Ormai siamo giunti agli sgoccioli di questa Regular Season: tra March Madness e corsa ai playoff, marzo si prospetta essere un mese interessante. Come spesso accade, la situazione più incerta e più interessante è ad Ovest con ben quattro squadre (Portland, Sacramento, San Antonio e New Orleans) entro le cinque partite da un ottavo posto, tutt’altro che sicuro, dei Memphis Grizzlies. Verosimilmente tutte e cinque le squadre coinvolte cercheranno di spremersi il più possibile per ottenere un pass per la postseason e affrontare, con molta probabilità, un primo turno contro i Lakers. Andiamo a vedere le situazioni delle varie squadre:
MEMPHIS GRIZZLIES (31-31)
Memphis si trova, al momento, all’ottavo posto con un record di 31 vittorie e 31 sconfitte: sembrerebbe dunque una situazione piuttosto tranquilla. Sfortunatamente per la franchigia del Tennessee, non c’è da stare troppo sereni: i Grizzlies sono a tre gare piene di vantaggio su tutte le altre contendenti per l’ottavo posto ma hanno il secondo calendario più difficile della intera lega e la situazione infortuni non è delle migliori.

Nel mese di marzo si trovano ad affrontare ben sei squadre da playoff (Dallas, Utah, Milwaukee, Oklahoma City, Boston e Toronto) e due delle dirette concorrenti per l’ultimo spot (Portland e New Orleans). Un calendario che non permette errori o cali di concentrazione sia in casa che fuori. Per Ja e compagni è ovviamente impensabile riuscire a battere tutte le squadre sopracitate ma è indispensabile vincere almeno gli scontri diretti che, ad ora, recitano due sconfitte contro i Pelicans e una vittoria contro Portland. Ad aprile il calendario non migliora con 6 gare su 7 veramente ostiche tra cui l’ultimo scontro diretto con i Blazers.
La situazione calendario, però, non è l’unica preoccupazione per Memphis: due dei migliori giocatori della squadra sono fuori per infortunio. Jaren Jackson Jr è fuori a tempo indeterminato per una distorsione al ginocchio sinistro rimediata nella partita del 21 febbraio contro i Lakers, mentre Brandon Clarke, che si è infortunato contro i Clippers il 24 febbraio al quadricipite destro, dovrebbe tornare a metà marzo. Entrambi i giocatori sono due pedine fondamentali per la squadra e senza di loro può diventare difficile mantenere l’ottavo posto.

Memphis ad inizio anno era vista come una squadra dal futuro brillante ma ancora debole sulla carta e piena di punti interrogativi, ancora forse troppo acerba per fare i playoff. Le aspettative di inizio stagione sono state ampiamente superate.
I playoff possono essere la prova del nove per questi Grizzlies reduci da una stagione importante (grazie a Ja Morant su tutti): vedere l’impatto dei vari Valanciunas, Anderson e Josh Jackson dove il basket si fa più duro è assolutamente importante per la dirigenza e lo staff. Da questa esperienza ne uscirebbero rafforzati tutti: staff, roster e soprattutto i giovani Ja, JJJr e Clarke che hanno bisogno di affrontare difese preparate in grado di mettere in luce i loro punti deboli.
SACRAMENTO KINGS (27-34)
L’anno scorso i Kings furono i protagonisti di una delle più belle narrative della Western Conference: i playoff sembravano vicini ma il finale di stagione riservò altre sorprese. Dopo un finale così amaro la dirigenza decise di puntare su di un nuovo coach, Luke Walton, ma, purtroppo, non sempre tutto va come previsto e le assenze prolungate di Fox e Bagley hanno complicato la stagione dei Kings.
