Superata la prima metà di Regular Season, in casa Clippers è arrivato il momento di affacciarsi alla seconda parte del campionato con ancora tante domande e ben poche certezze.
Con il record attuale di 30W-13L, la squadra di LA ha potuto contare sulla presenza a singhiozzo dei propri giocatori chiave: Leonard e George hanno saltato un totale di 27 partite sulle 43 disputate finora, mentre se includiamo anche i giocatori di contorno come Williams, Shamet, Beverley, Green e McGruder il conto sale a 77. L’unica partita giocata con il roster al completo è stata la vittoria di Natale contro i Lakers, ma anche in quell’occasione si è vista una distribuzione dei minuti che probabilmente non avrà nulla a che fare con quella di metà aprile, i.e. i 7 minuti di JaMychal Green.
Fatta questa doverosa promessa, abbiamo cercato di raccontarvi ciò che più ci ha impressionato fino ad oggi. Lo abbiamo fatto selezionando cinque punti.
1) LA RICERCA DELLA CLOSING LINEUP
La profondità dei Clippers è uno degli elementi che più li differenzia dalla concorrenza. Da inizio stagione si sottolinea come – a differenza dei Lakers, per esempio – possano contare su una rotazione a nove-dieci uomini. Doc Rivers ha sperimentato molto – e si è trovato anche costretto a farlo, vista la serie di infortuni che hanno messo alla prova il roster losangelino – e, se pare aver trovato lo starting five (Beverley, George, Leonard, Harkless e Zubac), rimane molto flessibile nella scelta del quinto elemento nei minuti finali delle partite: accanto ai big four (Leonard, George, Williams e Harrell) ha spesso schierato Beverley, ma nell’ultimo periodo si è orientato maggiormente su Shamet per allargare il campo. Senza dimenticare Green – che sta avendo una stagione sub-par –, è evidente che le scelte di Doc nei finali di partita dipenderanno dai contesti e dai quintetti avversari.
In attesa di capire quelle che saranno le scelte di Rivers, un po’ di numeri utili per capire quella che è stata la prima parte di stagione dei Clippers, con un particolare occhio di riguardo ai magnifici quattro:
- Nei primi 178 minuti giocati insieme, il quintetto titolare vanta un net rating positivo di 7.3 punti. Tuttavia, nonostante la presenza dei 4 migliori difensori esterni e di un rim protector migliore di Harrell, il defensive rating da 106.3 non lascia estasiati.
- Dopo 100 minuti di gioco, i Big Four hanno un net rating positivo di 23.9.
- Leonard e George viaggiano a un net rating di +11.1 in più di 400 minuti giocati insieme. Williams e Harrell si fermano a +7.9 in circa 800 minuti.
2) VIETATE I POCKET PASS A PG13
I Clippers sono 14-4 nelle partite in cui la coppia Leonard-George scende in campo. Il +8.7 di net rating registrato in queste 18 gare sarebbe il secondo migliore della lega, inferiore soltanto agli irraggiungibili Bucks.
I problemi della squadra di LA si presentano (comprensibilmente) quando una delle due superstar viene a mancare, e nello specifico quando Kawhi non gioca. Abbiamo già analizzato i progressi di Leonard come playmaker in questa stagione, mentre per Paul George il ruolo di creator principale è stato finora un incubo. Il nativo di Palmdale è tra i peggiori, tra i giocatori del suo rango, nel creare per i suoi compagni di squadra ed eseguire correttamente i passaggi complicati.
Il rapporto tra High Value Assists/100 poss e la % di Bad Pass di PG13 è tra le peggiori della NBA:
L’aspetto del suo gioco che più lo penalizza è l’incapacità di eseguire passaggi in spazi brevi in situazioni di P&R: spesso il passaggio arriva in ritardo, colpisce i difensori o raggiunge il rollante all’altezza delle ginocchia.
Nella partita in b2b persa in volata contro i Bulls questa situazione si è presentata più e più volte. Fin dal primo possesso della gara, George viene a prendere la palla dopo un pindown per poi giocare un P&R con Zubac. La lettura dei due giocatori è corretta, e il centro croato esegue uno slip per anticipare lo show tardivo di Carter Jr. Il passaggio schiacciato di George viene però intercettato all’ultimo dal recupero del centro dei Bulls, e Lavine vola in contropiede per segnare i primi 2 punti della serata.
Situazione simile all’inizio del terzo quarto: blocco portato da Harkless che taglia subito a canestro dopo uno slip. Nuovamente George si incaponisce con un inspiegabile passaggio schiacciato tra i 2 difensori (un lob sarebbe stato perfetto, con l’area totalmente libera) che sbatte contro Markkanen, regalando così un altro possesso.
