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Iguodala ha ottenuto quello che voleva

Davide Possagno by Davide Possagno
7 Febbraio, 2020
Reading Time: 9 mins read
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Copertina a cura di Marco D'Amato

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PUNTO DI VISTA DEI GRIZZLIES

Durante la scorsa free agency Bob Myers, GM dei Golden State Warriors, decide di sacrificare, per ragioni di cap, Iguodala per poter aggiungere a roster D’Angelo Russell, che arriva in una sign and trade con Kevin Durant che, nel frattempo, si è accordato con i Brooklyn Nets.

Il Most Valuable Player delle NBA Finals 2015 viene così spedito a Memphis insieme alla prima scelta del 2024 e una somma di denaro. i Grizzlies, che qualche giorno prima hanno scambiato Mike Conley ai Jazz, per assorbire il contratto di Iguodala utilizzano la trade exception ottenuta proprio dallo scambio con la franchigia di Salt Lake City.

Tutti sono convinti che le strade di Iguodala e i Grizzlies si separino da lì a poco: l’ala può fare comodo a molte contender piuttosto che ad una squadra che ha appena iniziato il rebuilding. Si parla subito di buyout ma i Grizzlies non sono della stessa opinione: Iguodala viene invitato a presentarsi al Media Day e al training camp. Ma Iguodala di giocare a Memphis non ne vuole proprio sapere e così, nei giorni seguenti, le due parti arrivano ad un compromesso: Iguodala resterà in disparte lontano dalla squadra in attesa di una nuova destinazione ed i Grizzlies si impegneranno a cercare una trade che possa soddisfare entrambe le parti.

Zack Kleiman fissa il prezzo per Iguodala: una prima scelta futura.

Passano i mesi ma la situazione non si smuove: i Grizzlies non abbassano le loro pretese e nessuno si fa seriamente avanti per Iguodala. A pochi giorni dalla trade deadline, Iguodala fa sapere ai Grizzlies le squadre in cui gradirebbe di essere scambiato e con cui sarebbe disposto a rifirmare e, per quel che sappiamo, solo i Miami Heat si fanno avanti: Iguodala quindi si trasferisce in Florida e firma con gli Heat un biennale da 30 milioni di dollari con il secondo anno non garantito (Team Option).

Insieme ad Iguodala a Miami finiscono anche Jae Crowder e Solomon Hill mentre Memphis riceve Justise Winslow, Dion Waiters e James Johnson: i Grizzlies quindi non riescono ad ottenere la prima scelta tanto agognata.

Andando ad analizzare la trade, ci sono due motivi principali per cui i Grizzlies effettuano questo scambio: assicurarsi un giocatore su cui lavorare (Winslow) e riempire il cap per l’anno prossimo.

Partiamo dal secondo punto: Memphis scambia tre contratti in scadenza per i biennali di Waiters e Johnson e il triennale di Winslow. Con il primo si dovrebbe arrivare ad un accordo per un buyout o comunque dovrebbe essere rilasciato, mentre il secondo è stato spedito a Minnesota per Dieng, che ha anche lui un contratto di due anni. Se i Grizzlies non avessero fatto questa trade e avessero lasciato scadere i contratti di Iguodala, Crowder e Hill, si sarebbero trovati nella prossima free agency potenzialmente con più di 45 milioni da spendere.

Tuttavia la prossima FA è una delle più povere degli ultimi anni e i Grizzlies hanno deciso deliberatamente di occupare spazio salariale, preferendo mantenere una certa in flessibilità in vista della free agency del 2021. Memphis ha 112.441.697 milioni di contratti garantiti per la prossima stagione e con il cap fissato a 115 milioni di dollari potrà fare sostanzialmente due cose: rifirmare De’Anthony Melton e usare la MLE.

Per quanto riguarda Winslow è un giocatore certamente interessante: difensore dotato fisicamente e abbastanza rapido per poter difendere su 4 ruoli e rimbalzista sopra la media, caratteristica mica da sottovalutare in una squadra che chiude le partite con un frontcourt composto da Clarke, undersized, e Jackson, non ancora un rimbalzista affidabile.

