Davide Barco è uno dei migliori illustratori che abbiamo attualmente in Italia. Classe 1986, veneto di nascita e milanese d’adozione, è riuscito negli ultimi anni a coniugare le sue due più grandi passioni: l’illustrazione e lo sport, il basket in particolare. Si è così costruito una carriera come grafico freelance, affermandosi a livello mondiale e lavorando – tra gli altri – anche per NBA, ESPN, Sports Illustrated, New York Times, New York Knicks, Red Bull, FIP, Juventus e A.C. Milan.
Avevo già avuto il piacere di intervistare Davide due anni fa e chiacchierare con lui della sua carriera come illustratore e della sua viscerale – e dolorosa – passione per i Knicks. Nell’ultimo periodo però, tra un’illustrazione per un cliente e l’altra, Davide ha avviato una campagna di crowd-funding su Kickstarter, nota piattaforma di raccolta fondi per progetti di qualsivoglia genere, dal titolo tanto solenne quanto inequivocabile di Most Valuable Playing Cards.
Il progetto consiste di un mazzo di carte da poker completo e un “Bench Deck“, composto di sole figure, interamente disegnati da Davide. Le figure – assi, jack, regine e re – sono liberamente ispirate agli MVP di NBA e WNBA dal 1980 ad oggi, ripercorrendo quindi gli ultimi quarant’anni di storia del basket professionistico oltreoceano.
Ho quindi deciso di contattarlo per un’intervista riguardante il progetto MVPc, per capire cosa si celasse dietro queste meravigliose opere d’arte giocabili: ecco a voi la nostra chiacchierata.
Sebastiano: Come ti è venuta l’idea del mazzo di carte?
Davide: L’idea del mazzo di carte in realtà è una delle “milestone” che volevo raggiungere. Prima del mazzo di carte, un’altra di queste è stata un’illustrazione tributo a Jordan, di cui ho messo in vendita delle stampe e di cui sono molto fiero del risultato. Una volta finito il mazzo di carte, invece, l’idea sarà quella di organizzare una mostra con le mie grafiche. Tornando comunque al mazzo, è un’idea che avevo in mente da tempo ma di cui non riuscivo a trovare la chiave di lettura giusta: il problema era, aldilà del design delle carte in sé, trovare una selezione di giocatori che potesse valere la pena di includere, in modo da accontentare la maggior parte dei tifosi. Il problema infatti è che, chiunque tu metta, escluderai sempre qualcuno. Pensandoci un po’, ho sottoposto il problema a degli amici della squadra di basket con cui gioco – con cui organizzo ogni anno un viaggio di un weekend e con cui condivido anche la passione per il poker, a cui giochiamo spesso durante questi viaggi – e ho trovato che l’idea di includere gli MVP potesse essere assolutamente funzionale: alcuni rimangono fuori dal mazzo principale in ogni caso ma in questo modo almeno ho potuto restringere il campo in un modo abbastanza oggettivo.
In seguito ho cercato di capire come riuscire a suddividere appunto gli MVP in modo altrettanto oggettivo: ho assegnato ad ogni seme una decade – dagli anni ’80 agli anni ’10 del 2000 – , poi per quanto riguarda le figure ho semplicemente incluso nel mazzo principale coloro che avessero vinto il maggior numero di titoli MVP e sono andato poi “a sensazione” per quanto riguarda gli ex-aequo tra coloro che ne avessero vinto solamente uno. Discorso a sé per le Regine, per cui ho preso in considerazione gli ultimi quattro lustri includendo le quattro giocatrici più rappresentative dei vari periodi.
S: Come mai hai deciso di far finanziare il progetto su Kickstarter?