Ma il nostro eroe non è soddisfatto e allora ci riprova. Lui è convinto di saper fare sto benedetto pocket pass ed è così che regala l’ennesima palla agli avversari: solito roll a canestro di Harrell che non viene raggiunto dal passaggio del compagno, intercettato da Carter Jr.
Il confronto con gli altri principali creator della squadra è impietoso: per 100 possessi, George commette più palle perse e il doppio di Live Ball TOs, ovvero palle perse che permettono il prosieguo dell’azione avversaria. Anche la colonna relativa ai Bad Pass racconta la stessa storia: PG ne esegue il doppio della coppia Williams-Leonard combinata.

Con la squadra al completo, questi lapsus sono ancora abbordabili per i Clippers. In un’ipotetica serie di Playoff contro difese lunghe come quella dei Lakers o dei Bucks, i dettagli come questo possono però rappresentare la differenza tra una serie vinta e un’eliminazione.
3) ISO-TREZZ
La scorsa stagione ha visto la consacrazione di Harrell come uno dei migliori giocatori in uscita dalla panchina per impatto. Harrell sembrava però aver raggiunto il suo ceiling offensivo: un abile rim runner capace di portare grande energia e dare profondità all’attacco, grazie alle assistenze dei suoi compagni. In questa stagione Trezz ha, però, implementato un tipo di soluzione che raramente veniva utilizzata.
Harrell quest’anno ha più che triplicato i possessi in isolamento (ne sta giocando 1.6 a partita, rispetto ai 0.5 possessi dello scorso anno) e sta segnando 1.21 punti per possesso (95.7 percentile) a differenza dei 1.08 (90.3 percentile) della stagione 2018/2019.
Questo suo miglioramento nella creazione del proprio tiro si può notare ulteriormente andando ad osservare i dati riguardanti le percentuali di tiri assistiti e non assistiti: la percentuale di tiri presi dopo un passaggio di un compagno è passata dal 69.6% al 58.6 % mentre quella dei tiri non assistiti è passata dal 30.4 % al 41.4 %.
Qui di seguito possiamo vedere attraverso delle clip quello di cui stiamo parlando:
Utilizza la superiorità fisica per prendere posizione in post ed avvicinarsi a canestro contro Troy Brown e conclude eludendo sapientemente la difesa utilizzando un brillante movimento di piedi.
Non potendo sovrastare fisicamente Mahinmi decide di affrontarlo fronte a canestro, sfruttando la maggiore mobilità rispetto ad un lungo classico mostrando anche un buon ball-handling.
Per la seconda volta, comprende di non poter portare in post Mahinmi. In questo caso riesce a creare il vantaggio con un’altra spin move eseguita ad alta velocità, grazie alla sua buona rapidità di piedi.
Questo è un possesso molto interessante: porta palla in transizione mostrando un ball handling non eccelso ma comunque controllato. Wagner lo attende a centro area, in una posizione non ottimale per contenerlo e in posizione quasi statica. Harrell, in piena accelerazione e con un controllo del corpo di altissimo livello, risulta incontenibile.
Sa che il matchup va affrontato fronte a canestro, mette palla a terra, accelera ed elude l’aiuto difensivo grazie ad un semigancio in corsa con buon tocco.
I miglioramenti del centro dei Clippers garantiscono un’ulteriore arma nelle partite in cui mancano gli attori principali. Ai Playoff le difese più fisiche potrebbero reagire meglio al suo 1vs1, ma avere una freccia in più nell’arsenale è fondamentale per la squadra di Doc Rivers.
4) L’IMPORTANZA DELLO SPACING: SHAMET
Landry Shamet è probabilmente uno dei giocatori più interessati dalla rivoluzione estiva che ha travolto i Clippers: da punto fermo del quintetto, ed eroe di Gara 2 contro Golden State nel primo turno di Playoffs 2018-2019, Shamet si trova quest’anno in un contesto totalmente nuovo e che lo vede uscire dalla panchina.
Per la verità, complice l’iniziale assenza di Paul George e gli esperimenti di Doc Rivers alla ricerca delle rotazioni ideali, il nativo di Kansas City ha iniziato la stagione corrente in quintetto, salvo scivolare poi in panchina contestualmente al ritorno di George e a un infortunio alla caviglia occorso a inizio novembre che lo ha tenuto fuori per un mese abbondante.
Il diverso ruolo, però, non è sinonimo di bocciatura, ma anzi Shamet si sta rivelando essere una pedina sempre più rilevante, tanto da essere un valido candidato per il posto vacante nel quintetto che chiude le partite – salvo esigenze particolari, la presenza di Williams, Leonard, George e Harrell è assicurata nei minuti finali.
