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Come cambierebbe la NBA con l’in-season tournament?

Francesco Barbaresi by Francesco Barbaresi
5 Gennaio, 2020
Reading Time: 27 mins read
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cambiamenti nba
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Ci siamo. Il momento sta finalmente arrivando.
La lega di pallacanestro più famosa al mondo, meglio nota come NBA, è destinata a cambiare, e il turning point è più vicino di quanto pensiamo.

Woj&Lowe, tramite un podcast su ESPN, hanno informato noi comuni mortali che, all’interno della Lega, si stanno tenendo interessanti discussioni circa alcune idee, per certi aspetti rivoluzionarie, che andrebbero a modificare alcuni aspetti del classico formato della stagione NBA che noi tutti conosciamo.

Le proposte al vaglio sono sostanzialmente tre:

  • 1- la riduzione della Regular Season a 78 partite;
  • 2- una variazione generale alle modalità di accesso ai playoff e al loro svolgimento;
  • 3- l’introduzione, all’interno del normale calendario NBA, di un torneo in stile Mondiale di calcio, tra tutte e 30 le squadre, con i gironi di qualificazioni che si svolgerebbero tramite le division e poi relativi turni ad eliminazione diretta fino alla finale.

So bene cosa state pensando (“è fantabasket!”, “Sono le solite chiacchiere da bar che si fanno ogni anno”) e magari avrete anche ragione ma il turning point a cui accennavo qualche riga fa, ovvero la ridiscussione dei contratti televisivi in scadenza nel 2025, darà inevitabilmente il via ad alcune variazioni, che ci piaccia o meno. La realtà è che la NBA non è un prodotto propriamente in ascesa, non commettete l’errore di confondere il rinnovato interesse nostrano con i numeri a livello mondiale; già solo guardando al suolo americano, la sfida con la NFL e MLB non li vede per nulla vincitori e nei palinsesti tv le partite NBA poco attrattive, per usare un eufemismo, non si contano.

Pensate solo all’ultimo mese NBA, quando gran parte delle squadre hanno già scritto il loro destino e si lotta, quando va bene, per l’ultimo posto disponibile per accedere alla postseason. Proprio in quest’ottica rientravano le modifiche di assegnazione per la prima scelta al Draft, per porre un freno al tanking sfrenato che allontanava l’appassionato medio, o spettatore casual che dir si voglia, dalla tv.

Vediamo dunque di analizzare brevemente le proposte poiché l’obiettivo di questo articolo è un altro e lo scoprirete più avanti, ma andiamo con ordine.

RIDUZIONE DELLA REGULAR SEASON A 78 PARTITE

C’è poco da dire a riguardo e tanto, eventualmente, ci sarebbe da commentare sul senso di voler tagliare dal fitto calendario NBA solo quattro giornate ma non è questa la sede per tali commenti. Dico solo che o si fa un bel taglio o questi palliativi fanno ridere. Procediamo dunque perché le altre sono molto più interessanti e complesse.

VARIAZIONE AI PLAYOFF

Qui invece la carne al fuoco è tanta.

Per chi segue questa tipologia di rumor, sa bene che nelle ultime stagioni si è spesso vociferato dell’intenzione di voler mandare ai playoff le migliori 16 squadre della lega in base al loro record, non tenendo conto della divisione dovuta dalle Conference; ecco, questa proposta è una sorta di versione soft di quell’idea, mantenendo inalterata la divisione delle Conference ma andando incontro alle esigenze pressanti dello share televisivo. Cercando di essere il più chiaro possibile, in maniera sintetica, il progetto prevede un torneo ad eliminazione tra le ultime due squadre che si qualificano per i playoff, quindi la settima e l’ottava, e le due che restano subito fuori, ovvero la nona e la decima.

Quindi, la settima affronta l’ottava e la vincente si qualifica per i playoff, con lo spot numero 7; la perdente attende la vincente della sfida tra la nona e la decima squadra classificata; la vincente di questo match si scontrerà con la squadra in attesa e chi ne uscirà vincitrice accederà ai playoff con lo spot numero 8. Tutto questo “torneino” per far sì che aumentino il numero di partite giocate per davvero sul finale di stagione, dando la speranza alle squadre più staccate, vuoi per un infortunio oppure perché entrate in forma in ritardo rispetto alle concorrenti, di poter accedere alla postseason.

Vi ricordate lo spettacolare match tra Timberwolves e Nuggets nell’ultima giornata della stagione 2018, chiuso all’overtime sul 112 – 106 per i Wolves, che significò postseason per Jimmy Butler e compagni mentre Jokic rimase fuori dai playoff? Ecco, l’idea sarebbe quella di avere più partite, con questo pathos, sul finale di stagione e, personalmente, non la reputo una proposta così azzardata ed impraticabile, anzi.

Più aggressiva l’ipotesi di inserire le Final Four in NBA, eliminando così le classiche finali di Conference, accoppiando le squadre in base ai loro record. Un’idea nata dal fatto che, negli anni di dominio targato Warriors, la vera finale, a volte, è sembrata quella di Conference, come nel 2018. Eppure l’idea resta stuzzicante anche ora perché, nonostante non ci sia più una squadra nettamente superiore alle altre come lo erano gli Warriors solo un anno fa, sarebbe altresì l’unico modo per avere delle Finals tra Lakers e Clippers, LeBron&AD vs Leonard&PG, showdown in quel di LA, tutto in una sola arena. Ve lo immaginate? Riuscite ad immaginare che montagna di soldi muoverebbe un evento del genere? Capite bene il perché se ne parli ai piani alti della Lega. Resto però, se mi è concesso, dalla parte di chi sostiene che il fascino di una sfida finale tra una squadra dell’Est e una dell’Ovest sia impareggiabile.

