lunedì, 20 Marzo 2023
Newsletter
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
No Result
View All Result

Perchè dovevamo aspettarci i Thunder in zona playoff

Francesco Contran by Francesco Contran
18 Gennaio, 2020
Reading Time: 18 mins read
0
thunder4
Condividi su FacebookCondividi su Twitter

La stagione degli Oklahoma City Thunder sta superando le aspettative di tanti appassionati della NBA, ma gli osservatori più attenti non sono molto stupiti. Ora come ora, OKC si trova al settimo posto con un record di 19-15, e un buon margine sulla nona, i Portland Trail Blazers.

Le aspettative di inizio stagione

Come avevamo ampiamente detto nella Preview, nel primo anno di ricostruzione l’importante per i Thunder era sviluppare i giovani e mettere in mostra i veterani. Siccome i Miami Heat, i più interessati a Paul, hanno trovato il loro equilibrio con i super rookie Nunn e Herro, e dal momento che le contender erano già sistemate nello spot che occupa Gallinari, il risultato è che da inizio stagione il roster non è cambiato di una virgola.

Ai blocchi di partenza era pressoché assodato come Clippers, Lakers, Rockets, Nuggets, Jazz, Blazers e Warriors fossero superiori ai Thunder, indeboliti dagli addii di Westbrook e George. Tuttavia i Warriors hanno iniziato malissimo, subendo un gigantesco blowout proprio da OKC, e il successivo infortunio di Curry alla mano, unito a quelli di Green e Russell, li ha messi fuori dai giochi. I Blazers hanno avuto anch’essi problemi di infortuni, arrivando ad ingaggiare Carmelo Anthony, leggenda fuori da un anno, per dare una svolta alla stagione. Insieme a OKC, la lotta per l’ottavo posto a inizio stagione vedeva coinvolti i sempiterni Spurs, i nuovi Dallas Mavericks di Doncic e Porzingis, i giovani Kings, gli incompiuti Timberwolves, i Phoenix Suns del nuovo coach Monty Williams, e i New Orleans Pelicans con Zion Williamson.

La stagione da All-Nba di Doncic e l’ottimo gioco di Dallas hanno portato i Mavs in alto, a giocarsi il fattore campo, mentre Minnesota e Phoenix, dopo un ottimo inizio, si sono arenate. Sacramento fatica a prendere ritmo da inizio stagione e New Orleans ha pagato l’assenza della sua prima scelta assoluta e i numerosi infortuni. Così, dopo una ventina di gare, queste squadre hanno smesso di vincere e i Thunder, superata la parte più dura del calendario, hanno preso il ritmo scavalcando tutti. Attualmente San Antonio si trova all’ottavo posto più per l’incapacità degli altri team di vincere che per meriti propri.

I meno attenti, viste le eccellenti cessioni in estate, si aspettavano però una stagione da tanking, ma non è andata così, e a questo punto è difficile aspettarsi che la squadra non provi ad arrivare il più avanti possibile. Se è vero che Westbrook e Paul George non ci sono più, è anche vero che sono arrivati due veterani con tutto l’interesse a giocare il meglio possibile, e questi veterani non sono due giocatori qualunque.

L’impatto di Chris Paul e Danilo Gallinari

Chris Paul è una tra le migliori point-guard della storia NBA, un sicuro Hall-of-Famer, e per quanto sia entrato nella fase calante della carriera, è ancora un grande giocatore. Se non fosse a libro paga per più di 120 milioni nei prossimi tre anni, sicuramente qualche contender dovrebbe provare a prenderlo, perché CP3 è tutt’altro che un giocatore finito. Sta segnando 16.3 punti con soli 12 tiri tentati a gara, distribuisce 6.6 assist a partita condividendo il campo spesso con altre due point-guard, ed ha una TS% del 59.4%, che ne fa un giocatore efficiente. Il tutto con uno Usage Rate del 21.8%, il più basso dal 2010 e persino inferiore all’annata da rookie.