Ora sono di nuovo allo stesso punto dell’anno scorso. La schedule rimanente è la 18esima più difficile della lega (0.498), la più ostica dopo quella dei Grizzlies (tenendo in considerazione le cinque squadre che si contendono l’ottavo posto): 7 contender da affrontare e gli scontri diretti con Portland, New Orleans e San Antonio. Dieci partite difficili che si complicano ulteriormente viste le assenze di Marvin Bagley III e Richaun Holmes che sono fuori a tempo indeterminato. Nulla di impossibile però, dato che comunque SacTo è in positivo nelle ultime 17 partite: 12 vittorie a fronte di 5 sconfitte arrivate contro i top della classe (la streak è positiva da quando Buddy Hield è stato spostato in panchina, un caso?). Se continuano così una possibilità c’è, ma non ci devono essere cali di concentrazione e la coesione deve essere al massimo.

I vari infortuni hanno scombussolato non di poco i piani della franchigia Californiana, ma i playoff rimangono sempre l’obiettivo da raggiungere per tutti. Come per altre franchigie qui presenti, fare il salto in postseason è assolutamente fondamentale per cambiare marcia ed iniziare un nuovo percorso di crescita. A roster solo due giocatori hanno più di 30 anni e le apparizioni ai playoff sono pochine se si esclude Harrison Barnes: per questo è fondamentale iniziare subito con il piede giusto.
Purtroppo è più facile da dire che da fare e le chances di giocare il primo turno sono poche. Se non riuscissero a fermare questo digiuno che dura dal 2006, i Kings, dovrebbero stravolgere di molto i piani della franchigia, pensando attentamente a come muoversi in Free Agency (soprattutto visto il contratto dato a Buddy e tenendo in considerazione della timeline di Fox).
PORTLAND TRAILBLAZERS (28-35)
Per Portland non è stato un anno facile ma, nonostante tutto, la franchigia dello stato dell’Oregon è ancora in lizza per i playoff. Al momento la situazione è positiva: da qui alla fine della stagione, i Blazers affronteranno una delle schedule più facili dell’intera lega. Affronteranno un totale di 8 partite veramente importanti su 19, due volte Memphis (cruciale la vittoria per arrestare la corsa della squadra del Tennessee) e poi altre sei partite contro squadre che mirano ad essere contender per il titolo (in ordine: Houston, Boston, Philadelphia, Utah, Denver e Los Angeles Clippers).

L’altra nota positiva è il rientro di Lillard (era fuori dal 12 febbraio per uno strappo all’inguine); lo #0 è il principale responsabile della risalita dei Blazers: in 22 gare (dal 1 Gennaio al 12 Febbraio) ha tenuto 32.9 punti, 8.5 assist ed il 44% da 3 su 10.5 tentativi vincendo 11 gare. Potrebbero sembrare poche ma in questa stagione Portland non ha mai raggiunto il 50% di vittorie su campioni di 20+ partite eccetto per questo stint. Con Damian i playoff sembrano più vicini che mai.
Come già scritto, l’anno di Portland non è stato per nulla facile: Nurkic out a tempo indeterminato e giocatori che non rendono quanto avrebbero dovuto. In più ad inizio stagione si sono aggiungi l’infortunio al tendine di Achille di Rodney Hood e l’infortunio alla spalla per un Zach Collins chiamato alla stagione della consacrazione: il primo è out for the season, l’altro dovrebbe tornare a marzo. Dopo una serie di aggiustamenti in corsa tra trade e firme di Free Agent e un Lillard on fire, però, siamo di nuovo parlare di Blazers in zona playoff.
Fare i playoff è l’obiettivo primario della franchigia: in casa Blazers vogliono in tutti i modi essere competitivi e riprendere da dove avevano lasciato lo scorso anno, ovvero le finali di Conference contro Golden State. Non arrivare ai postseason non sarebbe una sconfitta guardando la stagione appena trascorsa e i salti mortali che Portland ha dovuto fare per tornare in carreggiata in maniera semi-decente. Potrebbe essere una sconfitta, però, per il duo Lillard-McCollum, due giocatori ormai non più giovanissimi che non aspettano altro che vincere.
SAN ANTONIO SPURS (26-34)
San Antonio, dopo 23 lunghi anni è tornata ad avere un record negativo e al momento si trova fuori dai playoff. Attenzione però, non è ancora tutto perduto e un tenue barlume di possibilità c’è ancora, circa il 3% per il modello proposto da FiveThirtyEight.
