Uno dei problemi principali che D’Antoni ha avuto nelle scorse annate è stato quello legato alla lentezza del gioco di Houston. Nonostante il miglior attacco della lega, i Rockets hanno concluso la stagione agli ultimi posti per pace (27esimi con 98.4), complice l’arrivo di un altro giocatore che ama costruire dal palleggio come Chris Paul.L’arrivo di Russell Westbrook può essere l’elemento risolutivo di questa problematica che la dirigenza e il coaching staff di Houston hanno riscontrato: più possessi gioco, più chance ho per fare canestro (al di là delle variabili come fortuna e percentuali).
Il ritmo di gioco dei texani è stato stravolto sin dalla prima apparizione di Russ in campo, a dimostrazione che in questo ambito è la squadra che deve adattarsi a lui e non il contrario. Houston è attualmente seconda per pace con 105.64, ma quando Russ è in campo il dato sale addirittura a 110.16 (113 con Russ in campo e Harden fuori), tenendo palla per un secondo in meno circa ad ogni possesso rispetto alla scorsa stagione.
Houston viaggia inoltre a 15.4 punti in contropiede a gara, ben 3.4 in più della scorsa stagione. Con Westbrook la squadra di D’Antoni vuole sfruttare la sua capacità di colpire sin dall’inizio dei 24 secondi, tanto che se anno scorso Houston arrivava al tiro nei primi 6 secondi solo con una frequenza del 10%, con l’ex Thunder queste occasioni avvengono per il 19.3% (primi assieme ai Bucks).
È ovviamente Westbrook a guidare maggiormente le transizioni dei texani, tanto che il 30% delle sue giocate avvengono in questa maniera, con un incremento dei punti per possesso (dato che tenderà probabilmente a migliorare ancora con l’aumento dell’intesa con il Barba).
Ciò che però non sembra ancora essere cambiato è il movimento dei giocatori senza palla, dove i Rockets si posizionano nuovamente agli ultimi posti della classifica per un gioco che comunque rimane abbastanza “statico” (e per questo non apprezzato da molti).
È proprio dalla gravity di James Harden che Westbrook potrebbe trarre maggiori benefici. Perché se è vero che D’Antoni molto difficilmente toglierà palla dalle mani dalla sua stella, nonostante ormai venga raddoppiato dal logo (e a differenza di Curry, Harden non è un giocatore che sfrutta i blocchi lontano dalla palla per colpire), è altrettanto vero che Houston è in grado di rispondere ai raddoppi avversari in altre maniere.

Perché se Harden subisce raddoppi come questo nella clip, allora si viene automaticamente a creare un 4vs3, dove Westbrook può risultare devastante nello sfruttare la superiorità numerica e creando per se stesso o i compagni. Allo stesso tempo questi momenti sono essenziali per far rifiatare il Barba, e questa capacità di trarre vantaggio da un Harden anche “fuori” dal gioco può essere uno dei vantaggi della trade Paul – Westbrook: se CP3 trovava il suo habitat naturale giocando contro una difesa schierata e con la collaborazione dei compagni – si vocifera che uno dei motivi di discussione tra Paul e Harden fosse dovuto proprio alla scarsa partecipazione del Barba quando non era in possesso del pallone – per Westbrook è l’esatto contrario.
Houston in questa maniera può stravolgere le situazioni a difesa schierata calamitando le difese sul Barba, consentendo così a Russ di gestire mini-contropiedi sfruttando gli spazi piuttosto che utilizzarlo come handler secondario per gli attacchi a difesa schierata. Anche perché se CP3 vedeva nel jumper un suo punto di forza (44% in pull up, con il 50% in midrange zone), RW0 al momento li sta tirando col 33.5%, con un 26-70 dal midrange (37.1%).
È ancora presto per dire se giocare in attacco sui raddoppi avversari o comunque con Harden più lontano dal gioco in alcuni momenti potrà essere la chiave per far funzionare questo duo, ma qualcosa di positivo si è intravista soprattutto nelle gare contro Clippers, Heat e Mavs, al di là di quanto le due sconfitte su tre partite sembrano dire il contrario. Finalmente una shot selection che sembra essere funzionale per il ruolo che dovrà ricoprire per rendere al meglio: 27 layup tentati nelle ultime tre gare*, a indicare una maggior frequenza nell’utilizzo di questa soluzione, oltre a una scelta più oculata dei jumper e un calo nelle triple sugli scarichi.