Si prende molti tiri dal midrange, che converte col 56.1% (ampiamente il migliore della lega tra i giocatori che ne hanno tentati più di 50 da inizio stagione). Inoltre, molto spesso lascia che siano i suoi compagni a mettersi in ritmo per gran parte della gara, ma quando arriva il clutch time prende possesso del pallone e segna un tiro dopo l’altro. L’ultima gara contro i San Antonio Spurs è solo un esempio di quanto CP3 possa essere determinante nei minuti finali: in quella precedente ha guidato un parziale di 14-2 nel finale contro i Mavericks, di cui vi lascio gli highlights qui sotto.

Come si può vedere, le abilità di passatore della Point-God sono ancora di alto livello, e quando decide di accendersi non c’è modo di fermare i suoi tiri dal gomito. In generale sembra quasi che giochi annoiato per la prima metà di gara, per poi prendere in mano la partita quando il gioco si fa duro, ma ovviamente non è così. Inoltre, ha un importantissimo ruolo come leader dello spogliatoio, e come mentore per i giovani Gilgeous-Alexander e Bazley.

Le statistiche nel clutch time ci dicono come CP3 abbia un assurdo +23.8 di Net Rating con una TS% del 66.3%. Inoltre ha segnato più di tutti nella lega durante il clutch time, anche perché OKC ha chiuso 26 gare in questa situazione, come analizzeremo successivamente.

Anche Danilo Gallinari è arrivato ai Thunder con tutto l’interesse a giocare bene. Essendo in scadenza poteva infatti essere l’obiettivo di qualche contender, o comunque guadagnarsi il prossimo contratto di livello in estate. A oggi sembra difficile vedere l’italiano lontano da Oklahoma City, mentre è probabile una sign and trade in estate.

Gallo si è presentato a OKC mostrando fin da subito le sue doti da tiratore. Le 7.3 triple tentate a gara sono il career high, e le spaziature garantite dall’ala sono fondamentali per l’attacco di OKC. L’efficacia ai liberi è sempre elevata, anche se forse manca un po’ di aggressività, come testimonia il calo a livello di viaggi in lunetta (“solo” 1.7 tentativi quest’anno). Danilo ha sviluppato un rapporto speciale con CP3, il quale ha definito l’italiano uno dei suoi migliori compagni i sempre. La connessione c’è anche in campo, con Paul che mette spesso Gallinari in ritmo. Come dichiarato proprio dal numero 8, in un articolo di Nick Gallo, non hanno bisogno di parlare molto di ciò che stanno facendo perché entrambi sanno come si gioca a basket.

E in effetti è proprio l’elevato QI cestistico la dote più sottovalutata ed importante portata in dote dai due veterani. Raramente sbagliano la giocata, sanno sempre farsi trovare pronti al momento giusto, e non hanno bisogno di essere troppo coinvolti nel gioco per essere produttivi. L’offensive rating di 113.9 del Gallo è tra i migliori dei Thunder, e nonostante un Defensive Rating di 112, l’impatto in campo è positivo. Dato che contro il numero 8 gli avversari tirano col 47.3%, si potrebbe pertanto pensare di attaccarlo in isolamento: nulla di più sbagliato. Gallo concede solo il 28% dal campo in queste situazioni, e a farne le spese per ultimo è stato Luka Doncic, che si è visto rubare palla in post nel finale di gara; sul contropiede OKC ha trovato i punti della vittoria.

Ai Thunder sono quindi arrivati due giocatori tutt’altro che finiti. E non sono arrivati di certo per fare una vacanza lunga un anno. Competere è stata la parola chiave sin dall’inizio del training camp, ed è il motivo per cui i Thunder sono al settimo posto nella Western Conference. In un intervista a inizio stagione Danilo era stato chiaro, l’obiettivo per la stagione erano i playoff.

