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I Miami Heat fanno sul serio

Davide Possagno by Davide Possagno
27 Ottobre, 2020
Reading Time: 17 mins read
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I Miami Heat
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Grazie alla leadership di Jimmy Butler, alla versatilità di Bam Adebayo e all’inaspettato contributo dei rookie Kendrick Nunn e Tyler Herro, i Miami Heat hanno iniziato la stagione NBA 2019/20 vincendo 11 delle prime 14 partite, eguagliando così la miglior partenza della storia della franchigia. Gli Heat occupano attualmente il terzo posto nella Eastern Conference con un record di 14-5 e, finalmente, sembra abbiano trovato quella continuità che latitava dall’era dei Big Three.

 

LA CIRCOLAZIONE DI PALLA

Il motivo principale di questo positivo inizio di stagione degli Heat risiede in una fase offensiva incredibilmente efficiente rispetto a quelle viste nelle precedenti tre stagioni; quest’anno ogni giocatore è messo nella condizione di poter sfruttare al meglio le proprie abilità offensive. La squadra di coach Spoelstra muove tanto il pallone e lo fa in modo efficace, soprattutto grazie a un Jimmy Butler particolarmente altruista (6.3 APG, career-high) e ad un Bam Adebayo che si sta rivelando uno dei migliori passatori NBA tra i centri (4.2 APG, career-high anche per lui).

Grazie ad un’AST% del 64.5%, gli Heat guidano la NBA per TS% (59.1%) e la costante presenza di ottimi tiratori da 3 punti apre il campo e consente a Butler & co di concludere al ferro con il 64.5% (quarto miglior dato della lega) e di guadagnarsi 25.7 tiri liberi a partita per 100 possessi (secondo posto nella NBA, dato su cui torneremo a fine articolo).

Qui di seguito una serie di clip che esemplificano al meglio il concetto appena analizzato:

 

BAM ADEBAYO

Bam Adebayo è il giocatore più importante di questi Miami Heat assieme a Jimmy Butler e occupa un ruolo fondamentale in entrambe le metà campo. Durante il suo primo anno nella lega, il centro ex-Kentucky si era distinto per etica lavorativa, voglia di migliorare e competitività, facendo intravedere enormi miglioramenti già durante la stagione da rookie. Adesso, a distanza di 3 anni, è diventato un giocatore estremamente versatile, con uno skillset decisamente particolare per un lungo che, unito a un motore pressoché infinito, l’ha reso imprescindibile per coach Spoelstra.

Adebayo è sempre stato un buon rimbalzista -nonostante sia undersized per la posizione- un difensore molto aggressivo, nonché un atleta incredibile sotto ogni punto di vista, ma quello che sta destando stupore all’interno della lega è la sua visione di gioco. Bam viene utilizzato in moltissime occasioni da point-center, dimostrando di essere in grado di servire i compagni da qualsiasi posizione, come testimoniano i 4.2 APG (ovviamente career-high e secondo miglior dato della lega per un centro dietro a Jokic). In particolare, Adebayo è molto abile nel servire i taglianti, sia dalla linea dei 3 punti (solitamente dalla punta), sia spalle a canestro, e nel servire gli stessi in post basso, magari per sfruttare un mismatch:

 

Il suo spiccato atletismo e il ball-handling nettamente superiore alla media tra i pari ruolo, inoltre, gli consentono di spingere in contropiede dopo un rimbalzo catturato, spesso facendo collassare la difesa su di sé, consentendogli di scaricare la palla ai tiratori smarcati. Questa caratteristica, però, è un’arma a doppio taglio: da una parte contribuisce a mettere in ritmo i compagni, dall’altra Bam ha la tendenza di forzare un po’ troppo la mano, schiantandosi sulla difesa ormai schierata o perdendo il pallone cercando subito l’assist per il compagno. Tre delle situazioni di gioco appena elencate le possiamo trovare nel video qui sotto:

 

