Mi è capitato spesso, con l’avvento dei social, di assistere a commoventi discussioni su quale decade abbia consegnato al mondo il livello di basket più alto. I Boston Celtics negli anni ’60? i Chicago Bulls negli anni ’90? o i Lakers? E cosa mi dite dei Golden State Warriors? Discussioni sempre in bilico tra una crescente nostalgia e la convinzione di essere stati unici testimoni dell’irripetibile. In questo articolo non darò il mio personale contributo alla discussione, anche perché, da amante di Benni, trovo tutto questo fermento sano e figlio del migliore Bar Sport; ma visto l’approssimarsi della fine del decennio, con l’aiuto di alcune statistiche avanzate, proverò a capire come il gioco NBA sia cambiato dal 2009 ad oggi.
Gli anni presi in considerazione hanno visto il trionfo dei Lakers targati Kobe Bryant, dei Mavericks trascinati da un Nowitzki monumentale, di Miami del trio James-Wade-Bosh, il canto del cigno degli Spurs di Duncan-Ginobili-Parker che, parafrasando Radiofreccia, non saranno mai più così belli, ma non è detto che in futuro non ci saranno Spurs belli in modo diverso, per giungere via Cleveland al recente strapotere Warriors e al primo sigillo canadese.
Visto che i risultati descritti non sempre sono solo frutto di una buona lottery o di operazioni di mercato ma spesso si costruiscono con il tempo, ho deciso di aprire l’analisi andando a vedere come le squadre hanno attraversato il decennio, sulla base delle vittorie anno per anno.
Immagino che vedere gli Spurs in cima a tutti non sorprenda nessuno anche se i valori fatti registrare negli ultimi due anni, a mio avviso, sono sintomatici di un’inversione di tendenza. Valori degni di nota sono anche quelli di Houston, Oklahoma, Memphis e, naturalmente, Golden State di cui si può ammirare dal grafico la grande progressione storica.
Sacramento e Minnesota si contendono la palma di peggiore squadra del decennio con valori medi ben al di sotto del 50%; dai dati, inoltre, è ben visibile la politica di tanking adottata negli ultimi anni da Philadelphia (2013-2016) che sembra solo ora pronta a raccoglierne i frutti.

Con questo articolo ho deciso di affrontare l’indagine investigando gli aspetti che nel corso del reperimento dei dati mi sono sembrati più centrali ed in grado di testimoniare al meglio la direzione che il Basket americano sta seguendo.
VELOCITA’ E RESA
Un dato che da subito ha catturato la mia attenzione sono i secondi per azione (Seconds per Possession): si è passati dai 15,56 del 2009 ai 14,37 del 2019. Dato che risulta ancora più notevole se si “stira” la serie storica facendola partire dal 2000, il cui dato si attesta sui 15,73. Un altro indicatore che può aiutare ed indirizzare l’indagine, a mio avviso, sono i punti per possesso (Points per 100 Possessions): si passa da un valore di 107,78 del 2009 a 109,5 (+1,72).

L’impiego di uno Scatter Plot ci permette di osservare squadra per squadra l’andamento prima descritto nel corso del decennio:

Tra le squadre in grado di ottimizzare maggiormente i propri possessi offensivi troviamo Golden State (più di 110 punti per 100 possessi in 14,1 secondi), Houston, Oklahoma e Denver che, in meno di 15 secondi, fanno registrare intorno ai 110 punti per 100 possessi. Fautori di un gioco corale ma produttivo, risultano San Antonio (110 punti in 15,6), Portland (110 punti in 15,8) e Toronto di poco inferiore (108 in 15,5). Spicca, invece, il posizionamento di Philadelphia: meno di 105 punti per 100 possessi ottenuti in 15 secondi.
Tutto sembra poter indicare che il gioco si sia velocizzato ma la resa per azione è aumentata, lo testimonia anche un maggior ricorso alle azioni al ferro, che nel decennio in esame si sono molto stabilizzate (0,33 contro 0,32) ma che nel 2000 erano allo 0,29, con efficacia leggermente in aumento (0,61 contro 0,62), azioni queste sempre più assistite (0,52 contro 0,55).

Denver appare di gran lunga la squadra che più di tutte ricorre al tiro al ferro con efficacia ben al di sopra della media, mentre squadre come Chicago e Charlotte monetizzano poco tale soluzione. Dallas sorprende per un’efficacia nel fondamentale che sembra però non prediligere.

Un’altra analisi che merita di essere annoverata è il rapporto tra First e Second Chance.
I dati suffragano la tesi sopra esposta secondo la quale, a fronte di una velocità di gioco sempre maggiore, l’efficacia sia aumentata e lo si nota proprio dall’andamento della First Chance e per contro da quello della Second Chance.

Anche in questo caso l’impiego di uno Scatter ci fornisce un ulteriore dettaglio della tendenza.