OKClutch

Come già detto in precedenza, delle 34 gare giocate fino al momento in cui sto scrivendo, i Thunder ne hanno concluse 26 nel clutch time, trovandosi cioè entro 5 punti di margine col diretto avversario a 5 minuti dalla fine dell’incontro. Ciò può essere dovuto sostanzialmente a due motivi: la squadra ha difficoltà a chiudere le partite oppure tende a non mollare mai, anche quando la partita sembra essere sfuggita di mano. Per OKC sono vere entrambe le affermazioni, e aver subito solo 4 sconfitte in doppia cifra di svantaggio ne fa una squadra che cerca sempre la vittoria.

Infatti, una costante di questa stagione per la franchigia dell’Oklahoma è un terzo quarto difficile, seguito da una rimonta nel quarto finale. I comeback dalla doppia cifra di svantaggio sono già 9, e due di questi sono arrivati da oltre -20, oltretutto in back-to-back. Se guardate una partita dei Thunder vi conviene tenere accesa la tv o il pc fino alla fine, perché non potete mai dare per persa la partita. Emblematico in questo senso il buzzer beater di Schroder per mandare la partita all’overtime contro Minnesota, overtime dominato poi da Shai e compagni.

Un passaggio a tutto campo di Steven Adams, una difesa poco attenta di Minnesota, la velocità, il controllo del corpo e l’appoggio al tabellone del tedesco regalano ai Thunder una rimonta insperata all’ultimo secondo.

Dopo aver perso molte delle gare iniziali proprio nel finale, qualcosa è cambiato a OKC. Chris Paul, Shai Gilgeous-Alexander e Dennis Schroder, senza dimenticare Gallinari e Adams, hanno capito come vincere queste gare. Il Net Rating di +25 è inferiore ai soli Rockets e Jazz, mentre l’Offensive rating di 125 è il migliore della lega in queste situazioni. Questo perché una lineup con tre ball-handler è sorprendentemente efficace: tutti, Adams a parte, possono tirare bene. Tutti, Adams compreso, hanno buone letture con la palla in mano.

Le tre point-guard, poi, sanno segnare dal mid-range, da oltre l’arco, possono arrivare al ferro e sono efficaci in isolamento. SGA e Schroder, in particolare, sono molto efficaci in penetrazione. Infine, e questo è forse l’aspetto più sorprendente, la squadra difensivamente regge bene. Schroder in uno contro uno è diventato efficacissimo sugli scivolamenti difensivi, e concede il 25% in isolamento e la miseria di 0.59 PPP all’avversario. Il 42% complessivo che concede dal campo agli avversari è un dato positivo.

CP3, come detto in precedenza, è un giocatore clutch, e Shai Gilgeous-Alexander, di cui avevo ampiamente parlato, ha fatto enormi progressi nelle ultime due settimane. In particolare il Net Rating è salito a 5.7 nelle ultime 10 gare, e gli splits in generale ci indicano un miglioramento continuo dopo il calo dalla decima alla ventesima gara. Il suo Net Rating di 30.4 e la TS% di 72.2 nelle situazioni di clutch time sono dati ancora più assurdi di quelli di Chris Paul.

Insomma, dopo aver imparato a vincere le gare in volata proprio dalle sconfitte in questa situazione (0-4 a ottobre, 6-4 a novembre), i Thunder non si sono più voluti fermare, registrando un sorprendente 11-2 da inizio dicembre a oggi. Solo gli Utah Jazz in questo periodo hanno una percentuale di vittorie più alta.

Non per forza tutto questo deve essere solamente un pregio di OKC. Perché la squadra finisce a -20 contro Memphis e Chicago? Perché gli avversari anche più deboli restano in partita fino alla fine? Il rovescio della medaglia ci illustra dei Thunder che, anche contro gli avversari meno quotati, tendono a perdere pericolosamente ritmo in attacco e subire parziali. E anche nelle gare con grandi partenze, il rischio della rimonta è dietro l’angolo. Si si pensa al secondo match contro Golden State: Oklahoma City è partita fortissimo salvo poi fare grandissima fatica lungo l’arco dell’intera partita e ritrovarsi a dover compiere un 10-0 negli ultimi 5 minuti per rimontare e portare a casa la gara. Uno delle cause principali dell’incapacità di chiudere prima le partite è la carenza a rimbalzo.