Parallelamente al playmaking, Adebayo ha costantemente ampliato il proprio repertorio offensivo inizialmente composto da schiacciate, canestri su rimbalzi offensivi e poco altro. Quest’anno ha dimostrato di avere un baby-hook molto affidabile e la forma di tiro -già solida dai tempi del college- ha acquistato fluidità e sicurezza, consentendogli di prendersi anche qualche tiro dal palleggio da poco fuori dal pitturato. Ovviamente questi tipi di conclusione non fanno ancora parte stabilmente del suo repertorio, ma i progressi fatti finora indicano che a breve potrebbe mettere su un tiro affidabile sia dalla media che, potenzialmente, da tre punti.

 

Un aspetto su cui ci si aspetta un miglioramento sono le azioni di 1vs1 contro i centri fisicamente più imponenti di lui: nonostante sia più rapido e veloce dei pari ruolo, non è ancora in grado di crearsi sufficiente spazio per un tiro comodo, a meno che l’azione non inizi lontano dal pitturato, situazione che si presenta di rado.

 

Per quanto riguarda la metà campo difensiva, Adebayo è altrettanto fondamentale per gli Heat. L’esplosività, la rapidità di piedi e il motore inesauribile, gli consentono di difendere su chiunque e, soprattutto, di limitare i piccoli nei casi di mismatch, caratteristica che consente alla difesa i Miami di compattarsi e non subire canestri facili:

 

KENDRICK NUNN

306 punti in 19 partite (16.1 di media) tirando con il 46.4% dal campo, il 38.2% da 3 e il 76.9% ai liberi: queste le cifre del miglior marcatore dei Miami Heat in questo primo quarto di stagione. Non si sta parlando di Jimmy Butler o Goran Dragic, ma del rookie undrafted Kendrick Nunn.

“Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas”, giusto? In questo caso no, perché dopo una Summer League dominata (22 di media, con il 51% dal campo, il 39% da 3 e il 95% ai liberi, con 5 assist e 4 rimbalzi), Nunn è riuscito ad avere un impatto positivo fin da subito anche nella lega dei grandi, stupendo un po’ tutti. I 112 punti segnati nelle prime 5 partite hanno aggiornato diversi record: maggior numero di punti per un rookie undrafted, maggior numero di punti segnati nelle prime cinque gare con la maglia di Miami e primo rookie a sfondare il muro dei 100 punti in 5 partite dai tempi di KD.

L’ex-Santa Cruz Warriors ha approfittato dell’assenza di Butler e della squalifica di Waiters a inizio stagione per guadagnarsi un posto da titolare che difficilmente perderà.

Dotato di uno skillset offensivo molto vario, Nunn è una combo-guard mancina molto atletica, in grado sia di tirare piedi a terra (37.8% in catch-and-shoot su 4.3 tentativi), sia di crearsi il proprio tiro dal palleggio (42.3% nei Pull up da 3 e 40% nei Pull up dal midrange). Il suo atletismo gli permette di finire al ferro con il 67.9% (su 4.1 tentativi), e di avere un impatto positivo anche nella metà campo difensiva, in cui risulta molto rapido nei close-out grazie a un motore particolarmente efficiente.

Essendo uno dei tanti giocatori che sta beneficiando del nuovo sistema di gioco di Erik Spoelstra, le difficoltà di Nunn si vedono nei momenti in cui la squadra è in cui vacilla: nelle sconfitte, il rookie degli Heat segna poco più di 12 punti a partita tirando con il 37% dal campo e il 32% da 3 e spesso, nelle situazioni con il cronometro ai limiti dei 24′, si limita a tirare da 3 da fermo senza ritmo piuttosto di creare qualcosa dal palleggio per sé stesso o per i compagni.