TORNEO ALL’INTERNO DELLA REGULAR SEASON

Questo progetto è già stato commentato in maniera esplicita da alcuni giocatori NBA, non proprio entusiasti all’idea di vedere inserito un trofeo minore all’interno della Lega. Eppure, anche in questo caso, potrebbero comandare gli ascolti. Il progetto prevede di inserire questo torneo all’interno del calendario, facendolo partire a novembre, magari in coincidenza o nel periodo del Thanksgiving Day, facendolo terminare nel giorno del Martin Luther King Day, periodo in cui la NFL sta per entrare nella fase calda della stagione e la NBA vede invece esaurire la sua spinta iniziale , dovuta alla fame di partite e alla voglia di vedere le novità delle varie squadre.

Basandosi sulle division, verrebbero creati i classici gironi di accesso alle fasi ad eliminazioni diretta arrivando così fino alla finale, il tutto all’interno del regolare calendario NBA (attenzione! Solo le partite di qualificazione che rientrano nelle division vanno poi ad influenzare il record finale; di conseguenza, le squadre che arrivano fino in fondo giocherebbero, se non vado errato, 82 partite, le 78 della Regular Season, eventualmente accorciata, più ottavi/quarti/semifinale/finale; a queste partite, si aggiunge poi la postseason).

Come già detto, le superstar e, ovviamente i team più quotati di conseguenza, non sono allettati dalla proposta, per questo si stanno anche valutando gli eventuali premi per incentivare, sia i giocatori che le franchigie, a prendere un minimo sul serio la contesa perché, è chiaro, che la gloria e il trofeo non bastano, se messi a confronto con il prestigio e il valore del Larry O’Brien Championship Trophy, soprattutto se pensiamo che 78 partite equivalgono a due partite in casa in meno per ogni franchigia, che quindi registrerebbe un calo degli introiti stimata tra i 2 e i 4 milioni di dollari.

Dal “vile” denaro ad una scelta ulteriore al Draft, che sia in Lottery o magari a fine giro oppure pesata in base al record finale, è normale che ci sarà qualcosa di appetitoso sul piatto; altrimenti, ve lo immaginate Doc Rivers che rischia Leonard, facendosi beffe del load management, per vincere solo ed esclusivamente una coppetta ed un bel premio in denaro? Pura fantascienza.

L’idea è intrigante: potrebbe stimolare le squadre minori o in rampa di lancio, ma non ancora contender, ad impegnarsi seriamente per un buon numero di partite per una chance ulteriore al Draft, istigando leggermente le candidate al titolo più prestigioso a prendere seriamente il torneo. Chiaramente le prime stagioni ci sarebbe scetticismo ed ironia per il trofeo, simile ad un premio di consolazione ma, se tramite la vittoria e la relativa scelta derivante dal premio, venisse pescata la futura Steal of the Draft?

Mi espongo e dico che il progetto è quantomeno interessante e, alla fine, poco complicato da inserire e gestire viste le modalità. La mia opinione, chiaramente, conta zero e tutte queste proposte, idee, progetti (chiamatele come volete), verranno discusse e votate all’interno della Lega dai vari team, tenendo in considerazione anche il parere dei giocatori, rappresentati dal NBPA, con l’obiettivo ben chiaro di presentarsi a quel turning point con un prodotto ancora più accattivante ed interessante.
L’accordo scade nel 2025 e pare che l’intenzione di Silver sia quella di inserire una di queste novità già a partire dalla stagione 2021-22, che coincide con il 75° anniversario della Lega.

IL VIAGGIO DI FANTASIA

E allora, ecco qui il vero obiettivo dell’articolo. Sogniamo come sarà la NBA con le nuove modifiche ai playoff e con relativo torneo! Mi baserò esclusivamente sulla mia poca conoscenza del mondo NBA relativamente a questa stagione visto che, per motivi personali, sto vedendo davvero pochissimo basket giocato (maledetta vita quotidiana-l!), e sulla totale assenza di tifo nel mio cuore visto che non ho una squadra preferita sopra a tutte. Di conseguenza, ciò che leggerete qui di seguito, se ne avrete il coraggio, è un puro pezzo di fantasia, frutto della mia voglia di contribuire al grande progetto di TheShot e della follia degli altri bravi ragazzi della redazione, che hanno deciso di darmi spazio sulle loro splendide pagine virtuali, macchiando la loro scintillante competenza con un po’ di sana stravaganza ed imperizia.

Dunque, immaginiamoci prima il grande torneo, che gli americani chiamano Midseason Tournament, visto che siamo in quel periodo in cui la competizione dovrebbe essere già bella che conclusa.