I problemi a rimbalzo

I Thunder, con 43.1 rimbalzi sui 100 possessi, si classificano al 25esimo posto tra le squadre NBA. Se si considerano i rimbalzi offensivi catturati, per 100 possessi OKC è addirittura ultima con 8.4, per Basketball Reference. Oltre a questo, sono ben 10.8 i rimbalzi offensivi concessi alle altre squadre, e peggio dei Thunder fanno solo Raptors, Blazers, Nets, Hornets e Hawks. Preoccupanti anche i dati in percentuale: la squadra prende solamente il 76.3% dei rimbalzi difensivi disponibili, lasciando praticamente un quarto dei tiri sbagliati come seconda possibilità. Questo è un grosso problema che consente agli avversari di restare in partita anche quando tirano male, riuscendo a catturare anche tre o quattro rimbalzi consecutivi. Questi blackout sono presenti da inizio stagione, e nonostante questo continuano a persistere. Il prossimo passo per migliorare ancora è proprio in questo fondamentale.

Anche perché storicamente i Thunder sono sempre stati tra le migliori squadre nella NBA a rimbalzo. Lo scorso anno nei rimbalzi totali in 100 possessi OKC era sesta, con un ottimo secondo posto per i rimbalzi offensivi. Inoltre, solo quattro team concedevano meno rimbalzi in attacco. A cosa può essere dovuto questo calo drastico? E’ ora di sfatare un mito: Russell Westbrook era il miglior rimbalzista dei Thunder, e lo statpadding presunto non deve influire su questo giudizio. Questo perché comunque il numero 0 era attivo sotto i tabelloni anche in attacco. E non è un caso che ora a rimbalzo i Thunder fatichino.

Sembra quasi che OKC dia per scontato questo fondamentale, e non è un caso che molti rimbalzi vengano quasi regalati. Se prima c’era il numero 0 su tutti i palloni, ora è la squadra a dover essere aggressiva come lui. Molti avevano pensato che Steven Adams senza Westbrook a rubargli i rimbalzi avrebbe incrementato di molto la produzione. Non è così, Steven colleziona pressoché lo stesso totale di rimbalzi dell’anno precedente, ed è calato molto in quelli offensivi (da 4.9 a 3.5), salendo ovviamente nei difensivi da 4.6 a 6.3.

E non vale molto una parametrizzazione su 100 possessi o su 36 minuti in questo caso, perché Adams non è letteralmente in grado di stare in campo 30 minuti quest’anno. Questo ha permesso anche a Noel di trovare maggiore spazio, ma non tutta la stagione del neozelandese va considerata negativa. In particolare, ha sviluppato una dimensione come point-center.

Le nuove dimensioni di Adams e Noel

Negli anni precedenti si erano viste alcune letture dal post per i tagli dei compagni, ma nulla di più. Il miglioramento a 1.6 assist a gara era veramente esiguo, mentre quest’anno si sono viste cose interessanti. Quando non blocca, Adams si ritrova nella maggior parte dei casi nella zona di campo tra la lunetta e l’arco, palla in mano. Da lì spesso fa partire un handoff con le guardie o serve nei tagli a canestro. L’esperimento come pseudo point-center sta portando buoni risultati: Steven produce quasi 2.7 assist a gara, meno dei soli Paul, Schroder, SGA. Si sono visti anche pick-and-roll da palleggiatore: vi lascio qui sotto una rassegna di passaggi presa da una buona partita di Steven.