Alla luce dei pochi aspetti negativi, Kendrick Nunn sta sicuramente avendo un ruolo centrale in questo inizio di stagione positivo da parte nei nuovi Miami Heat, che hanno ancora una volta dimostrato che in fatto di trovare diamanti grezzi dal nulla non sono secondi a nessuno. Adesso non bisogna però fare la più classica delle Tyler Johnson Move e strapagare anche Nunn dopo 18 partite più che positive.

 

THE BENCH MOB

Dopo poco più di quattro stagioni in Florida da playmaker titolare, Goran Dragic ha iniziato la stagione da sesto uomo, aprendo definitivamente le porte del quintetto a Justise Winslow nello spot di PG.

Oltre a Dragic, la second-unit può vantare anche la presenza di Tyler Herro e Kelly Olynyk, oltre ai due mestieranti Derrick Jones Jr. (attualmente infortunato) e Chris Silva. I panchinari degli Heat sono tra i più produttivi ed efficienti della lega: segnano 57.9 punti di media su 100 possessi (quinto miglior dato dietro a Clippers, Wizards, Pistons e Nuggets) tirando con il 47.9% dal campo, con il 40.1% da 3, il tutto distribuendo 12.2 assist.

Se da una parte Kelly Olynyk -seguendo il copione delle ultime stagioni- potrebbe diventare titolare nella seconda metà di stagione, dall’altra Dragic dovrebbe rimanere il punto fisso della panchina per tutto l’anno: The Dragon sta viaggiando a 15.9 punti di media con il 46.6% dal campo e il 40.6% da 3 su 5.3 tentativi a partita, a cui aggiunge 5 assist. Grazie all’ampio repertorio offensivo di cui dispone (penetrazioni, tiri dal palleggio, movimenti senza palla), lo Sloveno è spesso chiamato a crearsi il proprio tiro e a portare punti veloci dalla panca, ma le sue abilità di playmaker gli consentono di trovare tiri smarcati per i suoi compagni facendoli entrare in ritmo più facilmente.

https://www.youtube.com/watch?v=UdfF5CRz1ww

TYLER HERRO

Altro pezzo pregiato della panchina degli Heat è il rookie Tyler Herro: giocatore che si è conquistato prepotentemente un ruolo centrale nello scacchiere di Erik Spoelstra.

La guardia ex-Kentucky, che aveva già stupito in Summer League, sta segnando 14.4 punti di media tirando con il 45.1% dal campo e il 40.4% da 3 su 5.2 tentativi e sta mostrando partita dopo partita uno skillset offensivo estremamente vario. Il suo punto di forza è il tiro dalla lunga distanza (48.4% in catch-and-shoot), ma il suo rilascio molto rapido gli consente di concludere con efficacia anche in situazioni di palleggio-arresto-tiro in 1vs1 dal mid-range (che converte con il 44.6% su 3.3 tentativi a partita, dato più alto della squadra).

Inoltre, non essendo particolarmente atletico e fisico per finire efficacemente al ferro, ha un dimostrato di avere un discreto floater, che sicuramente migliorerà nel corso degli anni. Prima dell’inizio della stagione erano sorti alcuni dubbi riguardanti la difesa, soprattutto a causa del poco atletismo e di una wingspan ridotta, ma per ora il sistema difensivo utilizzato da Spoelstra sta nascondendo queste sue lacune.

DIFESA

Per quanto poco efficienti, altalenanti e discontinue siano state le ultime cinque annate dei Miami Heat, la difesa è sempre stato il punto di forza delle squadre di Spoelstra, a prescindere dagli interpreti. Con l’arrivo di Butler e i miglioramenti esponenziali di Bam Adebayo, il sistema difensivo degli Heat in questa stagione è più efficiente che mai. Ecco giusto qualche dato: 103.5 di DefRtg (7°), 43.9% di OppFG% (8°), 31.5 di Opp3P% (2°), 16.7 di OppTov (3°), 8.9 recuperi e 18.5 punti da palle perse (rispettivamente 2° e 7°) e 15.9 deflections (12°).

