Sono passate ormai diciassette gare dall’inizio della Regular Season ed è, finalmente, giunto il momento di parlare dell’intesa tra LeBron e Davis. La coppia formatasi in estate in quel di LA è stata definita da molti come una tra le più forti di questa NBA e, sulla carta, ingiocabile per molti. Sono state mantenute le aspettative? Come si stanno adattando l’uno con l’altro? Come vengono utilizzati da Vogel?
BACK TO THE 90S: IL GIOCO POST-CENTRICO DI VOGEL
La prima gara della stagione ha visto i Lakers affrontare i cugini Clippers in una delle gare più attese della stagione. Il primo problema che è stato riscontrato è il seguente: ma i Lakers hanno una identità offensiva? Apparentemente, dopo la prima partita, non la avevano e… nemmeno dopo diciassette gare, a quanto pare.
Il leit motiv delle partite dei Lakers è sempre il solito: il gioco in post. Durante la gara con i cugini, i Lakers hanno giocato ben 27(!!!) possessi in post up secondo Synergy, più di quanti ne abbiano giocati in Pick&Roll (22 per la precisione). Chiariamo, il problema non è giocare in post, soprattutto in situazioni di mismatch, il problema è come si arriva a giocare il post up per il giocatore designato: la soluzione migliore giocata dai Lakers sfruttava un cross screen a centro area per cercare di provocare un cambio nella difesa. Soluzione decisamente antiquata e non ottimale per sfruttare le caratteristiche di un lungo atletico e veloce come Davis, e nemmeno per sfruttare le qualità da passatore di LeBron:
Come è possibile vedere da queste situazioni, la ricezione in post non è quasi mai ottimale e non sempre il tiro va a buon fine (complice anche una buona difesa), ma in gran parte proprio perché lo schema sfruttava la capacità di Davis in post con gli altri quattro giocatori in campo sul lato debole a fare da spot up decoy. Attacco lento e che non sarebbe stato efficace nemmeno negli anni ’80-’90, probabilmente.
Non è stato solo Davis ad usufruire del gioco in post, anche James lo ha fatto: i primi quattro punti della stagione sono stati tutti frutto di un gioco in post. Anche in questo caso bisogna stare attenti a non esagerare: giocare per il mismatch di LeBron con Beverley in post è una scelta giustissima, ma il gioco in post non deve essere l’unica soluzione nel playbook di Vogel (ad oggi i Lakers sono la terza squadra per post up a partita: 8.0 per nba.com/stats).
IL 4 CHE DOVREBBE FARE IL 5
Cerchiamo però di scendere un po’ più nel dettaglio per quanto riguarda AD ed il suo gioco offensivo. Già da quando è arrivato ad LA, Davis ha messo in chiaro subito una cosa: lui vuole giocare da 4 e non da 5. Certo, ha anche detto che avrebbe giocato in tutte le posizioni richieste dal coach, ma lui si sente più un’ala che un centro. Non nascondiamoci dietro ad un dito e diciamolo chiaramente: Davis non dovrebbe giocare insieme ad un altro lungo. Soprattutto se questo è Javale McGee.
Per NBA.com tutte le migliori lineups (per Net Ttg) a 5 uomini sono composte da un solo lungo, ad eccezion di una che analizzeremo dopo.
Schierare in campo sia Davis che McGee, prima di tutto, porta ad avere problemi di spacing. Davis non è un giocatore in grado di allargare il campo in maniera continuativa durante una partita, come dimostra anche la sua shotchart, McGee ancora peggio. Dunque è palese che l’area sia intasata e attaccare il ferro diventa più difficile per i vari esterni gialloviola.
L’insistenza nel giocare da 4 e quindi nel ridurre lo spacing non si ripercuote solo sulle incursioni degli esterni, ma anche sullo stesso Monociglio. Davis è un finisher fenomenale al ferro, sia che attacchi in post up sia dopo aver rollato forte ma, purtroppo, attaccare il canestro con l’area completamente intasata non è facile. Ecco dunque che Davis è costretto a prendersi tutti i jumper dal midrange dopo aver palleggiato o dopo una ricezione in post. Nella clip seguente è possibile vedere come Davis si accontenti molto spesso del tiro senza provare ad attaccare il ferro:
Davis ha giocato da guardia al liceo ed è probabile che abbia mantenuto certe abitudini come il voler palleggiare per entrare in ritmo e prendersi il jumper contestato.
Come già accennato prima, esiste però una lineup in grado di accontentare Davis facendolo giocare da 4 e rendere bene: quella con Dwight Howard. Superman ed il monociglio insieme hanno giocato 137 minuti in queste prime 16 partite, circa 9 minuti a gara. In questo periodo di tempo, i due lunghi hanno registrato il quarto miglior net rating nelle lineups a due giocatori: +19.7.