Per quel che riguarda il resto, c’è un motivo se il 26enne gioca poco, e il motivo è che non ha la tenuta fisica per giocare di più. Nonostante il calo nel pace, Adams manca di resistenza e in difesa non è più in grado di spostarsi sul perimetro. Se attaccato sul pick-and-roll spesso non esce coi tempi giusti e questo porta a triple aperte, nel peggiore dei casi, e a rimbalzi offensivi, nel migliore. In area fa ancora il suo, ma concede il 53% al ferro, non il massimo per un rim protector. Il numero di palle rubate è calato di quasi un’unità, ma le stoppate sono leggermente aumentate. Dopo un inizio alquanto imbarazzante, il centro dei Thunder si sta rimettendo, ma non sembra aver fatto un salto di qualità definitivo che ormai si attende da un paio di stagioni.

Chi sta sorprendendo è Nerlens Noel, difensivamente pazzesco e offensivamente migliorato. Anche su di lui Donovan ha lavorato coi passaggi, e il numero di assist è raddoppiato fino a 1.2, con un incremento a 3.3 su 100 possessi. Tuttavia Nerlens non è un passatore fenomenale e sbaglia spesso i tempi, come testimonia l’aumento delle palle perse. Difensivamente, invece, Noel sta giocando da All-NBA.

Colleziona 6.9 stocks (somma di rubate e stoppate) su 100 possessi, ed è un solido difensore sul perimetro, dove concede il 30% dall’arco. Le sue mani in area sono dappertutto e fanno spesso partire i contropiedi, mentre rimane un po’ troppo leggero per essere rim protector d’élite. In attacco è una minaccia costante sui lob e ha sviluppato un tiro dalla media che prende se aperto. Anche ai tiri liberi è migliorato: li realizza con l’80.8%. L’ottimo impatto è visibile con l’eye test, ed è certificato anche dal BPM di 6.8, con 5.4 nella parte difensiva. Le Win Shares per 48 minuti di 0.24 sono le migliori del team, mentre nelle totali è al terzo posto con 3.1. È insieme a Schroder la guida di una delle chiavi della stagione dei Thunder, la panchina.

Schroder 6MOTY e i panchinari

Parte della forza degli Oklahoma City Thunder è infatti la panchina, che produce 38.9 punti a gara, e non di rado vince il duello con quelle avversarie, 27-8 nello specifico. Se si pensa che lo scorso anno i Thunder erano penultimi, c’è un miglioramento evidente. Detto di Noel, ottimo backup come centro e super difensore, il titolare aggiunto vero e proprio è Dennis Schroder, che non a caso fa parte della closing lineup di OKC, quella che ha 25 di Net rating nel clutch time.

Dennis è in lizza per il titolo di sesto uomo dell’anno, con i suoi 18.5 punti a gara inferiori ai soli Harrell e Williams, non a caso principali avversari per il titolo. Dennis è un giocatore rapidissimo, dal primo passo fulmineo, con cui passa spesso davanti al difensore. La sua taglia ridotta non lo rende però meno efficace al ferro, dove segna col 64% dal campo.

Spesso si accontenta del mid-range jumper smarcato, che per lui è un ottimo tiro per mettersi in ritmo, dato che converte col 49.6%. Dall’arco è una minaccia credibile, perché realizza col 35% su 5 triple. Va però considerato il contesto in cui prende questi tiri, che a volte avvengono dopo un contropiede in pull-up, con la percentuale che cala al 25%. Se tira in catch-and-shoot, come fa 3.6 volte a gara, la percentuale di conversione sale al 38.1%. Sui tiri wide-open realizza col 41.6%, quindi non è conveniente battezzarlo.

E’ il classico scorer in grado di creare per sé stesso e di realizzare parziali da solo. E per quanto i suoi assist siano solamente 3.7, riesce a trovare sempre la palla giusta nell’alley-oop per Noel e in generale è migliorato molto nelle scelte, intestardendosi sempre meno. Degli enormi miglioramenti in difesa ne ho già parlato, e le statistiche avanzate di Nba stats confermano questo trend. 100.7 di Defensive Rating, 107 di Offensive Rating fanno l’impatto del tedesco dalla panchina decisamente positivo, e il net rating è il migliore del team secondo Nba stats. La TS% del 56.3% lo rende uno scorer a efficienza buona, e fa parte delle 6 lineup migliori dei Thunder, tra quelle presentatesi in almeno 10 gare. Quando condivide il campo con Shai, CP3, Gallo e Adams il Net rating è il migliore della lega per distacco, 32.5, tra le lineup con almeno 70 minuti giocati.