*[14-27 in layup, 11-22 dal midrange e 3-14 da 3 nelle ultime due apparizioni per Westbrook: percentuali non ottimali, ma shot selection che sembra decisamente incoraggiante].
Qui di seguito troviamo un paio di clip: nella prima Westbrook penetra a canestro approfittando del raddoppio su Harden mentre nella seconda opta per un assist a Capela:
Bisogna sempre tenere a mente che Westbrook è di fatto uno dei peggiori tiratori dall’arco della lega, come testimoniano le sue percentuali: 22.5% da 3 (su 5.6 tentativi a gara) e 23.7% nelle triple in catch and shoot non rappresentano certo una minaccia per i marcatori avversari, che spesso e volentieri sono ben disposti a concedergli spazio per tentare il tiro, spostando il focus difensivo su Harden, raddoppiandolo con maggiore ferocia e allo stesso tempo lasciando Westbrook più libero dalle pressioni difensive, proprio per colpa della sua scarsa pericolosità al tiro.


Ovviamente questo non vuol dire che Westbrook dovrà rinunciare a prendere triple: la Moreyball punta sul volume e il giocatore presumibilmente incrementerà le sue percentuali, anche perché è ancora alle prese con un problema alle dita della mano. Ma è chiaro che il miglior modo per sfruttare l’ex Thunder in aiuto di Harden è farlo partecipare attivamente, per esempio liberandosi dopo un set offensivo oppure tagliando senza palla, sfruttando al meglio ogni superiorità attaccando il ferro con costanza cercando un sottomano o scaricando in drive and kick.
Un ruolo alla Draymond Green come facilitatore offensivo sarebbe il contesto più indicato per lui, inserendolo sempre più spesso in pick and roll 1/2 con James Harden. Westbrook è un giocatore in grado di finalizzare meglio del 23 della Baia e allo stesso tempo è un passatore d’élite in grado di trovare Capela o i tiratori liberi una volta fuori dallo short roll con il compagno.
Al contrario, se Westbrook tenderà a rimanere passivo nelle situazioni senza palla, oppure a sparare da fuori come se fosse un tiratore, questo potrebbe rivelarsi un problema per Houston e un ostacolo per il Barba. Da un lato lo spacing verrebbe compromesso e Harden avrebbe meno spazio per fare ciò che vuole, dall’altro si andrebbe a dare alla difesa ciò che vuole, dato che come detto RW non è una minaccia perimetrale.
Lo stesso Westbrook però non sembra al momento essere un ostacolo per James Harden e le sue immense doti da scorer. Il Barba sta viaggiando a 37.7 punti di media preparandosi a un’altra storica stagione, eppure la sua frequenza in isolamento è calata di circa il 10% proprio per regalare più possessi al suo partner. Per quanto Harden sia sempre il principale fulcro dell’attacco di Houston, si iniziano a intravedere più azioni lontano dal pallone e una maggiore gestione di Westbrook da ball handler, cosa che garantisce ai Rockets di premere sin da inizio azione sull’acceleratore e a Russ di trovare i suoi ritmi.
La squadra in questi anni è sempre stata “Harden-friendly” (Paul stesso giocava agli stessi ritmi del Barba e in una maniera molto simile), ma con l’arrivo dello straripante atletismo di Russell Westbrook sta mutando in un mostro a due teste, ognuna delle quali va ai suoi ritmi ed è in grado di giocare in maniera totalmente differente, ma con ognuna che punta a essere al servizio dell’altra.
WESTBROOK SENZA HARDEN
Se Westbrook nel complesso sta iniziando a mostrare i primi segni di intesa con Harden, è quando i due non sono insieme sul parquet che si manifestano i problemi per Houston. Quando il #0 è alla guida delle seconde linee, il Net Rating dei Rockets registra un inquietante -14.4.

