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Patrick Beverley, l’ultimo guerriero

Alessandro Ranieri by Alessandro Ranieri
18 Gennaio, 2020
Reading Time: 10 mins read
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Patrick Beverley non è mai stato un ragazzo dal carattere docile e flessibile. Crescere nella sua Chicago, una delle città più pericolose e con uno dei più alti tassi d’omicidio in America, ti segna inevitabilmente. Puoi anche essere buono dentro, buono di cuore, ma le circostanze in cui ti ritrovi ti costringono ad essere più forte degli altri. Mamma Lisa ha cercato di non fargli mai mancare nulla per poter vivere una vita dignitosa: “Non volevo che mia madre lavorasse di nuovo così duramente“, dichiara Beverley.

La mamma non si fermava davvero mai, a costo di mettere a rischio la propria salute: faceva tre lavori al giorno (lavorava in un call-center, faceva la babysitter e dipingeva le unghie) e il piccolo Pat sapeva quanto fosse dura la loro vita. Senza un padre, intrappolato dalla tossicodipendenza, un ambiente che al primo passo falso ti punisce con la morte e un futuro troppo incerto.

Tutto quello che nasconde dentro Beverley lo esterna nel suo modo duro, fastidioso e ostile di giocare in campo. La rabbia che ha dentro si vede nei suoi occhi: è sempre pronto a metterci la faccia, in qualsiasi occasione. È grazie a questo che ha una certa reputazione in NBA, una reputazione che, dopo sette anni in NBA, ha portato al lucroso contratto da $ 40 milioni firmato con i Clippers quest’estate.

Beverley ricorda la sua vecchia vita. Dover condividere una felpa con un compagno di squadra del liceo non sempre in grado di permettersi la propria, è solo uno dei tanti particolari di cui fa parte la sua esistenza. Sentirsi perso, solo, crescere senza il padre che ha lottato contro l’abuso di droghe non deve essere stato facile. Gli scout NBA gli dissero che era troppo piccolo, troppo magro. I problemi accademici lo hanno portato ad essere dichiarato non idoneo a giocare all’Università dell’Arkansas dopo due anni di studi. Patrick ha, quindi, dovuto lasciare la scuola per andare a giocare in Ucraina, Grecia e Russia, inseguendo il sogno NBA in paesi lontani e, di certo, non famosi per il gioco del basket.

Tutti quelli che conoscono Patrick lo elogiano a cuore aperto, perché è in grado di trasmettere sul campo e ai suoi compagni una carica agonistica senza eguali. Non si lascia mai sopraffare dagli altri ed è sempre motivato per fare bene.

Stando a quanto riportato da Bleacher Report, la casa di Beverley a Los Angeles è disseminata di post-it gialli che rappresentano i suoi obiettivi per la stagione in corso. Tra le tanti frase notiamo un post-it che recita “Championship”: un obiettivo che i Clippers e Beverley si sono imposti di raggiungere per il 2019/20. Una nota adesiva sul bracciolo all’interno della sua auto gli ricorda di non scordare mai i suoi obiettivi. Un altro, sul muro accanto al suo letto recita : “First Team All-Defensive”. La scorsa stagione non è stato incluso in alcun quintetto difensivo, e questo lo fa ancora arrabbiare. “La gente pensava che io mi sia dimenticato“, dice Beverley. “Non mi sono dimenticato. Oggi sera vado a letto a pensandoci“.

Gli scout NBA dubitavano delle sue capacità: era troppo piccolo e pensavano che la sua tenacia fosse falsa. I dubbi erano anche legati al fatto che potesse sostenere la sua intensità per 82 partite. Quando i Rockets lo firmarono nel 2013 non venne accolto a braccia aperte, nessuno lo conosceva. Era sempre da solo contro tutti, come la sua vita d’altronde.

“Me ne frego di quello che pensano gli altri. La mia attitudine in campo è la stessa che avevo quando ero in strada”, dice Beverley. “Io penso sempre di essere il miglior giocatore ed il miglior difensore che c’è in campo. Se ottengo il meglio da me, posso arrivare in alto”. Booda -il soprannome che solo sua mamma e le persone più vicine a lui possono usare per chiamarlo- non è mai sceso a compromessi con nessuno. E ha sempre tenuto a mente chi lo ha aiutato a crescere, soprattutto nei momenti più bui. Come quando si infortunò nel 2017, alla prima stagione con i Clippers.