MIDSEASON TOURNAMENT

Come dicevo qualche riga fa, il periodo in cui è previsto tale torneo è quello che si è appena concluso, un generico periodo natalizio che ormai si fa sempre più lungo, e per certi versi stressante, visto che ormai il famoso Black Friday sembra fare da traino agli sconti e alle offerte che sono il vero succo del Natale.. O no?
Tolta la mia vena polemica verso lo sfrenato consumismo natalizio, la lega, in nome degli ascolti e del vile danaro, darà spazio a questa “coppetta di consolazione”, immaginandomi che il premio, oltre ad un sostanzioso bonus in denaro, sia una scelta extra alla fine del primo giro: un piatto tutto sommato appetitoso, sia per le franchigie che per i giocatori.

Ma come già detto da alcune superstar, l’idea di questo torneo non è molto affascinante, dunque credo che giocatori del calibro di LeBron James, Harden, Leonard e le franchigie arrivate ormai ad un passo dall’essere nelle Finals come Philadelphia prenderanno l’impegno non dico sottogamba, ma non penso che stravolgeranno le loro rotazioni e i loro carichi di lavoro per questa competizione, al netto del fatto che, comunque, i risultati di questo torneo incideranno sul record stagionale. Almeno nei primi anni di questa competizione, penso che ci sarà poco seguito tra i big, vista l’assenza di blasone e l’alone consolatorio, ma altre stelle in rampa di lancio o affermate da poco, come Young, Booker e Doncic, ma anche superstar in ombra, per svariati motivi, come Lillard o Griffin ma anche un Gallinari, potrebbero trovare uno stimolo nel trascinare le loro squadre, al momento in uno strano limbo tra l’idea di una postseason e la voglia di resettare il tutto, al premio finale, con la possibilità di mettersi in mostra e dare una mano seria al management nel pianificare una qualche strategia. 

Guardando dunque alle Division, tenendo un po’ conto dell’andamento stagionale e della mia personalissima idea sulla presa che tale torneo avrebbe sulle franchigie e i loro giocatori, vediamo di scoprire come potrebbe andare il Midseason tournament, totalmente frutto della mia fantasia! Leggerete dunque di situazioni e rendimenti attuali, mischiati ad ipotetici rientri e prestazioni, tenetevi forte! Vi sembrerà di leggere una sorta di strana stagione in modalità GM su NBA2K20!



ATLANTIC DIVISION

Una delle division sicuramente più affascinanti viste le squadre coinvolte. Immaginando i Nets a pieno regime, con KD&Irving, li vedo volare nelle sfide con le altre squadre, inciampando solo contro i Raptors di uno scatenato Siakam.
I Nets passerebbero come primi con un record di 3-1, frutto delle vittorie contro Celtics, Knicks e 76ers e della già citata sconfitta contro Toronto; come seconda avremmo Philadelphia, sconfitta solamente dai Nets nel match per decidere il capoclassifica del mini girone/division. Chiudono il girone gli osceni Knicks, dell’ormai ex coach Fizdale, con zero vittorie e quattro sconfitte, nel mezzo Boston e Toronto appollaiate con un record di 2-2. La vittoria dei ragazzi di Stevens nel confronto diretto, consente ai Celtics di passare come una delle migliori terze. Riepiloghiamo dunque: Nets (3-1), 76ers (3-1), Celtics (2-2), Raptors (2-2), Knicks (0-4).

CENTRAL DIVISION

Un gironcino meno affascinante viste le franchigie coinvolte ma comunque divertente. I Bucks volano come da pronostico ma soffrono il confronto particolarmente fisico con Detroit ed incappano in una strana sconfitta. I Pistons infatti sentono molto la competizione, con il trio Griffin – Rose – Drummond per una volta sano dall’inizio della stagione e capace di fornire, in maniera alternata, prestazioni eccezionali che valgono tre vittorie contro Bucks, Bulls e Cavs. Impressionante in particolare la sfida tra Rose e il suo passato e città del cuore, con Derrick autore di una prestazione vintage da 45 punti, proprio a Chicago, tra i cori “MVP! MVP!” del pubblico.

Prime della classe dunque sono Pistons e Bucks, con Giannis e soci secondi a causa della sconfitta nel confronto diretto. Si piazzano terzi i Pacers di Oladipo, rientrato ma non ancora ai suoi livelli e con minutaggio ancora ridotto per preservarlo in ottica postseason, con un record di 2-2. Chiudono la classifica i Bulls, autori di prestazioni dignitose ma sfortunate,  che portano a casa solamente lo scalpo dei Cavaliers, rimasti prigionieri del contratto e delle richieste per Love, che ormai da un anno combatte un problema alla spalla che lo costringe ad entrare ed uscire dall’infermeria, e che quindi chiudono con zero vittorie. Ricapitolando: Pistons (3-1), Bucks (3-1), Pacers (2-2), Bulls (1-3), Cavaliers (0-4). In questo caso, Indiana non si qualifica come miglior terza. 

SOUTHEAST DIVISION

Division frizzante viste le partecipanti, più o meno sullo stesso livello. C’è, chiaramente, una Miami che fa la “voce grossa”, con un Butler leader di un gruppo giovane e voglioso di mettersi in mostra. Non senza difficoltà, gli Heat portano a casa 4 vittorie; soffrono in particolare con gli Hawks, trascinati da un insensato Trae Young e con un Collins in più questa volta, che agguantano 3 vittorie e perdono solamente il confronto proprio contro gli Miami.
Si piazzano terzi i Magic, vincenti con i due fanalini di coda, Hornets e Wizards, entrambe ancora incapaci di svoltare nonostante alcuni giocatori di assoluto livello a roster e giovani di belle speranze, come dimostrato dal sontuoso rendimento di Graham e Beal. Abbiamo dunque: Heat (4-0), Hawks (3-1), Magic (2-2), Hornets (1-3), Wizards (0-4). Qui i Magic riescono a qualificarsi come miglior terza.

