Giunti alla seconda parte di stagione in casa Charlotte Hornets, è arrivato il momento di capire a che punto sia lo sviluppo di Miles Bridges. il prodotto di Michigan State University sta trovando parecchie difficoltà nell’affrontare la sua seconda annata in NBA alternando momenti positivi ad altri parecchio negativi.
Come già ampiamente detto durante la preview stagionale il numero #0 è considerato dalla dirigenza un tassello fondamentale del futuro della franchigia, al pari dei vari Graham, Washington e Rozier… Per questo motivo la sua crescita va monitorata costantemente vista l’importanza in chiave futura.
Il suo sviluppo, però, non sembra procedere nel modo sperato. Era abbastanza facile prevedere che il suo anno da sophomore non sarebbe stato facile: la partenza di Kemba Walker ha stravolto i piani di coach Borrego che ha a sua volta dovuto ridimensionare il carico di responsabilità di ogni giocatore. Molti più possessi, molti più tiri, molta più responsabilità. Miles purtroppo non sembra reggere tutto questo.
Bridges è in 87° posizione su 87 ali piccole in NBA per Real Plus Minus a quasi un punto di distanza da Kevin Knox, che occupa l’ottantaseiesima posizione. Le statistiche parlano di un impatto pessimo su entrambi i lati del campo e di uno sviluppo in fase di regressione rispetto a quanto di buono visto nel suo anno da rookie. A causa delle sue caratteristiche Miles è il giocatore che più di tutti ha sofferto la partenza di Walker e questo si sta notando parecchio.
Nella sua prima stagione NBA aveva messo in mostra tutto il suo atletismo, l’esplosività nell’attaccare il ferro e una buona base di partenza nel tiro dalla lunga distanza. Non ci si aspettava decisamente un impatto negativo come quello che sta avendo.
Andiamo per gradi e analizziamo tutto ciò che ha mostrato durante le 47 partite stagionali.
Metà campo offensiva
La base di partenza messa in mostra durante il primo anno in NBA lasciava ben sperare. In estate il coaching staff degli Hornets ha deciso di porre l’attenzione per il suo lavoro offensivo sul ball handling e sulla capacità di creare in palleggio per sé e per i compagni, in modo da avere un’opzione in più oltre a Graham e Rozier.
L’allenamento di Bridges non sembra aver portato i frutti sperati, anche se l’exploit di Devonte‘ ha in parte coperto questa mancanza. A fronte di un aumento di 4 punti percentuale di USG%, l’AST% è aumentata di 1.5 e la TOV% di 4.4. Numeri che mostrano come la sua capacità di creazione dal palleggio non sia migliorata significativamente, pur avendo più possibilità di generare con la palla in mano. Gran parte delle palle perse di Bridges sono causate dalla sua scarsa capacità di mantenere il palleggio nel traffico e questo influenza anche la sua capacità di attaccare in modo deciso il ferro:
Questa sua difficoltà nel portare palla con continuità e sicurezza va a impattare in toto sul suo potenziale offensivo. In primo luogo, la possibilità di attaccare il ferro. Con i mezzi atletici e l’esplosività del numero #0 ci si aspettava una maggiore costanza e efficacia in penetrazione: meno di un tiro su tre avviene nei pressi del canestro e più della metà delle realizzazioni sono assistite, tuttavia la percentuale di conversione del 64% non è malvagia.
Questi numeri sono indicativi della scarsa propensione e costanza nell’andare in penetrazione dal palleggio. Un altro aspetto interessante che rinforza questa tesi è la quantità di tiri presi tra i 3 e i 10 piedi dal canestro, ovvero tutta l’area del pitturato. Miles converte questi tentativi con il 37% alternando jump shot e hook shot contestati e con coefficienti di conversione molto difficili. Troppo spesso durante una penetrazione si accontenta di un tiro fuori equilibrio con il difensore molto vicino, quasi a voler evitare il contatto che gli permetterebbe di raggiungere il ferro.
Come si può vedere in questa clip, pur avendo una buona linea di penetrazione e spazio per poter concludere al ferro, non attacca con la giusta aggressività il suo omonimo di Phoenix optando per un tiro contestato e ‘buttato’ in aria.
L’incapacità di mantenere il palleggio con costanza, oltre ad impattare negativamente sulla sua creazione di tiri, non permette a Bridges di mettere in mostra un fondamentale in cui ha dimostrato buoni flash: il passaggio. Miles non è conosciuto come un gran passatore, ma già in passato aveva dimostrato di avere qualche buona lettura, soprattutto in situazioni di vantaggio nei confronti della difesa.
Nella clip riesce a crearsi un buon vantaggio nei confronti di Rubio attaccando il ferro con la palla in mano: in questo caso la strada per la penetrazione è abbastanza bloccata e il numero #0 riesce a uscirne con una soluzione poco scontata, trovando Zeller per il comodo layup.
Il lavoro che Bridges ha svolto in estate non è bastato a permettergli di gestire la palla con continuità e questo ha creato dei problemi negli aspetti appena analizzati. Si vede qualche piccolo miglioramento, ma la strada è ancora lunga.