San Antonio, Houston e Golden State si dimostrano mortifere nelle First Chance pur producendo un gioco a velocità diverse; Detroit, Minnesota e Portland, invece, fanno registrare ottimi livelli di Second Chance, valore che trova la sua naturale giustificazione in un’alta percentuale di rimbalzi offensivi.
SCELTE DI TIRO
I primi dati ci hanno consegnato un prima traccia utile per comprendere la naturale evoluzione dell’NBA nel corso dell’ultimo decennio: velocizzazione del gioco e conseguente ricorso ad azioni in transizione. Ora passerò in rassegna le scelte di tiro.
I dati sotto riportati testimoniano una tendenza abbastanza marcata: il ricorso sempre meno frequente al tiro dalla Medio/Lunga distanza in favore del tiro da tre. Se inseriamo nell’equazione l’assist risulta evidente che i tiri vengono sempre più frequentemente presi dal palleggio e quindi non assistiti.


Nonostante si faccia sempre meno ricorso ai long-two, ci sono squadre che ne fanno uso con continuità, una tra tutte Washington, con risultati non soddisfacenti, seguita da Chicago, Indiana e New York. Primeggia in precisione Golden State tallonata da Dallas e Boston che ne fanno uso con una frequenza sopra la media della Lega.

Un dato che non mi ha affatto sorpreso è la forte esplosione del 3 Point Rate: si passa dallo 0,22 del 2009 al 0,38 del 2019 dato ancor più significativo se, come in precedenza, allunghiamo la serie al 2000 dove il Rate era allo 0,17 (+0,21).

La squadra che detiene il 3 point Rate maggiore è senza dubbio Houston seguita a notevole distanza da Dallas, entrambe con una percentuale al tiro nella media della Lega.

Come era facile aspettarsi, San Antonio e Golden State guidano l’analisi facendo registrare valori ben al di sopra della media per quanto riguarda la precisione al tiro. Memphis e Minnesota, invece, registrano bassi valori in Rate ed efficacia al tiro.

Anche in questo caso è da segnalare come i tiri dall’arco siano sempre di meno assistiti.

Il grafico sopra riportato mostra come Houston sia di gran lunga la squadra NBA che nel corso del decennio ha fatto maggiormente ricorso al tiro da tre punti con una maggior propensione al tiro dall’angolo.
Ad avallare ulteriormente i dati descritti può essere interessante dare un’occhiata al grafico che riporta le distanze medie al tiro nel corso del decennio, sia per quanto riguarda il tiro da due che per quello da oltre l’arco. Come si può notare la distanza del tiro da 2 è diminuita da 8,64 a 6,56 (per intenderci da ben oltre i 2,5 metri a 2 metri), una riduzione considerevole; per contro, la distanza del tiro da tre è progressivamente aumentata in misura maggiore dal 2015: dai 7,7 metri ai 7,8 metri.

RIMBALZI
Dopo aver analizzato le scelte di tiro è inevitabile parlare dei rimbalzi. L’analisi fin qui condotta ci induce ad ipotizzare che un sempre minor ricorso al tiro dalla medio distanza, ad efficacia immutata, debba tradursi in una conseguente riduzione dei rimbalzi offensivi su tiro da due così come la riduzione delle Second Chance dovrebbero produrre una contrazione dei rimbalzi difensivi.
Come mostra il primo grafico, l’ipotesi si conferma solo in parte: i rimbalzi offensivi su tiri da due nel corso degli ultimi due anni sono in deciso aumento dopo una forte contrazione iniziata nel 2012, mentre i rimbalzi offensivi su tiri da tre sono in riduzione.


Analizzando il fondamentale su tiro da due appare forte la posizione a rimbalzo difensivo di San Antonio, cui si contrappone un valore molto basso sul fronte offensivo (29esima dopo Dallas).

Grazie agli ottimi interpreti del ruolo, Detroit dispone della miglior rapporto rimbalzi difensivi/offensivi della lega, per contro Golden State ne risulta la peggiore.
Come suggerito in precedenza, i dati confermano l’ottima verve a rimbalzo difensivo da parte di Denver.

Se estendiamo al tiro da oltre l’arco l’analisi scatter a rimbalzo notiamo da subito il valore di Utah, prima della Lega per rimbalzi difensivi su tiro da tre punti, mentre veleggia Oklahoma in testa alla classifica per rimbalzi offensivi. Il miglior rapporto difensivo/offensivo questa volta lo fa registrare Portland seguita da Denver.

I rimbalzi su tiro libero vedono Oklahoma imporsi non solo in fase offensiva, ma anche di gran lunga la squadra con il miglior rapporto seguita da Denver e San Antonio. In fase difensiva Charlotte fa registrare i valori più significativi seguita da Memphis.
CONCLUSIONI
L’analisi qui condotta, limitatamente ai campi di indagine presi in considerazione, ci permette di delineare le linee guida che sono state seguite dal basket americano nel corso del decennio che ci apprestiamo a concludere. Da tutto questo possiamo desumere come il gioco abbia subito una decisa accelerazione prediligendo molte più transizioni offensive per concludere al ferro più frequentemente e senza difesa schierata.
Il tiro dalla media distanza ha subito una contrazione in favore del tiro da tre, sia esso frontale, a 45° ma soprattutto dall’angolo; entrambe le soluzioni vengono eseguite da distanze crescenti e sempre più come soluzione individuale dal palleggio: la percentuale di realizzazione, in ogni caso, è rimasta sempre costante.