NORTHWEST DIVISION 

Una division di assoluto livello, per lo meno sulla carta. Ma, come abbiamo visto, Denver è troppo legata alle lune del sue miglior giocatore, Jokic, che addirittura si fa espellere per una rissa nel confronto europeo con Gobert durante il match contro Utah e viene squalificato per 5 partite, lasciando così i Nuggets in balia degli avversari; riescono così a vincere solo il confronto con i Timberwolves. Sorprende tutti invece OKC, con il trio Gallinari – Adams – SGA veri e propri mattatori, coadiuvati da un sempre prezioso CP3, incapace di lasciare la scena e autore di una spettacolare tripla doppia da 25 – 10 – 10 nel confronto contro Conley. Solita, incredibile a dirsi, prestazione mostruosa di Lilliard che mette a referto 50 punti nella vittoria di Portland contro Denver. Un girone che rispetta comunque le attese visto l’equilibrio tra tutte le partecipanti: tolte la prima e l’ultima, le altre hanno tutte un record alla pari. La classifica dice quindi: Thunder (3-1), Jazz (2-2), Timberwolves (2-2), Blazers (2-2), Nuggets (1-3). Anche qui, la terza si classifica come una delle migliori.

PACIFIC DIVISION

La division probabilmente più interessante ed affascinante, almeno sulla carta. Come sappiamo, quest’anno Golden State è in modalità tanking provvisorio, dunque immaginare come possano essere gli Warriors al completo è un esercizio cerebrale assai stimolante; ancora più eccitante immaginarli alle prese contro le squadre di LA visto l’avvento di LeBron, AD, PG e Leonard nella città degli angeli.

Come già detto, le squadre di Vogel & Doc prenderanno l’impegno seriamente fino ad un certo punto, hanno annunciato che non intendono stravolgere le loro rotazioni perché l’obiettivo principale è quello di vincere la prima edizione delle NBA Finals Four (oh yeah, avete capito bene! Il viaggio mentale relativo al Midseason Tournament è intrecciato con la proposta di reseeding e con l’inserimento delle Final Four, mega spoiler!); le conseguenze però sono più affascinanti del previsto!

I Lakers e i Clippers pagano il loro impegno ridotto, dando vita ad un’imprevedibile situazione di equilibrio all’interno della division: tutte le squadre infatti vincono 2 partite a fronte di 2 sconfitte; gli Warriors faticano a trovare le giuste misure in difesa mentre il loro classico ritmo offensivo latita, Kings&Suns proseguono i loro progetti di crescita, in maniera più o meno sensata, con alterne fortune. La classifica finale viene determinata dunque dalla miglior differenza punti ottenuta nei 4 incontri e questo è il risultato del capriccio del mio cervello: al primo posto troviamo gli Warriors grazie alla larghissima vittoria ottenuta sui Suns, che si piazzano in seconda posizione proprio alle spalle dei ragazzi della Baia, mentre al terzo posto troviamo i sorprendenti quanto altalenanti Kings; a chiudere la classifica, come da previsione, le due squadre di LA, comunque soddisfatte per aver salvato la faccia e non aver pregiudicato la stagione forzando l’impiego delle loro stelle. Da questa division esce l’ultima terza miglior classificata.

SOUTHWEST DIVISION

Ultima division segnata inevitabilmente dal dinamico duo europeo, con Doncic capace di viaggiare in tripla doppia per tutte e 4 le partite mentre Porzingis contribuisce con una solida e costante doppia doppia. Nulla da fare per gli avversari dunque, con i Rockets che vivono di alti e bassi visto il complicato inserimento di Westbrook nel regno di Harden. Le vere delusioni della division (e, in parte, di tutto il torneo) sono però gli Spurs, assai interessati alla competizione vista la loro situazione stagnante ma usciti sconfitti nello scontro diretto contro i Rockets, e i Pelicans, orfani della prima scelta Williamson ma con un roster che, nel complesso, prometteva ben altro visto il nucleo di giovani interessanti, guidati da giocatori esperti come JJ Reddick e Holiday. Chiude la classifica un’acerba Memphis, comunque battagliera in tutte le partite e capace di prendersi una vittoria di prestigio, in un match tirato punto a punto deciso da una tripla di Caboclo, contro i Rockets.

Riepiloghiamo la classifica finale: Mavs (4 – 0), Rockets (2 – 2), Spurs (2 – 2), Pelicans (1 – 3), Grizzilies (1 – 3).



LA FASE AD ELIMINAZIONE DIRETTA

Sono terminati dunque i gironi di qualificazione e proseguiamo spediti verso il sorteggio dei turni ad eliminazione diretta, la fase decisamente più avvincente del torneo! L’estrazione delle 16 squadre prevede solo una limitazione e cioè che non si possano incontrare squadre della stessa conference; i team che si sono qualificate alla fase ad eliminazione diretta verranno divise in due gruppi, prime classificate da una parte e seconde e terze dall’altra (va da sé che, per ovvi motivi numerici, si avrà un incontro tra due squadre appartenenti alla stessa urna, quindi potrebbe verificarsi un match tra due seconde classificate o magari due terze) e ci sarà una sola estrazione a definire tutto il tabellone!