Gli Spurs sono a 3.5 vittorie da Memphis ma hanno un calendario nettamente in discesa dato che la SOS della squadra Texana è la 23esima della lega: 0.476. Le prossime 22 partite non sembrano un ostacolo impossibile per il team di Popovich: tante squadre sulla carta fattibili (Cleveland, Golden state e Chicago su tutte) e gli importantissimi head-to-head contro le altre squadre in lotta per l’ultimo posto (tre volte contro i Pelicans, due contro Sacramento e una contro Memphis). Per i nero-argento è di fondamentale importanza vincere anche contro alcune contender anche se servirebbe una vittoria almeno contro i Jazz o contro i 76ers il 10 aprile.

IL calendario è in discesa ma la situazione infortuni complica le cose: con Poeltl out a tempo indeterminato diventa tutto più difficile e l’assenza di Aldridge, seppur day-to-day, non fa che abbassare ancora di più le chances per arrivare all’ottavo posto.
La stagione non era partita tra le più rosee aspettative ed, inoltre, si sono palesati i limiti di molti giocatori: Aldridge sta invecchiando, DeRozan non è un leader in grado di caricarsi la squadra sulle spalle per tutta una stagione ed i giovani sono ancora inesperti o acerbi. Nel caso in cui non dovessero raggiungere i playoff, però, non sarebbe una disfatta. Le aspettative erano basse già ad inizio stagione e, come già detto, la franchigia sa già che direzione deve prendere: un core per il futuro c’è già, veterani che possono dare qualcosa anche; c’è solo da decidere riguardo alle due stelle DeRozan e Aldridge.
NEW ORLEANS PELICANS (26-36)
New Orleans è sotto i riflettori da giugno 2019 dopo la scelta di Zion Williamson. Dopo un inizio orribile dove hanno perso 9 delle prime 12 gare e collezionato 13 sconfitte consecutive (dal 23/11 al 17/12), la situazione è andata lentamente in crescendo fino all’esordio della 1st pick avvenuto il 22 gennaio. Da quando il numero #1 è tornato in campo i Pelicans hanno un record positivo con 9 vittorie su 16 gare. Grazie a questo sprint sono tornati sotto per la corsa ai playoff.

Come è possibile notare dall’immagine qui sopra, NOLA si trova in una posizione avvantaggiata rispetto alle concorrenti per due motivi: infortuni e strength of schedule. Nelle restanti 20 partite i Pelicans avranno la 28esima SOS della lega: affronteranno solo cinque squadre di alta classifica e poi tutte altre franchigie in zona tanking o di pari livello. Importantissimi saranno gli scontri con Memphis che permetterebbero di rallentare ulteriormente la corsa di Ja e soci.
Come già anticipato, è soprattutto grazie ad una persona se i Pels sono a contendersi l’ottavo posto: Zion Williamson. Da quando ha esordito, solo due volte è sceso sotto i 20 punti: sta mantenendo medie ottime per una matricola (24 punti, 6.8 rimbalzi e 2.1 assist con il 63% di True Shooting). Per misurare l’impatto offensivo di Zion, però, occorre capire anche come si adatta la difesa avversaria.
Immagine di qualità bassa MA possiamo vedere come Zion condizioni una intera difesa (causa Hype? causa distrazione?), tutti guardano il post-up e Ingram ne approfitta.
— Andrea Poggi (@AndreaPoggi14) January 23, 2020
N.B. era il primo post-up di Zion. pic.twitter.com/I7BrKK1Dtz
Questo tweet, seppur vecchio, mette in mostra il pericolo generato da Zion quando prende posizione in post basso. Tutt’ora le difese da Regular Season hanno faticato a contenerlo dato che è un mismatch vivente (può battere con facilità un lungo e portare sotto canestro un giocatore più piccolo di lui). Sarà interessante vedere la gestione di Zion nel finale di stagione e ancor più interessante sarebbe vederlo ai playoff dove sicuramente le difese sono più preparate.