Grazie alla presenza di Butler e Adebayo, due giocatori tra i più versatili in difesa, Miami gioca molto sulle linee di passaggio sporcando numerosi palloni e interrompendo il gioco degli avversari; nonostante i giocatori a disposizione, tolti i due sopraccitati, non siano celebri per le loro doti difensive (Meyers Leonard, Goran Dragic, Tyler Herro, Kelly Olynyk, Duncan Robinson), il sistema difensivo di quest’anno nasconde quasi ogni tipo di lacuna. L’impostazione dettata da coach Spo è ben chiara: non concedere tiri aperti da 3 punti anche a costo di sacrificare qualche canestro facile in più da sotto (gli Heat lasciano 26.7 tiri al ferro a partita che gli avversari convertono con il 65.5%); per questo tutti i giocatori in campo sono chiamati a effettuare rapidi close-out su chi ha la palla e a ruotare molto velocemente per coprire eventuali scarichi.

Il 4 novembre scorso gli Heat hanno disputato la loro miglior partita difensiva, disinnescando James Harden e l’attacco dei Rockets fin dai primi minuti:

Menzione speciale per Jimmy Butler che, se da una parte sta faticando leggermente al tiro, dall’altra sta avendo un career-year dal punto di vista difensivo: 2.5 recuperi a partita (primo nella lega), 0.8 stoppate e  3,7% di Stl%, tutti career-high. L’ex-76ers, inoltre, viaggia a 4.1 deflections di media (secondo nella lega dietro a Jrue Holiday) e 1.7 palle vaganti recuperate di media (8° nella lega).

 

Riassumendo, contro i Miami Heat le altre squadre perdono molti palloni, tirano e segnano poco, ma l’aspetto più sorprendente è quello relativo ai rimbalzi: per 100 possessi gli Heat sono al 20esimo posto per rimbalzi a partita con 43.8, ma allo stesso tempo hanno una REB% del 53%, secondo miglior dato della lega dopo i 76ers; il che dimostra come Spoelstra abbia finalmente trovato un equilibrio tra attacco e difesa.

 

DA GRANDI POTERI POTERI DERIVANO GRANDI RESPONSABILITÀ

La partenza lampo dei Miami Heat ha lanciato un chiaro messaggio: “per il titolo della Eastern Conference ci siamo anche noi”. Tuttavia, al netto dei numerosi aspetti positivi di cui sopra, la truppa di Spoelstra dovrà migliorare in determinati frangenti del gioco per poter veramente ambire al titolo della propria Conference, a partire dalle palle perse. I Miami Heat sono la squadra che perde più palloni in assoluto nella lega (18.1% di TOV%) e che concede più punti da palle perse agli avversari dell’intera NBA (ben 20.4, secondi dietro i Grizzlies).

La causa principale di tutto ciò risiede nel sistema offensivo implementato da Spoelstra, che per quanto porti numerosi benefici ai giocatori in campo, esige che gli stessi siano in grado di passarsi bene il pallone, anche quando il fondamentale del passaggio non è nelle corde di ognuno di loro.

 

Un trend che non è cambiato rispetto alle scorse stagioni è la percentuale con cui gli Heat realizzano i tiri liberi: nelle ultime cinque annate Miami è sempre stata negli ultimi 10 posti per FT%, con un picco negativo del 69.5% raggiunto lo scorso anno, e attualmente occupa il 17esimo posto (76.3%). Nell’unica partita punto-a-punto della stagione (@Milwaukee) la scarsa precisione nei tiri liberi sembrava stesse condannando la squadra a perdere una partita sulla carta già vinta (dopo una furiosa rimonta). Fortunatamente nelle restanti partite non si sono più verificate situazioni simili, ma è superfluo dire che gli Heat dovranno assolutamente migliorare sotto questo aspetto, specialmente vista la quantità di tiri liberi che riescono a guadagnare.