Il resto della panchina è composto da una serie di giocatori che cercano di dare il massimo nei pochi minuti in campo, e nessuno sta deludendo più di tanto. Bazley è un rookie ancora molto acerbo, che deve imparare ad attaccare il ferro ed avere fiducia nelle sue letture palla in mano. Non ha paura di tirare, per quanto ci debba lavorare, ed è un buon difensore con eccellente potenziale. Col maturare del suo gioco miglioreranno anche le cifre. Al suo terzo anno nella lega, Nader è un giocatore di pallacanestro. Per quanto il suo impatto offensivo sia ancora insufficiente, finalmente ha imparato a tirare, come testimonia il 37% dell’arco, e sta migliorando nelle scelte di tiro. Cerca ancora tiri impossibili, ma è migliorato. Se non commettesse infrazioni di passi così spesso e se imparasse a palleggiare potrebbe anche rivelarsi un giocatore decente per giocare dieci minuti.

Diallo, infortunatosi e rientrato recentemente, è progredito molto, come avevo evidenziato a inizio stagione. Del suo infortunio hanno approfittato in particolare Dort e Burton.

Il primo, che salta dalla G-League alla NBA, è un difensore di primissimo livello, che ha lasciato il 37.5% al diretto avversario: tra questi anche Lillard, Mitchell, Lowry e Vanvleet. Dall’arco non sa tirare, ma è bravo sui tagli e col fisico che ha in penetrazione può dare molto. Per essere un undrafted è una buona presa, e assorbe tutte le informazioni derivanti dal coaching staff. Non è un caso che dopo i problemi di falli iniziali ora abbia imparato a gestirsi, e il tutto in sole 7 gare. Col rientro di Diallo è tornato ai Blue, ma è possibile che lo rivedremo, sicuramente determinato a rendersi utile. Burton, invece, ha fatto molta fatica a prendere ritmo, e per quanto sappia difendere ha impatto offensivo pressoché nullo e problemi di carattere.

La panchina è quindi guidata da Schroder e Noel, con discrete prestazioni, discontinue, di Nader, e Diallo e Bazley che sono solidi difensori e ogni tanto tirano fuori un’exploit offensivo. Su Ferguson, titolare, poco da dire. Difende abbastanza bene, commette troppi falli, ed è semplicemente troppo passivo in attacco: dopo tre anni non sembra che sarà mai un buon giocatore.

Quindi, perché dovevamo aspettarci dei Thunder da playoff?

Il motivo principale è la mentalità. A Oklahoma City si è sempre cercato di competere per il titolo, e mantenere queste abitudini non è risultato particolarmente difficile, specialmente con l’arrivo di Paul e Gallinari. La squadra gioca per vincere e non molla mai, e questo è il risultato più importante della stagione, indipendentemente dal record e da come finirà. I giovani Thunder e i rookie sanno che devono sudarsi ogni minuto sul parquet e dover giocare con responsabilità ne agevolerà il percorso di crescita. È sempre meglio instillare una cultura vincente, perché molto frequentemente il tanking non porta a nulla. Persino i 76ers, che hanno basato il rebuilding sulle sconfitte e hanno draftato due grandissimi giocatori, non è detto che arrivino alle Finals. Gli esempi di squadre che giocano a perdere e non si riprendono da anni sono invece sotto gli occhi di tutti.

Ma il tanking era anche impensabile se si volevano piazzare a prezzo conveniente i giocatori fuori dai piani futuri, come Gallinari, CP3 e forse Schroder. Ultimo fattore, ma non per importanza, è proprio la volontà dei giocatori: Shai Gilgeous-Alexander è arrivato ai Thunder per far ripartire una franchigia, ed è normale che punti alla vittoria e non alle cifre personali. Adams, Schroder e tutti gli altri giovani, rookie esclusi, hanno giocato nel contesto che puntava al titolo ed è difficile pensare si sarebbero accontentati di un anno buttato. Infine, davvero vi sareste aspettati un Chris Paul, ancora fermo a zero titoli, a incassare il contrattone senza provare a vincere? Davvero pensavate che Gallinari non avrebbe cercato di giocare nel miglior modo possibile per essere appetibile per una contender durante l’arco della stagione o in estate?