I maggiori dubbi sul nuovo arrivo in casa Grizzlies riguardano, innanzitutto, lo stato di salute: Winslow ha giocato appena 11 partite appena in questa stagione, ha visto il campo appena 18 volte nell’anno da sophomore e fatta eccezione per la prima stagione in NBA, non ha mai giocato più di 70 partite.

E poi c’è l’attacco: nonostante nell’ultima stagione Winslow abbia concluso l’annata con il 37.5% da tre su 3.9 tentativi e risultando mortifero soprattuto dall’angolo sinistro (45.5%) il prodotto di Duke non può essere ancora considerato un tiratore affidabile ed è un giocatore che ha fatto vedere le migliori cose palla in mano, soprattutto quando accoppiato contro le pg avversarie. E in una squadra che ha già diversi portatori di palla come Morant, Jones e lo stesso Anderson forse non è il fit migliore per questa squadra al momento. Tuttavia i Grizzlies sono una squadra in divenire, nonostante siano ottavi ad Ovest, e Winslow, se dovesse trovare un po’ di continuità stando lontano dagli infortuni, potrebbe rivelarsi un giocatore importante su cui investire per il futuro: ricavare da Iguodala un giocatore su cui si può lavorare è comunque un successo.

PUNTO DI VISTA DEGLI HEAT

Se dopo essere riusciti a scaricare Hassan Whiteside arrivando contemporaneamente a Jimmy Butler -passando per il necessario sacrificio di Josh Richardson- qualcuno mi avesse detto che i Miami Heat qualche mese dopo avrebbero scaricato anche Dion Waiters e James Johnson, probabilmente l’avrei preso per matto. E invece, oltre a essersi liberato di questa zavorra, Riley è anche riuscito a tenere sia i (pochi) asset futuribili rimasti, sia ad aggiungere a roster tre giocatori che sulla carta dovrebbero fittare molto bene con il sistema di gioco implementato da Spoelstra.

Da Memphis arrivano Andre Iguodala, Jae Crowder e Solomon Hill che prendono il posto di Justise Winslow, Dion Waiters e James Johnson (a sua volta mandato a Minnesota per Gorgui Dieng).

Cosa guadagna Miami a roster?

Il pezzo più pregiato che verrà aggiunto allo scacchiere di coach Spo è sicuramente l’MVP delle Finals 2015, un giocatore in grado di garantire una ventina di minuti di qualità in regular season, ma soprattutto di risultare determinante ai Playoffs, periodo dell’anno in cui l’apporto dell’ex-76ers migliora sotto ogni aspetto. Quest’ultimo è il motivo principale per il quale gli Heat hanno voluto Iguodala: la squadra di quest’anno sta funzionando meglio di quanto si pensasse e, con Durant KO e Leonard a ovest, la strada per le Finals potrebbe essere aperta anche per Miami, che con questi accorgimenti potrebbe parzialmente colmare il gap che la separa dalle altre contender.

Il contributo che Andre Iguodala è chiamato a dare è sotto gli occhi di tutti: a 36 anni suonati, l’ex-Warriors ha uno skillset molto definito che combacia quasi perfettamente con il profilo del giocatore ideale per i Miami Heat 2019/20: difesa on-ball, off-ball e capacità di difendere molteplici posizioni, tiro da 3 dagli angoli in spot-up (36% dall’angolo sinistro, 47% dal destro nella stagione 2018/19), playmaking (caratteristica molto importante nell’attuale sistema di gioco), leadership dentro e fuori dal campo e, soprattutto, esperienza nei momenti che contano davvero.

Ecco perché, per giudicare l’impatto che avrà Iggy, occorrerà attendere i Playoffs, periodo in cui storicamente dà il meglio di sé. La perplessità più grossa che riguarda Iguodala è la sua condizione fisica, vista l’età avanzata e l’assenza dai campi NBA che si protrae dal 13 giugno scorso (nonostante si sia regolarmente allenato in questi nove mesi). Ma gli Heat sono pur sempre la squadra che ha fatto dimagrire James Johnson e Dion Waiters: di conseguenza, i dubbi che riguardano la tenuta di Iguodala credo verranno rapidamente dimenticati.

