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Dāvis Bertāns è un cecchino infallibile

Lorenzo Olivieri by Lorenzo Olivieri
5 Aprile, 2020
Reading Time: 8 mins read
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Copertina a cura di Nicolò Bedaglia

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Alcuni giocatori sono così: non sembrano nulla di eccezionale per tre stagioni consecutive e poi, improvvisamente, hanno il potenziale per diventare importanti pedine nella prossima free agency NBA: Dāvis Bertāns rientra esattamente in questa categoria di giocatori. Dopo tre stagioni agli Spurs, in cui è stato un discreto role player come specialista da fuori e nulla più, ha decisamente cambiato marcia durante il suo primo anno a Washington, imboccando un nuovo cammino che potrebbe indirizzare la sua carriera verso orizzonti decisamente più luminosi.

Bertāns si trova agli Wizards sostanzialmente solo per una strana coincidenza astrale: San Antonio l’ha ceduto in un’operazione di salary dump come ne avvengono tante altre in ogni momento della stagione NBA. Col senno di poi, in Texas si sono certamente resi conto dell’errore di valutazione fatto col lettone, così come se ne è reso conto il resto della lega quando The Latvian Laser ha iniziato a bruciare le retine di ogni arena NBA.

Mentre la lega veniva colta di sorpresa dal cecchino dell’est Europa, se chiedete a Bertāns vi dirà che per lui non c’è nulla di strano in quello che sta facendo. Che lui è sempre stato il miglior tiratore al mondo, e che aveva solo bisogno di più spazio per dimostrarlo. Già, perché a quanto pare il lettone è uno dei giocatori più sicuri di sé dell’intera NBA, un ambiente in cui già ci sono parecchi caratterini piccanti. Chiedete negli spogliatoi neroargento, chiedete in giro nella capitale: la cockiness, l’arroganza di Bertāns è ormai leggendaria. Uno scambio di battute di rito a San Antonio fra il lettone e lo staff o i compagni era: “Quando è stata l’ultima volta che hai sbagliato un tiro, Dāvis?”; la risposta, sorniona: “Io non sbaglio mai”.

Con questo atteggiamento si è costruito attorno un personaggio, che è il primo passo per farsi notare in questa lega. Il secondo, poi, è dar seguito alla propria spacconeria, e Bertāns lo sta certamente facendo, affiancando eccellenti prestazioni sul campo alla sua solità mentalità perfezionista. Quella mentalità che non gli consente mai di adagiarsi sugli allori e accontentarsi delle performance e dei risultati raggiunti. Segnare 47 triple consecutive in allenamento? Va bene, ma peccato che non siano 50. Dopodiché, peccato non sia 60. E così via. “Non è abbastanza, non è mai abbastanza. Ne segni 47 e pensi ‘ah, me ne mancavano solo 3 per arrivare a 50’. Se arrivi a, tipo, 65, pensi ‘oh, ancora 5 e sarei arrivato a 70’. E va avanti così”. Uno con questa mentalità aveva davvero solo bisogno di tempo.

He’s the cockiest blank blanker in the world

Scott Brooks

Bertāns ha di fatto raddoppiato il suo fatturato realizzativo, passando dagli 8 punti a partita della passata stagione ai 15.4 di quella attualmente sospesa, divenendo di fatto il secondo miglior realizzatore degli Wizards. Le sue percentuali balistiche sono rimaste pressoché invariate, mentre è il volume di triple prese a partita che è raddoppiato, salendo da 4.4 a 8.7. In realtà è quasi difficile restare colpiti da una stagione come questa da parte di un giocatore come Bertāns: non siamo di fronte alla maturazione di un talento cristallino, e non siamo neanche di fronte a qualche nuova skill perfezionata in estate dal lettone. Apparentemente Bertāns è quello di sempre, con le sue solite caratteristiche di sempre.

Come sempre, però, in NBA sono i dettagli a fare la differenza. Scott Brooks gli ha concesso la cosiddetta green light, la libertà di poter giocare liberamente in attacco, lasciandogli prendere ogni tiro che il lettone senta di doversi prendere — ossia quasi tutti quelli che la partita gli offre, più qualcuno in più.

Per esempio, cos’è questa roba qui, esattamente?

A San Antonio non aveva certo queste licenze, pena la scomunica. La cosa sorprendente è proprio che a fronte di un aumento netto del suo carico offensivo, la sua efficienza complessiva non sia praticamente calata, passando dal 63% di TS% al 62%. Gli Wizards inoltre gli lasciano molta più libertà di movimento, non limitandosi a lasciarlo gravitare sul lato debole in attesa di capitalizzare su un errore della difesa, ma facendolo muovere molto senza palla, ad esempio in uscita dai blocchi. La differenza la si vede anche nei numeri: l’anno scorso quasi il 56% dei tiri presi da Bertāns era in spot-up, mentre quest’anno è sceso a poco più del 31%. A San Antonio il suo compito era punire la difesa quando si staccava troppo per aiutare su Aldridge, DeRozan o Gay, mentre a Washington Scott Brooks gli ha dedicato interi set offensivi. Qui ad esempio vediamo un’uscita perfetta del lettone da uno stagger screen messo in piedi apposta per lui.

