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Conference Call con Nicolò Melli

Andrea Bandiziol by Andrea Bandiziol
20 Gennaio, 2020
Reading Time: 6 mins read
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Melli Melli
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I New Orleans Pelicans giocheranno contro gli Orlando Magic domani alle ore 21:30 italiane, in onda su Sky Sport NBA. La partita fa parte delle 48 NBA Primetime Game trasmesse live su Sky Sport in prima serata italiana tutti i weekend. Nicolò Melli -protagonista dell’NBA Sunday- ha partecipato ad una conference call, a cui era presente anche il nostro Andrea Bandiziol, tracciando un primo bilancio della sua esperienza oltreoceano. L’ala grande dei Pelicans ha fornito la sua opinione su vari argomenti: dalle differenze tra Eurolega e NBA a un giudizio su Brandon Ingram, dall’emozione di giocare in diretta nazionale fino al rapporto con i nuovi compagni di squadra .

Qual è il tuo bilancio personale dopo le prime 20 partite?

MELLI: Il bilancio attualmente è positivo, anche se sono stato molto altalenante. Quando ho preso la decisione di giocare in NBA, avevo messo in conto che ci sarebbero stati alcuni momenti particolari, ma so anche che tutto fa parte di un processo. Io cerco di lavorare e farmi trovare sempre pronto.

 Chi è il giocatore che ti ha impressionato di più finora?

MELLI: LeBron James è quello che mi ha impressionato di più, per come ha giocato contro di noi quando hanno vinto. Ha gestito la partita in maniera impressionante, mi ha davvero colpito.

Giocherete per la terza volta in prima serata in Europa: è una cosa di cui si parla in spogliatoio? Si ha una percezione diverse di queste partite?

MELLI: Sì, assolutamente. Si parla tanto di giocare in prima serata nazionale o anche internazionale. Io sono contento perché i miei familiari e i miei amici hanno la possibilità di guardarmi senza fare levatacce notturne.

Andrea Bandiziol: Toni Kukoc, nel suo anno da rookie, ha sempre parlato del fatto che i giocatori andassero a una velocità differente, soprattutto in difesa: anche tu stai avendo queste difficoltà? E pensi di esserti già abituato ai loro ritmi?

MELLI: Concordo con lui, sicuramente è molto difficile perché il ritmo, le spaziature e la mentalità sono diversi e devo imparare ancora tanto e abituarmi. È un processo e devo migliorare, sto cercando di imparare il più possibile.

Come vedi i giocatori europei in NBA? Sembra che adesso riescano ad arrivare più pronti in NBA, come per esempio Luka Doncic: pensi sia anche grazie al cambio di format dell’Eurolega? Segui ancora il Fenerbahce? Cosa ne pensi del loro difficile inizio di stagione?

MELLI: Ci sono dei giocatori europei che fanno la differenza perché sono dei fenomeni. Non credo che il format dell’Eurolega abbia davvero influenzato, semplicemente il livello di talento è alto anche in Europa. Credo invece che nella lega ora vengano date molto più opportunità agli europei, sicuramente c’è un cambio di punti di vista e di filosofia, e adesso vengono date più chance. Seguo tanto il Fener, purtroppo mi sento quotidianamente con Gigi (Datome, ndi) [ride]. Anche se sono lontano li seguo e partecipo, però non me la sento di giudicare il loro momento perché non faccio direttamente parte del gruppo. Oltre al fatto che hanno vinto l’ultima partita, la stagione è ancora lunga e spero possano raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati a inizio stagione.

Che differenza c’è nel ruolo che avevi al Fener e quello che hai oggi? Trovi tante differenze nel modo di giocare, nelle spaziature…

MELLI: Ad oggi non ho ancora un ruolo ben definito, ho bisogno sicuramente di un’altra ventina di partite per rispondere a questa domanda. Si apre di più il campo e si corre di più rispetto all’Europa. Secondo me qui il gioco è molto più atletico ma tra virgolette meno fisico, perché gli arbitri lasciano correre meno. Sicuramente c’è da adattarsi a questo nuovo sistema.

