto: con 31 minuti giocati a partita è 74esimo in questa speciale classifica, che vede Damian Lillard e James Harden rispettivamente al primo e al secondo posto.

Non stiamo più parlando del ragazzo sconosciuto scelto alla #15 del Draft 2013, con un cognome difficile da scrivere e impossibile da pronunciare (al punto che ESPN gli chiese di spiegare a tutti la pronuncia corretta). Dopo 7 anni nella NBA abbiamo imparato a conoscere Giannis in ogni sua sfaccettatura, sia fuori dal parquet, dove si distingue sempre per generosità e aiuto verso i più bisognosi, sia in campo, dove il suo gioco viene vivisezionato e analizzato ai raggi-X da migliaia di esperti e appassionati in tutto il mondo.

Se la forza fisica rimane la sua arma principale, quella con cui spazza via intere difese e terrorizza i parquet di tutta America, ci sono molteplici aspetti in cui ha compiuto passi da gigante, a partire dal tiro e dalle letture.

 

“He’s not Steph Curry”

Ben Sullivan ha 35 anni ed è originario dello stato dell’Oregon. Consigliato caldamente da Ime Udoka, nel 2012, mentre Giannis ancora calca i parquet greci, si candida al ruolo di intern video-analyst dei San Antonio Spurs. In breve tempo inizia una scalata che lo porta a diventare il coordinatore del player development, lavorando a stretto contatto con Gregg Popovich, Brett Brown e Chip Engelland (forse il miglior shooting coach della storia NBA, l’uomo che ha creato da zero il tiro di Kawhi Leonard). In quel periodo, come vice di Gregg Popovich c’era anche Mike Budenholzer, che nel 2014 diventa allenatore degli Atlanta Hawks e subito chiede a Sullivan di seguirlo in Georgia. Qui il rapporto tra i due si cementifica, e coach Bud chiede alla dirigenza dei Bucks di ingaggiare Ben Sullivan, così da migliorare il tiro di Giannis: la richiesta viene accettata all’istante.

Fedele al vecchio adagio del suo mentore Chip Engelland, Ben Sullivan inizia gli allenamenti con Giannis partendo da un presupposto molto semplice: “You have to find a shot that’s comfortable for each individual”, traducibile liberamente con “ogni giocatore deve tirare nella maniera che più lo mette a proprio agio”. “Giannis is not Steph Curry” per Sullivan non è solo un modo di dire, ma un modo di allenare il talento del greco. I due trascorrono ore e ore in palestra, un’estate intera spesa prima a discutere sulla forma di tiro che Giannis riteneva più in linea con le sue qualità, in seguito iniziando l’allenamento di quella forma di tiro e portandolo avanti giorno dopo giorno.

I risultati stanno dando ragione al duo: questa stagione le cifre del tiro da tre punti di Giannis sono aumentate esponenzialmente: 30.6% su quasi 5 tentativi a partita. Ciò significa che la fiducia nel suo tiro è sempre maggiore e che le difese ora devono iniziare a pensare che lasciargli un tiro aperto può significare un +3 nella casella del punteggio dei Milwaukee Bucks.

 

“He can learn to do that“

13 Marzo 2019, Smoothie King Center di New Orleans, una partita di Regular Season come tante tra i lanciatissimi Milwaukee Bucks e i derelitti New Orleans Pelicans, alle prese con i mal di pancia di Anthony Davis, che di lì a pochi mesi sarebbe andato ai Los Angeles Lakers. Il terzo quarto è iniziato da poco più di un minuto e Giannis Antetokounmpo commette un fallo su Anthony Davis: è il suo quarto fallo e sembra automatico che Mike Budenholzer lo sostituisca per evitare che la sua partita si comprometta, qualora dovesse commettere il suo quinto fallo. Coach Bud, però, esorta la sua squadra a continuare a giocare come se nulla fosse accaduto. In quel momento il risultato è di 64-53, la partita terminerà 130-113 per i Bucks, con Antetokounmpo che terminerà la gara senza commettere più alcun fallo.

Easily my favorite quote from postgame belongs to Mike Budenholzer, who used the phrase, "Just kind of rolled the bones" when talking about keeping Giannis in despite four quick fouls: pic.twitter.com/zEPS7m6C06

— Matt Velazquez (@Matt_Velazquez) March 13, 2019

Interrogato a proposito, coach Bud risponderà dicendo che è stata una scelta voluta: Giannis deve imparare ad affrontare i mille imprevisti che una partita NBA può presentare, e così deve fare anche la squadra: se Giannis fosse uscito per falli, la squadra avrebbe dovuto cavarsela senza di lui.

Il rapporto tra Giannis e coach Bud è un continuo confronto che porta alla crescita di entrambi. L’ex allenatore degli Hawks nei suoi due anni sulla panchina dei Bucks ha aiutato molto Giannis nelle letture e nel miglioramento del suo QI cestistico. Si è passati da un Godzilla che penetrava nelle aree avversarie e che difendeva la sua area senza una ratio logica a un carro armato che conosce alla perfezione i movimenti da fare e i momenti in cui effettuarli.