La differenza è abissale perché, se fino all’anno scorso Bertāns era un giocatore di complemento al sistema offensivo degli Spurs, quest’anno una discreta fetta dell’attacco passa direttamente da lui quando è in campo, non solo come finalizzatore, ma anche come facilitatore. Sebbene i numeri dei suoi assist siano rimasti pressoché invariati, oltre che mediocri (parliamo di un passaggio da 1.3 a 1.7 assist a partita), Bertāns viene spesso utilizzato da Brooks anche come palleggiatore nei giochi a due. La sua gravity genera moltissime occasioni per i suoi compagni; questo succedeva — e succede ancora — quando il lettone gioca lontano dalla palla, ma ora che è al centro dell’azione molto più spesso si aprono diverse nuove possibilità per tutto il quintetto degli Wizards.

Qui per esempio si vede molto chiaramente come la già citata gravity del lettone influenzi la difesa, creando spazio per i suoi compagni. La semplice ricezione di Bertāns sul perimetro è sufficiente ad attirare su di sé due difensori, liberando una linea di passaggio pulita a centro area in favore di Rui Hachimura.

In questa clip invece è possibile osservare Bertāns come palleggiatore. La stessa azione viene giocata praticamente tre volte di seguito dagli Wizards: Bertāns viene liberato in punta con un blocco cieco; nella prima situazione sfrutta il vantaggio acquisito sul proprio difensore per attaccare direttamente il canestro e scaricare sul proprio lungo, nell’ultima invece conclude personalmente al ferro. Nella seconda situazione, infine, dopo essere salito in punta senza aver preso molto vantaggio, gioca un pick and roll da palleggiatore concludendo molto bene con un sottomano mancino.

È chiaro come Scott Brooks voglia sfruttare appieno il potenziale di un tiratore così rispettato dalle difese, e uno dei modi migliori per farlo è appunto metterlo al centro delle azioni e costringere la difesa a fare delle scelte. Un tratto molto più peculiare del basket di Dāvis Bertāns, invece, è di sicuro il range di tiro illimitato di cui il lettone dispone, messo ancora più in mostra quest’anno con la maggiore libertà concessagli dagli Wizards. Stiamo parlando infatti di un tiratore capace di colpire da qualsiasi distanza e senza la minima paura di prendersi il classico logo shot in qualsiasi momento. Specialmente in transizione, dove Bertāns ha licenza di tirare tutto ciò che gli passa per le mani.

Bertāns sta tirando col 40% sui tiri presi almeno un piede oltre la linea dei tre punti, e a febbraio The Athletic scriveva che fino a quel punto della stagione il lettone tirava col 42% da oltre 27 piedi di distanza. Vederlo prendere alcuni tiri completamente fuori di testa è diventata un’esperienza a parte all’interno della partita, e i commentatori di ogni arena NBA hanno iniziato ad annunciare le sue triple con lo stesso entusiasmo con cui vengono annunciate quelle di Steph Curry.

Sarò ripetitivo, ma cos’è esattamente questa roba?

Citando Mike Prada, si può dire che con il floor spacing, la gravity che genera e i movimenti che compie all’interno dell’attaco degli Wizards, coach Brooks abbia trasformato Bertāns da Steve Novak in un J.J. Redick più alto. Ve lo immaginate un Redick più alto? Uno dei migliori tiratori al mondo, però alto 2.10m?

Bertāns sarà free agent la prossima estate. Al momento percepisce 7 milioni a stagione, un vero e proprio furto da parte della franchigia, considerando quello mostrato in campo quest’anno. L’intera NBA ha glissato sul lettone la scorsa estate, nonostante sulla carta sia il prototipo di giocatore perfetto per quest’era, in cui i lunghi in grado di aprire il campo sono merce prelibata. Difficilmente le altre squadre commetteranno lo stesso errore anche la prossima offseason: Bertāns verrà pagato e nessuno più se ne sorprenderà.

Il lettone viene visto in partenza perché gli Wizards sono una squadra in rebuilding, e strapagare un giocatore come il lettone non è quello che vuoi fare se stai cercando di rifondare, però al momento la squadra della capitale sembra intenzionata a cercare di tenerlo e renderlo parte integrante del progetto. Inoltre il suo valore in una possibile sign&trade non è assolutamente da sottovalutare.

Quali che siano le mosse della sua attuale franchigia in estate, una cosa è certa: in questa stagione Dāvis Bertāns si è mostrato all’intera lega per quello che è e per quello che lui ha sempre sostenuto di essere, cioè uno dei migliori tiratori al mondo. Il suo primo anno a Washington potrebbe aver indirizzato definitivamente la sua carriera, dopo tre anni passati nell’anonimato.

Tags: Dāvis BertānsSan Antonio SpursScott BrooksWashington Wizards
Lorenzo Olivieri

Lorenzo Olivieri

Nato a Brindisi, ci ha messo appena sette anni a capire che il basket fosse lo sport più bello del mondo. Lo ha praticato per circa i vent’anni successivi, arrivando a buon livello, e lo ha guardato dal divano fino al più alto livello possibile. Il suo primo amore in NBA è Tracy McGrady, e sta ancora aspettando di trovare il secondo. Oltre al basket, ama la cultura nerd ed è un gamer incallito.

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