A 3 secondi dal termine Adebayo e Winslow fanno 1/4 ai liberi. Poco dopo Giannis segnerà il tiro del pareggio sulla sirena:

 

Nella stagione 2018/19 l’American Airlines Arena è stata terra di conquista per tutte le squadre, dalle contender per il titolo, alle contender per la prima scelta del Draft (19 vittorie e ben 22 sconfitte tra le mura amiche). Quest’anno la musica sembra essere definitivamente cambiata: gli Heat nel loro fortino hanno vinto con autorità tutte le 8 partite disputate, con un NetRtg medio di 16.9: miglior dato della NBA. Vero, il calendario di inizio stagione è stato piuttosto agevole (7 delle 8 squadre che Miami ha affrontato in casa avevano un record negativo), ma visti i precedenti i segnali sono confortanti.

Quello che invece è un po’ preoccupante è il rendimento in trasferta: finora la squadra di Spoelstra ha perso 5 delle 6 gare esterne contro avversari con il record positivo (l’unica vinta è stata quella contro i Bucks) e in 4 delle quali non hanno mai avuto l’impressione di poter competere alla pari. Lontano da Miami gli Heat crollano sia in difesa che in attacco: il DefRtg passa da 98,5 a 107,1 e l’OffRtg crolla da 115.4 a 104.5 (nono peggior dato della lega), con un NetRtg di -2.6, dato che peggiora ulteriormente nei secondi tempi toccando il -4.4, segno che quando gli Heat nel primo tempo si trovano in difficoltà in trasferta contro squadre competitive difficilmente nella seconda metà riescono a reagire raddrizzando la gara.

Sotto di 20 all’intervallo, gli Heat concedono un parziale di 10-0 ai 76ers nei primi 3 minuti della ripresa che comprometterà la partita:

 

68-57

Se queste cifre rappresentassero il risultato di una partita di basket a basso punteggio, nessuno avrebbe qualcosa da ridire. Quei due numeri, invece, indicano rispettivamente i minuti giocati in questa stagione dalla coppia Dion Waiters- James Johnson. Il fatto che abbiano contratti mastodontici è appurato ormai da anni, ma i Miami Heat hanno provato in tutti i modi a ricavare il massimo da questi giocatori; tuttavia, la speranza è ormai ai minimi storici. Waiters è già stato sospeso due volte, la prima per aver messo in dubbio il lavoro di Spoelstra, la seconda (ben più celebre) per essere svenuto durante il volo Phoenix-Los Angeles dopo aver mangiato orsetti gommosi contenenti THC; James Johnson, invece, è stato escluso dal training-camp per essersi presentato in pessima forma, e si è unito alla squadra a stagione iniziata: attualmente è relegato alla panchina e, a meno di infortuni, potrebbe rimanerci per tutta la stagione.

Questi episodi cozzano prepotentemente con la celebre Culture di Miami ma, siccome per il momento tutto sembra andare a gonfie vele a Miami, cavalchiamo l’onda dell’entusiasmo e guardiamo il bicchiere mezzo pieno: i minuti di Waiters e Johnson sono stati dati a Duncan Robinson e Chris Silva, due giocatori che, per quanto non siano tra i più talentuosi della lega, lavorano duro, mettono energia e danno fiato ai compagni.

TIRIAMO LE SOMME

Riassumendo, alla luce di queste prime partite, i Miami Heat sembrano una vera squadra i cui membri remano finalmente nella stessa direzione. Probabilmente la straordinaria efficienza che sta avendo l’attacco sarà destinata a calare nel corso della stagione, ma l’ambiente competitivo che si è creato in spogliatoio e in allenamento, grazie anche all’arrivo di Jimmy Butler, potrebbe essere l’arma in più che darà un’ulteriore spinta alla squadra nei momenti di difficoltà.

Tags: Bam AdebayoDuncan RobinsonErik SpoelstraGoran DragicJimmy ButlerKendrick NunnMiami HeatTyler Herro
Davide Possagno

Davide Possagno

Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.

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