Scopriamo dunque che accoppiamenti malsani ha partorito la mia mente! Da un lato abbiamo Warriors vs 76ers / Mavericks vs Celtics / Bucks vs Suns / Hawks vs Kings; dall’altra parte ci sono i Nets vs Rockets / Heat vs Timberwolves / Thunder vs Magic / Pistons vs Jazz.
Alcuni incontri sono molto interessanti, visto il sapore da playoff, altri solleticano meno il palato, ma, nel complesso, guardando anche ai possibili incroci ai quarti di finale e ai turni successivi, il quadro che ne viene fuori è assai attraente!

La fase ad eliminazione diretta fa aumentare, e di molto, l’impegno delle squadre, la competizione sale di tono, con le contender che sembrano prendere ora la competizione più sul serio, anche se i minuti delle superstar non vengono minimamente intaccati; abbiamo così due match, quello tra Warriors vs 76ers e tra Nets vs Rockets, che sono letteralmente spettacolari, con KD, autore di una prestazione da 45 punti e un 10/15 dall’arco irreale, che riesce a fermare sul più bello il duo di ex compagni, ovvero Harden&Westbrook, entrambi in tripla doppia, con Russ che fallisce il libero decisivo che avrebbe significato overtime; nell’altro match di cartello, gli Warriors vengono nettamente ridimensionati dal quartetto di Philadelphia: quando Curry&D-Lo sono insieme sul parquet, per la difesa è un bagno di sangue, impossibile nasconderli anche con l’aiuto di Green –  Cauley Stein – Thompson.

Nelle altre partite, prosegue l’onnipotenza cestistica di Doncic nel confronto con Boston, altra tripla doppia per lo sloveno, che decide la partita con un parziale di 10-2 nell’ultimo minuto; Giannis non è da meno e travolge letteralmente i Suns, in partita solo nel primo tempo grazie al solito, inconcepibile, Devin Booker; partita folle tra Kings e Hawks, decisa da un canestro all’ultimo secondo di Reddish, bravo a sfruttare le attenzioni riservate a Young; Jimmy Butler non ha pietà per il suo passato e asfalta quasi da solo i Timberwolves, mettendo a referto 30 punti e 10 assist e una leadership assoluta; Gallinari partecipa alla “sagra delle prestazioni insensate”, trascinando OKC nel confronto con i Magic, sfiorando la sua prima tripla doppia NBA; i Pistons, trascinati da Rose&Griffin, sembrano sul punto di vincere la contesa con i Jazz ma, sul finale, il duo Conley – Mitchell chiude  i conti, portando a casa una sofferta vittoria.

Arriviamo ai quarti di finale che si preannunciano molto più interessanti del previsto viste le squadre che si affrontano, da una parte abbiamo 76ers vs Mavericks & Bucks vs Hawks, dall’altra Nets vs Heat & Thunder vs Jazz!

Gli infortuni e i piccoli acciacchi cominciano a farsi sentire e, come da previsione, le contender più accreditate per prendere parte alle Finals Four NBA cominciano a far riposare qualche stella: Brown fa restare seduto per tutto il match Embiid, Budenholzer è costretto a rinunciare sia a Middleton che Lopez, mentre Atkinson annuncia che KD non sarà della contesa a causa di un affaticamento alla gamba del tendine d’Achille operato un anno e mezzo fa. Con tutte queste assenze, la contesa viene leggermente stravolta ed arrivano alcuni risultati sorprendenti: gli Heat proseguono il loro periodo d’oro, sfruttando l’occasione di affrontare i Nets privi del loro miglior realizzatore ed il solo Irving, aiutato dal Levert e Dinwiddie, non riesce ad arginare l’entusiasmo di una squadra in cui tutti si sentono pienamente coinvolti; analogamente, i Mavs colgono l’occasione di affrontare dei 76ers spuntati, sfruttando la serata d’oro di Porzingis, contenuto egregiamente da Horford, seppur messo in difficoltà dalle misure fuori scala del lettone, leader della squadra in sostituzione di un appannato Doncic, tornato per una sera ad una dimensione più umana; non sono da meno i sorprendenti Hawks che vincono nuovamente all’ultimo secondo, questa volta grazie ad una tripla di Young, sfruttando al massimo le assenze in casa di Milwaukee, trascinati come al solito da Antetokoumpo ma, questa volta, più simile ad un predicatore nel deserto vista l’assenza di un supporto costante da parte dei compagni; l’unico match al completo è quello tra OKC e Utah, con i ragazzi di Snyder ancora farraginosi in fase offensiva visto il lento inserimento dei due nuovi arrivi, Bogdanovic e Conley, mentre i Thunder, guidati da CP3, portano a casa una prestigiosa vittoria, grazie al sempre prezioso e decisivo contributo di Gallinari.

Arriviamo alla semifinali con 4 squadre assai diverse tra loro, sia per le situazioni salariali e di roster, sia per le aspettative stagionali: Dallas affronta Atlanta in una succosa sfida tra i due giocatori che, lo scorso anno, hanno catalizzato le attenzioni sia al Draft, vista la trade che li ha poi coinvolti, sia nella corsa al ROY con Doncic partito a razzo e calato nel finale di stagione mentre Young ha vissuto il percorso inverso; l’altra semifinale vede di fronte OKC e Miami, un confronto tra CP3 e Butler, entrambi reduci dal fallimento della loro grande occasione ( o presunta tale) e ora entrambi leader di un gruppo sorprendente e giovane.