Visto da fuori, era più che evidente che il roster fosse attrezzato per i playoff. Piuttosto c’era il dubbio su un probabile smantellamento. Visti gli ottimi risultati, questo non è avvenuto e pare più difficile col passare della gare, considerando che i Thunder hanno dominato a dicembre la Western Conference e che sono ampiamente al settimo posto. Approfittando della stagione sfortunata di Warriors e Blazers, i quali possono ancora risalire, OKC sta dando tutto per tentare di arrivare al primo turno, e chissà, magari di mettere in difficoltà un top team. E la cosa ironica è che nelle passate tre stagioni in cui si puntava più in alto, il risultato è stata sempre l’uscita al primo turno. Quest’anno però le pressioni non ci sono, nessuno si aspetta i Thunder al secondo turno, e molti hanno fatto l’errore di sottovalutarli in Regular Season.

Cosa attende OKC

I Thunder entrano a gennaio sull’onda dell’entusiasmo, come accaduto nelle precedenti due stagioni. Resta da vedere se riusciranno a rimanere sulla cresta dell’onda o se finiranno per ridimensionarsi. Quel che è certo è che si deve migliorare in trasferta, dove il record è di 7-9, a fronte di un 12-6 in casa. Ora il calendario si complica, con altre 3 trasferte consecutive, e in generale un gennaio con 9 trasferte rimanenti, con 7 gare in casa e tre back-to-back, il tutto in 27 giorni. Gli avversari annoverano anche Lakers, Rockets due volte, 76ers, Heat, Raptors e molti avversari che cercano di rincorrere i playoff. Fondamentale sarà battere Minnesota, da sfidare altre due volte, Portland, Sacramento e Phoenix, e sfruttare le teoricamente agevoli gare contro Atlanta e i Cavs. Siamo nella parte decisiva della stagione, ed è positivo arrivarci in forma.

Il quadro della stagione sarà però più chiaro a fine mese, e se i Thunder reggeranno, magari avvicinandosi al sesto posto, allora si potrà definire la stagione inaspettatamente positiva. I fan di OKC però tendono a non fidarsi mai troppo: l’abitudine ai crolli di fine gennaio e inizio febbraio è fresca nella memoria. Sperando che, per una volta, i Thunder smentiscano anche i loro più fedeli tifosi.

Tags: Danilo GallinariOklahoma City Thunder
Francesco Contran

Francesco Contran

Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.

Letture consigliate:

fischi folli e polemiche
NBA

Arbitraggi Playoff indecenti
Perché e come se ne esce

9 Maggio, 2022
Los Angeles Lakers

Il GM LeBron l’ha fatta grossa
Il campione non può salvarlo

4 Marzo, 2022
Brooklyn Nets

Viaggio nei ritrovi Nets a Brooklyn
Perché la città stenta a crederci

9 Febbraio, 2022
Denver Nuggets

Quanto valgono Embiid e Jokic?
Sono eredi dei grandi lunghi NBA?

21 Gennaio, 2022
Atlanta Hawks

Walker si prende la sua New York
Natale magico tra sogno e rivincite

26 Dicembre, 2021
Golden State Warriors

NBA, casa delle seconde chance
Wiggins l’ha colta, ora Simmons?

23 Dicembre, 2021
Load More
Invia
Notificami
guest

guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
The Shot

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

Pagine utili:

  • Chi siamo
  • La Mission
  • Contattaci
  • Policy

Seguici anche qui:

No Result
View All Result
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

wpDiscuz
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.
Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito. Puoi leggere qui la nostra Privacy Policy.