Guardando le partite è possibile notare alcune cose: la difesa è di livello altissimo con entrambi sul parquet. Entrambi sono atleti di livello e, nonostante la loro altezza, riescono a coprire su giocatori più veloci contenendo le loro penetrazioni e proteggere quindi il pitturato. Il #39 sembra essere cambiato radicalmente e, soprattutto, sembra essersi adattato perfettamente al ruolo di comprimario. Howard sapientemente si posiziona spesso nel dunker spot sul lato debole sfruttando così la gravity che genera Davis per farsi trovare in posizione per un lob o per prendere un rimbalzo offensivo in testa a tutti:
Nella prima clip è possibile vedere dopo un DHO (dribble handoff) tra Davis e James, Howard volare al ferro per la putback dunk. Questo perché la difesa si concentra tutta sul tiratore e su chi porta il consegnato dimenticandosi di fare tagliafuori sul lato debole. Nella seconda clip, invece (oltre ad una singolare scelta di Popovich, cioè far cambiare sui giochi a due tra il 3 ed il 23), Davis, una volta in post, attira l’attenzione di Poeltl. Howard è quindi pronto a sfruttare lo spazio creato per tagliare a centro area e segnare due punti con fallo.
Dunque la convivenza con un 5 puro è possibile, ma a tratti e piccole dosi, preferibilmente con Howard piuttosto che McGee. Idilliaca -e oramai utopica- sarebbe stata la situazione con DmC dato che entrambi possono (potevano?) sfruttare svariate skills per attaccare sia fronte che spalle a canestro.
LEBRON JAMES VERSIONE ASSISTMAN
Dopo una estate passata ad allenarsi e a riposarsi, il nativo di Akron si è presentato più che pronto per quella che sui social chiama ”RevengeSZN”.
Le aspettative, ad ora, sono state tutte ripagate. In questo avvio LeBron sta giocando meno minuti rispetto ad ogni singola stagione passata (35.2 di media) e, nonostante ciò, riesce a tenere 25.2 punti, 7.6 rimbalzi e 10.8 assist di media. Sebbene le raw stats non siano indicative del rendimento di un giocatore, è possibile denotare una tendenza nel gioco del Prescelto: la voglia di mettere in ritmo i compagni come obiettivo primario.
Come è possibile vedere dalla seguente immagine, i dati di tracking sui passaggi sono impressionanti. Sta registrando un miglioramento in tutte le categorie, non solo rispetto alla stagione passata ma anche rispetto alle precedenti:
Per rendere al meglio e far rendere al meglio questa versione di LeBron devono esserci meno portatori di palla possibile: il 23 esercita molta meno gravity senza palla o in uscita da un blocco per tirare, mentre con palla in mano riesce a far collassare completamente la difesa e grazie alla sua visione di gioco riesce a scaricare per un compagno:
Nella prima clip, dopo il Pick&Roll con Davis su di un quarto di campo, LeBron attacca il canestro costringendo la difesa a collassare su di lui (e su Davis) aprendo così una linea di passaggio per il tiratore in angolo, ovvero Avery Bradley. Proseguendo è possibile vedere una situazione di transizione dove, anche qui, James attacca il ferro attirando tutti i giocatori in maglia Spurs: risultato? Scarico per KCP sul perimetro e tre punti facili. La terza clip presenta una situazione ancora diversa: un banalissimo Pick&Roll con Javale. Dopo aver rollato a canestro, McGee si trova completamente solo e riceve un bellissimo pallone da LeBron che la passa dopo aver fatto saltare DeRozan e Lyles con una finta.
Seppur sia la miglior stagione per quanto riguarda gli assist a partita, dal punto di vista dello scoring la situazione non è così ottimale. Sta registrando una TS% del 56% (in carriera è del 58%), la più bassa dalla stagione 2007-08 e nella restricted area (0-3 piedi) sta tirando ”solo” con il 67%, career low se si esclude l’anno da rookie. E’ preoccupante questo calo? Se si trattasse di un giocatore comune probabilmente si, ma qui il soggetto è LeBron James. Durante le partite si può chiaramente vedere come giochi con il freno a mano tirato evitando di sprecare energie, un load management senza fare veramente load management. Dunque le preoccupazioni sono minime anche perché il 23 è in grado di accendersi in un lampo per porre fine ad una partita o per un comeback:
Capitolo un po’ più spinoso è quello relativo alla questione tiri liberi: James è sempre stato un pessimo tiratore di liberi in carriera (mai sopra il 75%) e anche quest’anno non si sta smentendo (70% su 5.6 tentativi a partita). Ormai la percentuale non è la cosa che più risalta all’occhio: quello che fa impressione è che tenta solo 5.6 liberi a partita, meno anche rispetto all’anno da rookie (assurdo per un giocatore che fa del pitturato la sua zona preferita per segnare). Dopo la partita del 23 novembre contro Memphis (chiusa con zero tiri liberi tentati), LeBron ha espresso il suo disappunto:
“I’m living in the paint and if you look at my arm right here, these are four or five [scratches] that happened the last two games, and they weren’t called at all”
LeBron James
Anche Vogel non si è tirato indietro ed ha definito questa situazione come frustrante, dato che LeBron vive nel pitturato:
Come si può vedere dalla seguente clip, LeBron attacca sul Pick&Roll lasciandosi dietro Jae Crowder e trovando solo JJJr tra lui e il canestro; James, allora, cambia direzione sul terzo tempo, spiazza il rim protector avversario e riesce a concludere al ferro. Dal replay si nota però che il giovane di Memphis abbassa un po’ troppo il braccio quando cerca di contestare il tiro commettendo, in teoria, fallo:
LEBRON E DAVIS COME BATMAN E ROBIN
Dopo aver parlato dei singoli è giusto e necessario parlare della coppia. Già prima dell’inizio della Regular Season, Davis è stato definito da molti come il ‘‘miglior compagno che LeBron abbia mai avuto” per quanto riguarda il fit sul campo. L’affermazione, seppur fatta con un campione ridotto di partite, è giusta e sì, il monociglio è un compagno (sul campo, sia chiaro) migliore di Wade.