Non è un caso se nelle ultime stagioni NBA a Beverley gli è stato detto di tutto per il suo modo di giocare sporco: simulatore, provocatore, scorretto ecc… Insomma, non una gran bella reputazione tra i colleghi. Ma è anche vero che parliamo di un giocatore che in difesa, in qualsiasi modo, sa come fermare e destabilizzare i suoi avversari.

"According to Elias Sports Bureau, since steals and blocks were first recorded in 1973-74, Patrick Beverley is only the third starting guard in NBA history to have 16+ rebounds, 7+ assists, 3+ steals and 2+ blocks in a game."

— Justin Russo (@FlyByKnite) November 21, 2019

In una squadra che è riuscita, quest’estate, ad accapparsi Kawhi Leonard e Paul George posizionandosi tra le possibili pretendenti al titolo, il ruolo di Beverley diventa fondamentale nel sistema di gioco di Doc Rivers. Appena le due stelle vacillano, ci pensavo i vari Beverley, Harrell e Williams a risolvere i problemi. Nella partita contro i Boston Celtics, è stato proprio Beverley a trascinare la squadra alla vittoria grazie ad una partita spettacolare fatta da 14 punti, 16 rimbalzi, 7 assist, 3 palle rubate e 2 stoppate.

Un aspetto molto importante del gioco di Patrick Beverley è rappresentato dalla sua capacità di punire le difese da oltre l’arco: quando Beverley con più del 30% da 3, i Clippers hanno perso solo una volta in stagione (contro una corazzata come i Milwaukee Bucks). La stagione al tiro di Beverley, comunque, si potrebbe dividere in due parti: l’ex Rockets ha tirato malissimo nelle prime undici partite giocate in questa stagione (6 su 47 tentativi, 15.2%), ma nelle ultime sette partite sembra essersi ripreso alla grande con una media del 42.9% (15/35).

One of the funniest things down the stretch of last night's game was Patrick Beverley literally reaching his arm back to get five from Ivica Zubac before hitting the game-sealing three in overtime. pic.twitter.com/nxYGi15Fx0

— Justin Russo (@FlyByKnite) November 21, 2019

L’importanza del numero 21 per i Clippers è qualcosa di tangibile anche per un occhio non esperto. Sappiamo benissimo che non è un difensore perfetto, ma proprio per queste sue mancanze fisiche, concentra il suo gioco nei dettagli che fanno la differenza a lungo andare: fa la differenza in difesa grazie alle sue giocate di energia e grazie ai cosiddetti intangibles (comunicare “a là Garnett” per le rotazioni difensive, buttarsi per recuperare un pallone che sta uscendo dal campo, costringere gli avversari a fare infrazioni di passi ecc…). Patrick non eccelle particolarmente per doti fisiche, ma riesce a dominare l’avversario sotto l’aspetto psicologico. E questa sua capacità ha in campo un impatto devastante, perché riesce spesso a mandare fuori tempo molti attaccanti, innervosendoli:

Qui, ad esempio, nell’ultima partita vinta contro i Rockets, osserviamo la pressione di Beverley all’ex compagno di squadra Harden: la difesa è fisica fin dall’inizio dell’azione ed il numero 13 di Houston prova a ricevere il pallone ma in quel momento Beverley lo ostacola furbamente e il pallone cade nelle sue mani. Buona parte della colpa si può assegnare a Rivers, a causa del brutto passaggio, ma è la pressione del difensore dei Clippers che consente la rubata.

Costringere l’attaccante a compiere infrazione di passi o a fare un fallo di sfondamento sono solo due delle abilità del difensore nativo di Chicago. Quando meno te lo aspetti, Beverley spunta fuori e si immola in azioni di recupero davvero sorprendenti. Il playmaker dei Clippers non lascia tempo di pensare agli attaccanti e spesso ti mette in difficoltà proprio perché non ti lascia il tempo di leggere la situazione di gioco. Di conseguenza, molti suoi allenatori hanno sempre apprezzato il suo gioco, in grado di poter influenzare positivamente l’impegno difensivo dei suoi compagni.

Nell’opening night contro i Lakers, il numero 21 dei Clippers anticipa alla perfezione le intenzioni di Anthony Davis che, in questo caso, non riesce ad evitare Beverley. Risultato? Sfondamento subito da parte di Beverley e palla Clippers:

Dovendo sopperire a dei mezzi atletici limitati (1,85 metri di altezza), Beverley ha lavorato duramente per poter incidere, difensivamente parlando, sulla partita. Ha sempre lavorato sulla sua condizione fisica per essere al top, in concomitanza con uno studio psicologico dell’avversario dettagliato. Sa quando è il momento di provocare l’avversario per tentare di destabilizzarlo.