Premettiamo questo: i Pelicans ad ora non sono una squadra da playoff, ma un team molto promettente. Approdare in postseason sarebbe una grandissima rivincita nei confronti dei Lakers e di Davis (che comunque sono primi ad Ovest) ma, soprattutto, sarebbe un turning point importante per la franchigia che ha riniziato quasi da zero. Riuscire nello sprint finale e accaparrarsi l’ultimo spot vorrebbe dire iniziare a gettare le basi per una cultura diversa, una cultura vincente.
Mancare i playoff sarebbe una sconfitta? A mio avviso non così grande. La dirigenza può ritenersi abbastanza soddisfatta della squadra al completo (quindi da fine gennaio con Zion in campo). La finestra temporale che NOLA ha per essere competitiva è molto ampia dato che il loro miglior giocatore è ancora 19enne; come anticipato già prima, importantissima sarà la prossima Free Agency dove scadranno alcuni giocatori, Ingram, Favors e Moore su tutti. Che direzione prenderà la franchigia della Louisiana?
IL MIGLIOR MATCHUP PER I LAKERS?
I Gialloviola sono, dopo anni di limbo e brutte stagioni, in vetta alla Western Conference con 47 vittorie e 5 gare piene di vantaggio sui Nuggets. A meno di scivoloni o sorprese, i Lacustri dovrebbero arrivare ai playoff con il 1st seed.
Arrivare in postseason con il miglior record ad Ovest garantisce il fattore campo almeno fino alle Western Conference Finals e un primo turno più facile. Non nascondiamoci dietro ad un dito e diciamolo chiaramente: se i Lacustri dovessero mantenere la prima posizione batterebbero qualsiasi squadra 4-0/4-1 al primo turno: aspetto fondamentale per arrivare più possibile freschi ai round seguenti. Di seguito verranno analizzati il migliore e il peggiore matchup per i Lakers.
LAKERS-GRIZZLIES
Trovare la franchigia del Tennessee al primo turno sarebbe un sogno ad occhi aperti per i Californiani dato che è, sulla carta, il matchup più semplice da affrontare, ma anche uno dei più intriganti.
Il primo problema che sorge in casa Memphis è relativo al ritorno di Jaren Jackson Jr. Come tornerà? Questo è un punto di snodo fondamentale nella serie. Jackson è un difensore di buon livello in grado di contenere Davis sia in post che sul perimetro ad una condizione: il #13 deve contenere il numero dei falli. Jackson è un giocatore molto falloso (4.1 quest’anno e 3.9 di media in carriera) e attaccarlo potrebbe essere un ottimo game plan da parte dei Lakers per mandarlo fuori partita.
Nella partita di novembre -la prima tra Memphis e Lakers- Jaren ha commesso 5 falli nei primi 3 quarti. Nella prima Clip vediamo Jackson coinvolto in una situazione di pick and roll tra LeBron e Davis: Jaren difende staccato per proteggere il ferro e costringere LeBron al pull-up; James, però, esegue un bel pocket pass per Davis che, nel frattempo, ha rollato forte a canestro; il sophomore è dunque costretto a recuperare sul suo uomo ed essendo sbilanciato commette fallo: and-one di Davis. L’altro fallo avviene poco dopo, sempre nel primo quarto: LeBron lancia una palla lunga per Davis che, nel frattempo, ha preso posizione profonda; Jackson abbassa le mani e cerca di recuperare palla in tutti i modi. Risultato? secondo fallo personale. JJJr rientrerà nel secondo periodo, a 8 minuti dalla fine circa.