Le sfide mantengono le loro altissime aspettative: la sfida tra Doncic e Young è una di quelle che gli americani definiscono for the ages, una partita nella partita in cui le due giovani stelle danno fondo a tutto il loro repertorio, non lesinando anche qualche colpo proibito. Alla fine, dopo ben due overtime, la spunta Dallas, squadra decisamente più solida ed esperta, ma Atlanta esce dal parquet con l’onore delle armi, anche se non sono bastati i 45 punti di Young che vince, almeno, il confronto diretto con lo sloveno, autore a sua volta comunque di 35 punti, un’altra tripla doppia e di una prestazione da vero leader: i Mavericks dunque sono i primi finalisti del Midseason Tournament!

L’altra semifinale è non meno avvincente, seppur più breve, sia per la durata che per l’intensità della partita. Dopo un primo tempo combattuto, chiuso in parità con un punteggio altissimo con Gallinari autore di 22 punti, CP3 che sfiora già la tripla doppia, Butler ed un sorprendente Adebayo già in doppia doppia, nel secondo tempo la contesa dura solo 5 minuti perché poi CP3 è costretto ad abbandonare il terreno di gioco per l’ennesimo infortunio.

Da quel momento in poi si spegne la luce per OKC che, nonostante un super Gallinari da 33 punti finali e un buon contributo da parte di Adams e Gilgeous – Alexander, non riesce più a tenere il passo degli Heat che scappano via subito sul +12 e poi sono bravi a contenere e gestire, riuscendo a terminare la partita in tutta tranquillità. Da segnalare la prestazione di Herro, autore di un perfetto 7/7 dall’arco di cui 3 in fila subito dopo l’uscita di CP3.

Si arriva dunque al gran finale, il confronto tra le due squadre forse più sorprendenti di questo inizio di stagione, Dallas Mavericks vs Miami Heat. La partita si svolgerà a casa di Miami, che ha un record migliore, e si terrà il tardo pomeriggio alle 18 del Martin Luther King’s Day come unica partita – evento della giornata NBA (surprise!) poiché, post partita, è prevista una cerimonia di premiazione speciale, con tanto di premio MVP del torneo intitolato a Chuck Cooper, primo giocatore afroamericano della lega (surprise again!).

Viene stravolto dunque il classico calendario NBA, che prevedeva solitamente un’abbuffata di partite nel giorno di King, proprio per dare maggiore risalto al nuovo format, facendo così coincidere la finale del torneo con il giorno della commemorazione di Martin Luther King, mettendo così tutte le luci sulla finale e sul nuovo premio stagionale per il giocatore che più si è distinto nel corso del torneo. Quindi, oltre al premio in denaro ai giocatori (che, nel momento in cui scrivo, pare si aggirino sulla cifra di 1 milione di dollari a giocatore e 500.000 mila dollari per ogni membro dello staff) e alla scelta extra al Draft, si aggiunge pure un po’ di vero prestigio vista la serata mediatica riservata alla finale del torneo.

La partita, che entrerà nella storia come la prima finale del Midseason Tournament, è degna del grande lavoro di marketing svolto dal NBA per mettere in risalto l’evento. In fondo, una partita che mette in mostra una sfida tra Jimmy Butler e Doncic, tra Spoelstra e Carlisle, tra Riley e Cuban, merita tutta l’attenzione del mondo sportivo statunitense (e non solo); e i protagonisti rispettano le aspettative, dando vita ad un match intenso ed equilibrato, meno spettacolare di quello che era lecito aspettarsi, ma molto più tattico del previsto.

Spoelstra dimostra di aver studiato a fondo Dallas per l’occasione, riuscendo ad ingabbiare Doncic grazie alla difesa di Butler, spesso aiutato in raddoppio. Le attenzioni maggiori riservate allo sloveno consentono però più libertà a Porzingis e, ad Hardaway jr, che si rivelerà il vero eroe della serata, e Dallas riesce restare attaccata a Miami fino all’ultimo minuto. Da quel momento in poi, sale in cattedra Doncic che riesce, con due step – back dei suoi, a portare i Mavs a contatto con gli Heat e poi, con un super assist dopo una penetrazione, a servire la palla ad Hardaway jr per la tripla dall’angolo decisiva!

I Dallas Mavericks sono dunque i primi campioni del Midseason Tournament e Doncic è inevitabilmente premiato MVP del torneo, chiuso con 30 punti di media e 11 assist, ad un solo, misero, rimbalzo dalla tripla doppia di media. Si chiude quindi la prima edizione di questo nuovo torneo NBA e, modestamente parlando, è stato un successo! 



TORNEO PER L’ACCESSO AI PLAYOFF

Per quei due – tre lettori che avranno avuto la forza di andare avanti in questa in questo viaggio in una realtà alternativa, per alcuni distopica, per altri utopica, dico di tenersi forte perché la stagione procede spedita verso il torneo per l’accesso ai playoff ma, soprattutto, verso le nuove e fiammeggianti NBA Finals Four!