Come vieni considerato dai tuoi compagni, un rookie o un veterano?

MELLI: Sono un po’ un misto, perché vengo chiamato in causa per le attività da rookie e le incombenze a cui un rookie deve sopperire, ma ho giocato tante partite, lo sanno e quindi mi chiedono anche consigli.

Se fossi arrivato prima in NBA sarebbe cambiato qualcosa? Ci sei arrivato a 28 anni, magari se fossi stato più giovane avresti avuto un percorso diverso.

MELLI: Non mi sono mai posto il problema o dubbio del “se fossi arrivato prima”, perché le prime offerte le ho ricevute un paio di anni fa. Io non sono un tipo che si guarda tanto indietro e sono molto contento del percorso che ho fatto perché mi dà una serenità, una tranquillità che magari non avrei avuto se fossi arrivato prima. Non posso saperlo perché non ho la controprova, ma sono molto contento della scelta che ho fatto.

Brandon Ingram sta avendo un’ottima stagione, giocando ad altissimi livelli. Pensi abbia un potenziale da superstar? E con quale compagno ha legato di più con te e ti ha aiutato di più finora?

MELLI: Brandon Ingram è un talento notevole e ha un potenziale da superstar. È ancora giovane, quello che sta facendo in questa prima parte di stagione è impressionante e spero per lui e per noi che continui a fare così. Darius Miller è quello con cui più ho legato perché eravamo già stati compagni in Germania, ma il gruppo è molto unito e ho sempre ricevuto aiuto e risposte da tutti. Soprattutto dai veterani come J.J. Redick, tutti molto disponibili.

Avete già giocato qualche back-to-back. Quanto è difficile per voi giocatori giocare al meglio per due notti in fila? E com’è stato giocare l’opening night a Toronto, in casa dei campioni in carica?

MELLI: In tutta onestà, non sto giocando tanto quindi non è particolarmente complicato per me. La cosa che mi sorprende è la loro organizzazione perché riesci comunque a performare bene per l’attenzione che mettono in tutti i dettagli, per esempio come viaggi e come mangi. Per quanto riguarda il mio stress fisico-mentale dobbiamo riparlarne più tardi, in attesa di avere un ruolo più chiaro e definito. Giocare a Toronto è stato incredibile, perché ho anche vissuto la cerimonia di consegna degli anelli. Io ho avuto una sorta di fortuna del principiante, la palla è entrata con continuità e ho avuto un bell’esordio.

Parlando di nazionale, secondo te la tua presenza al mondiale avrebbe cambiato qualcosa? E hai già dato la tua disponibilità per il preolimpico?

MELLI: No, non avrebbe cambiato assolutamente niente. I ragazzi hanno fatto un ottimo percorso considerato i gruppi e sinceramente non penso che sarebbe cambiato nulla, non ho la presunzione di pensare che sarei stato il salvatore della patria, e dobbiamo essere orgogliosi di quello che hanno fatto. Ho dato la disponibilità per il preolimpico come ho sempre fatto, tutto dipenderà soltanto dalla mia condizione fisica: le uniche volte che non sono andato è perché mi sono infortunato o mi sono operato. Quindi la mia disponibilità c’è, dipenderà tutto dal mio stato fisico.

L’inizio di Melli sicuramente non è stato dei più facili, però l’azzurro sembra avere l’attitudine e l’etica del lavoro giuste per ritagliarsi un ruolo anche in NBA. Il contratto biennale da otto milioni che David Griffin gli ha fatto firmare in estate testimonia come l’organizzazione dei Pelicans creda nelle sue capacità, e senza dubbio arriverà anche il suo momento.

Tags: Conference CallNew Orleans PelicansNicolò Melli
Andrea Bandiziol

Andrea Bandiziol

Andrea, 30 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di The Shot vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora. Non è molto contento quando gli si ricorda che i Suns ora avrebbero potuto avere Doncic a roster.

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