Forse perché al momento la squadra di D’Antoni è ultima per punti segnati dalla panchina (pesa l’assenza di un’arma offensiva come Gordon, che però da solo non risolverà tutti i problemi di Houston), forse perché il resto della squadra deve ancora assimilare il notevole cambio di velocità quando è Westbrook a condurre il gioco dopo due anni a ritmo blando tra Harden e Paul e a cambiare ritmo anche più volte nella stessa gara, ma è necessario un deciso cambio di rotta al più presto. Se ciò non avvenisse, probabilmente Harden sarebbe costretto a giocare 40 minuti a gara.*
*[i quintetti con Harden on e Westbrook off court hanno un differenziale di +7.2; le seconde linee guidate da CP3 senza Harden anno scorso “battevano” di +8.1 punti per 100 possessi gli avversari, per Cleaning the Glass]
DIFESA
La difesa di Houston finora si è dimostrata abbastanza incostante. Fino alla clamorosa batosta subita dai Miami Heat, la fase difensiva della squadra di D’Antoni era semplicemente inesistente: mancanza di grinta e di comunicazione, pace maggiore che di contro regala più palle perse e più esposizione agli attacchi avversari finché la squadra non imparerà a gestire il ritmo, vedi i 158 punti incassati (senza overtime) nella folle vittoria contro i Wizards, canestri facili concessi. Poi sono arrivate otto vittorie consecutive in cui Houston ha avuto la seconda miglior difesa (100.6 Def Rtg) della lega. Nelle tre gare dove sono arrivate altrettante sconfitte i Rockets sono nuovamente apparsi i problemi delle prime gare, mentre contro i Miami Heat nell’ultima uscita Houston ha difeso alla grande per i primi 3 quarti di gara, salvo poi calare nell’ultimo quarto quando gli avversari sono riusciti a segnare 40 punti (anche se la vittoria di Houston non è mai stata in discussione).
Se contro i Clippers la sconfitta è arrivata solo nel finale proprio con una tripla sul ferro di Westbrook e contro Denver grazie a una grande difesa su James Harden, contro Dallas non c’è mai stata l’impressione che Houston potesse davvero fermare i loro attacchi e ribaltare la gara. Se in parte può ricollegarsi ai problemi elencati sopra (Houston al momento è tra le peggiori cinque squadre per percentuale da 3 punti e per le triple in catch and shoot, assenza di Gordon), c’è anche da considerare il fatto di avere un difensore come Westbrook, totalmente differente da Paul.
Brodie sta mettendo in mostra una buona intensità difensiva e (come da aspettative) sta dando una mano a rimbalzo, complice anche le “minori” responsabilità in attacco, ma la squadra deve ancora trovare la quadra. Inserire un giocatore meno furbo di CP3 ma più atletico come Westbrook in un sistema che si basa sui cambi difensivi non è un compito semplice.
Nella partita vs Portland la difesa di Houston ha mostrato forse il suo lato migliore in stagione, con Westbrook che ha totalmente oscurato Damian Lillard asfissiandolo in marcatura:
In quella contro Miami invece i Rockets hanno mostrato il loro lato peggiore, con la squadra di Spolestra che ha “giocato” sullo stile aggressivo di Westbrook e sulla sua tendenza all’anticipo, evidenziando ogni suo punto debole in difesa. Nella prossima clip Russ è nella terra di nessuno e la gravity di Doncic fa il resto: Smith è libero sull’angolo, Hardaway può tagliare alle spalle di Russ che non lo vede e Porzingis per l’alley oop. Lui sceglie la terza:
Quando Houston difende bene ne beneficia ovviamente anche l’attacco, che gioca con ritmi migliori. Westbrook può utilizzare la sua rapidità in campo aperto, Harden può giocare contro difese non ancora interamente schierate su di lui. La continuità di prestazioni dei Rockets è strettamente legata al loro lavoro nella fase difensiva.
CONCLUSIONI
Ovviamente è ancora troppo presto per dire se gli Houston Rockets alla fine abbiano guadagnato dall’aver rinunciato a Chris Paul e aver scommesso su Russell Westbrook. Ci vorrà ancora qualche tempo affinché la squadra trovi continuità, anche perché questa trade ha stravolto alcuni aspetti del sistema di gioco che avevano reso Houston l’unico team in grado di mettere in difficoltà gli Warriors al completo.
Con Westbrook hanno guadagnato uno scorer più affidabile di Paul, un giocatore più giovane, dallo strapotere atletico e in grado di poter trarre vantaggio dalle marcature che riservano a Harden, ma allo stesso tempo un giocatore con scarse percentuali da 3 punti e che deve giocare frenando alcuni suoi istinti. Con Paul si aveva la certezza di una spalla affidabile, un ingranaggio di un sistema altamente efficiente che avrebbe potuto dargli la sua grande occasione per conquistare il tanto agognato anello.
Il finale di questa storia lo scopriremo solo alla fine, anche perché il processo evolutivo di questo duo è ancora in corso e ci saranno ancora grandi gare e prestazioni negative (le assenze di House e Gordon combinate hanno spesso coinciso con brutte gare), ma una cosa è certa: con Russell Westbrook di scontato non c’è nulla, nel bene e nel male.