Drive and dish ?#FearTheDeer pic.twitter.com/082MlJGiWR

— Milwaukee Bucks (@Bucks) February 29, 2020

Ricezione dinamica in punta di Antetokounmpo: il greco prende velocità e penetra in area, dove ad aspettarlo ci sono tre giocatori dei Thunder, pronti a chiudergli il ferro. In angolo, però, si è liberato Middleton: Nader non riesce a ruotare in tempo e i Bucks costruiscono e capitalizzano il vantaggio accumulato dalla lettura di Giannis, con Middleton che mette a segno la tripla del +27.

? @Giannis_An34 length turns defense into transition offense for the @Bucks! #NBABreakdown

?: MIL / LAC
⏰: 10pm/et
?: @ESPNNBA pic.twitter.com/t7RSWbrgF2

— NBA (@NBA) November 6, 2019

Pick and Pop tra Tyler Herro e Derrick Jones Jr.: Middleton passa sul blocco e segue Herro, che non ha angolo di tiro e scarica per Jones con un passaggio dietro la schiena. Giannis legge tutto, ruba palla, supera lo stesso Derrick Jones e va a inchiodare la schiacciata.

 

The future is now

Fino all’inizio della scorsa stagione, i Milwaukee Bucks hanno potuto nascondersi dietro il concetto di ricostruzione lenta e graduale. Questa stagione però sta dimostrando che il futuro dei Bucks passa dalla possibilità di vincere un anello nei prossimi due anni. Al termine della prossima stagione, infatti, scadrà il contratto di Giannis: non è certo un mistero che i Bucks gli offriranno il super-max da 247.3 milioni di dollari e tutti gli onori del caso per convincerlo a rimanere nel Wisconsin; tutte le scelte prese negli ultimi due anni, dal rinnovo di Middleton alla firma di tantissimi tiratori, vanno in questa direzione.

Nonostante ciò, le sirene provenienti da Miami, Toronto e da tanti big market non fanno dormire sonni tranquilli al General Manager Jon Horst. Ecco perché vincere un titolo ora avrebbe una doppia valenza: in primis i Bucks potrebbero approfittare del vuoto di potere presente nella lega dopo il disgregamento dei Warriors e vincere un titolo 49 anni dopo la prima (e unica) volta.

Vincere, poi, metterebbe molta più pressione sulle spalle di Antetokounmpo: lasciare un contesto vincente, con un sistema puntuale come un orologio e totalmente incentrato sulle sue qualità sarebbe una scelta ardua. Certo, Milwaukee è uno small market e non può offrirgli la visibilità della Miami di turno ma, al tempo stesso, ci vuole coraggio a tradire una comunità che ormai si identifica totalmente in lui e che gli dimostra amore in ogni situazione. Come manifestato da LeBron James e da Kevin Durant, per andare via servono spalle larghissime e la capacità di accettare sia le critiche sia il ruolo del villain, del cattivo che tradisce chi ha contribuito a costruire la sua grandezza.

La dirigenza dei Bucks sta dimostrando di voler accontentare il suo centro di gravità permanente in tutto e per tutto, modellando un roster a sua immagine e somiglianza ed esaudendo ogni sua richiesta, esplicita o meno che sia: una per tutte, il fratello Thanassis a Milwaukee. Per non lasciare nulla di intentato e per non doversi guardare indietro, come accaduto ai tifosi dei Cleveland Cavaliers e degli Oklahoma City Thunder.

Sembra paradossale, ma Giannis Antetokounmpo in questo periodo di sospensione non può allenarsi e continuare a migliorare il suo tiro. Come dichiarato qualche giorno fa, non ha una palestra con campo da basket in casa (come per esempio ha LeBron James) e si sta tenendo in forma con la cyclette e sollevando pesi. Middleton ha dichiarato che il suo allenamento si svolge nel giardino di casa di un suo vicino, dove passa intere giornate a crivellare il canestro e ad affinare le sue (già ottime) qualità di tiratore. Insomma, nonostante l’emergenza i Bucks continuano ad essere focalizzati sulla stagione NBA e continuano a lavorare per farsi trovare pronti. Il sogno dell’anello non si coltiva da solo, e i Milwaukee Bucks lo sanno benissimo.

La squadra c’è, il coaching staff c’è, le motivazioni ci sono e i tifosi sono impazienti: nel momento stesso in cui Adam Silver darà il placet al rientro sul parquet, i Bucks si faranno trovare pronti per l’assalto finale al trofeo più ambito, quello che manca da tanti anni e che è il sogno di tutti.

Tags: Donte DiVincenzoEric Bledsoegiannis antetokounmpoJon HorstKhris MiddletonMarvin WilliamsMike BudenholzerMilwaukee Bucks
Giuseppe Verrillo

Giuseppe Verrillo

Appassionato alla NBA per caso, guardando gara7 tra Spurs e Pistons in una calda notte di giugno. Lebron James mi illumina la via, i Cavaliers me la rabbuiano.

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