Perché l’ex 76ers risulta fondamentale per gli equilibri della banda di Doc Rivers? Come è facile immaginare, per il suo range di tiro e la sua efficienza in situazione di catch&shoot che permettono di allargare il campo.
Shamet ha grande sensibilità nello spaziarsi oltre l’arco dei tre punti, facendosi spesso trovare pronto in angolo. Si vede chiaramente nella clip sopra riportata: in una situazione di mezza transizione condotta da George, complice il pigro rientro difensivo dei Sacramento Kings, la guardia losangelina viene trovata nell’angolo sinistro da Leonard, dopo una circolazione di palla rapida ma esclusivamente perimetrale.
Le qualità di tiratore di Shamet sono però ancor più evidenti e utili in situazioni di pick’n’roll, molto utilizzate dai tre principali leader tecnici offensivi dei Clippers. Sempre contro i Kings a fine dicembre, George gioca un pick’n’roll in punta con Zubac come rollante. Nonostante PG13 non sia particolarmente aggressivo, Sacramento decide di difendere con uno show forte sull’ala losangelina e, pertanto, la seconda linea difensiva flotta verso il centro dell’area per coprire il roll a canestro di Zubac. Ciò comporta che il terzo uomo, ovvero Shamet, venga lasciato libero in angolo e pescato ottimamente da George con uno skip pass.
Nella situazione qui analizzata, sul lato opposto a quello di Shamet si spaziano Leonard e Harkless. Ora, immaginatevi nei minuti finali uno tra Williams/Leonard/George a giocare un pick’n’roll con Harrell – molto più efficace di Zubac in queste situazioni –, con gli altri due spaziati su un lato e Shamet su quello opposto. Si tratta di tre closer in grado di creare palla in mano e con buon range di tiro, uno specialista dietro l’arco e un rollante d’élite. Per quanto basilare tatticamente, è una play call difficilmente difendibile e che, grazie a Shamet, non permette alla difesa di flottare eccessivamente verso il portatore di palla.
Situazione simile anche nel match di natale vinto dai Clippers contro i Lakers. Ultimi secondi del terzo quarto, con la second unit più Beverley in campo: Williams in palleggio in punta gioca un pick’n’pop con Green e deve fronteggiare lo show di Caruso e Kuzma, che vogliono toglierli la palla dalle mani. Sweet Lou serve Green che si è aperto oltre l’arco e che, leggendo bene la rotazione difensiva, serve Shamet che è spaziato nell’angolo destro. Solo rete.
Un po’ di numeri a testimonianza dell’importanza della guardia losangelina: Shamet sta tirando con il 37% da 3 in stagione, con 5.4 tentativi per partita. Nel mese di dicembre, una volta rientrato dall’infortunio alla caviglia, ha addirittura viaggiato al 51.5% con 4,1 tentativi per partita. La sua percentuale reale di tiro è del 57.1%, mentre la zona di campo preferita oltre l’arco dei tre punti è in punta, dove si è preso 99 triple segnandole col 37.4%.
5) LA LOTTERY PICK BUTTATA
21 giugno 2018, Brooklyn. All’interno del Barclays Center si sta tenendo il primo giro del Draft NBA. I Clippers si presentano con 2 scelte consecutive, la 12 e la 13. Dopo un trade-up selezionano Shai Gilgeous-Alexander alla 11 e, sotto la spinta di Jerry West, Jerome Robinson con la 13. Da quel giorno The Logo non fa altro che elogiare il giocatore proveniente da Boston College, ma fino ad ora Robinson ha enormemente deluso le aspettative. Complici le numerose mancanze nel reparto degli esterni, ‘Rome ha avuto la sua occasione in uno stretch iniziale della stagione, ritrovandosi a giocare più di 15 minuti per 11 partite. Fatta eccezione la vittoria schiacciante contro gli Hawks, Robinson ha collezionato 5,4 PPG con il 43.7 TS% nel mese di Novembre e uno strepitoso 37.1 TS% a Dicembre.
Jerome rimane un compagno molto amato e un ragazzo maturo. In difesa l’impegno è costante e sensibile, ma questa serie terrificante di prestazioni offensive lo hanno privato completamente della poca fiducia rimasta in sé stesso.
Derrick Walton Jr. ha preso il suo posto nelle rotazioni. In un momento di difficoltà per la squadra, il rookie undrafted da Michigan è stato una piacevole sorpresa: 42.9% da 3, tanto ordine in campo e le giuste giocate di pallacanestro, DWJ è diventato immediatamente un giocatore di culto.
La sua prontezza e solidità hanno portato la squadra a confermargli il contratto precedentemente non garantito il 7 gennaio.
Articolo a cura di Leonardo Cilia, Marco Giavazzi e Lorenzo Pasquali.