Nella scorsa serie Playoff proprio contro Golden State, Beverley fu uno dei fautori della clamorosa rimonta in gara-2 dal -31. Una delle giocate più significative è sicuramente la sua palla rubata ai danni di Curry, conducendo alla schiacciata in campo aperto del Gallo:

Le due clip mostrate in seguito esemplificano al meglio l’importanza di Beverley in questi Clippers. Nel primo caso osserva la preda -un inesperto Wanamaker- e sfrutta la sua incapacità di proteggere il pallone con la mano debole per ottenere una rubata: rubata che -nonostante il fallo che gli arbitri avrebbero potuto fischiare, ma che di solito non fischiano nei finali di partita- ha di fatto portato alla rimonta finale contro i Celtics. Nella seconda clip, invece, affronta un sorprendente Tatum tuffandosi per recuperare un pallone vagante:

Un altro aspetto fondamentale che contraddistingue Beverley è legato alla sua capacità di catturare rimbalzi offensivi (è nono per OREB% tra le guardie in questa stagione). Notare come in questa clip tagli fuori Okobo, salvo poi cambiare direzione in corsa dopo aver intuito che la palla sarebbe rimbalzata lontano da canestro:

Tra gli aspetti negativi da segnalare sulla difesa di Beverley, possiamo notare la ricerca ossessiva della palla che spesso si tramuta in falli stupidi che potrebbe evitare. In questo caso il playmaker dei Clippers, dopo un closeout, prova a recuperare la palla da Barea senza averne la possibilità (Barea la protegge molto bene):

Qui di seguito nell’ultima partita contro gli Spurs, il punteggio è in bilico. Dopo una serie di rotazioni di squadra impeccabili, Beverley esce per contestare il tiro allo scadere di Aldridge e fa un fallo evitabile andando a colpire il braccio del lungo degli Spurs proprio mentre si sta apprestando a tirare:

La sua difesa fisica viene spesso accompagnata dal trash-talking: è diventato il suo marchio di fabbrica e molti lo odiano proprio per questo suo fare provocatorio (indossa il #21 in onore del suo idolo, Garnett). Se provate a scrivere su Google “Patrick Beverley trash-talking”, vi compariranno beef con tutti: Westbrook, KD, Lonzo Ball, Curry, James, Wade, Marc Gasol e tanti altri. Sa bene che portare all’estremo i nervi del proprio avversario non farà altro che farlo giocare male, commettere più falli e rischiare di essere escluso dai momenti clou della partita.

La sua crescita nel West Side di Chicago lo ha evidentemente segnato in questo suo carattere, dove la vita ti si para davanti a due strade: o vivi per la tua passione o vivi arrancando. “Se non avessi giocato a basket, probabilmente sarei stato il miglior spacciatore al mondo“. Considerando come sarebbe stata la vita senza il basket professionistico, Patrick è ora un modello di riferimento per i più giovani.

“[Beverley] rappresenta tutti quei tipi testardi che hanno dovuto lottare per ottenere dei risultati, dato che nessuno li voleva”, ha dichiarato Arthur Agee, protagonista del documentario Hoop Dreams. Patrick è sempre stato più che chiaro sul suo modo di essere e di giocare: non importa chi sei -se una superstar o una matricola- io giocherò per fare meglio di te.

Dopo la vittoria datata 5 Marzo contro i Lakers, Beverley risponde alla domanda “per chi scendete in campo? Chi rappresentate quando indossate la maglia dei Clippers?“.

Nasce così l’idea di una squadra appartenente all’altra faccia di LA, quella che non viene raggiunta dalle luci di Hollywood e che, proprio come Beverley, deve lottare ogni giorno per guadagnarsi da vivere.

Patrick Beverley on who the Clippers play for: “That’s who we do it for: The people in the back. … The blue-collar people who don’t have a lot given to them. Who work for everything they deserve. And that’s what we’re doing right now. We do it for them.” pic.twitter.com/sTxGPB7swK

— Jovan Buha (@jovanbuha) March 5, 2019
Tags: Los Angeles ClippersPatrick Beverley
Alessandro Ranieri

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