Wade e LeBron sono stati un duo stratosferico e bellissimo da vedere ma purtroppo sono giocatori, per alcuni aspetti, molto simili. Entrambi non sono tiratori e non esercitano/esercitavano una costante minaccia sul perimetro; questo significa che le difese adottano/adottavano un gameplan particolare preferendo il tiro dalla lunga piuttosto che una comoda penetrazione a canestro. Non solo, sia Flash che il Re sono/erano giocatori che amano avere la palla tra le mani e, di conseguenza, insieme al punto precedente, pure questo contribuiva a creare delle disfunzionalità. Esempio lampante sono state le Finals 2011 contro Dallas, in cui l’assenza di spacing non ha certamente aiutato (nelle stagioni dopo Bosh allargherà il suo range di tiro facilitando la vita agli altri componenti dei Big Three).
Con Davis la musica cambia, e anche di tanto. Brian Windhorst di ESPN dopo dieci gare ha analizzato la situazione della coppia gialloviola ed ha trovato un dato molto interessante: Davis è il compagno più servito della squadra: ben 26 assistenze (molte di più rispetto a Bosh e Love nel corrispettivo arco di tempo):
Bian Windhorst, ESPN
Come già detto ad inizio articolo nella parte riguardante Anthony Davis, il gioco offensivo dei Lakers non brilla affatto. Le azioni a due tra le stelle della squadra sono più uniche che rare. La scelta di giocare pochi set per il monociglio ed il Re può essere anche una arma tattica: forse Vogel ha deciso di mostrare meno giochi possibili tra i due in modo da sfruttarli a pieno ai Playoff o comunque nel finale di stagione (se mai ce ne fosse bisogno in RS). Concentriamoci ora su ciò che di buono hanno fatto vedere:
Partiamo dalle clip più spettacolari, ovvero gli alley oop. In tutte e tre le azioni risalta subito all’occhio l’intesa perfetta tra i due. LeBron, tutte e tre le volte, cerca subito come prima opzione il lungo e tutte e tre le volte lo trova pronto a raccogliere il passaggio. È possibile notare anche come Davis sia in grado di districarsi tra la difesa avversaria (azione 1 e 3): dopo aver preso posizione in post, sposta rapidamente il peso e cambia direzione con una spin move per staccarsi dall’avversario e quindi pronto a ricevere il lob dal leader della classifica degli assist.
Qui invece si hanno due normalissimi Pick&Pop laterali. Nel primo video la palla non viene mossa affatto, ma tanto basta per segnare un facile canestro. Dopo sei secondi di azione LeBron finta di prendere il blocco di Davis e quest’ultimo si allarga per ricevere il passaggio. Nel secondo video, invece, James sfrutta il blocco del lungo e ciò costringe la difesa a concentrarsi ancora una volta su di lui. Il monociglio poppa e spara la tripla praticamente indisturbato:
Dulcis in fundo, ecco il Pick&Roll classico tra Batman e Robin. Quando rolla forte a canestro, Davis segna 1.20 punti per possesso: solo otto giocatori registrano un dato più alto in questo genere di situazioni. LeBron James, invece, in situazioni da portatore di palla su di un Pick&Roll non segna tanto quanto l’élite della lega ma registra una TO frequency dell’8%! Un dato bassissimo che lo pone tra i migliori della lega.
In tutte e tre le clip qui sopra riportate, il 23 riesce a servire il big man con un pocket pass facilmente: i blocchi portati da AD ed i consequenziali roll sono eseguiti benissimo; il #3 è in grado sia di portare screen duri (vs Suns) sia di muovere i piedi rapidamente facendosi così trovare pronto per ricevere il passaggio. Il tutto, ovviamente, è condito dalla superba abilità di LeBron nel passare la palla, seppur queste siano azioni usuali per un atleta di quel livello.
Il gioco dei Lakers passa per le mani di tre persone ad ora: Vogel, LeBron e Davis. Adesso i risultati stanno arrivando nonostante i set offensivi e alcune lineup proposte siano parecchio discutibili. Il tempo per migliorare c’è e solo a fine stagione potremo dare un giudizio definitivo su questo versione di Batman e Robin a Los Angeles.