Come avete letto, ho immaginato una stagione senza grossi infortuni e proseguo su questa linea; di conseguenza, è ancora più surreale la fantasia qui di seguito descritta. Ad ovest, la contesa per accaparrarsi i migliori spot di accesso alla postseason è più simile ad una Royal Rumble, con le prime quattro della classe, ovvero Clippers, Lakers, Rockets e Warriors, che si scambiano di continuo le posizioni in classifica e chiudono tutte più o meno attaccate; si piazzano quinti i Nuggets e sesti i Mavericks, che si salvano così dal torneino di accesso, e chiudono la parte interessante della classifica i Jazz al settimo posto, i Thunder all’ottavo, in nona posizione i Blazers e decimi i Kings. Queste ultime quattro squadre, prenderanno dunque parte al “mini torneo” di accesso alla postseason.

Ad est invece la situazione è più definita con i Bucks che riescono a staccare leggermente gli inseguitori che sono, nell’ordine, i Nets, i 76ers, gli Heat, i Celtics e i Pacers; queste sono le squadre che accedono direttamente ai playoff. Nel torneo di accesso, troviamo i Raptors,  arrivati settimi, seguiti poi dai Magic, i Pistons ed, infine, i Bulls.

Entrambi i tornei sono sorprendenti e cambiano un po’ la classifica finale. Ad ovest, infatti, OKC sorprende nuovamente Utah e vola subito ai playoff con lo spot numero 7 (mentre avevano chiuso la regular season in ottava posizione); i Jazz devono quindi guadagnarsi l’accesso ai playoff, affrontando i Blazers, che hanno sconfitto agilmente i Kings. La partita è tiratissima e molto fisica, con il duo Whiteside – Nurkic a lottare selvaggiamente contro la torre Gobert, mentre Lilliard&McCollum cercano di arginare e colpire il duo avversario composto da Conley&Mitchell. Alla fine, come spesso accade, la decidono gli uomini di contorno, nel bene e nel male: da una parte Melo fallisce due triple aperte, dall’altra parte Bogdanovic&Ingles non fanno lo stesso regalo. Passano i Jazz dunque, che entra ai playoff con lo spot numero 8!

Ad est non mancano ugualmente sorprese visto lo sgambetto dei Pistons, vincitori nello spareggio con i Bulls, ai danni dei Magic, usciti sconfitti dal confronto con Toronto, e purgati da un canestro di Rose allo scadere, che vedono svanire la postseason nonostante avessero chiuso la regular season come ottavi! Passano dunque i Raptors con lo spot numero 7 e i Pistons con il numero 8!

Questo quindi il quadro finale dei playoff che, vi ricordo, prevede l’inserimento per la prima volta delle Finals Four: 
ad ovest abbiamo Warriors (1) vs Jazz (8) / Clippers (4) vs Nuggets (5)  e Lakers (2) vs Thunder (7) / Rockets (3) vs Mavericks (6)
ad est, Bucks (1) vs Pistons (8) / Heat (4) vs Celtics (5) e Nets (2) vs Raptors (7) / 76ers (3) vs Pacers (6)



I PLAYOFF

Vediamo di sgrovigliare l’ultima, incredibile, sorprendente, boriosa fantasia e scopriamo chi vincerà le prime sconvolgenti Finals Four NBA! La successione delle varie partite è spettacolare e non lesina sorprese, sia ad est che ad ovest. Da entrambi i lati infatti, le prime della classe vengono sconfitte entrambe per 4-3 in due serie che entreranno negli annali: i Pistons tengono per tutta la serie una intensità fisica con pochi precedenti, giocando duri e aggressivi come ai tempi di Rasheed&Ben e riescono a portare a casa lo scalpo e le corna della miglior squadra NBA, record alla mano, vincendo quattro delle sentitissime e tiratissime battaglie.

Incredibile ma vero, a Milwaukee non basta un Giannis divino, capace di chiudere la serie in tripla doppia, seppur con percentuali discutibili, che mette in mostra tutte le lacune di un supporting cast non proprio al suo livello; dall’altra parte i Jazz castigano dei vacui Warriors che riescono a portare la contesa fino a gara-7 ma non danno mai l’idea di essere una squadra realmente solida, in grado anche solo di poter vincere la serie contro una squadra classificatasi ottava in regular season, vero, ma ben allenata e solida, con un quintetto di assoluto livello.

La convivenza tra Curry e Russell pone dei seri interrogativi a Kerr e Myers come dimostrano le statistiche della squadra quando i due sono insieme o divisi. I Jazz sfruttano alla grande il fatto di essere usciti sconfitti dallo spareggio con OKC per l’accesso ai playoff visto che hanno ottenuto, sulla carta, un avversario più abbordabile rispetto ai solidi Lakers.

Gli altri turni non regalano sorprese in egual misura, rispettando i pronostici della vigilia: sia Lakers che Clippers che Rockets vincono le loro rispettive sfide, tutte per 4-2. Degne di note tutte e tre le serie per la spettacolarità e il livello raggiunto, con Jokic in grado di regalare seri grattacapi a Doc, mentre il Gallo ottiene i complimenti da LBJ al termine della serie visto le cifre messe a referto proprio con il Re in marcatura, mentre la sfida tra le migliori coppie del Texas viene vinta, non senza difficoltà, dal duo Harden&Westbrook.