Davide: Principalmente l’ho fatto in quanto questo è al 100% un progetto personale. Non ho voluto proporre il progetto a organizzazioni quali NBA, NBPA o altre perché sarei stato limitato da loro a includere o escludere determinati giocatori e questo avrebbe limitato secondo me l’appeal del mazzo stesso, ed è per questo che nel progetto non posso citare direttamente i nomi dei giocatori. Allo stesso tempo io sono malato del dettaglio: una mia illustrazione non esce fino a che non sono sicuro che chi la guardi non trovi difetti o dettagli poco curati. Di conseguenza, per questo mazzo non volevo trovarmi nella situazione di creare delle carte molto curate graficamente ma stampate su cartoncino scadente, che si sarebbero potute rovinare molto in fretta. Ho quindi chiesto preventivi ai due più grandi produttori di carte in Italia che però – come mi aspettavo – mi hanno proposto delle cifre molto alte per il tipo di qualità che io ho richiesto. Non ho iniziato questo progetto per arricchirmi ma per passione e non ho intenzione di riproporre altre edizioni di questo mazzo di carte, pertanto ho capito che un progetto di crowd-funding impostato in questo modo sarebbe stato il miglior modus operandi per rendere il mazzo realtà.
S: Come sta andando per il momento la raccolta fondi e quali sono le tue previsioni a tal proposito?
Davide: Ad essere sincero mi sarei aspettato un boom iniziale dei contributi che però in realtà non c’è stato. Attualmente coloro che hanno fatto l’application per contribuire sono circa novanta persone, il che significa che ho raccolto un terzo dei fondi necessari per avviare la produzione del mazzo. Diciamo che ad oggi stiamo procedendo un po’ a rilento ma considerando alcuni fattori come il periodo natalizio imminente e il fatto che manchi ancora un mese al termine della raccolta, sono ottimista che verrà raggiunto l’obiettivo.
S: Cosa stai facendo a riguardo? Come gestisci la promozione del progetto?
Davide: Ho avviato una campagna social sui miei profili – Instagram e Facebook in particolare – e diciamo che sto avendo riscontro in termini di popolarità, per questo dico che sono fiducioso per l’esito della raccolta. Penso sia un progetto davvero interessante per un appassionato NBA e che il bacino d’utenza a cui mi rivolgo sia abbastanza ampio. Ho avuto abbastanza eco di risonanza anche all’estero comunque: la rivista web spagnola Los Gigantes del Basket ad esempio mi ha dedicato un articolo per pubblicizzare il progetto e conto di attirare a breve anche una fetta di possibili contributori negli States.
S: Tornando al punto di vista artistico del progetto invece, qual è stata la carta che ti sei più divertito a creare?
Davide: Diciamo che non ce n’è una in particolare, ognuna di esse a suo modo ha rappresentato una sfida per me nel trovare l’incastro giusto e nel rendere al meglio il volto del giocatore per farlo il più possibile rassomigliante senza però essere troppo “fotografici” nell’illustrazione. Per questioni di cuore potrei dirti la carta ispirata a Jordan, ma nella realtà davvero non saprei sceglierne una in particolare. Mi sono divertito anche a fare giocatori a cui non sono particolarmente legato in realtà, perché comunque seguendo il basket NBA da circa metà anni ’90 per me disegnare certi giocatori è stato come fare un tuffo nel passato e rivivere certi momenti della mia vita in cui quei determinati giocatori dominavano.
S: Gli unici giocatori non MVP sono i Joker , come mai?
Davide: È vero, per i Joker – o Matte – ho preferito inserire altre quattro carte (due nel mazzo principale e due nel Bench Deck) ispirate ai quattro giocatori davvero più matti della storia recente dell’NBA. I puristi potranno criticare questa scelta dicendo che non sono stati MVP, ma a me personalmente piace così. In realtà ho inserito anche due Matte “standard” con il trofeo dell’MVP per fare contenti tutti.
S: …E dopo il mazzo MVPc, quali progetti personali hai?
Davide: Come ti dicevo prima, il mio pallino sarebbe organizzare una mostra. Ho già un po’ di proposte in ballo a tal proposito in realtà ma al momento preferisco non sbilanciarmi troppo perché sono idee allo stato embrionale. Non so ancora dove né quando si terrà, ma se sicuramente in Italia sarebbe più fattibile organizzarla, il sogno sarebbe quello di farne una a New York, che è una città per cui ho una vera e propria ossessione.
Se non sapete ancora cosa regalarvi per Natale, fate un pensiero sulle Most Valuable Playing cards…Io l’ho già fatto.