L’altro punto nevralgico riguarda Morant e la paura di prendersi tiri dal mid-range. Sicuramente i Lakers sfrutteranno questa sua insicurezza e questa mancanza nel suo gioco per avere vita più facile in difesa:
https://t.co/R0l4xy3lPe
— Andrea Poggi (@AndreaPoggi14) March 5, 2020
Ja MOREYnt
Come si può vedere dalla clip sottostante, il pick and roll tra Morant-Valanciunas viene difeso in drop coverage da Howard. Il rookie dei Grizzlies è solito prendere la maggior parte delle conclusioni nel pitturato o al ferro e quindi Howard chiude la linea di penetrazione e costringe l’attaccante ad un pull-up dal mid-range. Soluzione vincente.
Per evitare brutte sorprese o un dispendio troppo grosso di energie, i Lakers dovranno premere molto su i punti dolenti di Memphis. A loro volta i Grizzlies dovranno fare tesoro di tutte le situazioni in cui si sono trovati in difficoltà per poter arrivare preparati.
LAKERS-PELICANS
New Orleans è forse l’avversario più noioso per i Lakers. La squadra di Gentry, oltre ad accoppiarsi bene in difesa, avrà il fuoco negli occhi: la serie è come un derby, ex giocatori da una parte e dall’altra.
Rispetto a Memphis, i problemi dei Pelicans sono minori e, come già preannunciato, i matchup sono decisamente più ostici per i Lakers. Il reparto esterni di NOLA composto da Lonzo-Holiday -e Hart che entra con le varie rotazioni- è in grado di cambiare su tutti i giocatori dei Lakers: tre guardie molto fisiche che non hanno paura di spremersi in difesa e che sicuramente si butteranno su tutti i palloni vaganti. Quando sono in campo insieme, Ball, Jrue e Josh, concedono in media 105 punti per 100 possessi, dato più basso per quanto riguarda le combinazioni a 3 uomini degli esterni.

Se il trio di guardie è abbastanza solido e può reggere fisicamente alcuni matchup, qual è il problema allora? Il punto critico in questo momento è la difesa 1 contro 1 di Zion. Nell’ultima partita contro i Lakers, la prima scelta al draft si è trovata accoppiata con Kuzma e il risultato non è stato dei migliori (ricordiamo che Zion ancora non è al 100% della forma fisica e imparare a difendere in NBA dopo nemmeno 20 gare è difficile).
Nella prima clip Kuzma riceve un passaggio da LeBron e decide immediatamente di mettere palla a terra per attaccare il closeout tardivo di Williamson (quest’ultimo si era staccato per andare a raddoppiare sul #23 gialloviola). Bastano due palleggi per arrivare sopra al ferro ed inchiodare la schiacciata a due mani. La seconda è una situazione di isolamento a fine shotclock. Kyle, con 8 secondi da giocare, decide di attaccare Zion dal palleggio: quest’ultimo regge un paio di scivolamenti ma poi prima si sbilancia sulla spin move dello #0 e poi commette fallo. And One!
Sicuramente i Gialloviola attaccheranno Williamson il più possibile portandolo fuori dall’area con un esterno più veloce di lui o spalle a canestro se dovesse marcare Davis. Decisivo per Nola sarà l’apporto difensivo dei vari Melli e Favors al ferro. La 1st pick ha giocato più di 20 minuti solamente in 5 lineup, 3 delle quali hanno un Defrtg sotto il 100. In queste tre lineup i giocatori che circondano Zion son sempre i soliti: Lonzo e Holiday, uno tra Ingram o Hart e uno tra Melli e Favors.

Nico Melli ci rende orgogliosi non solo per le stats avanzate ma anche per le giocate in campo. Kuzma riceve palla e attacca, porta Lonzo vicino a canestro: sembra tutto apparecchiato per un comodo layup ma Ball riesce a reggere quel tanto che basta per permettere a Melli di recuperare e aiutare. Nico stoppa, palla recuperata e NOLA parte con la transizione.
Nonostante i matchup possano offrire spunti interessanti, non sembra esserci partita sulla carta. Per i Lakers sarà fondamentale entrare nella serie con la massima cattiveria agonistica e voglia di vincere per potersi concentrare sul secondo turno il prima possibile. Far riposare le due super star, in particolare LeBron, deve essere la priorità per i Lakers ad inizio post-season.