Dall’altra parte dell’America, non ci sono ulteriori sorprese se non altre bellissime e combattutissime serie: vincono agilmente i 76ers 4-2 contro i Pacers, mentre i Raptors vendono cara la pelle di fronte a KD&Irving chinando il capo anche loro sul 4-2, mentre si arriva a gara-7 per Miami vs Boston, con Jimmy Butler che prende in mano la squadra nella partita clou della serie e trascina i suoi con una tripla doppia da record. Manca un solo turno prima del gran finale ed un paio di sfide sono veramente per “cuori forti” e “palati fini”. Da una parte abbiamo Jazz vs Clippers / Lakers vs Rockets, dall’altra Pistons vs Heat / Nets vs 76ers. 

Le serie sono delle vere e proprie battaglie, in particolare quella tra Lakers e Rockets è una sfida ai limiti della realtà umanamente comprensibile visto quello che combinano LeBron James e James Harden, capaci entrambi di viaggiare in tripla doppia di media, con il Barba che aggiunge anche la striscia di tre partite consecutive di playoff da almeno 40 punti. Dall’altra parte della costa, i Pistons chiudono i loro assurdi e assolutamente non pronosticabili sogni di gloria venendo sconfitti agilmente dai Miami Heat, mentre la serie tra Nets e 76ers è un’altra di quelle serie che vorremmo non finissero mai.

Purtroppo, sia KD che Irving continuano a convivere con ormai cronici problemini fisici che finiscono per limitare il loro impiego (KD salta proprio due gare) e, inevitabilmente, anche il loro impatto. Quest’anno è Philadelphia a vincere la gara-7 decisiva con una tripla all’ultimo secondo di Ben Simmons (quanto mi piace sognare!), giustamente battezzato da KD corso a raddoppiare Embiid in post, che ricorda tanto il canestro con brivido di Leonard un anno prima, con cui i Raptors eliminarono i 76ers. 

NBA FINAL FOUR

Ed eccoci qua, finalmente, alle prime ed incredibili NBA Finals Four che, come nei sogni più intimi e bagnati del commissioner Adam Silver, vedono le due squadre losangeline come potenziali finaliste. Incredibile ma vero, sono rimaste le squadre arrivate seconde e quarte nelle loro rispettive conference e, visto il loro record totalmente immaginario, frutto di una serie interminabili di spumanti e panettoni che hanno offuscato il mio già provato cervello, questi sono gli incroci che vanno a delineare questa inattendibile visione visionaria: da una parte Lakers vs Heat, dall’altra 76ers vs Clippers!

Sapete tutti come finisce, vero?? Si, esatto, proprio così. Sia i Lakers che i Clippers fanno fuori le loro avversarie e si preparano ad incontrarsi per lo showdown definitivo in quel di Los Angeles, teatro per 15 giorni dello scontro finale tra due franchigie all’opposto in tutto. 

I Lakers sono reduci da una serie più facile rispetto a quella toccata in sorte agli scomodi coinquilini dello Staples: LBJ&AD vincono facilmente per 4-1 contro gli Heat a cui non basta il solito Jimmy Butler, il cui score contro il Re nella postseason continua ad essere inevitabilmente deficitario; Philadelphia, invece, affronta nuovamente il suo incubo Leonard, convinti di averlo esorcizzato proprio grazie alla tripla allo scadere di Simmons nel turno precedente, eppure nuovamente sconfitti in gara-7 grazie ad una prestazione da killer da 45 punti proprio di Kawhi, capace di sbagliare solamente 2 tiri in tutto il match.

Ed eccoci giunti (“finalmente!” direte voi, fedeli, pazzi e risicati lettori che hanno resistito per tutto questo trip) all’atto conclusivo del grande sogno immaginato dal sottoscritto che vi ha voluto dare una vaghissima e, sicuramente, inesatta idea di quello che potrebbe attenderci nei prossimi anni.

La battaglia tra le due squadre è meno combattuta di quanto facciano presagire tutte le varie analisi pre serie. Il roster dei Lakers soffre tremendamente la lunghezza del roster dei Clippers, pieni di soluzioni offensive da utilizzare nel corso del match, consentendo a Doc di gestire in maniera più consona e adeguata le proprie stelle, che arrivano nettamente più fresche e lucide nei momenti chiave del match.

La serie termina dunque sul 4-2 con Leonard premiato nuovamente MVP delle Finals, entrando così nell’Olimpo della Lega come il primo giocatore capace di vincere l’anello e il premio di MVP con 3 canotte diverse, senza contare che ha trionfato per due anni di seguito dopo aver cambiato maglia e aver trascinato alla vittoria due squadre che non avevano mai vinto prima: apoteosi assoluta! Durante la offseason spingerà per una trade per approdare ai New York Knicks con l’obiettivo di portare anche loro alla vittoria e diventare così una sorta di Thanos della Lega, terminando così il suo percorso di vincitore seriale ineluttabile (ho degenerato nel finale, lo so).

Si chiude così questo insensato pezzo, nella maniera più giusta, ovvero quella più irragionevole. 

Tags: In-Season TournamentRe-seeding
Francesco Barbaresi

Francesco Barbaresi

Calciatore apprezzabile e pallavolista mediocre; cestista indecente e tennista sognatore. Qui scrive Francesco Barbaresi che in vita sua praticò tutti gli sport ma non eccelse in alcuno e finì per dedicarsi, con dubbi risultati, alla letteratura.

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