Con Iguodala arrivano anche Jae Crowder e Solomon Hill, due giocatori che sulla carta dovrebbero rivelarsi dei discreti fit per gli Heat. Sulla carta perché entrambi hanno la nomea di essere dei buoni 3&D, ma a conti fatti e per motivi diversi, attualmente stanno rendendo poco in entrambe le metà campo. Crowder sta tirando tanto e male da 3 punti (29% su 5.9 tentativi) e in difesa si sta rivelando poco più che neutro; tuttavia, a Miami avrà un carico offensivo più ridotto, il che potrebbe portare benefici sia nelle percentuali da fuori limitando il numero di tiri contestati, sia, conseguentemente, in difesa.

Solomon Hill, perseguitato dagli infortuni negli ultimi due anni ai Pelicans, sta finora disputando una stagione discreta: in 19 minuti di utilizzo sta tenendo 5.7 punti, 3 rimbalzi e 2 assist di media tirando con il 38% da 3 su 3.1 tentativi. Purtroppo i molteplici infortuni hanno avuto pesanti ricadute sul suo fisico e sul suo atletismo; ciononostante, potrebbe garantire qualche minuto in regular season in caso di infortuni a giocatori di rotazione, ma dubito possa entrare stabilmente nei 9/10 uomini utilizzati con continuità da Spoelstra.

Cosa guadagna Miami dal punto di vista finanziario?

Con questa mossa gli Heat riducono la Luxury Tax per la stagione in corso da 6.65 milioni di dollari a 2.98 ed acquisiscono flessibilità sia nella prossima free agency, essendo Jae Crowder e Solomon Hill nel loro ultimo anno di contratto (a differenza di James Johnson e Dion Waiters che ne hanno un altro), che in quella del 2021. Discorso diverso per Andre Iguodala che ha già firmato un’estensione contrattuale biennale (con team-option per il secondo anno) da 30 milioni complessivi.

Stando alle mie stime, rinunciando a tutti i cap-hold, Miami avrebbe 32.9 milioni di spazio salariale a disposizione nella prossima estate; tuttavia, siccome la free agency 2020 si preannuncia come una delle più povere di talento della storia recente, gli Heat potrebbero puntare a rifirmare Dragic e Derrick Jones e, allo stesso tempo, aggiungere qualche altro comprimario senza intasare il cap in vista della free agency successiva.

Per l’estate 2021, invece, gli Heat hanno liberato il cap di altri 13 milioni (lo stipendio di Justise Winslow) e, se dovessero gestire al meglio i cap-hold, potrebbero avere spazio per due max-salary in una free agency che dovrebbe essere ricca di talento, con la possibilità di esercitare la team-option sul contratto di Iguodala nel caso arrivassero due stelle.

Chi saluta Miami?

Dopo cinque altalenanti stagioni gli Heat scelgono di separarsi da Justise Winslow, un giocatore che è sempre stato potenzialmente molto interessante ma che a conti fatti ha dimostrato molto poco. Proprio nel momento in cui sembrava potesse emergere definitivamente (schierato come PG titolare), due infortuni consecutivi hanno, di fatto, posto fine ai suoi giorni in maglia Heat.

Riley spedisce a Memphis sia Waiters che Johnson, riparando parzialmente ai danni che fece nel 2017 rifirmandoli a cifre folli. Il primo, a causa di numerose sospensioni e atteggiamenti poco professionali, non è mai entrato nelle rotazioni di coach Spoelstra e ha giocato la sua prima partita stagionale due settimane fa, mentre il secondo, dopo aver speso i primi mesi in panchina stava riacquistando la fiducia di Spoelstra grazie soprattutto alla sua versatilità difensiva, ma senza mai dare continuità alle proprie prestazioni.

Di conseguenza, facendo qualche calcolo, i Miami Heat si sono liberati di tre giocatori che per diversi motivi erano fuori quasi completamente dalle rotazioni e con poche speranze di rientrarvi, prendendone altrettanti (che potrebbero fittare molto bene) con l’obiettivo di aggiungere profondità al roster ed esperienza in vista dei Playoffs.

Per la cronaca, Memphis e Miami stavano lavorando a una trade a tre per portare anche Gallinari a South Beach, ma non sono arrivati a un accordo in quanto il giocatore italiano chiedeva un’estensione pluriennale che gli Heat non gli avrebbero mai concesso, non volendo occupare il cap in vista dell’estate 2021.

Tags: Andrea IguodalaMiami Heat
Davide Possagno

Davide Possagno

Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.

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