Nel primo anno in NBA la sua shot selection era facilmente scomponibile in due macro categorie: alley-oop e tiri da tre. Se i primi sono leggermente diminuiti per via di un diverso impiego offensivo, il tiro dalla lunga distanza è diventata una delle sue armi preferite: è il fondamentale in cui si vedono i miglioramenti più significativi. Miles prende il 40% dei suoi tiri da oltre la linea e li converte con un discreto 34%. Numeri non esaltanti ma in netto miglioramento rispetto ai pochi tentativi con il 32% del primo anno.
Gli allenatori di Charlotte hanno come obiettivo quello di trasformarlo in un giocatore sempre più completo offensivamente. Trend crescente nell’ultimo periodo per gli Hornets è quello di sfruttare i mismatch in attacco, generati dalla dinamicità delle due ali: Bridges e PJ Washington. Il numero #0 in situazioni di Post Up fa registrare 1.16 PPP, giocando però solo un possesso a partita. Considerando il numero limitato di tiri a partita, si dovrebbe considerare l’opzione di cavalcare molto di più questo tipo di situazione, in cui ha dimostrato anche una buona tecnica.
Offensivamente Bridges è un cantiere aperto, si sta lavorando per completare e ampliare il suo skillset dato che molto probabilmente questa parte del suo gioco sarà quella decisiva per la sua sopravvivenza nella lega.
Metà campo difensiva
Passiamo alle note dolenti, la difesa. Tutto quel poco di positivo delineato in precedenza viene completamente spazzato via dall’impatto negativo che Miles ha nella metà campo difensiva.
Charlotte è attualmente la 28° squadra in NBA per DRTG per basketball reference. Il roster presenta evidenti lacune difensive e questo ovviamente impatta sulle statistiche dei singoli giocatori, ma i problemi di Bridges in questo aspetto del gioco sono tanto evidenti quanto preoccupanti. Osserviamo con attenzione la prossima clip:
Nei minuti finali della partita contro Indiana, Miles è in marcatura su TJ Warren che durante l’azione si muove da un lato all’altro del campo, senza l’energia di un taglio. Bridges rimane per circa 2 secondi a marcare letteralmente il vuoto e Warren viene pescato completamente libero per il comodo appoggio. Momenti come questo hanno caratterizzato la difesa lontano dalla palla di Bridges per tutta la stagione con almeno un episodio a gara.
Per cercare di ovviare a questa gravissima mancanza di concentrazione, Borrego ha provato a posizionarlo costantemente sul miglior attaccante degli avversari. L’idea non è delle peggiori, quando il numero #0 è costretto a difendere il suo uomo con la palla in mano rimane concentrato e mostra buone prestazioni, ma questo non basta.
Il sistema difensivo di Charlotte si basa sul cambio difensivo tra tutte le posizione, escluso quello che coinvolge Playmaker e Centro. Un’organizzazione del genere richiede una continua comunicazione con i compagni e un livello di attenzione sempre alto. Tutto questo non gioca a favore di Bridges.
Molto probabilmente i suoi numeri migliorerebbero in una difesa classica, in cui non deve far altro che pensare alla sua marcatura o con la presenza di un play difensivo in grado di guidarlo durante tutto il corso dei possessi.
Nella clip notiamo i grandi limiti comunicativi che ha in questa metà campo. Devonte’ è attaccato in mismatch da Adebayo, Miles si avvicina per l’aiuto senza vedere e interagire con Zeller, anche lui in arrivo a sostegno del compagno. L’idea di aiutare il mismatch in sè non è sbagliata, ma il numero #0 lo fa senza comunicare e con una posizione scorretta, ruota intorno al centro di Miami cancellando le sue possibilità di chiudere con un eventuale closeout Robinson, che a fine possesso avrà una tripla wide open.
Al college la mancanza di difesa off ball era mascherata da spaziature più intasate o dal suo atletismo, Miles riusciva spesso a rimediare sfruttando le sue caratteristiche fisiche. Tuttavia in NBA la storia è diversa, alcuni allenatori costruiscono parte del loro gameplan sulle sue lacune, costringendo Borrego a tenerlo in campo per meno tempo possibile. Per questo motivo il suo minutaggio in questa prima metà di stagione è stato abbastanza altalenante.
Cosa fare?
Miles compirà 22 anni il 21 marzo e questo è importante. Il ragazzo è giovane, alla sua seconda stagione NBA gioca 30 minuti a partita con richieste che vanno oltre le sue attuali capacità. Per la dirigenza si prospettano due strade da percorrere nei confronti del numero #0.
La via della pazienza e dello sviluppo è quella che attualmente percorrerei. Ci vorrà programmazione e ancora molto lavoro. La sua difesa lontana dalla palla è un problema grave, soprattutto per la frequenza con cui quegli episodi si manifestano e per questo motivo una sua continua crescita offensiva servirà a mascherare il problema. L’alternativa è quella di inserirlo in qualche scambio sperando che a qualcuno faccia gola il suo talento e il suo atletismo, ma tutto questo mi sembra alquanto improbabile.
Nonostante il pessimo avvio di stagione e le statistiche avanzate non felicissime, non è ancora il momento di gettare la spugna con un ragazzo di quasi 22 anni. Ci sono ancora due o tre stagioni in cui sarà importante concentrarsi sullo sviluppo dei giocatori e Charlotte non ha e non deve avere fretta, anche se i tifosi non hanno ancora capito chi è veramente Miles Bridges.